Marta parla poco, sarà per la timidezza, o per il fatto che non si sente ancora integrata.
O forse è a causa della brutta caduta che ha fatto da bambina e che le ha provocato una difficoltà nel pronunciare bene le parole. A suo modo però si fa capire con gli sguardi e con i sorrisi.
Marta sembra felice della sua nuova casa e pare abbia dimenticato Vinacciolo, il paese da dove è arrivata con il fratello Clemente diversi anni fa. Ora lui vive con i Chiossa, ma nonostante ciò li si vede spesso passeggiare insieme.
Qualcuno dice di averla vista pregare più spesso ora che la partenza per la guerra si avvicina.
Qualcun altro asserisce di averla udita mentre tra le lacrime ringraziava il Signore.
Avete mai trovato ristoro all'ombra di una vite? Udito il basso fruscio delle ampie foglie che come mani amorevoli carezzano l'aria? Avete osservato come i suoi rami nodosi si avvinghino con forza a ciò che li circonda, offrendo ricchi frutti a chi conosce la sua natura? Così è la famiglia Molinari. Affonda le proprie modeste radici in un terreno avaro di ricchezze, ma grazie alla propria tenacia ha saputo trarre la linfa vitale per nutrire ognuno dei suoi membri. Come robusti rami si estendono solidi nella comunità, restando indissolubilmente legati al tronco originale, uniti dal sangue e dal nome, fortificati dall'unione famigliare.
Tra tutti i concittadini di Monsanto, i Molinari sono quelli che considerano la famiglia come un dono divino e perciò prezioso. Infatti non esiste aneddoto scritto, o tramandato verbalmente, che parli di un litigio tra di loro. Del resto si sa che i panni sporchi si lavano in casa, e forse è per questo che sono proprio loro a gestire la lavanderia del paese.
La tradizione dei Molinari prevede che ogni membro abbia in cura un ramo a cui la sua esistenza è legata. Se il ceppo piantato nella terra di famiglia si spezza o si rinsecchisce vuol dire che la malasorte sta bussando alla porta.
Ad ogni modo il ciclo della vita va rispettato: per i Molinari la morte è concime per i nuovi rami.