La gente vede, sente e parla. Purtroppo però vede male, sente poco e parla troppo.
Quindi se per caso hai perso qualche pettegolezzo importante sai bene che se vai nel convento e cerchi Michele, tra lo spolverare una statua o aggiustare una vecchia panca, lui ti racconterà vita, morte e miracoli di ogni abitante di Monsanto.
Non lo fa con cattiveria, ma a volte sembra non dia un freno alla lingua e spesso questo gli provoca la nomea di pettegolo che si è costruito. Certo che è proprio un uomo con atteggiamenti molto eccentrici, di questo ormai si sono accorti tutti, anche i suoi fratello Martino e Muzio che di questo suo agire se ne fanno spesso un cruccio!
E il parlottìo delle comari ne giova...
Avete mai trovato ristoro all'ombra di una vite? Udito il basso fruscio delle ampie foglie che come mani amorevoli carezzano l'aria? Avete osservato come i suoi rami nodosi si avvinghino con forza a ciò che li circonda, offrendo ricchi frutti a chi conosce la sua natura? Così è la famiglia Molinari. Affonda le proprie modeste radici in un terreno avaro di ricchezze, ma grazie alla propria tenacia ha saputo trarre la linfa vitale per nutrire ognuno dei suoi membri. Come robusti rami si estendono solidi nella comunità, restando indissolubilmente legati al tronco originale, uniti dal sangue e dal nome, fortificati dall'unione famigliare.
Tra tutti i concittadini di Monsanto, i Molinari sono quelli che considerano la famiglia come un dono divino e perciò prezioso. Infatti non esiste aneddoto scritto, o tramandato verbalmente, che parli di un litigio tra di loro. Del resto si sa che i panni sporchi si lavano in casa, e forse è per questo che sono proprio loro a gestire la lavanderia del paese.
La tradizione dei Molinari prevede che ogni membro abbia in cura un ramo a cui la sua esistenza è legata. Se il ceppo piantato nella terra di famiglia si spezza o si rinsecchisce vuol dire che la malasorte sta bussando alla porta.
Ad ogni modo il ciclo della vita va rispettato: per i Molinari la morte è concime per i nuovi rami.