Sauro Salestri è un uomo come ahimé non se ne fanno più.
Retto, saggio e coraggioso come nessuno. Monsanto ricorda ancora quando in gioventù salvò la vita di una piccola Molinari, rapita dal Ladro di Bambini.
Una luce dal cielo, benedizione della Santa Calante, giunse a Sauro come una grazia permettendogli di compiere il miracolo e guidandolo a sconfiggere il mostro.
Eppure Sauro è sempre stato un uomo schivo, non ha mai voluto cariche pubbliche, né gloria, né riconoscimenti e, modesto come un santo, prosegue la sua vita sobria nella caccia e nel servizio verso i bisognosi.
Un membro della famiglia dei Salestri lo si può riconoscere dal suo dito indice pronto a redarguire chi si allontana dalla strada maestra. Anche i suoi occhi si distinguono dagli altri, perché in quello sguardo brilla fervente la fiamma della morale.
Da che si ha memoria i Salestri sono i custodi dell’etica di Monsanto, e infatti da generazioni le badesse del convento portano il loro cognome. Se per alcuni quel ruolo è visto come fonte di potere, per questa famiglia è invece un dovere a cui non può tirarsi indietro. Tutti i Salestri infatti vengono cresciuti ed educati con la consapevolezza di essere le persone giuste per guidare il paese. E per questo le cronache di Monsanto sono piene di racconti sulle controversie tra i Salestri e gli Alfieri. Tuttora una loro lite non sorprende nessuno.
Un altro tratto distintivo di questa famiglia è il drappo rosso che tutti portano legato alla cintola: un tessuto che ostentano con orgoglio. Se quel paramento mostra tanti nodi, significa che chi lo indossa ha compiuto molte buone azioni e la saggezza regna sovrana nella sua mente.
Ma solo il più saggio fra i Salestri, ossia colui o colei che ha il drappo più aggrovigliato, può decidere chi si merita un nuovo nodo.
E così tra di loro si giudicano e chiacchierano di rivalsa, di sdegno e di doveri dalle ragionevoli prospettive.
Chiacchierano e giudicano. Continuamente.