Stai in piedi dalle sei del mattino per preparare la colazione e i vestiti per i "cuccioli": il figlio che hai avuto al liceo e che oggi è trentenne sembra quasi ti abbia voluto emulare dandoti un nipote in tenera età. Anche lui ha abbandonato gli studi, le vacanze con gli amici e i propri sogni nel cassetto, proprio come è successo a te. Mentre il pupo gioca col tuo cellulare, arrivi davanti alla scuola, il nipotino come da accordi ti restituisce il telefono, ti guarda e dice:" ma perché gli altri nonni sembrano tutti vecchietti e tu no?". Sorridi, mentre pensi "basta fare un bambino a diciassette anni invece che giocare a Snake o al Tamagotchi!"
Prima della inaspettata nascita di tuo figlio eri fra gli studenti più normali: nè troppo strano, né troppo popolare, buoni voti, qualche assenza, il classico tipo casa-scuola, che ogni tanto marinavi. Ma quando vi siete resi conto di aspettare un bambino era troppo tardi per porvi "rimedio" e da allora tutto è cambiato. Non ce l'avresti mai fatta a concludere l'anno se non fosse stato per alcuni dei tuoi compagni, neutri come te, che ti hanno sostenuto in ogni occasione, passandoti i compiti in classe o aiutandoti nello studio. Alla fine ce l'hai fatta a conseguire il diploma e a trovarti un lavoretto che ti consentisse di tenere fede alle tue responsabilità.
Un leggero aroma di caffè ti solletica il naso, ti sfili la mascherina rigenerante, uno sguardo veloce alle notifiche del cellulare. Leggi solo quella di Anna, la tua fedele assistente personale che ti ricorda gli appuntamenti del giorno. La vita di una fashion blogger di successo come te è stressante, e invero solitaria, seppur con un milione di occhi puntati sempre addosso. Tu, la "Regina del Celebrità, bella magnifica, senza un'età..."
E' iniziato tutto come un gioco. Con un regalo che tuo padre ti ha spedito da San Francisco: un cellulare con la fotocamera. Nessuno ne aveva visto ancora uno nel tuo giro. Una scusa come tante altre per puntarti gli occhi addosso, come se ce ne fosse bisogno...
Vivevi per quegli sguardi, speravi riempissero il vuoto di quelli che in casa non arrivavano mai. Una stella cometa a scuola, un detrito di meteorite dimenticato a casa. Tuo padre aveva lasciato te e tua madre quando eri piccina e lei aveva aveva reagito incolpandoti di tutto e vivendo come se tu non ci fossi. E tu hai chiuso a chiave nello 'Scrigno del Male' la tua famiglia e i tuoi dolori e l'hai nascosto sotto il letto. Da quel momento hai vissuto come se il male, il dolore, la rabbia, la sofferenza non esistessero nel tuo mondo.
E quando hai scoperto MySpace hai preso il volo semplicemente raccontando la tua vita perfetta e la vita imperfetta di chi ti circondava, proprio come al liceo, quando con i tuoi amici irridevi i vessati . Una volta avete fatto uno scherzo ad uno; un tuo compagno gli raccontò che tu avevi una cotta per lui e quando lui ti chiese di uscire... gli scoppiasti a ridere in faccia: "Ma che scherzi? Tu hai mica creduto che IO volessi uscire con uno come TE?" e te ne sei andata via senza degnarlo di un tuo sguardo.
987.467 followers oggi, ne hai persi 1.500 in una notte. In una notte!! Cosa diavolo può succedere in una dannata notte?? Perchè la gente non dorme??? Che cosa puoi aver fatto TU di male? Perchè tu sei sempre la stessa di sempre: sorridente, affascinante, perfetta. Così come la vita che racconti. Guardi il cuscino dall'altro lato del letto, perfetto anch'esso, senza una piega. Quanti volti l'hanno sfiorato, li vedi scorrere sovrapponendosi l'uno sull'altro, fai fatica a distinguerli, ti sembra quasi di cogliere qualcosa... qualcuno... del liceo... forse del gruppo dei bulli???
Il tuo "Sabato del Villaggio"? Le 16 del venerdì. Quando i comuni mortali lavorano e tu no. Ci sono enormi privilegi a lavorare nell'ufficio per gli appalti pubblici della Regione. Primo fra tutti, si può sparire senza che nessuno se ne accorga. E allora perchè non approfittarne e concedersi una partita a poker con gli amici dell'amico di tuo cugino? Perchè in quelle partite a poker tu hai sempre vinto molto di più della posta sul tavolo, tu hai vinto il tuo stile di vita.
A sette anni imparasti una lezione fondamentale: senza una paghetta, per completare un album di figurine, bastava riuscire scambiare i doppioni con pezzi mancanti. Fu allora che imparasti la sottile arte del Do Ut Des. Tutto ha un prezzo, tu dovevi solo trovare quello giusto per l'altro (e per te).
Al liceo tutti conoscevano "Il Prezzario di quello lì", tu non avevi un nome, lui si. Una traduzione di latino 2.000 lire, un compito di italiano 5.000, il bacio sulla guancia ad uno degli splendidi per uno degli strani valeva ben 5 traduzioni + 3 merendine (a loro) + 1 compito di matematica (per te). Nel tuo listino c'erano anche le falsificazioni per le giustifiche, con prezzi variabili in relazione a chi eseguiva l'opera d'arte. E tu tenevi tutto annotato nel tuo diario, il Libro dei Favori, lo chiamavi. Prezioso più della tua stessa anima. E quando uno dei bulli te lo nascose dietro gli armadietti della palestra, ti prendesti una sospensione per aver preso tutti gli armadietti a calci in preda una crisi isterica.
Ancor'oggi hai il Libro dei Favori, in una cassetta di sicurezza. Non registri più richieste di traduzioni e baci, ma di appalti e voti... con la forza di un ricatto... l'uomo diventò qualcuno...
Chiunque entri nel tuo salotto non può che notare la Maglia Azzurra, incorniciata in bella mostra, ricordo della tua prima ed unica convocazione in Nazionale. Sono passati molti anni da quel momento, dove tutti ti avevano nominato il Nuovo Golden Boy. Ma il tuo zoppicare non può che farti ricordare che tutto è finito con il tuo incidente automobilistico, causato dall'uso di un mix di alcol e droga. Ora non ti resta altro piacere che quello di assistere dalla panchina alle partite dei tuoi ragazzi, che alleni sperando di insegnare loro a non commettere i tuoi stessi sbagli.
Sono lontani gli anni in cui tutte le ragazze della scuola ti cercavano sperando in un bacio o un ballo alle feste di classe, immaginando di essere le protagoniste del "Tempo delle Mele".
Ti ricordi nei corridoi delle scuola che molti ti chiamavano Capitano e la tua foto con la coppa in mano era esposta in una teca che tutti si fermavano a guardare. In quel periodo difficilmente eri solo, avevi sempre la squadra a darti manforte. Con loro vi divertivate in palestra a lasciare in mutande i vessati, più deboli e nerd, che passavano il tempo sui libri, facendo giochi stupidi con dei dadi colorati.. Questi sognavano di essere eroi in un qualche mondo fantastico, tu lo eri, in quello vero... il principe del Reame
Si è rotta di nuovo la lavatrice!! Ma porca *****!!" bestemmie, urla e mugugni, la playlist di Spotify che ogni giorno gira in loop a casa tua. Nello specchio ti vedi con 10 anni di rughe di più di quelle che dice la tua carta d'identità.
Accompagni Bobby nella sua passeggiata serale, lo accarezzi e lo lasci libero. Sorridi guardandolo e sospiri *Beato lui*.
Mai ti saresti immaginato di invidiare la libertà di un cane. Dove hai sbagliato? Cosa è andato storto? Tuo padre te lo diceva sempre che non avresti combinato nulla di buono, e odi fortissimamente dargli ragione.
Ti ricordi quando ancora ti sentivi libero, forte, invincibile. Erano i tempi della scuola, il mondo era ai tuoi piedi ed eri pronto ad arraffarlo tutto. E se qualcuno provava solo a pensare di mettersi sul tuo cammino, sapevi come farlo pentire: a suon di calci. Avevi il tuo giro, forse un po' scapestrato, ma hai sempre pensato di essere migliore di tutti loro, di essere il loro "capo".
Vedi una bottiglia di birra, che giace dimenticata nel parchetto, forse da un bulletto come eri tu, le sferri un calcio allontanandola nell'oscurità. Quando avevi una palla al piede facevi magie, per 3 anni di seguito il tuo record di finestre della scuola rotte è rimasto imbattuto. Ti sfidavano, gli splendidi. Lo sapevano che non ti saresti mai tirato indietro e lo spaccavi puntalmente quel dannato vetro, incurante delle conseguenze. Quelle conseguenze a cui non hai mai pensato... come quella scopata di 25 anni fa... ti è costata la vita. Bastavano 5.000 lire... un maledetto preservativo e non avresti dovuto sgobbare ogni giorno della tua vita alle Poste per far mangiare una famiglia che non hai mai voluto, cercando di dimenticare quell'amore liceale a cui non hai mai avuto il coraggio di dichiararti, e ora è troppo tardi per farlo.
Richiami Bobby a te, è ora di rientrare. Tiri su una boccata d'aria, quest'ossigeno dovrà durarti per le prossime 24 ore... no, non c'è una via d'uscita, lo so che non ce n'è... quando sei disperato... come me senza te...
Hai sempre pensato che avresti trascorso la tua vita in solitudine, e invece hai trovato una persona magnifica da cui tornare ogni sera, che con i suoi baci ti restituisce le forze e il buon umore.
Hai sempre pensato anche che ti aspettasse una carriera di successo nella scrittura, e invece le tue tre bozze sono ancora lì che ti guardano dallo schermo del computer. Quando hai deciso di intraprendere la strada dell'insegnamento, non avevi idea di quanto faticoso sarebbe stato. Dante, Manzoni, Leopardi... ripeterli per anni e anni ti ha reso la letteratura indigesta. Però almeno hai la soddisfazione di chiamare a colloquio i tuoi ex compagni di scuola e informarli che i loro figli sono degli ignoranti.
Eppure, quando eri giovane ti eri ripromesso che mai e poi mai saresti finito dall'altra parte della cattedra: non saresti diventato un altro di quei professori che si limitano a guardare, quando i bulli svuotavano a calci il tuo zaino per bruciare le pagine dei libri con gli accendini. Non saresti stato un codardo, da adulto.
Il tuo sogno era diventare un famoso autore di libri erotici, uno di quelli che si nascondono dietro un nome d'arte intrigante e fanno i milioni raccontando di tutti quei desideri repressi che ancora ti perseguitano dal tempo della adolescenza.
Ma il tuo tempo non è ancora scaduto! Forse non è troppo tardi per realizzare il sogno della tua vita.
La meritavi, questa promozione, la meritavi più di chiunque altro! Hai passato anni a dire di sì, a leccare, a incensare al punto da farti schifo da solo... e adesso ti dicono che invece promuovono Rossi? MALEDIZIONE!
Basta, hai finito di essere lo zerbino dell'azienda: è venuto il momento di far sentire la tua voce e farti rispettare al lavoro come in famiglia... oh, se ti sentiranno!
Però... però magari a partire da domani!
Alle superiori pensavi che leccando culi ti saresti fatto strada, e che un giorno anche tu saresti “arrivato”. Incensare i professori, adulare gli Splendidi o chinare la testa e leccare i piedi ai Bulli erano solo modi per ricavarne qualcosa: voti alti, accettazione, protezione...
Il tuo atteggiamento doveva essere un mezzo per arrivare alla vetta, per sentirsi rispettato ed omaggiato, ma quand’è che hai capito che non saresti mai arrivato a comandare? O meglio ancora quand'è che l'hai accettato?
Forse sei ancora in tempo per tornare indietro.
Feste, aperitivi ed eventi, hanno da sempre occupato gran parte del tuo tempo e per questo hai scelto di vivere in una metropoli.
In giro per la grande città ogni volta che per strada incroci uno sguardo curioso ti chiedi quanto notino il tuo look, appariscente e all’ultima moda, o il tuo viso che è ben noto ai tuoi fans.
Certo, forse non è il viso la parte di te che chi guarda un porno ricorda di più ma hai fatto il callo a chi ti considera solo un bell’oggetto; almeno fino a quando ti riempie il portafoglio.
Questa sera però niente feste nè eventi mondani, chiamalo “Smart Working” o “Home Office”, questa sera si lavora.
Il trucco è perfetto, la tua parrucca ti aspetta, ed hai già indossato qualche millimetro di seta come piace ai tuoi ammiratori; ora è giunto il momento di accendere la webcam.
Lady Domina è pronta per i suoi servi; schiavi che aspettano umilmente ogni tuo più piccolo cenno, schiavi che desiderano per sè i più strani trattamenti, schiavi dai cui pagamenti paypal dipende il tuo tenore di vita. Chi è che serve e chi comanda veramente?
D’altronde è fin dai tempi del liceo che la tua luce brilla, quando tu e gli altri amici splendidi, circondati dai fidi bulli e da gruppi di ammiratori sparsi tra grigi Neutri e ridicoli Vessati, organizzavate le migliori feste. Lì, come nel tuo personale sistema solare, ogni partecipante non era altro che un piccolo satellite che ti orbitava intorno per strappare una parola, uno sguardo, un sorriso.
Bei tempi.
Devi far presto a tornare al Centro: hai sentito alla radio, mentre tornavi dalla riunione del direttivo dell'Arci Cittadina, un'altra barca di immigrati è approdata nel porto. Al suo interno donne, bambini, poveracci, avranno bisogno sicuro di supporto perchè saranno di certo spaventati e spauriti. Sei certo che con i tuoi ragazzi saprete accoglierli e dargli quello di cui hanno bisogno. Speri di non dover nuovamente affrontare le masse di persone che continuano a protestare contro il Centro e criticare il vostro lavoro a favore degli ultimi.
Sei da sempre impegnato nel sociale, fin dai tempi della scuola hai combattuto per i più deboli, senza tirarti indietro anche quando c’era da menare le mani. Non puoi dimenticare le risse con quei fasci dei Bulli e le loro battute del cazzo a cui rispondevi irridendoli dal palco delle Assemble di istituto dove, con la tua maglia del Che, ti sentivi una locomotiva lanciata a bomba contro l’ingiustizia.
A te sono toccati i neri. I tuoi preferiti. Non sei mai stato un tipo da "prima mossa", sei troppo introverso.
Nel mezzo di una partita tutto svanisce e sei solo, avvolto nel silenzio e incapace di fare altro che muovere il pezzo giusto senza proferire parola. Ma la scacchiera rimane sul tavolo e quando un umano ti rivolge parola, fai fatica ad esprimere quello che realmente pensi senza poter mettere la regina in C3.
Eppure ai tempi della scuola avevi provato a far uscire tutto il tuo mondo, ma avevi ricevuto solo indifferenza dei più, battute stronze degli irraggiungibili Splendidi e minacce da parte di bulli falliti. Hai preferito allora il silenzio, la solitudine e una scacchiera: tu, Davide, contro Golia in una silenziosa guerra dove diventi un insospettabile stratega... e naturalmente, è già scacco matto!
Dall'università in avanti è stata tutta un’ascesa, e il rancore provato al liceo ormai non è altro che un lontano ricordo. Hai perfezionato le tue tecniche di gioco e hai fatto degli scacchi il tuo lavoro. Hai vinto e organizzato importanti tornei, scritto libri sull'argomento e pur essendo ancora molto timido, ora sei una persona affermata.
"Esperienze lavorative pregresse" è la parte del modulo di ricerca di impiego che hai sempre odiato compilare. Troppi tanti lavoretti, per pochi spicci, e finisci sempre con questo dannato foglio da compilare, quasi come fossi su Scherzi a Parte. Eppure hai talento, un dannato talento per far ridere, ma i tuoi capi evidentemente erano andati al cesso quando Dio ha distribuito l'ironia. Riguardi il foglio, inizi a scrivere "Assai...", magari forse a sto giro ne becchi uno simpatico...
Te la ricordi come se fosse ieri la tua prima esibizione. C'era uno degli strani che aveva una serie di tic, non hai mai capito se era proprio una malattia o solo una patologia (che poi che differenza vuoi che faccia per te?)... e la sera della tua prima sei salito sul palco con quel gilet che lui indossava sempre (si proprio il suo, gliel'avevi fatto rubare da un bullo , non una volgare imitazione) e hai iniziato ad imbastire un pezzo comico con tutti i suoi tic. La scuola era piegata in due dalle risate, lui forse un po' meno. Ma a te che importava? E continuavi ad inchinarti prendendoti gli applausi entusiasti dei tuoi amici... come era facile a quei tempi... la vita era tutto un gioco, e tu ne eri il protagonista.
Mentre ora ci son giorni in cui ti senti solo una comparsa, un'ombra che vaga cercando il suo posto. Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovi da te... porta all'isola che non c'è…
Trattenersi dallo spettegolare in ufficio è una sofferenza, ma è stato proprio il gossip a farti perdere l'ultimo lavoro e non puoi permettere che succeda di nuovo. Tu pensavi di fare un favore al capo, riferendogli le mancanze di tutti i tuoi colleghi, e invece quello si è lasciato convincere che "turbavi l'atmosfera della squadra" e ti ha licenziato. Poco ma sicuro: doveva avere la coda di paglia anche lui.
Prima di andare al lavoro recuperi il diario segreto di tua figlia dal suo nascondiglio e dai un'occhiata alle ultime pagine. Oh, interessante! Questo sicuramente ti aiuterà a cominciare meglio la giornata.
Ricordi ancora quanto era bello mettere gli amici gli uni contro gli altri, e quanto fosse soddisfacente distruggere uno splendido semplicemente mettendo in giro una voce. E quella volta in cui avevi quasi convinto l'intero corpo docente che uno degli splendidi fosse cocainomane... ah, quella era stata la tua opera d'arte! Quanto adoravi fare la spia e rivelare ai professori le malefatte dei bulli, per vedere quei teppisti che se la facevano sotto nel momento in cui venivano colti con le mani nel sacco! Ti mancano quei tempi... ti manca quel potere, il danno che si riesce a fare quando si è invisibile per tutti.
Cosa non daresti per poterlo rifare, per poter assaporare quella sensazione ancora una volta.
"Maledetti ragazzini, avevo appena pulito", bofonchi tra te e te, mentre ti avvii verso lo stanzino delle scope. "Non posso passare tutta la giornata a far sempre le solite cose, se la preside vuole che tutto sia costantemente lindo e pulito che se lo facesse da sola, almeno si renderebbe conto quella vacc..." "Peselli come mai non è al suo posto? E' in ritardo di almeno 10 minuti con la campanella!" "Mi scusi signora vado subito e che avevo qua...cioè...son venu....avevo bisogno di cose, ma vado subito" Non era opportuno farla arrabbiare. In un altra epoca le avresti risposto "Tu non sai chi sono io...il preside di questo istituto è mio padre". Ma oggi quelle parole non avevano veramente più senso. Eppure le hai usate molte volte, pavoneggiandoti per i corridoi. Quelli si che erano anni d'oro, poco dopo la tua maturità, una grave crisi familiare vi aveva ridotto sul lastrico. Cosa sei tu oggi? Sicuramente l'erede di un re caduto in disgrazia.
Ieri hai visto un vecchio video su Rai Play, quasi non ti riconoscevi in quel ragazzo sorridente e pieno di vita con la sua chitarra sul palco di San Remo Giovani.
Molti hanno sempre detto che fossi lì solo per il cognome, ingombrante e famoso che portavi. Vivere all’ombra della voce di tuo padre, ha i suoi vantaggi, ma anche i suoi lati negativi.
Fin da piccolo non hai mai capito se venissi invitato alle feste o ai concerti a suonare per il tuo talento o per il cognome che portavi. Eppure avrai qualche qualità visto che ti sei diplomato al conservatorio in chitarra classica e inciso un singolo con la EMI già da ragazzino! Ma ormai hai dimenticato le luci della ribalta e quel che ti rimane è provare a trasmettere la tua passione ai tuoi giovani allievi. Dopo aver calcato i grandi palchi e le feste di paese il cognome di tuo padre è tutto ciò che ti rimane.
Anni di ricordi, tra musica e after party dove hai provato di tutto: sesso, droga e rock & roll con i ragazzi e le ragazze che ti giravano attorno con cui ti sei divertito senza distinzione.
Hai cercato molte volte di cambiare la tua vita, ma senza successo. Prima a scuola con pessimi risultati, poi hai provato a cambiare lavoro, ma l’unico che ti si addice sembra essere quello alla catena di montaggio, a incastrare fanali di auto che neanche vendendo un rene ti potresti permettere. E ancora tua madre e la sua malattia che grava su di te come un macigno, ma come puoi liberartene? Lei è l'unica famiglia che hai e, senza di te che la nutri e l'accudisci, non riuscirebbe a vedere l'alba del giorno dopo. Ancora oggi l'unica cosa che ti salva è il metal sparato a tutto volume nelle cuffie, proprio come quando eri al liceo. Avevi grandi sogni e una band, poi tutto era finito. Magari un giorno riuscirai in ciò che più ami e il suono della chitarra distorta, che accompagna quel pezzo che ti piace tanto, sarà proprio quello della tua. Intanto speri che l'appuntamento con quel discografico la prossima settimana, vada a buon fine, te lo meriteresti proprio.
La tua faccia è abituata a prendere schiaffi, hai avuto schiaffi in faccia da tutti e non solo metaforici. Essere omosessuale, in certi ambienti bigotti equivale ad avere la peste. Ma tu quella peste l'hai sempre sbandierata con orgoglio e più prendevi insulti e più l'orgoglio cresceva. "Meglio essere morti che non in pace con se stessi", questo era ciò che ripetevi continuamente a te stesso e agli altri, quasi come fosse un mantra. Lo hai detto anche a quel ragazzo che era in classe tua e che ti aveva soccorso con tanta amorevolezza dopo che ti avevano pestato in bagno. Chissà che cosa direbbero se ti vedessero adesso: hai il successo, la fama e i soldi, i tuoi abiti di alta moda sfilano sulle passerelle più importanti da Milano a New York. Sei la QUEEN indiscussa di quel mondo di lustrini e paillettes, una bella rivincita nei confronti di chi ti urlava “CHECCA SENZA SENSO”. Andava tutto a gonfie vele, fino a che qualcuno ha fatto una pessima recensione sulla tua nuova collezione, facendoti perdere migliaia di dollari. Un nuovo schiaffo in faccia che proprio non puoi e non vuoi tollerare.
I tuoi genitori non hanno mai avuto un animo imprenditoriale, a loro bastava sopravvivere. Per fortuna, dopo una laurea in Economia Aziendale hai preso in mano tu l'attività di famiglia, le hai cambiato nome e l’hai trasformata in uno dei ristoranti etnici più rinomati della città. Per mangiare da voi bisogna prenotare con settimane di anticipo, ma la qualità è assicurata. Stranamente però, quando a telefonare sono le persone che a scuola ti prendevano in giro per i vestiti di seconda mano, non riesci a trovare un tavolo libero nemmeno a un anno di distanza. C'è posto solo per persone di un certo livello, nel tuo ristorante. Ricordi ancora con rabbia il modo in cui i tuoi compagni si turavano il naso ogni volta che entravi in classe puzzando di aglio e cipolla... e, oh, quanto ti prendevano in giro gli splendidi perché la sera dovevi lavorare e non potevi uscire! Per non parlare di quella volta in cui gli splendidi e i bulli ti hanno aspettato all'entrata di scuola per lanciarti contro uova marce... bastardi. Non avevi mai un attimo di pace: a casa c'era solo da lavorare, e a scuola nient'altro che prese in giro. La puzza di cibo che ti seguiva ovunque, il tuo accento, le occhiaie, per non parlare della tua tendenza a sonnecchiare in classe, dopo le serate passate a servire ai tavoli e sudare in cucina. Quei dannati privilegiati, speri che adesso abbiano capito, finalmente, com'è dura la vita quando si lavora. Speri che abbiano avuto quello che si meritano.
Il tuo ultimo progetto è stato un successone: sold out a poche ore dal lancio. Una bomba. "Questo spacca sicuro" ti aveva detto tuo figlio quando gli hai permesso di fare con te l'ultimo playtest un mese fa. Non ci credevi, anzi non volevi crederci. Ti sembra un sogno: ti pagano per far giocare la gente e tuo figlio, il miglior compagno di giochi che potessi mai desiderare, ti venera come un dio. Il Dio dei Videogiochi.
A soli due anni dalla nascita di Beör, il tuo partner ti ha lasciato con un: "Ho scelto di avere un bambino, non due. Mi spiace. Addio.".
Il giorno dopo eri depresso, ti sei fatto mille domande... che cosa c'è che non va in te? Il giorno seguente eri già a capofitto nella progettazione di una nuova strabiliante avventura in cui il protagonista, un tal Corax, deve riportare la luce nella Terra Oscura liberandola dal Demone delle Responsabilità e delle Limitazioni. Un successo, ovviamente fra i 15enni.
Ti ricordi ancora il tuo primo "Hello MidLand!" in basic, scritte verdi su schermo nero. Da diventare ciechi, altro che pippe! La tua prima cotta l'hai presa per Sandy Pantz/Dave Miller di Maniac Mansion, quante volte ti sei addormentato sognando di salvarla/o, e poi ti risvegliavi con la testa che ti cadeva sul banco durante una noiosissima lezione di filosofia. Meno male che il tuo compagno di banco dei neutri ti copriva sempre con la prof. Non lo ringrazierai mai abbastanza, ma come si chiamava? Proprio non ricordi.
Quanto è bello occuparsi ogni giorno della propria passione? Numeri, calcoli, formule... ti svegli ogni mattina con l'emozione di chi è pronto ad affrontare una nuova sfida, e vai a dormire tranquillo la sera, con la consapevolezza che presto o tardi riuscirai a risolvere il problema che hai di fronte. La medaglia Fields incorniciata sul muro ti è testimone: tu ce la fai sempre, a risolvere i problemi... quelli matematici, almeno.
Domani, però, ti toccherà tenere un seminario all'università, e questo è un problema che non sai come affrontare. Non ricordi come ci si relaziona con persone che non siano brillanti accademici e, in tutta onestà, non sai nemmeno se ci tieni a ricordarlo. Ricordi con ansia i tempi delle superiori, l'obbligo di rapportarsi con gli altri e socializzare, l'incubo di vedere chi ti stava attorno ridere di te senza che tu riuscissi a capire cosa avevi fatto di sbagliato. Interpretare i comportamenti insensati dei tuoi compagni di scuola era incredibilmente più complicato che capire le derivate, le probabilità, gli integrali: era un incubo. Ci hai messo poco a capire che i numeri sono compagni più gentili delle persone. Loro non ti lasciano nudo su un terrazzo durante una gita scolastica come ha fatto quel bullo al liceo.
Sei un po' in ansia per domani. Si dice che i tempi siano cambiati, ma tu ne dubiti fortemente. Non è scientificamente possibile che i comportamenti sociali cambino in meno di mezzo secolo, e quindi sei ben sicuro che tra dodici ore, in quell'aula universitaria, non troverai altro che un branco di stronzi.
Ma tu sei diverso, sei superiore. Ormai l'hai capito e l'hai appurato, e non temi di mostrarlo al mondo.
Sempre di corsa, con il telefono in una mano e l'agenda nell'altra. Il Senatore ti può chiamare in ogni momento, e devi essere sempre disponibile a risolvere ogni sua esigenza. Hai tutta la sua fiducia e non ti conviene certo tradirla.
Seguirlo nelle missioni, ascoltarlo mentre racconta della sua famiglia, scegliere e comprare i regali che avrebbe consegnato a sua moglie e sua figlia, sono i servigi più innocenti che hai dovuto rendere nei tuoi atti di vassallaggio, e per cosa alla fine? Solo per un posto da portaborse.
La passione per la politica ti ha preso fin dai tempi del liceo, essere al centro delle attenzioni, avere potere, far sì che la tua opinione conti sempre qualcosa di più di quella degli altri. Ti sentivi qualcuno quando partecipavi alle riunioni del consiglio di Istituto, guardavi dal palco le facce di tutti quelli che avevi sconfitto nelle elezioni di classe e un sorriso appariva sulle tue labbra. Poco ti importava se per arrivare fin lì sopra avevi dovuto pestare piedi, mandare i tuoi amici bulli a minacciare i poveracci per avere il voto, fare scelte di cui ti vergogni ancora oggi o promettere favori che avresti dovuto poi mantenere. Abbattere i nemici a colpi di dialettica sentire il preside e il resto dei professori parlare della tua maturità ti facevano sognare il tuo futuro nelle stanze del potere, in politica.
Sognavi il giorno in cui avresti rappresentato il tuo comune o magari addirittura sederti in uno scranno a Montecitorio ed avresti fatto di tutto per averlo; hai fatto di tutto.
Presto i nodi sono giunti al pettine e la realtà ha mostrato il conto. La scala verso il potere è molto lunga e lastricata di piccoli e grandi favori: a chi vuole il tuo lavoro, a chi vuole la tua mente o anche a chi solo vuole il tuo corpo.
"E' vero lo ammetto gli tenevo la testa schiacciata al suolo a quel criminale perché, Signor Giudice, di un criminale si trattava. Lo avevamo disarmato io e gli altri colleghi, ci aveva svuotato un caricatore addosso...forse gli misi un ginocchio sulla schiena, forse lo fece qualcun altro. Non ricordo. Non ci siamo resi conto che stava morendo, continuava a fare resistenza, ci siamo solo difesi e abbiamo difeso lo Stato e i cittadini, abbiamo fatto solo il nostro lavoro". L'udienza si era conclusa con l'ultima testimonianza, la tua. Sapevi di aver dalla tua parte tutti i colleghi e che mai ti avrebbero tradito, perché eravate una "banda" e tutti sulla stessa barca. Proprio come al liceo quando tu e i tuoi compagni ve ne andavate in giro per i corridoi, incutendo timore. Sarà stato per via delle giacche di pelle portate come divise? Ne avete combinate tante insieme...ma erano solo scherzi, forse pesanti, ma scherzi. Una volta avete rinchiuso "un agnello sacrificale" nello sgabuzzino, qualche ora non tutto il giorno. Piangeva e tu, quasi commosso, l’avevi liberato. Il mondo ha bisogno di gente come te, con gli attributi sotto, che sa dare in giusta misura bastone e carota. “Me la caverò!” pensi. Indossare la divisa della polizia è per te, da sempre, un grande onore ed è un vanto averla macchiata con il sangue di quel coglione, ma questo al giudice non potevi certo dirlo.
Qualcuno avrà sicuramente un brutto ricordo di te già dai tempi del liceo, ma oggi non ti riconoscerebbe più sul tuo furgone. Ma eri davvero così cattivo?
“Se non fossi stato così grosso, se non fossi stato così bravo a dare bei dritti o a ridacchiare con più gusto alle battute del capo sarei stato un bullizzato anche io!” - dicevi l’altro giorno ad un amico - “Certo davo io l’ultimo pugno, preciso e veloce, assestato alla bocca dello stomaco per vedere il poveraccio annaspare, ma dopo qualche minuto si sarebbe ripreso, ero uno preciso io, quei pugni che ti mettevano KO... per me erano un'arte!".
Ora però sei un'altra persona, niente più risse o pugni a chi ti si para di fronte. Certo, magari se fossi ancora con gli amici di un tempo, probabilmente non riusciresti a dire di no.
Se anche oggi ti chiamassero per dare una bella lezione a uno sfigato... non riusciresti a negarti, è più forte di te! Il gruppo è la tua famiglia, e al capo non sai negare niente! Anche se a volte con poca convinzione...
Oggi sei un lavoratore, ma certo te la sei spassata con i tuoi amici ai bei tempi!
Vi chiamavano “Bulli”, ma a voi in realtà piaceva scherzare! Certo qualche volta ci si andava giù pesante, ma solo perché gli altri non stavano al gioco...
I Vessati vi davano molti spunti con cui giocare! In realtà li avete menati meno volte di quello che loro credevano: il più delle volte erano loro che si cagavano addosso da soli! Erano gli strani che avevano bisogno di imparare a stare al mondo! Vestivano, parlavano, vivevano in quel modo così... strano!
A loro servivano dei maestri di vita... ecco, servivamo noi!
Che spettacolo lasciarne un paio legati ad un albero in un bosco per tutta una notte, vederli morire di paura nascosti tra le fronde.
Con gli splendidi avevate un rapporto di amore e odio: a volte sembrava che non capissero chi comandasse, si credevano superiori ma alla fine erano amici e con loro si doveva andare con i piedi di piombo, ma non dovevano mai mancarvi di rispetto!
Erano movimenti ben coordinati che conoscevi alla perfezione: passare il cucchiaio sopra l'accendino, togliere ogni bolla dalla siringa prima di ficcarsela tra i denti e poi con quel movimento veloce delle dita, stringere il laccio al braccio. Un buco...e ti sarebbe arrivata subito al cervello. Una botta da farti perdere i sensi. Tanti della tua "religione" ci avevano lasciato le penne, tanti se li era portati via l'HIV, ma tu eri ancora lì. C'era un senso a tutto questo? Perché vivere per il "Dio Droga" non è proprio la vita ideale. Avevi giurato che questa sarebbe stata l'ultima volta, un addio in grande stile e da domani San Patrignano ti avrebbe aperto i suoi cancelli. Mentre il tuo trip iniziava, sdraiato nel cesso di quella stazione di servizio, il tuo pensiero andò ai tempi del liceo. Era cominciato tutto da lì: una canna al centro sociale. Eppure avevi delle buone idee sulla politica e l’uguaglianza, le condividevi con i tuoi compagni. Chi ti ha fatto provare l’erba la prima volta? E chi te l'ha venduta ogni santo giorno? Proprio non ricordi. Che importanza ha adesso? E' tardi per tornare indietro, occorre solo guardare avanti. "Domani smetto, giuro che domani smetto" e, prima di perdere i sensi, il tuo ultimo pensiero va a quel Santo che ti avrebbe salvato dalle braccia di un Dio.
Ricordi ancora gli anni in cui tenevi nascosto il "tuo vero io", un tuo compagno gay ti aveva consigliato di fare coming out per non dover vivere continuamente il disagio emotivo. Con tre parole avresti risolto tutto nel giro di un attimo e invece...lo hai portato dentro per anni. Non volevi fare la fine di quelli che venivano marchiati e magari pestati nei cessi da qualcuno. A scuola avevi assistito a scene di vera e propria violenza nei confronti del diverso, che ti avevano segnato l'esistenza. Troppe volte avevi voltato la faccia dall’altra, preferendo a tacere. Solo molti anni dopo la maturità, hai trovato l'amore quello vero, quello che abbatte ogni paletto e lì ogni tua resistenza si è sciolta. Ora hai una bella casa, un lavoro di segretariato in un ufficio legale che ti soddisfa e accanto a te c'è la tua dolce metà. Cosa volere di più? Forse allargare la famiglia? E' per questo che partirete per la Spagna tra una settimana e al ritorno non sarete più solamente in due, ma in tre.
Vedere la tua faccia sui manifesti elettorali sparsi per la città, ti fa sempre una bella impressione. Questo non deve essere un punto di arrivo ma di partenza, perchè devi diventare il nuovo sindaco. Tuo padre così si dovrà ricredere su di te, lui che ti ha sempre considerato un inetto.
Vuoi dimostrare che vali anche più di lui ed a differenza sua non ti farai beccare dai giudici per collusione mafiosa.
Se c’è qualcosa che hai imparato da lui è che in una politica è sporca bisogna stare attenti ad uscirne lindi. Certo poi, il fatto che qualcuno si sporcasse le mani ti ha regalato una adolescenza ricca di feste, regali, auto costose, vestiti firmati sguardi di ammirazione da tutti e tante amicizie con i tuoi fantastici splendidi
Ogni volta che tuo padre ti diceva che non hai mai capito un cazzo, che non ti saresti fatto strada nella vita e che sicuramente avresti disonorato il nome diventavi più incattivito verso il mondo e con i tuoi splendidi amici e sottobraccio ai bulli alimentavi il tuo ego con scherzi verso i vessati o facendoti ammirare da tutti quei neutri che avrebbero voluto essere come te.
Durante gli anni scolastici non hai mai voluto candidarti a nulla, neanche come rappresentante di classe per non sentirti giudicato da tuo padre, non ti ci sarebbe voluto molto a vincere in un posto dove tutti compresi i professori e quel leccaculo del preside, quasi ti davano del lei.
Avresti potuto anche dare fuoco alla scuola che avrebbero incolpato qualche altro... magari qualche figlio di immigrati.
Circondato da scatole vuote da riempire, ti siedi e ti guardi intorno. Una casa piena di ricordi, vuoti. Vuoti proprio come la tua vita, un eterno rinvio. "Si, domani..." la tua frase preferita. Un domani senza luogo nè tempo. Un domani che non è ancora arrivato e chissà se mai arriverà. Eppure a quel domani ti stai preparando da sempre, cosa ti aspetti non lo sai.. ma di una cosa sei sicuro: per il tuo domani un posto vuoto ce n'è stato, ce n'è e ce ne sarà...
E sulle note di una canzone malinconica che ti suona in testa, torni a quando eri a scuola... la tua unica vera casa. Ricordi ancora il preside, quando con sguardo ammonitore ti apostrofò davanti all'ennesima scritta BOCCIATO che splendeva rosso sangue di fianco al tuo nome. "Di Giovanni, hai preso la residenza fra queste quattro mura?". Non rideva, non sapeva farlo. E tu, per tutta risposta, ci hai sputato sopra quel quadro pieno di nomi, dimostrandogli che a te non fregava nulla di quelle stronzate. Tu avevi i tuoi affari di cui occuparti.
Ma quali affari? Se ci ripensi, non ricordi proprio come diavolo ingannavi i tuoi giorni... con la tua Alfetta arrivavi a scuola strombazzando ogni mattina. E ogni mattina lo aspettavi, quel tale dei neutri, ti appostavi dietro una siepe e, non appena lo vedevi arrivare, premevi sull'acceleratore e gli sgommavi sul piede. Ogni santo giorno. E lui piangeva. Eccome se piangeva. E tu ridevi.
Ce l'hai ancora quell'Alfetta, la tua unica e sola fedele compagna di avventure... quante trombate lì su quei sedili. Sedili che oggi mostrano tutti i loro anni, proprio come te...
"So perché mi chiami ancora in piena notte... ti lascio sulle spine... ma solo per farmi desiderare da te... di più..."
Dalla scuola la passionalità e la trasgressione non ti hanno mai abbandonato, ma la verità è che cercavi solo il vero, autentico amore! Si dicono tante cose su di te, alcune vere, altre maligne dicerie...
La chiamano malattia, ma è questo il vero antidoto contro il tuo Male: godere... desiderare... amare... fino a morire!
"Sì, continua, non so come mi hai trovato ma VOGLIO SENTIRE CHE MI DESIDERI! Insisti, ancora, cercami... e poi mi avrai!!"
Fin dalla scuola hai iniziato ad innamorarti dell'amore con molta facilità, e quando AMI, dai tutto il tuo essere! Ora hai imparato a giostrare meglio i tuoi adulatori, ma all'epoca... non avevi imparato a dosare bene la passione col desiderio: così spesso ti ritrovavi in situazioni e malintesi ingiusti! Non eri cattivo... ti disegnavano così!
Qualche bastardo, soprattutto tra i bulli e gli splendidi: ha iniziato a chiamarti "Ninfomane" e così tutti quelli che ti si avvicinavano pensavano solo a strapparti una notte bollente. A questi ipocriti ti sei concesso poco, ma anche se non succedeva, loro ci ricamavano storie, continuando ad alimentare la tua fama... forse erano solo gelosi e invidiosi di te quando scrivevano il tuo numero nel bagno...
Coi Vessati e i Neutri avevi dei rapporti decenti, ma anche in quella sfera era un misto fra il temuto e il desiderato.
La verità è che il gossip ti aveva trasformato in un oggetto del desiderio, molti ti mangiavano con gli occhi... la realtà è che non eri pane per i loro denti!!!
Sfogli con soddisfazione le pagine della rivista. La tua foto nell'inserto a pagina 7 è ben riuscita, e il giornalista ha scritto di te precisamente quello che volevi: naso sopraffino, genio degli affari, rivoluzionario nel campo della profumeria. Un reminder lampeggia sullo schermo del cellulare: devi sbrigarti, se vuoi passare dal set della pubblicità per la nuova fragranza e dare un'occhiata ai modelli che hanno scelto. Dopotutto, circondarsi di persone belle fa bene alla salute. Stai infilando la giacca, quando il cellulare vibra e un altro reminder compare sullo schermo: le pastiglie. Il dottore ha detto che non devi scordare la dose quotidiana. Dannate medicine, con quel loro sapore di merda ti rovinano sempre la giornata.
Pensavi che dopo la pubertà la puzza sarebbe passata, che le persone avrebbero finalmente smesso di trovarti disgustoso. Accidenti, pensavi che tu avresti finalmente potuto smettere di farti schifo! Tu, che ti scorticavi la pelle con il sapone e soffocavi nel deodorante, pur di avere un odore accettabile. Tu, che venivi deriso e buttato nei cassonetti ogni giorno da qualche bullo, "perché tanto mica ti peggiora l'odore". Tu che faticavi a farti amici persino gli altri vessati, che a starti vicino sentivano di aver proprio toccato il fondo.
Quando hai scoperto che il tuo odore era dovuto a una malattia cronica e che le cose non sarebbero mai migliorate, hai toccato il fondo. Ma poi hai capito una cosa: quando sei ricco, che tu puzzi o meno, le persone saranno comunque attratte da te come mosche.
Il tuo sorriso è sincero, ma di quelli incerti, che sembra chiedere "ma sarà vero? quanto durerà?" e quella scena aveva un che di già visto: i tuoi genitori li avevi conosciuti, ma li perdesti ai tempi della prima elementare. Seguì poi negli anni a venire una giostra di diversi genitori adottivi che ti sorridevano appena uscivi dall'istituto: qualcosa però, non sai perché, non andava mai bene: forse non rispecchiavi le loro esigenze? o erano loro non erano adatti a fare i genitori? Questo tira e molla è durato fino al liceo. Per quanto tu facessi del tuo meglio, a scuola nessuno ti prestava troppa attenzione, anche i tuoi professori spesso dimenticavano il tuo nome.
Anche oggi in realtà sei "invisibile" per gli altri ma ci hai fatto l'abitudine. Non hai più bisogno di una famiglia che ti sostiene, ora desideri però una TUA famiglia, anche piccola, che ti ami o che si ricordi almeno come ti chiami. Ecco perché la scena ti è tanto simile: stavolta sei tu che stai adottando qualcuno e aspetti che esca dall'istituto. Incontrerai tuo "figlio" oggi, come sarà? Finalmente qualcuno ti accetterà ?
Non puoi dire che gli anni del liceo siano stati i peggiori della tua vita, anzi, per certi aspetti alcuni aspetti cardini della tua vita erano divenuti stabili: non hai più cambiato famiglia, hai concluso gli studi e poi hai trovato lavoro. Ma non sono stati nemmeno i più felici: non hai stretto molte relazioni e non hai mai trovato l'anima gemella. Anzi spesso in pochi si ricordavano di te.
Quelli nella scuola noti come gli strani ti interessavano da sempre e soffrivi di un sottile dispiacere perchè anche loro avevano problemi a "vederti".
L'essere poco appariscente era anche utile per depistare, quasi come il mantello di Harry Potter, l'attenzione dei bulli che ti hanno spaventato molto, ma fortunatamente colpito poco.
Stessa cosa per quelli che chiamavano gli splendidi, anche se spesso hai provato quasi invidia per la loro capacità di stare al centro dell'attenzione al punto di fare qualunque cosa per stare loro vicino.
"Vostro Onore." un titolo, il tuo, che ti riempie di orgoglio e solo a sentirlo incute timore e rispetto. Il rispetto delle regole, della legge, della giustizia. Hai visto e subito, fin troppe ingiustizie. E ora tocca a te mettere fine a tutto questo e sedere sul gradino più alto di quel tribunale che solo grazie a te sancisce la Vera Giustizia. Giudice, finalmente, arbitro in terra del Bene e del Male.
Non ti ricordi più come il tuo incubo sia iniziato, è passato così tanto tempo ormai... forse era la gita del primo anno. Era la tua prima volta lontano da casa per una notte. Da settimane guardavi le previsioni del tempo, ti eccitava l'idea di partire che ogni volta che vedevi quella nuvoletta che si avvicinava al lago, ti affidavi alla Madonna con un Ave Maria. E il giorno dopo a scuola raccontavi al tuo compagno di banco di questa tua piccola scaramanzia, perchè nasconderla d'altronde? La tua fede era un vanto, non certo un male! E quando quella sera arrivò la telefonata dal preside per comunicarti che la gita era rimandata a causa di una tempesta... la delusione fu nulla in confronto a quello che ti aspettò a scuola il giorno dopo. Non ricordi più bene chi, ma qualcuno dei bulli ti disegnò una croce al contrario dietro la schiena con del dentifricio e ti chiuse per tutto il giorno in uno sgabuzzino, al buio, dicendoti: " e ora prega la Madonna che qualcuno ti venga a salvare..." ... just like a dream, you are not what you seem... e da quel giorno non ti lasciarono più in pace...
Ma ora più nessuno oserà prendersi gioco di te, ora sei tu che hai il martelletto in mano. E saranno loro a dover pregare la Madonna, in ginocchio, al buio delle loro celle...