Teaser
Civita è sempre stata l'invidia di tutti i paesi del circondario. Sotto la guida della nobile famiglia dei Duchi Pandolfi, con la protezione dell'Abbazia di Farfa e del sommo Pontefice, il paese è sempre stato prospero. Da lontano arrivavano viandanti per visitare le sacre ossa conservate nella piccola chiesa, e spesso nobili e uomini di sapere, in viaggio verso Roma, si fermavano nella piccola ma accogliente corte dei duchi. Forse il Duca Onofrio Pandolfi non è esattamente all'altezza di suo padre, il Duca Oreste, che la sua anima riposi in pace nella gloria di Dio. Ma i Civitesi gli vogliono bene, e non hanno mai creduto alle voci maligne che ne parlano male. Insomma Civita è sempre stata l'invidia di tutti, e sarà mai che questa disgrazia del terremoto sia stata causata anche dalla cattiveria degli invidiosi? Niente c'è rimasto del povero paese, tutto raso al suolo, che pure la croce della chiesa è caduta. E invece Borghetto, così vicino, è rimasto quasi tutto in piedi. Certo i Borghettari sono stati magnanimi e hanno accolto i Civitesi. Vedremo come va. I Civitesi sono gente forte e orgogliosa, non si faranno ingannare da nessuno e ritireranno su il loro paese più bello di prima.
Personaggi
Titolo: Il Duca
Motto: Chi deve dare, che venga a pagare, chi deve avere, che venga a vedere
Teaser: Il Duca Onofrio Pandolfi è certamente un signore, forse l'unico vero signore che c'è da questa parti e certamente non manca di ricordarlo a chi gli sta attorno. Impeccabile nel vestire e nel galateo... almeno quando è sobrio. Dicono non esca mai di casa senza lavarsi le orecchie e regolarsi la barba. Qualche mese fa ha pure comprato una lozione di chissà quali terre lontane che sparge sul collo in grandi quantità cosicché anche i muli si girano quando passa. Il Duca è persona attenta e rispettata che s'è speso anima e corpo per la sua Civita. Salvo poi vederla distrutta da un terremoto. Ma Onofrio è già al lavoro per organizzare la ricostruzione, sempre che non lo si ritrovi a giocare a carte alla locanda quasi fosse uno bifolco qualsiasi. S'è visto spesso, il Duca, avere atteggiamenti non troppo nobili a notte fonda circondato da tre o quattro bottiglie vuote. Ma che ci vogliamo fare? È un signore e pieno di preoccupazioni, qualche svago dovrà pure concederselo.
Gruppi:
Civitesi
Titolo: Il Conestabile
Motto: Se respette je cane pe’ je patrone (si rispetta il cane per il padrone)
Teaser: Un civitese si rivolge sempre a Eusebio quando ha un problema. O un dubbio. O una denuncia. O bisogno di aiuto per una qualsivoglia necessità di dimensioni cataclismiche. Un'autorità tra i suoi concittadini, è bravo nel suo lavoro e lo sa: il braccio armato del Duca Pandolfi non serve solo a punire i nemici ma anche a sorreggere un gruppo che ora più che mai sta passando un periodo instabile. Sempre arrogante e scostante, i suoi concittadini non diranno mai che è la persona più affabile da avere affianco, ma nessuno gli mancherebbe mai di rispetto. Sembra sempre capire al volo se una persona è affidabile o meno e lui, con la sua arma, è pronto ad agire di conseguenza ogni singola volta. In pochi confessano di averlo visto abbassare la guardia, e quelle poche volte che è successo è stato davanti a un bicchiere mezzo vuoto... Sembrava studiarlo con sguardo spassionato e con la mente lontana. In un altro luogo, o in un altro tempo... Nel dubbio è meglio riempirlo ancora di vino.
Gruppi:
Civitesi
Titolo: L'Assistente del Duca
Motto: Abbàsseme je titele i crìsceme la paghe (abbassami il titolo e crescimi la paga)
Parole chiave: Fatica
Teaser: A Civita lo sanno tutti che se non fosse per Tecla il Duca l'avrebbero ritrovato morto in un fosso da un pezzo. Una benedizione davvero questa santa donna, che ricorda al Duca di prendersi cura degli affari del paese, che fa in modo che il Duca non litighi troppo con i vari potenti del circondario, che tiene sotto controllo quella masnada di cortigiani sanguisughe mangiapane a tradimento che si sono piazzati alla corte del Duca e, se non fosse per Tecla, gli avrebbero già mangiato e bevuto tutto il patrimonio. Le malelingue, per lo più gente del Borghetto che invece i Civitesi mai una cattiva parola, dicono che senza Tecla il Duca non saprebbe manco trovare le sue braghe o scegliere che mangiare a colazione. Che poi anche a Tecla mica è andata male. Certo il Duca le da un sacco di grattacapi, ma per essere una nata con niente si è riuscita a trovare proprio una bella sistemazione. A volte sembra che a Civita comandi lei, e se Tecla ce l’ha con te, finisce che sono guai molto grossi.
Gruppi:
Civitesi
Titolo: L'Amministratore dell'Erario
Motto: Chi negozia campe, chi fatija crepe (chi commercia campa, chi lavora crepa)
Teaser: La lunga storia degli Anguillara si perde nei vicoli del tempo e di Roma o almeno questo è quello che vanno sostenendo. Come molte famiglie che aspirano ai salotti della nobiltà romana, gli Anguillara hanno vissuto altalenanti momenti di splendore e decadenza, e come è noto a tutti ora stanno decisamente attraversando il secondo. Una possibilità di risorgere Claudio l'aveva vista bene ed era il matrimonio della sorella Angelica. Se solo non fosse tutto stato mandato in fumo da quello Sciarra e quei manigoldi al suo seguito! Ad ogni modo Claudio non è certo uno che si da per vinto. Ha un'ottima posizione a Civita, al fianco del Duca Onofrio Pandolfi che gli permette di avere un mestiere onesto e almeno una parte di quel potere che avrebbe sempre voluto avere. Ora però, tra la scomparsa della sorella e il terremoto, Claudio s'è fatto più irrequieto. E quelli come lui hanno sempre un piano ben congegnato in mente.
Gruppi:
Civitesi
Titolo: Il Cavaliere senza Terra
Motto: È miejie ne signore decadute che ne cafone arrecchite (è meglio un signore decaduto che un cafone arricchito)
Teaser: Eccolo, il forte tonfo degli zoccoli del cavallo che si fanno sentire. Il trottare dell'animale annuncia il suo padrone e lui lo preferisce al più brillante squillo di tromba. Per Gagliaudo si può dire che il suo nome lo precede: la famiglia delli Aulari è ben conosciuta e non si può rifiutare una loro nobile visita. Proprio per questo, volente o nolente, il Duca lo sta ospitando alla sua corte a sue spese. I mormorii nei corridoi lo dipingono come un uomo molto orgoglioso di sé, della sua vita e della sua famiglia. Infatti spesso lo hanno sentito parlare dei suoi parenti, inclusa la dolce cugina Rosaspina. I racconti dei suoi viaggi passano di bocca in bocca causando invidia ai più audaci e curiosità nei più timidi. Si racconta che stia sfruttando fino all'osso la sua condizione di cavaliere errante e che non gli pesi non avere una terra sua, tutt'altro. All'interno delle corti vociferano che questa apparente mancanza di ambizione non lo renda altro che uno sfaccendato, ma altri dicono che l'invidia è una brutta bestia. Cosa potrebbe mai volere di più? Non si sa, però forse le imprese da affrontare a fil di lama non sono ancora finite.
Gruppi:
Civitesi
Titolo: La Nobile Novizia
Motto: Bíate a chi è chiamate donna bone: prime se more che nen perde lu nome (beata chi è chiamata donna buona: prima ella muore che non perda il nome)
Parole chiave: Romanticismo
Teaser: La sua storia la sanno tutti, raccontata in osteria e dalle comari, pettegolezzi e voci portate dai viaggiatori che passano per Civita e sanno che qui c'è un parente suo. Per non parlare delle chiacchiere che hanno riportato quelli che dagli Aulari ci sono stati a servizio, anche se forse dei servi scontenti non c'è da fidarsi. Gagliaudo, il buon cavaliere, racconta spesso di questa sua cugina, che appartiene al ramo più ricco della famiglia e che era destinata a sposarsi qualche gran signore, magari anche qualcuno che la portasse a Roma. Poi così, dalla sera al mattino, lei ha deciso di farsi suora e, senza neanche aspettare la benedizione della sua povera madre, è andata a farsi novizia nel monastero delle Clarisse, a Santa Maria della Provvidenza. Quante ne hanno dette del perché di questa scelta, e quasi nessuno ci crede che sia stata la voce degli angeli a dirle di donarsi al signore. Pare che la sua povera madre non si sia ancora ripresa e pianga tutto il giorno sul destino della figlia sventurata. E Rosaspina è proprio sventurata, sono arrivate infatti voci che una grossa disgrazia sia capitata al monastero delle Clarisse, proprio pochi giorni fa.
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Civitesi
Titolo: La Badessa di Farfa
Motto: Andò sta je Pape sta Rome (dove è il Papa, lì è Roma)
Teaser: La reverenda Madre Donata, dall'alto del suo uffizio, tutto scruta ed ognun osserva, le suppliche ascolta e le questioni spirituali e terrene dirime. Un gran signore, un nobile suo pari, disse di ammirare in lei un'abile avversaria nella disputa politica, retto portamento e imperioso tono di voce di chi conosce il comando e sa adoperarlo. Il fratello Duca potrebbe ancora rintracciare la piccola Ildegarda Pandolfi, circondata di balocchi, agi e servitori che la riverivano e giocavano con lei. Il supplicante in cerca di aiuto troverà pietà e ristoro. L'approfittatore la furia e sdegno di nobildonna. Le sorelle dell'abbazia di Farfa vi riconoscerebbero il rigore della regola ed esempio di virtute. La novizia ammutolisce al suo cospetto, ma trova anche parole calde capaci di tirarti fuori dal profondo della disperazione dell'animo, balsamo per lo spirito, perché conosce la disperazione di colei che tutto dietro di sé ha abbandonato per fede, bisogno o imposizione. Ma cosa, la Madre Superiora Donata pensa di se stessa non è dato a noi mortali conoscere, solo il Signore conosce il vero. La vita è tutto uno schivare il peccato e combattere in Nome di Dio e del Suo Vicario in terra!
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Civitesi
Titolo: La Monaca Colta
Motto: Pe’ chenosce na perzone te c’hê da magnà ne túmmeje de sale aünite (per conoscere una persona ti ci devi mangiare un tomolo di sale insieme)
Teaser: Si dice fosse un’orfana, una dei tanti bambini cui la guerra tolse i genitori. Cresciuta dalle monache dell’Abbazia di Farfa, non poteva che finire per farsi monaca anche lei. Che poi mica è questa disgrazia la prospettiva di avere pasti caldi e un posto dove dormire. Ma, a sentire i pettegolezzi che girano per quel convento - che evidentemente non è uno di quelli che impone il silenzio alle sue sorelle - sembrerebbe che Eufrasia sia una testa fina. Imparò a leggere e scrivere già da puera e, ancora giovanissima, dissertava e copiava gli antichi tomi latini e greci. Si dice anche che da bambina poneva domande su domande, irritando non poco le sue tutrici. La Badessa di allora deve averne capito l’indole e deve aver pensato che una mente acuta come la sua doveva essere mandata a studiare etica e teologia nella grande città, in qualche seminario serio. Prima che, in assenza di gente che sapesse rispondere alle sue domande argute, iniziasse a darsi da sola risposte sbagliate e poco cristiane.
Dicono che tornò da Roma piena di sapienza su tante cose del mondo, ma anche che la sua sete non si fosse per nulla estinta. Comunque siano andate le cose, oggi è divenuta l’assistente personale dell’attuale Badessa, la Madre Superiora Donata. E per una povera bambina di umili origini come lei, difficilmente le cose avrebbero potuto mettersi meglio.
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Civitesi
Titolo: La Cerusica
Motto: Chi uede la mentucce i nen l’addore nen uede la Madonne quando se more (chi vede la mentuccia e non l’odora non vede la Madonna quando muore)
Teaser: Chi sia Diletta, può raccontarlo chiunque a Civita, ma anche al Borghetto se è per questo. Che non c'è malanno, acciacco o infortunio che lei non abbia visitato. Sempre a far la spola, povera Diletta, tra un paese e l'altro. D'altronde ci sarà pure il confine qua, ma la gente della valle quella è. E già è una fortuna che uno di medico ce l'hanno. Sempre stata della Valle fino all'osso. Anche dopo che tornò dai suoi anni di studio a Perugia, qualunque Civitese la salutava come se non fosse mai partita e, più gli anni passavano, più sentivi solo dicerie buone su di lei, come se la Madonna delle Grotti in persona l'avesse benedetta. E chiunque lodava le sue capacità di curare e di prendersi cura. Tenuta in gran conto da tutti quindi, anche se non sembrerebbe aver mai goduto di nessun vero affetto. Pensare che quando era bambina le risate sue e delle sue piccole amiche, Eufrasia e Mirabella, portavano gioia a tutta la valle.
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Civitesi
Titolo: La Promessa Sposa
Motto: La case senza la femmene è cumma je cuorpe senza l’aneme (la casa senza la donna è come il corpo senza l’anima)
Parole chiave: Romanticismo
Teaser: Ma quanto è bella la sposa, che mette proprio gioia a guardarla. Povera Porzia, quante ne ha passate negli ultimi tempi, col terremoto che si è portata via tutta la sua famiglia. Quasi si portava via pure lei, povera anima, ma il Signore l’ha protetta e l’hanno ritrovata sotto le macerie che non si era fatta niente, neanche un graffio. È stato proprio il suo Bartolo a trovarla, a portarla di nuovo alla luce. E come in una storia di quelle belle, i due si sono innamorati e presto si sposeranno. Che fortunata è Porzia, la storia di lei e del suo Bartolo è così bella che tutti a Civita e al Borghetto si sono messi ad aiutare per farle avere un bel matrimonio, come avrebbe voluto la buon’anima della sua mamma. Pure la signora Elvira si è fatta intenerire il cuore e si prende cura di Porzia neanche fossero parenti. Certo qualcuna delle comari di Civita dice che Porzia poteva fare meglio, che ha fatto male ad accettare così in fretta la proposta di Bartolo. E qualcuna delle comari del Borghetto dice che è risaputo che Porzia ha sempre avuto troppi grilli per la testa e Bartolo certo non ci sta facendo un affare. Ma si sa, le comari hanno sempre qualcosa da ridire.
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Civitesi
Titolo: La Contadina Desiderata
Motto: Nen casche la puttane se ‘n ce sta la ruffiane (non casca la puttana se non c’è la ruffiana)
Teaser: A detta di molti se scruti bene tra le messi e i frutti della campagna di Civita un fiore primeggia sugli altri e concede, a chi ha animo di ammirare con prudenza e rispetto, la sua beltà. Concetta, nei campi con le amiche, gioca ad intrecciar ghirlande e a parlar d'amore, come sia bello quello o che buon partito sia divenuto tal altro. Se la fai indispettire repentinamente ti punta quel ditino addosso e la sua lingua, tagliente come una lama, fa tremare la tua anima e ti fa sentire piccolo. Sa tenere a bada i corteggiatori, anche i più insistenti danzandogli intorno, inebrabriandoli di odori di rosa e lavanda, rispondendo ai sorrisi e punendo gesti inopportuni con una freddezza tale da gelare il cuore. Certi del paese giurano che se lei ce l'ha con te neanche la Madonna delle Grotti può salvarti l'anima. Anche le rose più belle hanno le spine.
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Civitesi
Titolo: Il Poeta
Motto: Nessuno merita il nome di Creatore, tranne Dio e il poeta
Teaser: Chi è l'ospite del Duca? Dicono sia un gran poeta, uno che canta delle gesta dei cristiani partiti a liberar il Santo Sepolcro sotto l'egida di Papa Urbano II. Anche se, l'ho sentito recitare un passo della sua Gerusalemme liberata e non mi è sembrato un granché; il cantore della fiera dell'Assunta di due anni fa era più bravo a mio parere.
Si dice però che potrebbe allettarci con trame di palazzo nelle corti D'Este e Gonzaga o della Serenissima, ma, a chi glielo chiede, risponde che il poetare è arte più alta e nobile di fare chiacchiere. Gira voce inoltre che il Costo si dica onorato di poter disquisire di Ars Poetica col maestro Torquato Tasso in persona. E infatti proprio l'altro giorno confabulavano all'osteria i due, hanno attaccato a criticare l'Orlando: dicevano sarebbe stato meglio, invece di abbindolare con prodigi superflui, descrivere l'animo dei personaggi e cercare la verosimiglitudine, boh, o qualcosa del genere...
Certo che se questo gran poeta cerca gesta eroiche alla corte del nostro Duca resterà a becco asciutto, sia di storie che di ducati. O forse è così che va in fumo la decima che paghiamo, ma a noi non è certo dato sindacare.
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Civitesi
Titolo: L'Attrice
Motto: Quando je diauele t’accarezze, uole l’aneme (quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima)
Parole chiave: Romanticismo
Teaser: Dicono sia un'attrice. È alla corte del Duca da prima del terremoto, rimasta ivi bloccata in attesa della sua compagnia di teatranti, con tanto di contratto notificato a Roma. E forse nella grande città ora permettono alle donne di fare cose da uomini, ma da queste parti sappiamo benissimo cosa significa. Un'attrice... come dire una coritigiana, una meretrice, una poco di buono nel migliore dei casi. Non a caso il Duca si profonde di salamelecchi e galanterie in sua presenza. Chissà, poveri Civitesi, quanto del loro pubblico denaro vedranno delapidato tra le pieghe di una sottana. Sicuramente parla come chi ha studiato, come un vero attore e sa come vestirsi per apparire una per bene, che gira per nobili palazzi. Sembra anche troppo per il seguito del Duca, quella ne sa certo una più del Demonio e chissà quali piani ha in realtà in testa.
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Civitesi
Titolo: Il Prete di Civita
Motto: L’anima a Die i la robbe a chi tocche (l’anima a Dio e la roba a chi spetta)
Teaser: Era il Canonico di Civita, prima che venisse distrutta, sicuramente una personalità benvoluta dai suoi compaesani. Sua era la responsabilità della reliquia e, anche ora che è al sicuro al Borghetto, continua a prendersene cura e ad assicurarsi che sia sempre in buon ordine. Si vocifera che persino il Duca Pandolfi, che si sa non è che sia proprio uno stinco di santo, non osi contraddirlo e che sia l'unico a cui veramente dia retta. Pare inoltre sia suo il compito di intermediare le necessità dei Civitesi con gli Spagnoli di stanza sul confine, da quando il terremoto li ha costretti ad alloggiare al Borghetto. Cosa dire di quest'uomo insomma, sicuramente un retto e uno spirito giusto. Eppure per chiunque sarebbe impossibile non notarne una qual certa ambizione nello sguardo.
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Civitesi
Titolo: L'Amante
Motto: Chi te la faccia toste se marite e chi no remane zite (chi ha la faccia tosta si sposa chi non la ha resta zitella)
Teaser: Ehi ma l’hai vista Agata? Massì quella che da bambina stava qui a Borghetto, ma poi è andata a Civita… no no non la figlia della Peppina, l’altra, quella con i capelli luccicanti sempre tenuti in ordine e lo sguardo malizioso… No ma vedi che non hai capito, Agata è quella a cui piacciono i bei vestiti, le cene galanti, quella che sa sempre come agghindarsi... eh eh brava brava, quella che ronza sempre intorno alle alte cariche del paese, quasi cercasse solo il momento giusto per mettersi in mostra. Ma no guarda che fa la locandiera da Gerardo ora, pensa che prima del terremoto possedeva un'intera tarverna a Civita. No ma cosa dici mai, che sciocca che sei, va bene tutto ma quello non lo farebbe mai, è un po’ strana, ma non è una cattiva ragazza, anche se pure io ho notato le sue inusuali compagnie...
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Civitesi
Titolo: La Pittrice
Motto: Andò nen entre lu zu fridde nen entre lu zu calle (dove non entra il freddo non entra il caldo)
Teaser: Quando Augusta andò in sposa al vecchio Antonio, artista, pittore e ritrattista al servizio del Duca Pandolfi, tutti pensarono che c’aveva fatto un grande affare. Certo lui era due volte più vecchio di lei e neanche tanto di buon carattere, ma se l’era presa senza dote e senza corredo, che la famiglia di lei manco gli occhi per piangere teneva, e l’aveva portata a vivere in mezzo agli agi e alla gente perbene. Si dice che più lui si faceva vecchio, con gli occhi che ci vedevano meno e le mani che un poco tremavano, più lei doveva aiutarlo nella sua arte. Pare che verso la fine quei quadri avevano ben poco del tocco di Antonio, che pure sempre li firmava. Che disgrazia che lui sia morto nel terremoto. Nessuno ha ben capito perché Augusta sia rimasta al Borghetto, invece di seguire il resto dei suoi parenti che sono andati nei paesi vicini. La si vede correre in giro, appresso al Duca, o Tecla, o a chiunque abbia un po' di soldi e la stia un po' a sentire, con le braccia colme di disegni, a vantare la propria arte. Come se fosse qualcosa di cui una come lei potesse campare.
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Civitesi
Titolo: La Perpetua
Motto: Donna che non risponde a prima voce segne ca la canzone nen je piace (donna che non risponde a prima voce segno che la canzone non le piace)
Teaser: Una volta, quando era ragazzina, la mamma di Onorata l’aveva portata in visita all’Abbazia di Farfa, a trovare una cugina che si era fatta novizia. Lei aveva visto le mura alte come quelle di un palazzo, la chiesa affrescata e le sorelle che cantavano il Te Deum come fossero angeli. Era tornata al paese e aveva raccontato a tutti che da grande si sarebbe fatta suora pure lei. Sembrava un capriccio, ma non le era mai passato. Ogni volta che poteva si faceva accompagnare al santuario della Madonna delle Grotti, sempre la prima pronta ad aiutare in Chiesa, sempre davanti in processione. E una volta grande, quando un giovane le cominciava a fare la corte, rispondeva che il suo cuore appartiene solo a Gesù nostro Signore. Però neanche si decideva a partire. Prima era troppo giovane, poi la madre malata aveva bisogno d'aiuto, sempre una scusa. Alla fine Padre Nazareno se l'è presa come perpetua. Magari la visita della Madre Superiora Donata potrebbe portarle consiglio e farle finalmente prendere una decisione.
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Civitesi
Titolo: Lo Scansafatiche
Motto: Dope magnà ce vuòlene vintiquattr’ore de ripose (dopo mangiato occorrono ventiquattro ore di riposo)
Teaser: Chi è che sbraita così fragorosamente di prima mattina!? Ma è quello scansafatiche di Isidoro, ovviamente. Sciagurato, che si sciacquasse la bocca con il sapone invece di riempirsela di lamentele incessanti verso chiunque e qualunque cosa! C'è da dire che l'unico motivo per cui lo si sopporta ancora è la pietà che i suoi concittadini provano per lui: da ebbro un sacco di volte ha raccontato di quanto fosse uno dei più capaci pastori dei tratturi, ma non si capisce come, tempo addietro, gli siano sparite tutte le pecore del padrone. Lui sostiene siano stati i briganti, altri dicono che si è semplicemente addormentato una volta di troppo. Altri ancora che fosse egli stesso un brigante e che si sia inventato tutto per nascondere la sua stessa malefatta. Comunque sia la vita gioca brutti scherzi e ora è senza lavoro e senza moglie, si è ritrovato senza un soldo e con una sposa che ha semplicemente deciso di andarsene assieme al figlioletto. Oh beh, non avrà un soldo, ma trova sempre il modo per ripagare del vino buono, o semplicemente del vino e basta.
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Civitesi
Titolo: Il Fraticello
Motto: Fa’ chele che prèute dice, no chele che prèute fa (fai quello che il prete dice, non quello che il prete fa)
Teaser: Si dice che questo frate vagabondo in passato abbia tenuto testa a signori e malfattori con la sua pia umiltà e limpido ragionare. Si dice anche che un tempo fosse un alto prelato e che oggi abbia abbandonato tutti gli sfarzi e gli onori del suo ruolo. Voci malevoli lo vorrebbero addirittura aguzzino di eretici e, che a furia di far pentire gli altri, si sia pentito alla fine pure lui. Arrivò a Civita solo qualche tempo prima del terremoto e, quali che siano le dicerie, è ormai risaputo che se hai un problema con malelingue, ingiurie e accuse, anche serie, ti puoi rivogere a lui. Con un sorriso luminoso e per un piatto di zuppa ti aiuterà a risolvere il problema. Vuoi una lettera scritta bene? Chiedi a Fra Nicola e lui ti scriverà un carteggio degno dell'Alighieri.
Ripete spesso - e questo gli ha portato non pochi scorni con Padre Nazareno - che la fede è una fiamma che può divampare solo se alimentata dal dubbio e che la fede senza ragione è solo abitudine. Da queste parti abbiamo però ben imparato ad allontanarci quando attacca con queste filippiche, che qui siamo tutta brava gente timorata e non vogliamo certo impelagarci in certi discorsi poco cristiani.
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Civitesi
Titolo: Il Duellante
Motto: Je pegge paje è quije che te cacce j’uocchie (il peggior palo è quello che ti caccia gli occhi)
Teaser: Un vecchio ronzino magro schiocca gli zoccoli sul selciato, un ferro mancante rende il suono sincopato. un uomo, con vecchi armamenti, occhio vispo e schiena dritta procede in groppa. È Goffredo, cavaliere del lago di Posta Fibreno. Mai titolo fu più azzeccato, un feudo inesistenete per un titolo campato in aria, ma per lui nobiltà di sangue non vuol dire coraggio e onore non vuol dire giustizia. Insensibile al denaro, estremamente loquace, infervorato nello sproloquio sull'onore prima di tutto. Si racconta che mai si battè per tornaconto, né per danaro, ma solo per difender onore e cause nobili, che i più definiscono perse. Per lui le sfide non possono che seguir le regole del galateo cavalleresco. Dopo uno scontro non sarebbe strano sentirlo pronunciare parole del tipo: "il vile marrano gettò sabbie nei nostri oculi, ma la vittoria è stata inesorabile anche da ciechi". Dice di essere il discendente di un Crociato che tra i primi assaltò le mura di Gerusalemme, ma a guardarlo, così coperto di stracci e vecchi armamenti, certo non si direbbe.
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Civitesi
Titolo: L'Impicciona
Motto: Daje e daje, a cipolle divente aje (se insiste troppo anche la cipolla diventa aglio)
Teaser: A Civita si dice che Santina è rimasta zitella perché passa così tanto tempo a impicciarsi degli affari altrui che non ha il tempo di occuparsi dei fatti propri. Cosa che effettivamente è una gran verità che, in certi rari momenti di onestà ispirati da un buon vinello, anche Santina ha confermato. Fatto sta che poi tutti vanno da lei a chiederle cose, perché lei sa i fatti di tutti e le storie di ognuno. Non solo di Civita, ma anche del Borghetto, dove, prima del terremoto, viveva suo fratello con la moglie Lavinia. Il fratello poverello è rimasto sotto le macerie, e Santina è venuta con gli altri Civitesi. Durante quei primi giorni si è fatta in quattro per aiutare, per poi finalmente tornare a dedicarsi alla sua attività preferita, cioè farsi i fatti degli altri. Se vuoi sapere qualcosa di qualcuno del paese, che il paese sia Civita, Borghetto o anche Borbona, vai da Santina e lei sicuramente ti saprà rispondere.
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Civitesi
Titolo: Il Valletto
Motto: Je solde fanne cantà lu cecate (i soldi fanno cantare il cieco)
Teaser: Il padre voleva chiamarlo Enrique, l'aveva sentito nella guarnigione spagnola, era il nome di un guerriero, ma sai come vanno queste cose nei paesini e ci si accontenta di Enrichetto e fa lo sguattero. "Sbrigati Richè..." Animo semplice, occhio limpido e cuore forte. Tutti a Civita hanno affidato qualche commissione a Enrichetto, tutti lo hanno visto sfrecciare nelle più disparate mansioni a destra e a manca per qualcuno per sbarcare il lunario. Non è raro vederlo, tra un lavoretto e l'altro, riposare sotto qualche albero o alla taverna insieme a qualcuno per farsi grasse risate "...se ti serve un lavoretto, versa un'altro goccetto, che poi ci pensa 'Richetto..." , dice che una risata ti rende la giornata più facile. Dopo il terremoto sembra ancora più indaffarato. I civitesi, soprattutto i più danarosi, sembrano averlo preso a ben volere e gli affidano mille mansioni e uffici. "...come vossignoria comanda!" risponde sempre lui.
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Civitesi