Il suo passo è fermo, conferendo al suo incedere una spiccata signorilità. Ogni gesto è perfetto, e ogni parola detta non è mai fuori posto. Nulla in Aurora appare superfluo e questo mette spesso in soggezione le anime invidiose del paese.
Essere la moglie del sindaco Alberico è un ruolo che richiede impegno. Casa e chiesa nel suo vocabolario sembrano sinonimi, e le malelingue cercano di spiare dietro alla sua apparenza per scoprire se ci sono macchie nella sua alcova. I più attenti si sono accorti che gli unici a destare in lei piccole smorfie di disappunto sono i suoi amati e cari figlioli Alessandro e Artemide.
"L'armatura di un Alfieri deve sempre brillare al sole come l'oro sul quale camminiamo" questa è la buonanotte che dedica a tutta la famiglia prima di soffiare sulla fiamma della candela.
La sua camminata impettita e a testa alta, quando con la famiglia si reca alla messa, dimostra all'intero paese come esso sia un baldo e fiero giovane, orgoglioso del nome che porta. Siede alla destra del padre Alberico e alla sinistra della madre Aurora. Eppure c'è chi afferma con certezza che, fissandolo bene in volto, si possa notare come il suo sorriso non sia così dritto come la sua schiena, e come il suo sguardo non sia poi così superbo come dovrebbe essere quello di un Alfieri.
Falsità, solo falsità dettate forse da mera invidia, È risaputo che tutti i padri e le madri di Monsanto non sperano altro che lui si innamori delle proprie figlie e che le copra con il lustro del suo nome. Ma il suo cuore sembra essere come di pietra.
Che sia la responsabilità di portare avanti una discendenza che grava sulle spalle del ragazzo? Suvvia, un po' di comprensione; non è tutto oro quel che luccica ed essere un Alfieri non è mai compito facile, a nessuna età...
AurelioAurelio - L'avvoltoioGiocatore: Skana - Mauro ScanagattaGruppi: Famiglia AlfieriTeaser: Aurelio Alfieri è quel tipo di uomo a cui non ci si rivolge per simpatia, ma quando si ha un problema. Si dice in giro di fare attenzione quando si stringono patti con lui, poiché chiede molto in camb (...) Alfieri è quel tipo di uomo a cui non ci si rivolge per simpatia, ma quando si ha un problema. Si dice in giro di fare attenzione quando si stringono patti con lui, poiché chiede molto in cambio e non ammette ritardi.
Chissà se è vero che la notte, prima di andare a dormire, è solito contar per tre volte ogni centesimo da lui guadagnato, e poi segnarsi la cifra su un foglietto che tiene sempre in tasca come una reliquia.
Tuttavia non ci sono molti coraggiosi a Monsanto capaci di appellare AurelioAurelio - L'avvoltoioGiocatore: Skana - Mauro ScanagattaGruppi: Famiglia AlfieriTeaser: Aurelio Alfieri è quel tipo di uomo a cui non ci si rivolge per simpatia, ma quando si ha un problema. Si dice in giro di fare attenzione quando si stringono patti con lui, poiché chiede molto in camb (...) “senza cuore”, di rammentare in sua presenza il giorno in cui arrivò secondo durante le elezioni a sindaco, o ancora di lodar suo fratello maggiore AlbericoAlberico - Il Sindaco di MonsantoSpeciale: PNGGiocatore: Maurizio MarianiGruppi: Famiglia AlfieriTeaser: Sindaco di Monsanto e Capofamiglia degli Alfieri, la Famiglia più potente e in vista.Alberico Alfieri è noto per essere un uomo molto comprensivo "siamo tutti umani e tutti abbiamo dei difetti.... tol (...).
Eppure, ora che la partenza per la guerra si avvicina, ci si potrebbe accorgere di alcune tristi espressioni sul volto di questo Alfieri.
"Allora esiste un piccolo cuore in quel petto dorato. Che Santa Calante glielo faccia battere più spesso!" dicono a se stessi i più attenti che hanno colto quelle note malinconiche.
Essere una delle devote alla Santa, una Calante, è naturale per Annamaria, donna pia e saggia, e c'è chi dice che sia lei a rappresentare la quintessenza degli Alfieri. Altera ed inflessibile, è tanto rispettata quanto temuta. Persino da suo figlio Alberico, il sindaco di Monsanto.
Un suo giudizio sprezzante è come una mannaia sulla reputazione di un paesano, perché nessuno osa veramente contraddirla. Del resto è sua la voce più alta a recitare i salmi in Chiesa, sovrastando alta e melodiosa anche quella della Badessa, che sia la vecchia o la nuova.
Come un giudice ella si erge, sentenziando senza esitare, soppesando colpe e virtù, e c'è chi fra i Monsantesi pende dalle sue labbra, quasi fosse, attraverso di esse, la stessa voce del Signore a dispensar giustizia.
Credetemi quando vi dico che Artemide è la più grande bastian contraria di tutta Monsanto.
Ah, quella ragazza è decisamente fuoco che arde, testarda e ribelle, e non c'è stato un giorno nella sua vita che non sia stata ripresa dalla madre Aurora...
Il suo spirito rivoluzionario però si placa quando imbraccia uno strumento musicale; per tutti i capelli di Santa Calante lei sì che è un'artista!
Non che questo la renda meno problematica agli occhi della famiglia Alfieri, di sua madre e di suo fratello Alessandro in particolare.
Ma che ci volete fare, lo sappiamo tutti che non si può domare uno spirito libero, giusto?
Dammi retta: Alfio ha veramente l'argento vivo addosso!
Non l'ho mai visto riposarsi all'ombra di un salice. Sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa.
Come se non ci fosse mai abbastanza tempo. Come se ci fossero troppe cose da fare. Troppe cose da scoprire.
Beh, se c'è un segretuccio che scivola per le vie di Monsanto, stai pur certo che lui ne saprà qualcosa.
Lui, la sua penna e il suo taccuino pieno di appunti. Quindi se tu volessi far sapere in giro qualche peccatuccio di un monsantese rivale, riferiscilo ad Alfio e tutto il paese potrà esserne informato grazie ai suoi articoli.
"Alfio è così diverso da Adamo! Siamo sicuri che siano davvero fratelli?" Ti verrebbe da dire osservandoli insieme. Fai attenzione a quello che pronunci però, Alfio potrebbe venire a sapere qualcosa anche su di te. O potrebbe fiutarlo. Mai mettersi tra un giornalista e la sua notizia.
“Attenti al Gorilla” son soliti gridare i bambini per le strade di Monsanto quando scorgono avvicinarsi l'ombra di Adamo.
Inconfondibile. Temuta. Come poche qui in paese. Eccome se loro la temono.
E sanno bene che se solo Adamo Alfieri li sentisse apostrofarlo a quel modo, inizierebbe a soffiare come un toro, arrossendo di furia e ardore. Caratteristiche che a dir la verità non mancano di certo alla nostra Guardia Cittadina.
I maldicenti insinuano che pecchi di acume e di intelletto, perché il buon Dio li ha riversati tutti in suo fratello Alfio. Tuttavia Adamo, uomo dalle mani bucate e parco di parole, pare che prenda davvero sul serio il suo dovere nei confronti di Monsanto, dedicandosi con impegno e costanza verso l’ordine e la salvaguardia dei suoi compaesani, come solo un Alfieri sa fare.
"Aldo, come sarà il tuo futuro?"
"Mi vedo mentre supero il transetto di una chiesa imponente, proprio nel presbiterio, a fianco all’ambone, vestito di bianco e di porpora, intento a leggere le Lettere ai Corinzi durante un'importante celebrazione".
In effetti tra tutti i monsantesi, Aldo è il più bravo a servir messa con tutta la fede che ha in corpo. Devoto e severo, il cuginetto di casa Alfieri, nonostante la sua giovane età, sembra difatti quasi un vecchio sacerdote austero quando lo si sente parlare di Dio e di tutti i Santi.
Non di rado lo si vede paonazzo in volto quando annusa il sentore di un peccato, e il fervore lo prende tutto perché la purezza nel Signore è il tesoro più prezioso da difendere.
Sono in molti in paese a rimanere interdetti quando Angela prende parola perché è difficile capirne il senso.
Una volta ha sussultato perché secondo lei il ragno che stava penzolando nell'angolo della taverna aveva il mal di testa.
In chiesa invece è solita incitare i fedeli a pulire con l'Acqua Santa le sedie prima di accomodarsi, sostenendo che la stessa Calante le abbia confidato in sogno di odiare la polvere.
Nessuno sa veramente cosa giri in testa ad Angela, e in molti si domandano se ella sia un castigo divino per punire l'orgoglio degli Alfieri!
Da chi è nata Alba? Da dove si dipana il suo mistero?
Questa giovane fu portata ancora in fasce alla casa degli Alfieri.
"Ho trovato questa povera un'orfana abbandonata per strada mentre rincasavo da un viaggio" confessò il sindaco Alberico, generando in molti monsantesi il desiderio che quella fosse una falsa giustificazione per celare un succulento scandalo.
Di vergogne inconfessabili si dice che sia figlia, ma certo... niente si può dire in più che un sussurro. Quanti sono i mormorii che la seguono!
E Alba, sempre così pacata e solerte come una perfetta dama di compagnia, si comporta come se le chiacchiere fossero solo vento che l'aiuta, alla fin fine, a spazzar meglio la polvere.
"Isidoro è un patriarca serio ed affidabile", non ama scherzare come suo fratello Ilario.
Questo è ciò che si sente dire dalla maggior parte dei monsantesi quando si parla del dottore del paese, il capofamiglia degli Iovine.
In effetti Isidoro è uomo dal cervello fino e dal parlar forbito, al massimo un po' pomposo, ma imparziale e retto, esigente verso i figli Isacco, Isotta e Icaro, è sempre pronto come il suo sangue a promettere sul vino come la tradizione di famiglia insegna.
Qualcuno si preoccupa che la guerra sarà inclemente con lui, che l'età gli abbia dato saggezza, ma non troppa resistenza. Tuttavia ultimamente il suo sguardo appare turbato da qualcosa di preoccupante, ma che sembra sempre voler celare tra le braccia di sua moglie Carlotta.
“Su qui e su qua l’accento non va; su lì e su là l’accento ci sta”. Eccome se ci sta.
Follemente innamorata delle sillabe e dei suoni che la lingua può articolare, per creare parole, frasi, poesie e leggende da narrare.
Sempre immersa nei suoi libri, Iolanda Iovine è maestra per vocazione. Con fatica tenta di nascondere l’orticaria che le danno gli errori che sovente commettono i suoi compaesani… eppure il condizionale è così soave alle sue orecchie, come è possibile non cogliere il dolce suono di questo tempo verbale?
Nell’attesa che il suo adorato gregge di piccoli bambini da istruire torni dalla Capitale, si dedica alla sua carica di devota Calante ed elargisce dottrina e insegnamenti agli sventurati che le capitano a tiro. D’altronde, è noto, chi non ama essere corretto in pubblico?
Chi l’avrebbe mai detto che una Chiossa potesse riuscire a camminare a testa alta in mezzo a sì tanti saccenti e dotti? Nonché essere la compagna di una delle persone più in vista e rispettate della città, Isidoro il medico di Monsanto, un ruolo che pochi potrebbero sostenere senza abbassare lo sguardo?
Eppure Carlotta, una sempliciotta di buon cuore, non ha proprio nulla da invidiare ad alcuno.
Ha conquistato il rispetto e l'amore della sua numerosa famiglia con sudore e fatica, senza mai risparmiarsi. Orgogliosa e innamorata, non manca mai di sorridere alla vita, anche quando non viene ricambiata.
Chi ha conosciuto la miseria, non la scorda così facilmente e Carlotta pare proprio avere la memoria di un elefante.
Se qualsiasi abitante di Monsanto dovesse puntare il dito accusatorio su uno degli Iovine, certo quello non indicherebbe Icaro.
Sempre cordiale e gioviale, un figlio che ogni padre vorrebbe avere, un figlio che sul collo regge una vera testa.
Sembra che di questo se ne siano accorti tutti in paese, tranne suo padre Isidoro. In molti gradirebbero che Icaro seguisse le orme del genitore, ma lo si vede spesso attaccato alla gonna della sorella Isotta, più che alla giacca del rispettato padre.
Che sia questo atteggiamento un segno di debolezza del ragazzo? Qualcuno direbbe di sì, e che lo avrebbe ereditato dalla madre Carlotta. Sarà sempre vero che le azioni dei figli dipendano sempre da quello che hanno insegnato i genitori?
Non importa, gli Iovine sono uomini di scienza ed è sempre bene averli come amici ed è sempre bene puntare il dito accusatorio verso un'altra famiglia.
Qualcuno ha bisogno di un bravo artigiano che esegue lavori in oro o altri metalli preziosi? Ivo è l’uomo giusto a cui rivolgersi.
È facile riconoscerlo, parla poco e apre bocca solo quando deve. Ci sono molte cose su cui non ama disquisire, come ad esempio sulle spiacevoli circostanze in cui si è trovato quando era giovane.
Se lo intravedete conversare sicuramente starà menzionando il suo ultimo lavoro, la sua fede o quante gliene fa passar sua moglie Imma.
"Ma come fa Ivo a sopportare quella donna che sembra sempre insoddisfatta, e con piglio giudicante gli rammenta ogni sua inadeguatezza?" si domandano quelli che li ritengono una delle coppie più bizzarre.
Tuttavia qualcuno riferisce di una loro peculiare consuetudine: quando giunge la sera sono soliti legger libri insieme sotto la luce delle stelle.
Una frase a testa. Per ore e ore.
Ippocrate non è esattamente l'uomo più fortunato di Monsanto. E nemmeno quello più amato, a dirla tutta.
Dire che sia bislacco è dir poco! Tutto il paese si domanda a che diavolo serva quel cappello, e per quale motivo è ornato da tutte quelle dannate ossa? Credo che nemmeno Santa Calante lo sappia.
Gli abitanti di Monsanto credono che lui e i suoi amici portino jella: un segaossa, un beccamorto, un bracciante ed un allegro forzuto, non esattamente le persone che vorresti incontrare dopo la messa.
Ippocrate è un uomo complicato, ma sicuramente sotto quell'aspetto particolare ed i modi schivi si nasconde un'anima buona, o almeno questo è quello che ci è stato raccontato. Tuttavia non gridatelo troppo ai quattro venti, non vorrete mica rovinargli la piazza di "macellaio segaossa".
Che Santa Calante abbia questo giovane in gloria, così promettente ma anche così sciocco.
Essere il primogenito del medico di Monsanto, Isidoro, non è cosa da poco, e pare che Isacco non abbia per nulla seguito le orme del padre.
Forse incompreso? Forse viziato o annoiato? Chi lo sa, ma chiunque si pone queste domande nel vedere Isacco quando fa lo sbruffone insieme alla sua compagnia di brutti ceffi del villaggio.
Di norma è un giovane a modo, silenzioso, ma ultimamente cammina con una grande tristezza negli occhi, che pare peggiorare di giorno in giorno da quando ha scoperto di dover partire per il fronte. Forse è la volta buona per redimersi agli occhi di Dio e di Calante prima di allontanarsi dal villaggio! Nessuno scenderebbe mai sul campo di battaglia con l'ira di un santo addosso!
In paese ormai nessuno si stupisce quando un monsantese spira e Iacopone si presenta con un epitaffio funebre già pronto da incidere sulla lapide. Sarà forse tale prerogativa ad aver sparso in paese l'idea che questo buon Iovine possa portare sfortuna?
Oppure è il fatto che le sue nozze sono state rimandate per ben quattro volte? Una casualità non troppo fausta in effetti!
Se poi si aggiunge anche il suo inusuale lavoro, non si possono biasimare i compaesani quando compiono gesti scaramantici al passaggio di Iacopone: infatti lui morde il piede del morto per verificarne il vero decesso.
Da lì il titolo fin troppo esplicativo di Beccamorto, che molti, tra cui il fratello più piccolo Iacopino, usano come fosse il suo nome di battesimo.
Se qualche monsantese dovesse descrivere la quotidianità di Imma direbbe ch'ella appare costantemente in preda ad uno stato d'animo tormentato. Alcuni credono che i timori e i sospetti di perdere suo marito Ivo per opera di altri non la facciano dormire la notte.
Donna ligia al dovere, ma sempre pronta a dare adito a pettegolezzi o a millantare le sue virtù di brava religiosa.
Ama comandare suo marito e nel contempo lamentarsene, sottolineando in continuazione ogni sua carenza.
Più volte Imma è stata vista in preda all’ira per uno sguardo o una parola di troppo del suo consorte nei confronti del gentil sesso. In paese si spettegola spesso dei due, soprattutto ora che il loro unico figlio è partito per La Capitale e Imma ha più tempo a disposizione da dedicare al suo marituccio.
Avete presente quei sorrisi che non cedono mai?
Ecco! Isotta ha il fuoco negli occhi, lo sguardo di chi non è disposta ad arrendersi di fronte a niente. E ha un cuore grande come il sole.
Se solo ci fossero più persone come lei, il mondo sarebbe un posto migliore.
Sempre pronta a tendere la mano, a sostenere chi zoppica, a prendersi cura di chi soffre.
Forse lei ha preso il meglio possibile dalla madre Carlotta e dal padre Isidoro. Se cercate un viso amico, qualcuno che non vi giudichi, qualcuno a cui interessi davvero di voi, lei è la persona giusta.
Isotta sarà ancora una ragazzina, ma ha già trovato la sua strada. Ed è testarda a sufficienza da percorrerla fino in fondo. Verso qualunque destino.
“Ecco Ciro, Il mio bel giovine sognatore che non fa altro che sbandierar il suo grande amore, che è solito vedere il suo bicchiere mezzo pieno e prova a riempire quello degli altri quando può.”
Solo sua madre Camelia è solita chiamarlo con il suo nome di battesimo. Per tutti lui è “Ciruzzo”.
Se hai il cuore pesante, lui ha la capacità di rendere leggero pure il più duro dei giorni. Se cerchi qualcuno di animo semplice, lui di certo non si esprime con frasi arzigogolate.
Ma se lo cerchi poi sarà difficile dirgli di no quando in cambio chiede un favore per risolvere qualche piccolo pasticcio che ha combinato, come al solito, per fortuna ha sempre addosso lo sguardo vigile di sua zia Carolina!
Dicono che sia colpa del suo sorriso tanto dolce quanto gentile a fargli commettere sempre qualche passo falso.
Per tutta la pazienza di Santa Calante, c'è qualcuno che sopporta Camelia Chiossa?
Una donna pronta a puntare il dito verso anche il più piccolo peccatuccio commesso. Che fatica stare in sua presenza.
Chissà che incubi deve avere il suo povero figlio Ciruzzo!
Si dice "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Ecco! Allora lei non dovrebbe proprio sollevare nessun sasso. Tuttavia ogni cosa merita una sua opinione.
"Camelia deve odiare particolarmente la tua vita se passa le giornate a giudicare quella degli altri" dicono alcuni adulti del paese.
"Secondo me è la noia che traspare dal suo volto a inacidire il cuore di Camelia" dicono altri.
Quel che è davvero peculiare e ciò che canticchiano alcuni giovani: "Corri scappa è arrivata Camelia Chiossa. Fuggi, corri o verrai punito. Vola via e sparisci come ha fatto suo marito".
I ragazzi di Monsanto sanno essere tremendi e irritanti quando si impegnano, anche quando un fondo di verità c'è. Camelia però, quando intorno a lei c'è silenzio, tace e respira a fondo per placare il suo spirito, che sa essere un buono se preso nel verso giusto. Questo è quello che dice il figlio Ciro quando tenta di difenderla.
Una nuova guerra è scoppiata e Calogero conosce bene gli orrori che porterà: glielo ricorda allo specchio la sua orbita vuota che tiene celata con una benda.
Ormai è vecchio per vivere un'altra mostruosità come quella, pure i suoi racconti talvolta spengono gli ardori dei più giovani, perché sono pieni di sangue e di morte.
"Solo chi ha vissuto una guerra sa che significa... la guerra non ha mai senso!" rammenta di tanto in tanto a sua figlia Cesira, scuotendo la testa al pensiero di tutti quelli che non torneranno.
Eppure si dice che si comportò eroicamente sul campo di battaglia, e che perse l'occhio con una fucilata mentre salvava i suoi compagni. Ora non c'è giorno in cui non ringrazi Dio di avere perso solo un occhio e non la vita.
Ma tutta Monsanto lo rispetta, tanto da annoverarlo come uno dei Calanti, i devoti alla Santa. E lui fa quel che può, con le energie rimaste, per far si che il suo amato paese cammini nella luce retta del Signore.
Si narra che il canto dell'usignolo possa ammaliare animali e uomini quando riverbera dal petto alla bocca la melodia dell'amore. Ecco! Caterina se fosse un animale sarebbe proprio l'usignolo.
Tutti conoscono la fama di Caterina che pare abbia raggiunto anche i paesi confinanti con Monsanto.
"Lei si esibisce sul palco come una vera artista" dicono alcuni uomini.
"Come no! Se non vuoi incontrare il diavolo ti consiglio di non essere uno dei suoi capricci!" rispondo le loro mogli.
Poi queste si appartano e nell'ombra di un fienile appellano Caterina con varie gradazioni della lettera P.
"Peripatetica... prostituta... e put... silenzio! Qualche bambino potrebbe sentirci".
Anche l'usignolo di tanto in tanto ha bisogno di riposarsi su un ramo, e Caterina pare abbia trovato il suo ristoro sulla spalla di un uomo in uniforme.
Non di rado quando Cristiano è girato di spalle lo si potrebbe scambiare per sua sorella gemella Cristina, non fosse altro che per gli abiti maschili che indossa. Due gocce d'acqua nell'apparenza, ma profondamente diversi nell'animo.
Cristiano ha tutte le carte in regola per essere un Chiossa: scansafatiche e abile a ficcarsi nei guai.
La sua fortuna è avere un angelo protettore che ha preso il posto di sua madre: Cristina.
Ora che la partenza per la guerra si avvicina ad alcuni è apparso più nervoso. D'altronde è ancora giovane e si sa che deve farsi le ossa.
"Se fossi nata maschio sarei stata un ottimo capofamiglia" . Questa è la lamentela che in molti le hanno sentito boffonchiare, mentre serve al bancone della taverna.
Da quando la madre è venuta a mancare lei si è presa subito cura di suo fratello gemello Cristiano.
Sono identici quei due, tanto che a volte qualcuno li confonde. Ma non ci si può sbagliare perché Cristina ha tutto un altro piglio: non si fa mai mettere in piedi in testa da nessuno ed è sempre lei ad avere l'ultima parola.
Effettivamente dovrebbe portare lei i pantaloni al posto della gonna.
Senza pretesa di voler strafare, Celestino, detto il Cé, dorme al giorno quattordici ore.
Il resto del tempo lo passa in Taverna in compagnia dei suoi compari, seduto ad un tavolino.
Non si risparmia in chiacchiere e risate, pur non avendo il becco di un quattrino.
Se volete offenderlo, offritegli un lavoro, “Non sia mai” ti risponderà “il Capofamiglia dei Chiossa deve aver un certo decoro!”
Non risentitevi Monsantesi per bene, il Cé non ha nessuna intenzione di adattarsi a portar le catene.
La puoi trovare china nel giardino del convento, piegata su se stessa come se l'accudire la terra fosse l'unico compito che il Signore le abbia mai dato. Eppure Carolina è l'unica madre e moglie di Monsanto che abbia avuto il dono divino di avere sei figli e che grazie a questa benedizione potrà avere suo marito al suo fianco.
E allora perché passare tutto questo tempo nel giardino? Perché una donna sanguigna come lei sembra aver deciso, in questi ultimi tempi, di non accudire suo marito Celestino preferendogli le rose?
La sua famiglia è sempre stata il suo giardino più riuscito ma adesso erbacce ed ortiche lo hanno invaso e Carolina sembra una donna impotente e distrutta: è vero che avrà suo marito al suo fianco, ma è altrettanto vero che non avrà più neanche un figlio tra le sue braccia.
Cecco è un Chiossa in tutto e per tutto, perché al suo passaggio semina guai.
Lui non è esattamente il volto della furbizia, non è nemmeno la volpe ingegnosa, ma la faina che devasta i raccolti.
Rabbioso e attaccabrighe, si comporta come se al mondo esistessero solo sottoposti, nemici o prede.
Un poco di buono, un irredimibile, quasi peggio della norma della sua famiglia.
"Ora che andrà in guerra troverà pane per i suoi denti" dicono a Monsanto quelli che lo guardano male "Magari finalmente imparerà un po' di disciplina".
Qualcuno sussurra che forse sarebbe meglio che Cecco non torni proprio. Non certo sua moglie Manuela, con cui ama litigare per poi scoppiare a ridere e ricercare in un bacio la riconciliazione.
Manuela lava i panni con furente energia. Se qualcuno si avvicinasse la sentirebbe imprecare e si stupirebbe, non tanto per l'imprecazione stessa, ma per la fantasia delle sue invettive. Non maledice mai due volte nello stesso modo.
I più avventati dicono che non sia felice per le numerose liti con il marito Cecco.
Del resto come biasimarla, divide il letto con un tale mascalzone.
Tuttavia Manuela non si addormenterebbe mai serena senza prima aver dato un bacio alla sua "dolce" metà.
Clemente è giunto da Vinacciolo accompagnato dalla sorella Marta.
Il suo arrivo ha attirato molti sguardi, il suo sorriso ammiccante ha provocato molti sospiri d'amore e la sua riservatezza ha suscitato molta curiosità.
Ancora oggi c'è chi lo tratta con diffidenza, ma i più sono ben contenti di lui, l'unico uomo Chiossa che si da da fare con un'espressione lieta in volto!
Al tramonto, quando tutti rincasano, lui rimane a guardare il sole mentre si nasconde dietro il colle. Soltanto in quel momento le ombre della sera si allungano su Monsanto e i più attenti si accorgono che sul viso di Clemente sorge una ruga di malinconia.
Se hai un dubbio di dove possa essere Cesira, tutti a Monsanto sanno che la puoi trovare in taverna.
Stretta al fianco di suo marito Martino si è persa ormai la memoria di come una Chiossa sia finita nella famiglia Molinari.
Molti si domandano come sia la sua vita ora che appartiene ad un'altra casata, ma lei testa china sul suo lavoro non ha mai dato risposta a riguardo, soffocando sempre ogni frivolo pettegolezzo dietro al suo sorriso timido e ammaliante.
Si dice che il suo cuore sia stato spezzato due volte: il giorno che è andata in sposa al buon Martino e il giorno in cui credette di aver perso per sempre le sue figlie Milena e Marta.
Chi la consoce bene sa che quel cuore è stato ricucito e adesso che i due suoi affetti più cari partiranno per la guerra dovrà essere più forte che mai.
Se hai un dubbio di dove possa essere Martino il capofamiglia dei Molinari, tutti a Monsanto sanno che lo puoi trovare in taverna insieme alla moglie Cesira.
Dopo una giornata di lavoro e fatica, nulla è più piacevole di un bel bicchiere di birra, o di buon vino alla taverna. E chi ti può dare il miglior consiglio se non il padrone di casa della taverna stessa di Monsanto? Ma ora che c’è la guerra e anche Martino imbraccerà le armi, che fine farà la nostra amata taverna in mano solo a delle donne? Cosa troveremo al nostro ritorno? Ci sarà sempre ad aspettarci un bel bicchiere di birra o il buon vino di Martino? Ma ad ascoltare meglio i mormorii nei vialetti qualcuno ha sussurrato "Speriamo che in guerra Martino faccia meglio di come ha fatto a letto, visto che ha generato solo femmine!".
Sembrerà strano, ma questa chiacchera malevola non è nata dalla bocca di suo fratello Michele.
La gente vede, sente e parla. Purtroppo però vede male, sente poco e parla troppo.
Quindi se per caso hai perso qualche pettegolezzo importante sai bene che se vai nel convento e cerchi Michele, tra lo spolverare una statua o aggiustare una vecchia panca, lui ti racconterà vita, morte e miracoli di ogni abitante di Monsanto.
Non lo fa con cattiveria, ma a volte sembra non dia un freno alla lingua e spesso questo gli provoca la nomea di pettegolo che si è costruito. Certo che è proprio un uomo con atteggiamenti molto eccentrici, di questo ormai si sono accorti tutti, anche i suoi fratello Martino e Muzio che di questo suo agire se ne fanno spesso un cruccio!
E il parlottìo delle comari ne giova...
Se riusciste a guardare oltre la patina dorata che la ricopre, sono certo che potreste scorgere la verità.
Mirabella, la ballerina, è una delle creature più delicate e dolci che questo villaggio abbia mai avuto la fortuna di conoscere.
Nessuno si sorprende se Marino, suo marito, è uno degli uomini più invidiati. Eppure, dietro a quell'eleganza impossibile e a quella grazia quasi eterea, che non ha certamente preso dal padre Memonio, galleggia una malinconia sottile: il destino di chi insegue la felicità e di chi persegue fino in fondo la perfezione.
Se volete un consiglio, lasciatevi scaldare da ognuno dei sorrisi di Mirabella, fatevi rapire dal modo in cui sa scegliere ogni passo, ma non badate, se potete, al vento d'inverno che attraversa il suo sguardo.
Lei ve ne sarà grata e saprà esserne felice. E voi potrete ancora vederla danzare.
Quando Marino parla è soprattutto per immagini: per descrivere il mare, o per trovare un nuovo modo di far sembrare un tramonto una cosa ogni giorno originale, mai banale.
"Con questo animo d'artista Marino mi ha conquistata" confessa la moglie Mirabella alle amiche curiose.
Questo Molinari ha lo sguardo di chi sembra sempre guardare, nel mondo e nelle persone, oltre il visibile per apprezzare qualcosa di più prezioso. Cerca la bellezza in ogni cosa e in ogni situazione, e dà valore alle persone; un uomo buono che parla e mostra poco di sé, se non con una tavolozza o una grafite e un foglio su cui disegnare la sua realtà.
C'è qualcosa di triste che sembra trascinare con sè, ma... non è in fondo quell'aura malinconica e stonata a dare agli artisti un certo piglio?
Se la vita fosse una partita di carte, Memonio sarebbe il due di briscola.
Passa così tanto tempo da solo, smarrito là tra le sue pecore, che secondo molti si è quasi dimenticato come si faccia a parlare senza belare. Persino i figli, Mirabella e Maurilio, sono dello stesso parere.
Scorbutico e burbero, assomiglia ad una caffettiera quando sale il caffè. Eppure, effettivamente, quando c'è bisogno di lui, compare sempre. Ogni volta che a Monsanto serve aiuto lui arriva, quasi in punta di piedi, e si fa carico di tutti i problemi senza dire niente. E generalmente le cose vanno a posto.
Nessuno sa perchè si comporti in questo modo, forse son quelli della sua generazione ad essere fatti così. Chissà quanti ricordi si accumulano sopravvivendo a tutti questi anni: alla fine nessuno sa quanto a fondo scavino le sue radici.
Quello che è certo è che l'albero non crolla. Mai.
"Una svergognata che va dietro a tutti i pantaloni dei forestieri" mormorano i malevoli.
Ma Milena sembra non curarsene, con i suoi modi gioviali e sfrontati...
È curioso che proprio colei che è stata salvata da un atto di amore divino, ora si lasci andare con così tanto scandalo all'amore profano!
Immaginatevi la sorpresa quando ha detto che vuole dare la sua vita alla patria e servire l'esercito come vivandiera!
"Bah... vorrà allietare a modo suo i nostri soldati al fronte!" sussurrano malignamente le vecchie...
In tempi duri e dubbi come questi, quando del diman non v’è certezza, ogni cittadino di Monsanto sa che alla Bottega di Maurilio Molinari troverà sempre ogni cosa al suo posto.
Anche il più piccolo granello di polvere ha una sua precisa, definita collocazione. Cortese ed abitudinario, accoglie sull’uscio ogni avventore porgendogli un panno lindo per le mani e un saluto cordiale, sempre lo stesso, come si conviene ad un uomo dabbene. E non c’è cittadino di Monsanto che non si sia chiesto quale arcano segreto ci sia dietro l’unione di quest'acqua cheta con la sua metà Marcella, che più che dolce, pare proprio un uragano.
Quando nasci con l’argento vivo addosso, più che un dono, pare essere una vera e propria maledizione.
Marcella Molinari non ha figli, non ha un’occupazione e soprattutto non ha mai pace. In particolar modo quando si tratta di suo marito Maurilio e dei suoi affari, in cui sembra voler sempre mettere becco.
Non perde mai una buona occasione per chiudere la sua boccaccia, è più forte di lei, e più di una volta questo le è costato un sermone in più da parte del Convento.
Ma se credete che “Can che abbaia non morde”, provate a parlar male della sua famiglia con lei. Potreste ricredervi.
Marta parla poco, sarà per la timidezza, o per il fatto che non si sente ancora integrata.
O forse è a causa della brutta caduta che ha fatto da bambina e che le ha provocato una difficoltà nel pronunciare bene le parole. A suo modo però si fa capire con gli sguardi e con i sorrisi.
Marta sembra felice della sua nuova casa e pare abbia dimenticato Vinacciolo, il paese da dove è arrivata con il fratello Clemente diversi anni fa. Ora lui vive con i Chiossa, ma nonostante ciò li si vede spesso passeggiare insieme.
Qualcuno dice di averla vista pregare più spesso ora che la partenza per la guerra si avvicina.
Qualcun altro asserisce di averla udita mentre tra le lacrime ringraziava il Signore.
Cosa sarebbe Monsanto se non ci fosse una proba guida spirituale?
Da quando ha sostituito la sorella maggiore Salomè nella gestione del convento sembra che le cose funzionino meglio, del resto si sa che i Salestri sono uno più saggio dell'altro.
Ama guardare i fedeli che si addentrano nella chiesa la domenica: fa loro mezzo sorriso e saluta con un lieve cenno del capo.
Poi è solita sedersi, sfidando ogni tradizione, tra le ultime file, alle spalle di tutti i fedeli.
Che preferisca averli tutti sott'occhio o che si senta l'ultima di loro?
Questo non è dato sapere, ciò che di lei si è inteso è che non sia molto espansiva ma ami contornarsi sempre di persone fidate.
Le Gatte Masciare, le Zobiane, le Beate Donnette, o le Bele Butele. Sembrano infiniti i nomi con cui i paesani etichettano le donne come Susanna.
Con i suoi metodi non convenzionali, con le sue piante e con i suoi rimedi naturali lei evoca nei cuori di tutti una sorta di paura reverenziale dovuta al mistero che la circonda.
Nonostante ciò tutti conoscono la sua devozione alla Santa che ha fatto diventare Susanna una delle donne più devote e illuminate di Monsanto, una Calante. Del resto è una Salestri e buon sangue non mente.
Se camminando noti un cappello sul selciato, sta sicuro che appartiene a Saverio. Ogni giorno si reca al lavoro e attende che si avvicinino delle scarpe.
Difficilmente Saverio alza lo sguardo verso i clienti, sembrerebbe che tutto quel che conta siano solo le scarpe, che lui lucida fino a farle diventare come specchi, canticchiando un motivetto che ormai tutti in paese conoscono.
Si crede che sappia conversare meglio con le scarpe che con gli uomini. Ha paura di tutto Saverio, ha persino paura di guardare i clienti in viso, forse è per quello che preferisce che mettano i loro soldi nel cappello.
Sembra quasi, vista la sua poca spigliatezza, non essere il fratello minore nè di Sabino, capofamiglia della casa Salestri, nè di Sergio che di parole ha sempre piena la bocca.
Certo che se ne dicono di cattiverie! Molti si prendono gioco di lui, ma i più lo amano e lo proteggono.
La vedi camminare per le strade, ti guarda come una gazza curiosa, poi la guardi di rimando e non li riesce a reggere, i tuoi occhi.
Distoglie immediatamente lo sguardo, ma ti è chiaro che qualcosa ti voleva dire... invece no.
Serafina balbetta spesso, ed è così strano pensarla parte di una casata così rigorosa, unica genita del capofamiglia, Sabino.
Non ancora maritata, a volte Serafina viene vista come la scemotta del villaggio e a volte un completo mistero.
Certo, qualcuno dice che può essere un'elaborata maschera e che forse è la più subdola di tutti.
Sarà per questo che ispira sospetto più che simpatia?
A Monsanto ce ne sono stati tanti di capifamiglia, ma mai astuti e capaci quanto Sabino.
Fiero e orgoglioso della sua famiglia Sabino sa cosa vuole, e da chi la vuole specialmente.
Inutile dire che i Salestri e gli Alfieri sono in competizione da tempo, e solo Santa Calante sa quale delle due famiglie sarà capace di guidare Monsanto con il ruolo di sindaco. Da che si ha memoria sono sempre stati gli Alfieri, anche se ultimamente i venti sono cambiati.
Sabino è mosso dalle migliori intenzioni certo, ma sarebbe una soddisfazione non da poco essere colui che ha permesso ad uno della sua famiglia di diventare sindaco. Vorrà scommettere sul fratello Saverio? O sulla figlia Serafina? Se solo entrambi non fossero così impacciati... Rimane l'altro fratello Sergio, ma quella brutta faccenda sul furto di pecore continua a pesare sulla sua carriera.
La gloria va al passo con le buone intenzioni? Ai posteri l'ardua sentenza.
Ruolo ingrato quello che è spettato a Serenella, ma nonostante la sua giovane età lei non è certo tipa da tirarsi indietro di fronte ai doveri verso il suo paese, perché è forte nelle sue vene il sangue dei Salestri.
Con rigore e dovizia bussa di porta in porta chiedendo l’obolo ai suoi compaesani… e chi può dire di no a questo angioletto?
Delicata come una rosa, dolce come il miele, quando non è “in servizio” la puoi scorgere sognante affacciata alla sua finestra che attende l’arrivo del suo principe per diventare grande.
Ma badate bene, uomini e donne di Monsanto, non un principe qualunque… il SUO Principe!
Ogni famiglia ha una pecora nera. E Silvestro è stato a lungo quella della saggia famiglia dei Salestri... donnaiolo, sfaccendato, perdigiorno... Un uomo fatto apposta per inguaiare le donne con quel suo sorriso ribaldo.
Poi un giorno, non si sa nè il come nè il perchè, il sangue di famiglia lo ha richiamato all'ordine e anche lui ha iniziato a trovarsi un buon mestiere. Si è messo a coltivare i campi incolti di famiglia e oggi contribuisce attivamente al sostentamento dei Salestri.
Pure non lesina mai una puntata ai dadi in taverna, seduto davanti ad una birra gelata con il suo vecchio amico d'infanzia "il Cè"... certi vizi sono duri a morire, in fondo... Anche perchè quel sorriso ha assunto una piega amara ed insoddisfatta... si pensava che fosse finamente pronto ad accasarsi, ma ha poi ha detto di voler partire soldato... Che cambiamento!
Sergio sa parlare così bene, tanto che la gente ha iniziato a chiamarlo “il politicante”.
Sergio sorride quando fa arrossire il fratello Saverio semplicemente narrando la sua ultima avventura nel letto di una nuova donna di Vinacciolo.
Sergio diventa serio quando Sabino, l'altro fratello maggiore nonché capofamiglia, gli impartisce una raccomandazione.
Sergio però si innervosice quando si parla del suo passato, in particolar modo di quel furto di pecore da cui lui uscì come colpevole e per il quale non rimase impunito.
Tuttavia Sergio è sempre un Salestri! Incarna la rettitudine propria della sua famiglia, e non spreca forze quando elargisce pomposi discorsi sulla moralità. La sua ambizione ed il suo desiderio di diventar sindaco sono noti, così come è celebre la sua poca tolleranza per calunnie e dicerie.
Il Buon Signore quando è nata Speranza ha deciso di benedirla con la virtù di saper tenere le redini in ogni circostanza.
Lei lo fa con grazia e con severità, ma mai con superbia. Quella la lascia agli uomini, ad esclusione di suo marito Stefano: in famiglia è bene che una moglie indirizzi il proprio consorte sulla giusta strada senza troppe resistenze.
A chi in paese osa dirle "Tuo marito è proprio un Santo", con la solita prontezza lei risponde: "Se veramente lo fosse, Stefano mi avrebbe donato una figlia più lungimirante di Serenella!"
Molti in paese si domandano che cosa sarebbe successo ai Salestri se Stefano fosse stato il capofamiglia.
La risposta è sempre la medesima: sarebbe andata a ramengo.
Non perché non abbia giudizio o altre virtù. Lui semplicemente non ha polso.
Ubbidisce sorridendo a ciò che sua moglie Speranza comanda, anche quando le sue richieste sembrano capricci.
“Poveruomo, porta sfortuna e non è molto furbo. Ora capisco da chi ha preso sua figlia!” qualcuno mormora in chiesa la domenica guardandolo mentre prega.
E lui sempre ricambia l’accusa con un sorriso, stringendo i pugni nascosti nelle tasche.
Sauro Salestri è un uomo come ahimé non se ne fanno più.
Retto, saggio e coraggioso come nessuno. Monsanto ricorda ancora quando in gioventù salvò la vita di una piccola Molinari, rapita dal Ladro di Bambini.
Una luce dal cielo, benedizione della Santa Calante, giunse a Sauro come una grazia permettendogli di compiere il miracolo e guidandolo a sconfiggere il mostro.
Eppure Sauro è sempre stato un uomo schivo, non ha mai voluto cariche pubbliche, né gloria, né riconoscimenti e, modesto come un santo, prosegue la sua vita sobria nella caccia e nel servizio verso i bisognosi.
Adele sa che la guerra sarà brutta, ma sa anche che non potrebbe mai abbandonare chi gli è tanto caro.
"Meglio morire al loro fianco" ha detto "piuttosto che vivere in loro assenza".
Così quella giovane donna ha dimostrato di avere il coraggio di un feroce leone e si è offerta volontaria per rammendare le divise ai poveri commilitoni, tra le lacrime dei parenti che l'avrebbero preferita al sicuro nel villaggio e la gioia di chi ha saputo che sarebbe stata una compagna.
Non c'è una macchia sul suo conto, non c'è una voce storta sulla sua persona. Sempre felice si aggira tra le strade del paese regalando buonumore a tutti. Praticamente è un raggio di sole...
Lo chiamano "il poeta" perché è solito mettere in rima qualsiasi cosa, specialmente quando ha alzato un po' il gomito.
In tanti hanno visto le sue dita sporche di inchiostro, ma veramente pochi credono che lui sappia scrivere.
"Oh andiamo, Ildegardo non può avere questa dote!" dicono i più. Ma lui non se ne cura, ed è sempre allegro e gioviale, un'ottima compagnia in taverna ed un uomo molto pio tra i banchi della chiesa.
"Peccato però che abbia quella brutta, brutta, brutta gobba, perché altrimenti sarebbe sicuramente già maritato" dicono le pettegole. Alle malelingue che glielo fanno notare lui risponde sempre "Cosa volete che sia? La gobba... addobba!"
Quando qualcuno parla di Marzia spesso dice ch’ella appare a volte distaccata, seria, ma quando ride lo fa di gusto. Chissà se queste luci e ombre sono sorte in lei da quella volta in cui scomparve insieme alla sorella Milena?
Lei ha un piglio coraggioso, specie quando suo padre Martino le grida rimproveri e lei non abbassa la testa. Certo che pure la madre Cesira avrebbe potuto raddrizzarla se avesse avuto più polso! Nonostante sia una Molinari, Marzia sembra non far parte della famiglia, preferendo il duro lavoro al fiume piuttosto che servire birra in taverna. Peccato che siano ben pochi i monsantesi che conoscono l’anima profonda di Marzia, altrimenti eviterebbero di sparlare alle spalle, mentre lei si appresta china sul greto a lavare via le macchie dai panni.
Sindaco di Monsanto e Capofamiglia degli Alfieri, la Famiglia più potente e in vista.
Alberico Alfieri è noto per essere un uomo molto comprensivo "siamo tutti umani e tutti abbiamo dei difetti.... tolleranza ci vuole, e comprensione!"
Forse per questo è tanto amato ed è diventato Sindaco... immune alla spocchia di cui spesso la sua famiglia si ammanta, è davvero un brav'uomo.
Chissà se la sua prole sarà davvero degna di cotanto avo!
57 - MUZIO MOLINARI
L'ALLEGRO FORZUTO
Quando c'è da spostare un carretto ci si fa aiutare da Muzio, e così pure se in squadra del tiro alla fune c'è Muzio la possibilità di vincere aumenta di brutto!
Ma non è l'unica delle tante qualità del buon Muzio Molinari... lui arriva, ti da una pacca sulla spalla (ohiohi che male) e scoppia in una risata fragorosa!
Ed è davvero difficile resistere a tutto quel manesco e contagioso buonumore.
Chissà se tutte quelle risate rimarranno solo un'eco ora che andrà in guerra...
58 - ILARIO IOVINE
IL TELEGRAFISTA SORRIDENTE
Tutti hanno simpatia per Ilario. Gentile, simpatico, cortese e dannatamente spiritoso, maestro di ironia e spassose freddure.
E Ilario fa il simpatico con tutti, tanto che non si ha memoria ch'abbia mai discusso con alcuno, e come si potrebbe mai, con quel suo contagioso sorriso?
Questo fa spesso dimenticare che questo Iovine è maestro di tecnologie di comunicazione!
In primo luogo il telegrafo ma anche queste strane e nuove diavolerie di trasmissione di suono a distanza!
59 - IACOPINO IOVINE
IL POSTINO
Iacopino, fratello di Iacopone, era da giovane assai gracile, portato più ai lavori di testa che non di mano....
Ecco perché quando ci fu la possibilità di mandare all'estero qualcuno a studiar le scienze, si decise di mandare proprio lui.
Ora egli è appena tornato, e gli Iovine si ritrovano in casa questo ragazzo gentile ed eloquente, che è pure diventato grande e grosso e speranzoso di trovar fortuna altrove con la sua scienza.
Dicono che sia stato così tanto lontano che a volte si sente un po' fuori posto... Nell'attesa, recapita la posta in paese...
60 - LEONBATTISTA DI GIOVANNI
IL CAPITAN DELLA COMPAGNIA
Il Capitano Di Giovanni è un carismatico Ufficiale del Regio Esercito, incaricato del reclutamento obbligatorio dalle campagne.
Integerrimo, distinto, devoto a Dio e alla Patria, ma anche affabile e cortese, è un vero figlio della Capitale del Regno.
Si dice che sia destinato a grandi cose, e che abbia un fratello maggiore ben in alto nella gerarchia delle Forze Armate.
Intanto si trova da qualche tempo a Monsanto per raccogliere le nuove truppe, pregando in Chiesa tutte le domeniche e alloggiando alla locanda. Consuma i suoi pasti nella taverna, di cui è sobrio ma assiduo frequentatore e c'è chi maligna che lo faccia per ascoltare assorto la voce più melodiosa del paese.
62 - MICHELA DORIGHI
LA LUNGA MANO DELLA CAPITALE
La Regia Capitale è lontana e pochi sanno che accada colà. Pure si sa che i Dorighi sono una famiglia influente. Alti borghesi, forse imparentati con qualche sangue blu di antica nobilità.
Michela si è vista poco in paese, e quasi sempre in compagnia di qualcuno degli Alfieri, la famiglia più altolocata di Monsanto.
Ha stipulato con i notabili di Monsanto il contratto per il sostentamento dei bimbi sfollati nella capitale del Regno e per questo ha costanti rapporti con l'Esattrice del paese.
Si dice anche che abbia una grande passione per l'Arte, e che sia l'unico argomento che smuova davvero la sua conversazione, che altrimenti è sempre parca di parole e ligia al dovere.
63 - FERDINANDO CANTINIERI
IL MESSO DI VINACCIOLO
Ferdinando è un Cantinieri, la famiglia dominante di Vinacciolo, un po' come gli Alfieri a Monsanto.
Di mestiere è un mercante, ogni tanto passa in paese, e non manca mai di fermarsi in taverna o nella piazza di Monsanto col suo carretto di vettovaglie per vendere vino o altre prelibatezze di Vinacciolo.
Di sicuro ama sia le donne che il vino, e nessuno lo può mettere in dubbio.
Ma c'è chi dice che ciò che ama di più sia chiacchierare, o meglio.... sproloquiare....
La precedente Badessa avanza sul selciato ammantata dalla sua leggendaria saggezza, col suo cordone pieno di nodi.
Da quando per raggiunti limiti d'età è stata sostituita dalla nuova, sembra un po' risentita, come se non avesse poi accettato così di buon grado di avere perso tutto quel potere.
Eppure è tradizione che vadano da lei tutte le coppie in crisi o chi ha problemi d'amore a cercar consiglio, anche perché i più vecchi sussurrano che pure costei in gioventù fosse stata trafitta dalle frecce di cupido, ben prima di prendere i voti.
Insomma, in mancanza di un prete è da lei che il popolino va a confessarsi... Questo porta però a un'interessante dubbio: sarà per questo che la venerabile Salestri sa tutto di tutti?
Un saltimbanco del Circo itinerante per la festa di Santa Calante.
La Cartomante del circo itinerante per la festa di Santa Calante.
Un forestiero presente in paese.
Appartiene al gruppetto di profughi di Vallechiara che il Sindaco Alfieri ha riportato da Vallechiara con l'aiuto di Sauro Salestri. Povere anime disperate... Sarebbe giusto offrire loro rifugio...
Appartiene al gruppetto di profughi di Vallechiara che il Sindaco Alfieri ha riportato da Vallechiara con l'aiuto di Sauro Salestri.
Povere anime disperate... Sarebbe giusto offrire loro rifugio...
Appartiene al gruppetto di profughi di Vallechiara che il Sindaco Alfieri ha riportato da Vallechiara con l'aiuto di Sauro Salestri. Povere anime disperate... Sarebbe giusto offrire loro rifugio...
Appartiene al gruppetto di profughi di Vallechiara che il Sindaco Alfieri ha riportato da Vallechiara con l'aiuto di Sauro Salestri. Povere anime disperate... Sarebbe giusto offrire loro rifugio...
Appartiene al gruppetto di profughi di Vallechiara che il Sindaco Alfieri ha riportato da Vallechiara con l'aiuto di Sauro Salestri. Povere anime disperate... Sarebbe giusto offrire loro rifugio...