Solitamente lo si vede arrivare in paese col suo cappello di paglia, il sottile bastone che usa per condurre le pecore e la tammorra sotto braccio. Prima del terremoto potevi sentire i bambini gridare il suo nome felici, che sapevano che se Giano aveva lasciato le greggi ai pascoli per scendere in paese, voleva dire che iniziavano i giorni di festa, che il lavoro nei campi si prendeva una pausa e presto ci sarebbero stati musica e cibo in abbondanza. Quest'anno non ci saranno bambini a salutarlo, che la devastazione del terremoto ha costretto le famiglie ad allontanarli. Ma Giano comunque arriverà per il matrimonio e per la processione a portare la sua gioia. Sperando di riuscire, almeno in parte, di alleviare quei cuori appesantiti dalla recente tragedia.
Il Borghetto è sempre stato l'invidia di tutti i paesi del circondario, che ci vengono da lontano a comprare l'olio di Prospero e la farina del padre di Bartolo. E Boccamazzi è sempre stato un sindaco onesto, che è cosa rara. Uno che raccoglie le tasse secondo giustizia e non secondo chi gli promette favori. Pure gli spagnoli sono contenti di stare di stanza da queste parti. Certo, a volte c'è qualche screzio, sempre stranieri sono, ma alla fine sono pure buoni cristiani e loro vogliono solo tirare a campare e mantenere le cose in ordine. Insomma il Borghetto è sempre stato l'orgoglio di chi ci vive, e 'sta disgrazia del terremoto proprio non ci voleva. Chi mai avrà offeso il Signore per fargli mandare questa sciagura? Ma i Borghettari non si fanno scoraggiare, si rimboccano le maniche e ricostruiscono. Brave persone che sono, hanno anche accolto i Civitesi, che invece stanno sempre a lamentarsi, come se i guai li avessero solo loro.