Pare che il buon Escrivà di recente avesse chiesto gli fossero mandati altri uomini per meglio gestire la situazione caotica che si è creata con tutti questi Civitesi. Juan arrivò pochi giorni dopo, fresco fresco di caserma. Solo. Un uomo a fronte dei molti richiesti dal Capitano, come se chissà che portento potesse essere. Se vi fate un giro per Borghetto, potreste vederlo. Lo riconoscereste subito che è lì che fa la ronda per il paese, come se dal suo fare dipendessero delle vite. Povero Juan, ancora non l'ha capito che da queste parti non succede proprio niente. Che gli altri, tipo Ramon o Cristobal, l'hanno capito invece e se la spassano. Lo capisse anche lui che, invece di starsene impettito a farsi venire il mal di piede, potrebbe sedersi a farsi quattro chiacchiere tranquillo, due bicchieri di rosso, una partita a carte... sicuramente lo vedremmo sorridere di più.
A sentire i più vecchi, c'è sempre stata una guarnigione spagnola in zona. Certo capire dove stava il confine di volta in volta era un'impresa, ma da che finirono le guerre è rimasto piuttosto stabile e gli spagnoli sono diventati anche di meno. Questi in particolare ci sono da circa tre anni, almeno il loro capitano, gli altri vanno e vengono, si sa. C'è poco da lamentarsi, è normale che in una zona di confine e sotto un governo straniero ci siano dei soldati di stanza e che anche loro siano stranieri. Ma, diciamolo pure, questi spaniardi qui sono tutto sommato brava gente: si fanno vedere di quando in quando, il capitano Escrivà passa ogni tanto in paese a farsi due chiacchiere col sindaco o con qualcuno giù all'osteria, ma per lo più si fanno gli affaracci loro. Alcuni di loro sembrano quasi usciti da storie di avventure e cavalieri con le loro spade, mantelli e nobili portamenti. Addirittura sembra che durante il terremoto abbiano aiutato come potevano. Inoltre si vocifera che vogliano fare maritare il Duca di Civita con una delle loro nobildame, una di quelle di classe. E se non è carità cristiana questa...