Fra fumi verdastri, si ode il tintinnio di collane d’osso e piccoli sonagli ed eccola arrivare, i capelli come rami, gli occhi come lame, Agalburza, la bruja, la strega. Non si sa come sia lì, in mezzo ai devotissimi spagnoli e non solo vive con loro, ma anche, in un qualche modo, pare detenere il loro rispetto… forse non quello di padre Salazar, ma poco importa, perché quando la bruja parla, il Capitano tace e ascolta. Non si sanno quali poteri detenga, ma colpisce che nella sua voce l’accento non sia iberico, bensì italico: che la sua origine sia più vicina di quanto non sembri? Al paese si vocifera di tutto su di lei, ma ben poco si sa…soprattutto, perché sia qui.
A sentire i più vecchi, c'è sempre stata una guarnigione spagnola in zona. Certo capire dove stava il confine di volta in volta era un'impresa, ma da che finirono le guerre è rimasto piuttosto stabile e gli spagnoli sono diventati anche di meno. Questi in particolare ci sono da circa tre anni, almeno il loro capitano, gli altri vanno e vengono, si sa. C'è poco da lamentarsi, è normale che in una zona di confine e sotto un governo straniero ci siano dei soldati di stanza e che anche loro siano stranieri. Ma, diciamolo pure, questi spaniardi qui sono tutto sommato brava gente: si fanno vedere di quando in quando, il capitano Escrivà passa ogni tanto in paese a farsi due chiacchiere col sindaco o con qualcuno giù all'osteria, ma per lo più si fanno gli affaracci loro. Alcuni di loro sembrano quasi usciti da storie di avventure e cavalieri con le loro spade, mantelli e nobili portamenti. Addirittura sembra che durante il terremoto abbiano aiutato come potevano. Inoltre si vocifera che vogliano fare maritare il Duca di Civita con una delle loro nobildame, una di quelle di classe. E se non è carità cristiana questa...