Titolo: La Nobile Novizia
Genere:
Motto: Bíate a chi è chiamate donna bone: prime se more che nen perde lu nome (beata chi è chiamata donna buona: prima ella muore che non perda il nome)
Parole chiave: Romanticismo
La sua storia la sanno tutti, raccontata in osteria e dalle comari, pettegolezzi e voci portate dai viaggiatori che passano per Civita e sanno che qui c'è un parente suo. Per non parlare delle chiacchiere che hanno riportato quelli che dagli Aulari ci sono stati a servizio, anche se forse dei servi scontenti non c'è da fidarsi. Gagliaudo, il buon cavaliere, racconta spesso di questa sua cugina, che appartiene al ramo più ricco della famiglia e che era destinata a sposarsi qualche gran signore, magari anche qualcuno che la portasse a Roma. Poi così, dalla sera al mattino, lei ha deciso di farsi suora e, senza neanche aspettare la benedizione della sua povera madre, è andata a farsi novizia nel monastero delle Clarisse, a Santa Maria della Provvidenza. Quante ne hanno dette del perché di questa scelta, e quasi nessuno ci crede che sia stata la voce degli angeli a dirle di donarsi al signore. Pare che la sua povera madre non si sia ancora ripresa e pianga tutto il giorno sul destino della figlia sventurata. E Rosaspina è proprio sventurata, sono arrivate infatti voci che una grossa disgrazia sia capitata al monastero delle Clarisse, proprio pochi giorni fa.
Civita è sempre stata l'invidia di tutti i paesi del circondario. Sotto la guida della nobile famiglia dei Duchi Pandolfi, con la protezione dell'Abbazia di Farfa e del sommo Pontefice, il paese è sempre stato prospero. Da lontano arrivavano viandanti per visitare le sacre ossa conservate nella piccola chiesa, e spesso nobili e uomini di sapere, in viaggio verso Roma, si fermavano nella piccola ma accogliente corte dei duchi. Forse il Duca Onofrio Pandolfi non è esattamente all'altezza di suo padre, il Duca Oreste, che la sua anima riposi in pace nella gloria di Dio. Ma i Civitesi gli vogliono bene, e non hanno mai creduto alle voci maligne che ne parlano male. Insomma Civita è sempre stata l'invidia di tutti, e sarà mai che questa disgrazia del terremoto sia stata causata anche dalla cattiveria degli invidiosi? Niente c'è rimasto del povero paese, tutto raso al suolo, che pure la croce della chiesa è caduta. E invece Borghetto, così vicino, è rimasto quasi tutto in piedi. Certo i Borghettari sono stati magnanimi e hanno accolto i Civitesi. Vedremo come va. I Civitesi sono gente forte e orgogliosa, non si faranno ingannare da nessuno e ritireranno su il loro paese più bello di prima.