Cosa sarebbe Monsanto se non ci fosse una proba guida spirituale?
Da quando ha sostituito la sorella maggiore Salomè nella gestione del convento sembra che le cose funzionino meglio, del resto si sa che i Salestri sono uno più saggio dell'altro.
Ama guardare i fedeli che si addentrano nella chiesa la domenica: fa loro mezzo sorriso e saluta con un lieve cenno del capo.
Poi è solita sedersi, sfidando ogni tradizione, tra le ultime file, alle spalle di tutti i fedeli.
Che preferisca averli tutti sott'occhio o che si senta l'ultima di loro?
Questo non è dato sapere, ciò che di lei si è inteso è che non sia molto espansiva ma ami contornarsi sempre di persone fidate.
Un membro della famiglia dei Salestri lo si può riconoscere dal suo dito indice pronto a redarguire chi si allontana dalla strada maestra. Anche i suoi occhi si distinguono dagli altri, perché in quello sguardo brilla fervente la fiamma della morale.
Da che si ha memoria i Salestri sono i custodi dell’etica di Monsanto, e infatti da generazioni le badesse del convento portano il loro cognome. Se per alcuni quel ruolo è visto come fonte di potere, per questa famiglia è invece un dovere a cui non può tirarsi indietro. Tutti i Salestri infatti vengono cresciuti ed educati con la consapevolezza di essere le persone giuste per guidare il paese. E per questo le cronache di Monsanto sono piene di racconti sulle controversie tra i Salestri e gli Alfieri. Tuttora una loro lite non sorprende nessuno.
Un altro tratto distintivo di questa famiglia è il drappo rosso che tutti portano legato alla cintola: un tessuto che ostentano con orgoglio. Se quel paramento mostra tanti nodi, significa che chi lo indossa ha compiuto molte buone azioni e la saggezza regna sovrana nella sua mente.
Ma solo il più saggio fra i Salestri, ossia colui o colei che ha il drappo più aggrovigliato, può decidere chi si merita un nuovo nodo.
E così tra di loro si giudicano e chiacchierano di rivalsa, di sdegno e di doveri dalle ragionevoli prospettive.
Chiacchierano e giudicano. Continuamente.