Silvano vien dal bosco. Così si dice al campo spagnoli. Anni or sono, quando Escrivà giunse in queste lande, così come un fulmine comparse alla sua porta questo pastore, che però sapeva leggere e scrivere, anche in spagnolo e latino, e che sembrava conoscere tutti eppure nessuno. Qualcuno immaginò fosse figlio illegittimo di un prete, oppure un orfano istruito o qualcuno scappato al suo destino da precettore per la nobiltà napoletana. Nessuno poi capì quale fosse la sua professione: un poeta girovago, forse, un letterato squattrinato, più improbabile, ma sicuramente un tipo strano. Eppure, si conquistò la fiducia del capitano, mostrando fedeltà e precisione, e Escrivà lo assunse come scrivano e segretario di campo: non certo un consigliere privato, meno che mai un soldato. Dicono ne sappia tante e che, se c’è qualcosa da sapere, può essere una ricca fonte di informazioni: che poi siano vere o false, sta all’ascoltatore discernere. Spesso corre in paese, quando non deve compiere i suoi doveri, per ascoltare le novità e farsi qualche bevuta, sempre in cerca di nuove voci e notizie. Viene dal bosco eppure è di paese, Silvano, dalle selve, giunge a fare lo scrivano. Chissà se questa descrizione è veritiera. Ma dopotutto, probabilmente, l’ha messa in giro lui stesso, così, per gioco. E non è un caso che queste stesse parole vengano dalla sua stessa penna.
A sentire i più vecchi, c'è sempre stata una guarnigione spagnola in zona. Certo capire dove stava il confine di volta in volta era un'impresa, ma da che finirono le guerre è rimasto piuttosto stabile e gli spagnoli sono diventati anche di meno. Questi in particolare ci sono da circa tre anni, almeno il loro capitano, gli altri vanno e vengono, si sa. C'è poco da lamentarsi, è normale che in una zona di confine e sotto un governo straniero ci siano dei soldati di stanza e che anche loro siano stranieri. Ma, diciamolo pure, questi spaniardi qui sono tutto sommato brava gente: si fanno vedere di quando in quando, il capitano Escrivà passa ogni tanto in paese a farsi due chiacchiere col sindaco o con qualcuno giù all'osteria, ma per lo più si fanno gli affaracci loro. Alcuni di loro sembrano quasi usciti da storie di avventure e cavalieri con le loro spade, mantelli e nobili portamenti. Addirittura sembra che durante il terremoto abbiano aiutato come potevano. Inoltre si vocifera che vogliano fare maritare il Duca di Civita con una delle loro nobildame, una di quelle di classe. E se non è carità cristiana questa...