"Stai attentə, carə. Quell’angolo di mondo non mi sembra più molto sicuro."
"Nessun angolo di mondo lo è, mon cher. Ma non temere per me, sono solo unə giornalista, un semplice osservatore."
Ecco l’occasione di una vita intera: un aereo caduto, forse per un banale cedimento strutturale. Detta così, sembrerebbe assai poco. Ma se così non fosse? Già le voci si stanno moltiplicando… Se si trattasse, mettiamo, di un possibile intrigo internazionale condito da interessi economici e politici senza precedenti, con molti soggetti implicati e altrettanti segreti da svelare? Le sale del vertice NATO sull’Isola sono piene di questa gente e le cose non accadono mai per caso.
‘Finalmente un po’ di materiale degno di una vera copertura giornalistica!’ Questo l’eccitante pensiero, all’indomani dell’incidente, di Vic Antan, addettə stampa NATO cui era capitata in sorte la noiosa narrazione del summit. Inaspettatamente, nottetempo il suo impegno è evoluto in qualcosa di più: raccontare la storia! Una storia come quella che leggiamo sui libri, mai del tutto obiettiva, eppure generalmente presa per vera. Del resto, sono le storie meglio raccontate a risultare le più reali. E Vic Antan è cosciente di saper scrivere molto bene.
"Welcome to the land of freedom, M. Antonov, enjoy your time... Oh, sorry, you don't know the meaning of freedom."
"What...What are you saying? I'm a journalist, I can choose what and how to write!"
"Do not lie, you're only a Soviet puppet."
Del suo primo viaggio al di qua della Cortina di Ferro come corrispondente dall'estero de La Pravda, Antonov ricordava la vividezza dei colori, lo sfavillare delle insegne luminose, quelle luci così esageratamente sfacciate da sembrare quasi violente. Qui, a Ovest, in territorio nemico, tutto era ammiccante e accogliente, in netto contrasto con il grigio rigore della sua patria. Eppure, andando un po' più a fondo, articolo dopo articolo, aveva capito che raschiando un po’ quella patina dorata, la persona di ogni paese e di ogni credo è sempre uguale a se stessa: ipocrita ed egoista, fredda e calcolatrice, disposta a tutto pur di vincere la propria personale battaglia, qualunque essa sia.
"Ehi Gae, hai scritto quel cavolo di articolo? Tra un'ora si va in stampa!"
"Non stressarmi, prima o poi lo finisco, tranquillo!"
"Senti, forse non hai ancora capito come funziona, anche se lavori qui perché ti hanno raccomandatə, qualcosa devi pur fare! Muoviti!"
Per Gae la vita era sempre stata uno scherzo: la villa lussuosa, il lavoro di giornalista per un quotidiano locale come passatempo, vacanze in luoghi esotici, conoscenze che contano... Tutto grazie al coniuge, Galvani, un'affarista che in pochi anni aveva trasformato in oro tutto ciò che toccava. Le malelingue dicevano che Gae si era sposatə per convenienza, ma in realtà le cose stavano diversamente: il partner era amicə e mentore, genitore e amante, maestrə e guida. Non avrebbe letteralmente potuto immaginare una vita senza questa persona. Sarebbe stato come dover rinascere una seconda volta.
A quel paese l'articolo, il volo IH 980 stava arrivando e doveva andare a prenderlə all'aeroporto.
"Signor Ministro, vista la delicatezza della questione, le ho sottoposto in via preventiva la bozza dell’articolo che manderò in stampa stanotte. Il titolo sarà: Il DC9 è esploso in volo per cedimento strutturale."
"Ben fatto, De Munari, un giornale che si rispetti non deve lasciare spazio alle speculazioni di chi rema contro il nostro Paese e l’Alleanza Atlantica."
Voleva una vita tranquilla, De Munari, e sapeva come ottenerla: dapprima frequentando le buone scuole, quelle che ti insegnano i valori necessari per vivere in democrazia e votando il partito che governa da decenni, quello che ti apre le porte giuste, proprio come si erano sempre raccomandati i suoi genitori. Voleva un lavoro senza scossoni, sempre dalla parte della ragione, De Munari, quando accettò di lavorare per l’organo di stampa ufficiale del governo. Voleva narrare del solito incidente aereo, quella sera del 27 giugno, quando la traccia del DC9 è sparita dai radar. Ma con quella traccia, forse per la prima volta, se ne erano andate per sempre anche molte sue certezze.
"La verità, Ammiraglio, deve dirci la verità: perché chi sapeva è stato zitto?"
"Si tolga di mezzo, Purgatori, mi lasci passare!"
"Perché, Ammiraglio? E' così che si vive in uno stato di diritto? Quelle 81 persone meritano ben di più che le vostre menzogne!"
Non aveva mai sognato di fare la rivoluzione, trascinare le folle. Amava scrivere per il suo prestigioso, serio quotidiano, narrare i fatti, aiutare i lettori a capire. Purgatori era sempre stata persona pacata, riflessiva, lontana dall'arrivismo di molti suoi colleghi, indifferente tanto alle lusinghe dei potenti che all'ebbrezza degli slogan urlati nelle piazze. Viveva di domande, con ben poche risposte in tasca, ma andava bene così. E anche dopo la sera del disastro, umilmente, intendeva come sempre fare la sua parte e magari, con la sua penna, contribuire con un piccolo granello alla ricostruzione della montagna dei fatti. Senza accorgersi che proprio il suo granello stava trasformando quella montagna intera in una enorme valanga.
"Generale, un’ultima domanda, per cortesia! Sono sorte nuove ipotesi sulla caduta del DC9 che escluderebbero la tesi del…"
"Abbiamo un’intera task force al lavoro, diamo loro il tempo di svolgere le dovute indagini."
"Ma…"
"La ringrazio del suo tempo e per il suo impegno, attendiamo che siano i fatti a parlare. Le auguro una buona serata."
Un’altra giornata difficile. Pesano tutte come macigni da quando quell’aereo ha subito un cedimento strutturale. Tutti insistono per proporre una teoria diversa e tutti pretendono di ricevere attenzione. Per Bartolucci trovarsi, così, al centro di una sala da ballo, circondatə da pretendenti che reclamano una danza, tuttə allo stesso momento, è semplicemente stressante. Ma non si può scontentare unə spasimante. Mai. Specie se sono invidiosə l’unə dell’altrə e se di mezzo c'è una pletora di ciance e pettegolezzi di cui non vorresti mai essere messə a parte. Mantenere i nervi saldi e mantenere la propria posizione di Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare è già di per sé un lavoro estenuante. Guarda un po’ se ci volevano anche 81 morti in cielo!
"Domani stesso parlerò con gli organi di stampa spiegando che i tracciati radar dicono-"
"-caporale Canciarella! Le ricordo che prima di tutto lei è un membro dell'Aeronautica Militare, e come tale soggetto agli ordini d-"
"-me ne frego dei vostri ordini, quello che ho visto sugli schermi quella sera è ben più-"
"-si sta agitando troppo, Caporale. Non è conveniente, mi creda."
Avevano detto in molti che essere sindacalista all'interno dell'Aeronautica Militare sarebbe stato utile quanto vendere gelati al Polo Nord, ma ə Caporale Pilota Canciarella era testardə e ci aveva voluto provare. Anche se adesso era uscito il casino. Perché stavolta non si trattava più di una semplice bega sugli orari o i turni di lavoro, caspita, 81 persone erano morte senza un perché. O per meglio dire, ragionandoci un po', qualcosa lo si poteva intuire. Canciarella sapeva leggere i tracciati fin troppo bene. Finora era stato facile parlare di princìpi, di diritti e di libertà in nome del Movimento Democratico Forze Armate, ma adesso... beh, adesso si trattava di rischiare il tutto per tutto e di mettere in gioco la propria carriera, le proprie convinzioni e priorità. Quasi quasi poteva starsene zittə e farsi i fatti suoi. Ma era impossibile far finta di niente, c'erano quelle terribili morti. E non sarebbero state le uniche.
"Carfagna, mi stia a sentire, la sua posizione come militare nonché controllore di volo si fa molto ma molto delicata…"
"Senta, non so con chi sto parlando, ma chiunque lei sia, non mi spaventa. Io so quello che ho visto sullo schermo, quel casino in cielo! "
"Ci sono questioni ben al di sopra di me, di lei, del Paese, Tenente, se lo metta ben in testa."
"Non me ne frega niente, i tracciati parlano di- pronto? Pronto?"
Il sogno di Carfagna, Tenente dell’Aeronautica Militare, era volare. E ci ha provato, eccome se ci ha provato, con tutte le sue forze, a salire in cabina di pilotaggio e vedere ogni giorno il cielo limpido spiegarsi all’infinito. Ma l’unico cielo che ora vede è quello incorniciato dalle finestre della torre di controllo e quello rappresentato convenzionalmente, sugli schermi dei radar. Come quella volta, in cui d’un tratto sono comparsi tanti puntini impazziti attorno all’aereo di linea e nessuno è stato in grado di spiegare nulla.
Ma Carfagna, il Tenente che avrebbe voluto volare, aveva capito tutto, come fosse statə là fuori, nel cielo limpido, ed è prontə a testimoniarlo davanti a qualsiasi autorità, civile o militare.
La sua responsabilità è l’orgoglio dell'Aeronautica Militare.
Dicono.
"Lei non sa chi sono io, è ovvio. Se lo sapesse, non oserebbe comportarsi con questa sfrontatezza, la sua superbia da colletto bianco è davvero disgustosa!"
"Crede forse di poter fare tutto ciò che vuole, solo perché è protetto da un distintivo e da un capo compiacente? Beh, se lo può scordare, Ispettorə!"
Spesso, i colpevoli sono persone orribili, ciniche, senz'anima e l'Ispettorə di Polizia D'Amico lo sa bene. Mentono spassionatamente, inveiscono, a volte supplicano, perfino piangono, persuasi di risultare convincenti.
Soprattutto, però, manipolano. O tentano di farlo. Sempre, ci provano sempre. Dopo anni di inchieste, notti insonni, manette e diversi bocconi amari ingollati, nonostante tutto, loro riescono sempre a sorprenderlo: nessun colpevole è un pessimo attore, e il banco degli imputati è il suo palcoscenico.
Ə PM Priore attende notizie, ha fretta e fame di aggiornamenti sul caso. Quell'incidente aereo è il suo pensiero fisso, da giorni. Bisognerà portare risultati, prima che le prove vengano insabbiate, prima che qualcuno faccia pressioni per l'archiviazione.
Anche stavolta ci sarà qualcuno che negherà, inveirà, piangerà: D'Amico sa che è un ciclo che si ripete all'infinito. Una marea, fatta di voci e di accuse, che si schianta e ritrae dagli argini di un triste contesto.
Bisognerà saper ascoltare con attenzione, e separare il suono del vento da quello delle confessioni.
"Generale, come collega e come amicə non posso che esserle vicinə in questo tragico momento."
"Le sono molto gratə e le prometto che la tragedia che mi ha colpito non mi impedirà di perdere lucidità in questa contingenza."
"Naturalmente, nel caso in cui volesse prendersi un periodo di aspettativa saremmo disponibili..."
"Mai e poi mai, il mio posto è qui!"
L'ultimo ricordo che aveva di sua figlia Giuditta era stata la chiamata dalla cabina dell'università, la voce squillante ad annunciare quel trenta e l'imminente ritorno a casa. Aveva già comprato il biglietto per il volo del 27 giugno e aveva la voce entusiasta. Chissà cosa indossava quando il suo corpo ha incontrato l'acqua del mare, gelida e dura come il ghiaccio...
...ora non doveva pensarci, doveva scacciare quell'immagine: ləi era ə Generale Ferri, Vice Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica e mai come in quel momento c'era bisogno della sua presenza; non dovevano lasciar degenerare la situazione, altrimenti gli alleati...
...di sicuro indossava l'abito a fiori che le aveva regalato per il compleanno una settimana prima.
"Generale, la Commissione d'Inchiesta sul disastro aereo mi chiede l'immediata consegna dei tracciati radar e delle trascrizioni relative alla sera-"
"-ebbene, Capitano Gari, obbedisca e consegni il materiale."
"Ma, Generale, ho verificato negli archivi e... del 27 giugno non vi è nulla."
"Capitano, capita alle migliori massaie di perdere i tovaglioli anche dai cassetti chiusi a chiave. La Commissione d'inchiesta se ne farà una ragione."
Da quella notte in cui era al comando della sala di controllo, e aveva visto sparire il DC9 sotto i suoi occhi, ə Capitano dell'Aeronautica Militare Gari non aveva più avuto pace. Mille domande si accavallavano nella sua mente; dubbi, dilemmi, perplessità popolavano i suoi incubi. Proprio a ləi doveva essere capitata questa rogna pazzesca, a ləi che era sempre stato abituatə a non nascondere nulla, a dire tutto quello che sapeva, ora chiedevano di tacere e dimenticare. Ma non poteva dimenticare, non di fronte a quei parenti che non avrebbero più visto atterrare quel maledetto aereo, che urlavano giustizia davanti alle sedi istituzionali e dalle pagine dei giornali.
Ma perché la verità dei fatti, la nuda, pura realtà deve essere sempre così dannatamente pericolosa?
"Senti, Garufi, toglimi una curiosità: a chi stai sulle scatole perché ti abbiano confinato a fare il responsabile militare in questo buco di aeroporto?"
"Sciocchezze, nemmeno immagini quanto sia importante e pieno di responsabilità il mio lavoro!"
"Ah si, se lo dici tu ti crediamo..."
Indignato e umiliato, ecco come si sentiva ogni giorno ə Colonnello Garufi quando si recava al lavoro nel suo ufficio all'aeroporto: ləi, un Colonnello dell' Aeronautica Militare a fare ə passacarte nella Divisione Militare dell'aeroporto dell'Isola, un posto talmente piccolo da dover ospitare sia i voli civili che quelli militari. Una vita anonima, lontana dalla ribalta, quasi una sorta di punizione pur senza essersi mai macchiatə di alcuna colpa. Il grigiore assoluto, senza possibilità di dimostrare il proprio valore.
Finché, una notte, mentre si appisolava alla scrivania nell'attesa che finisse anche quel turno, era giunta la notizia della scomparsa di un aereo di linea. E i pezzi grossi stranieri avevano iniziato ad urlare ai ricevitori dei telefoni.
"Carme', i giornalisti mi chiedono i fascicoli del rapporto circa i materiali recuperati. Ti pare? C’è una legge da rispettare. E un ordine da mantenere. Tieni, vai a mettere in cassaforte queste carte. Mi raccomando, non è roba per tutti.”
"Sissignorə. Immediatamente, Comandante.”
In questo caos vogliono tutti una fetta di verità. Ma la verità è solo un punto di vista. E a vedere questo sembra essere solo Lo Cascio. Sottufficiale di Polizia in balìa delle onde dei parenti delle vittime, dei giornalisti, degli accusatori, degli insabbiatori, dei rossi, dei neri… di tutti i colori fino al grigio che è, inevitabilmente, la sua tinta. Sta bene con tutto. Ləi, l’unicə che non ha una parte in cui stare, ma per cui ogni parte vantaggiosa è buona, di certo è sempre e comunque fedele alle proprie decisioni. Se da tutto questo trambusto una qualche forma di ordine dovrà prima o poi emergere, in quell’ordine - ha deciso - ləi sarà in perfetto equilibrio. Qualsiasi azione ciò comporti, Lo Cascio domerà le onde per attraccare al migliore dei porti.
"Colonnello Miladi, nonostante i pareri di una parte dell'establishment, sappia che lei sarà sempre ə benvenutə nel nostro Paese."
"Capisco le perplessità nei miei confronti, ma, quale membro dell'esercito e del governo libico, posso garantire la piena trasparenza della mia Nazione nella ricerca di una partnership commerciale con la vostra."
Amava l'Isola sin dal suo primo viaggio: quel sole accecante e quel mare cristallino ə ricordavano da vicino la sua Libia. Aveva sempre svolto senza difficoltà il compito per cui era statə inviatə: vigilare sulla correttezza e sulla trasparenza delle relazioni commerciali tra i due paesi, con l'espresso ordine di riferire esclusivamente al Colonnello Gheddafi. Scrollava le spalle di fronte alle diffidenze di molti politici, imbarazzati a volte perfino nello stringere la mano a qualcuno come ləi. Aveva sempre dedicato loro un sorriso beffardo.
Si era quasi sentitə in vacanza, durante i mesi della sua missione, fino a quel fattaccio dell'aereo, che precipitando aveva increspato le acque del Mediterraneo, creando un enorme disordine. E dopo quella sera, quasi per gioco, il Paese che lo ospitava aveva iniziato ancora di più a ricordargli il suo: infido, subdolo e traditore come non mai.
"Generale Rana, sia chiaro, non la prenda come un'ingerenza degli Usa nel suo Paese, tuttavia..."
"Si, M. Stone, ho ben presente il vostro pensiero e non posso che essere d'accordo."
"Perfetto: converrà anche che in questo delicato momento nessuna circostanza, né tantomeno questo incidente marginale, potrà incrinare la solidità dell'Alleanza Atlantica."
"Ha la mia parola, Signorə, lo riferisca anche in patria ai suoi referenti della CIA."
Adesso ə toccava sbrogliare questa matassa, con il fiato degli Americani sul collo. Che lə chiamavano a tutte le ore, sulla linea riservata, con le loro voci tutte uguali, ferme ma gentili, a suggerire cosa doveva fare. Era così difficile accettare di dover prendere ordini, ancora una volta, ləi, unə Generale dell'Aeronautica Militare, con tutte quelle stellette sul petto, ma era qualcosa che andava fatto, per un bene superiore. Era giusto così, bisogna pur sempre sacrificare qualcosa in nome di un lungo futuro di pace. E l'Alleanza, solo l'Alleanza Atlantica garantiva proprio questo. Anche se quei brandelli di stoffa e quell'album di figurine che aveva visto affiorare dal mare urlavano vendetta. Per un bene superiore. Per un lungo futuro di pace. Continuava a ripeterlo.
"Signorə, con rispetto, ma qui tutti ci prendono per marionette. Non so se-"
"-lasciagli credere ciò che vogliono. Guarda bene quella bandiera, soldatə! Salutiamo come si deve il nuovo giorno."
Quando le giuste idee si manifestano in carne ed ossa, solo carne ed ossa le possono proteggere. Come vento che gonfia e sospinge il vessillo del suo Paese, ə Generale dell'Intelligence Santovito ne modella le sorti da anni ed anni con scrupoloso, metodico impegno. Come sempre, pure questa mattina sull’uniforme indossa un sorriso pacato. Con un’aria di certezza che ə sventa nell’animo esce, sicurə, dalla porta. Sotto il sole o sotto la pioggia nulla cambia. Il suo cuore è fermo, le sue convinzioni di acciaio. Arriva in caserma, saluta. Un giorno come gli altri, pregno di impegni che un civile mai immaginerebbe. Scansa il pensiero di quell’aereo caduto come fosse un moscerino intestarditosi a girare intorno a ləi. Inizia il suo turno nella base militare dell'Isola, continuando quei mille processi attraverso cui è possibile tirare ed allentare i fili che, invisibili, avvolgono le vite di tutti. Piano, con sapienza, con pochi e precisi comandi, si creano e mutano gli equilibri che mantengono l’ordine in un Paese. Anche se nessuno capirebbe, certe cose devono essere fatte. Per quella carne e quelle ossa che sembrano idee impossibili.
"Ma porca putt-ma hai visto? Dico, hai guardato bene le foto? Io non ci credo, ti giuro, mi sono pure presə a schiaffi per svegliarmi, ma non sto dormendo ed è tutto dannatamente vero! Ora chi lo sistema, questo casino? Ci mandano a raccogliere i cocci, al solito, ma con questi cocci, ci tagliamo le mani!"
L'aria che si respirava al Commissariato era greve... pareva di essere tornati solo a qualche anno prima. Ora, il peggio sembrava essere passato, lasciato alle spalle, ma era davvero così? Questa rogna non ci voleva proprio, non era preventivata, proprio ora che si ricominciava a vivere, che si intravedeva una luce, fioca, ma presente, alla fine del tunnel. E invece, bisognava rimanere sull'attenti, pronti a scattare agli ordini.
Lo Stato chiama, e il Commissariato di Polizia della Capitale, di cui Scaccia era a capo, naturalmente risponde.
Non era il momento per farsi venire dubbi...
"Franceschi, prepara la macchina, andiamo a vedere che succede."
"Signorsì, Commissariə Scaccia."
...o forse si?
"Tenente Colonnello, la situazione si sta aggravando, è in atto una interrogazione parlamentare e-"
"-lasci che facciano, Capitano, sono pagati per questo."
"Ma non è solo l'opposizione, anche alcuni membri del Governo si stanno chiedendo-"
"-lei si preoccupa troppo, Capitano: ogni cosa a tempo debito. Pensiamo alle cose più importanti: mi faccia portare il rancio."
Avevano insegnato a Sinigaglia a riconoscere la paura e a ricacciarla subito indietro, ignorandola. Perché la paura è dei deboli, degli inetti e dei nemici. Ə avevano insegnato a riconoscere la compassione e ad accantonarla immediatamente. Perché la compassione è degli indecisi, dei pavidi e dei perdenti. Ə Tenente Colonnello dell'Intelligence Sinigaglia non pensava di dover utilizzare queste categorie anche ora, in periodo di pace, quando le rischiose missioni a cui aveva partecipato erano lontanissime nel tempo e nello spazio. Già, ma forse l'espressione "tempo di pace" ormai non ingannava più nemmeno il più ingenuo dei giornalisti, ed era giunto il momento di schierarsi di nuovo. Ə avevano insegnato a non guardare in faccia nessuno, nemmeno gli amici, soprattutto quando la posta in gioco è altissima. E forse stavolta era il caso di seguire quegli insegnamenti.
"Abbiamo risolto quel problema, Generale, ma è stato... diciamo... traumatico per tutta la famiglia. Loro non si sono dati pace, non hanno accettato che la vicenda si concludesse in quel modo. Sa, la speranza è l'ultima a morire. Volevano predisporre un'ispezione, battevano i piedi, ma abbiamo fatto in modo che non suscitassero troppo clamore. Anche se, al solito, qualche giornalista ficcanaso ogni tanto torna sulla questione. Ora però, di problemi, ne abbiamo altri."
Il ticchettio dell'orologio della sala di attesa è l'unico rumore che spezza il silenzio. Le macchine da scrivere tacciono, nel cuore della notte, così come i telefoni. Rimane il tempo per pensare, nel cuore della notte, in compagnia del fumo di una sigaretta. Una nuvoletta sottile si alza e si disperde, senza lasciare traccia. Ə Generale dell'Aeronautica Militare Tascio guarda salire quel fumo e dissolversi nel vuoto. Quante cose sono destinate a dissolversi nel vuoto, quante storie, quante persone. Gli ordini arrivano, vanno eseguiti, smistati, a volte delegati. Ma alcune faccende devono essere gestite personalmente. Bisogna far fronte al nemico, chiunque esso sia, dentro e fuori da sé.
"Ehi, Abbott, sorridi un po', non fare quella faccia: poteva andarti peggio, potevano spedirti in Burundi! In fondo qui non è male: sole, mare, buon cibo, posto tranquillo..."
"Lo so, hai ragione, ma mi manca l'Inghilterra, il mio Paese."
"Succede a tutti agli inizi, ma se vuoi fare carriera nel mondo della diplomazia ti devi rassegnare a vivere lontano da casa."
L'ambasciatorə inglese Abbott, frescə di nomina, aveva subito odiato quel posto: troppa luce forse, troppo sfacciata, ben diversa da quella del Nord a cui era abituatə. Quel sole era impietoso, metteva troppo in risalto i difetti delle persone, ti costringeva a guardare loro dentro e a vedere quello che non avresti voluto, scoprire: invidie, intrighi e rivalità che lə facevano sentire sempre più solə.
Poi la grande tragedia, quando quel DC9 si era portato in mare la sua famiglia, che avrebbe dovuto raggiungerlə sull'Isola, nella sua nuova residenza diplomatica.
Avrebbe voluto essere lì con loro, e invece doveva continuare a combattere, ancora sotto questo sole, senza una tomba su cui piangere.
"Ehi, Arcangeli, come è andato il battesimo del fuoco?"
"Non male, signorə Ministrə, ma conto di fare meglio la prossima volta."
"Suvvia, è stato solo un Consiglio dei Ministri, non stiamo mica entrando in guerra, rilassati, non puoi essere sempre così tesə!"
"Certo, Signorə, farò il possibile."
Sembrava un banale malore, ma poi il Ministro degli Esteri era stato costretto ad un lungo periodo di riposo. Settimane, avevano pronosticato i medici, e così ə timidə, riservatə sottosegretariə Arcangeli aveva assunto le funzioni del suo diretto superiore, colui che, nonostante i molti pareri contrari, lə aveva fortemente volutə come suo vice. E così, dopo le prime gaffe al Consiglio dei Ministri, proprio quanto si chiedeva cosa altro sarebbe potuto andare male, ecco la notizia della dell'incidente del DC9, le pressioni internazionali e le domande dei giornalisti, i consigli di gabinetto convocati nel pieno della notte e le giornate convulse con gli ambasciatori. Sarebbe sopravvissutə a tutto questo ə silenziosə, introversə Arcangeli? O sarebbe stato stritolato negli inestricabili meccanismi del potere?
"Signori Ministri, la Presidenza del Consiglio istituirà una Commissione d'inchiesta con l'incarico di far piena luce sulle cause del disastro. "
"Signor Presidente, mi permetto di osservare che non sembrano esserci dubbi sul cedimento dovuto ad un guasto interno del velivolo."
"Ricordi, Onorevole, che nel nostro paese una bella commissione d'inchiesta non si nega a nessuno."
Ne aveva viste di cose, l'Onorevole Cossiga, fin da quando era unə semplice ministrə: fatti gravi, dolorosi, che avevano minato le basi dello stato democratico. Eppure aveva superato indenne ogni tempesta, fino a diventare Presidente del Consiglio. E non lo avrebbe di certo messə in difficoltà un incidente aereo, come ne succedono tanti, nei cieli, in estate, quando la gente viaggia. Avrebbe anche stavolta svolto il suo ruolo di impassibile traghettatore, anche attraverso questa burrasca, ben ancoratə al timone di comando, giostrandosi, come un equilibrista, tra le mille funi delle stanze del potere, senza mai restare impigliatə. Nessuna fune sarebbe mai diventata un cappio, per unə politicə navigatə come ləi.
O almeno, era quello che pensava.
"Spero di essere statə tiratə giù dal letto a quest’ora per un valido motivo, accidenti!"
"Signorə Ministrə, un DC9 della Compagnia Itavia è scomparso dai radar. Lo stiamo cerc-"
"-scomparso? Ma come è successo? In quanti erano a bordo?"
"Ottantuno persone complessivamente, signorə, ma… ehm… venga, c’è dell’altro che deve sapere prima che la notizia giunga alle agenzie di stampa."
Non amava ricordarlo agli incontri di Gabinetto, ma Formica, ora Ministrə dei Trasporti, ai tempi dell’università era statə con gli altri studenti rossi sulle barricate e, se solo avesse avuto un po' più di coraggio, avrebbe pure lanciato la Molotov che si era trovatə tra le mani. Poi, con l’età adulta, la ragione, e forse l’ambizione, avevano avuto la meglio sulle passioni di gioventù ed era arrivata la carriera politica nelle fila di uno dei partiti della coalizione di governo. Di quellə ragazzə di tanti anni prima era rimasta l’indiscussa rettitudine e l’onestà intellettuale, che mai erano state messe in discussione. Finché, all’improvviso, una nuova bomba gli era finita tra le mani, richiedendo, stavolta inevitabilmente, una capacità di decisione che nemmeno ləi sapeva di possedere.
"Prima ci avete imposto la creazione di una struttura segreta paramilitare, ora volete impedirci di capire cosa è successo all'aereo, Mi sembra sia un po' troppo per qualsiasi stato che voglia dirsi sovrano!"
"Signorə Ministrə, lei dimentica che all'interno di un'Alleanza ci sono delle regole da rispettare, soprattutto quando il nemico incombe."
"E la nostra libertà, chi pensa a noi come Nazione libera?"
Parlava spesso di libertà, ə Ministrə Formica, e ləi sapeva bene come si viveva quando se ne era privi, visto che aveva combattuto nella Resistenza. E forse proprio per questo sotto sotto pensava che beh, quello che anche ləi aveva contribuito a realizzare non era uno Stato pienamente democratico. Come può esservi democrazia senza trasparenza, senza la piena realizzazione della propria sovranità nazionale? Come Ministrə della Difesa era ben consapevole dei venti di guerra, dello spauracchio di un nuovo conflitto mondiale, del rischio di diventare un satellite dell'Unione Sovietica. Ma, se pur tutto questo era vivo e reale, quando si finisce di essere cittadini e si diventa sudditi? Era un nuovo colonialismo il prezzo da pagare?
"A volte mi chiedo se abbiamo a che fare con dei politici o con un branco di pecore! Non si rendono conto che non fossimo intervenuti noi a liberarli, sarebbero diventati una colonia nazista!"
"Non si arrabbi, M. Stone, costoro non sono Americani, sono solo marionette disposte a farsi manovrare dal primo che capita. "
"Stavolta non possiamo permetterci che combinino casini, è una cosa seria!"
"Non tema, mi assicurerò con chi di dovere che tutto vada secondo i piani."
Non potevano permettersi di perdere la battaglia, soprattutto non stavolta, Stone lo sapeva, sarebbe bastato un passo falso per spezzare delicatissimi equilibri costruiti nei decenni dai suoi predecessori. Non era certo un gioco da ragazzi essere rappresentante della CIA sull'Isola, in questo stupido, frastagliato paese ai confini dell'Impero, sempre in bilico tra la strada tracciata dal liberatore e la seduzione del nemico, con un governo di inetti che senza un intervento esterno sarebbe già caduto in balìa dei Sovietici. Non aveva scelta, avrebbe fronteggiato anche quell'inconveniente del 27 giugno come sapeva fare lui, con gli strumenti con cui già da decenni operava. Perché se questi burattini avessero seguito il Pifferaio Magico venuto dall'Est, tutti i paesi del blocco occidentale sarebbero caduti, uno dopo l'altro, inesorabilmente, nel precipizio.
”Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore dei conflitti, e sappiamo bene quanto il nostro scopo e la nostra funzione, in qualità di appartenenti al corpo diplomatico, sia cruciale” sentenziò l'ambasciatorə inglese Abbott, senza distogliere gli occhi dal suo discorso alle Nazioni Unite.
Il solito aplomb britannico, il suo, irritante nei toni e nelle parole, vuote come i suoi contenuti. E' ovvio che quello che stava succedendo non doveva essere sottovalutato, ma certi equilibri delicati e precari sono in bilico da ormai troppo tempo, e solo un cieco continuerebbe a restare inerte, aspettando di esserne travolto. Bisognava agire, perché forse davvero il punto di rottura, doloroso e fragoroso, era ormai inevitabile.
Creare fiducia tra pari, questo è uno dei compiti della NATO: tutti si riempiono la bocca della parola "pace", ma a volte trascurano il fatto che questo fine si raggiunga anche con mezzi militari, oltre che politici, e Vernant, l'ambasciatorə francese, lo sapeva bene, nel suo attuale, delicato ruolo di rappresentante di turno dei Paesi europei aderenti alla NATO. Le strategie vanno definite e affinate: non è più tempo per attendere che altri prendano posizione sullo scacchiere. Solo chi sa anticipare le mosse dell'altro uscirà a testa alta dalla partita.
"Signorə, a volte mi sembra che in questa sala il mio ruolo sia sottovalutato."
"Non dica questo, M. Whitman: l'Ambasciatore USA avrà sempre voce in capitolo all'interno delle nostre discussioni."
"Lo consiglio caldamente, vista la mia influenza presso il Presidente Carter e i miei rapporti di amicizia con il medesimo, senza contare che sono qui per sua diretta rappresentanza presso la NATO."
"Non dubiti, M. Whitman, la sua opinione ci sarà indispensabile, come sempre!"
Lə avevano speditə a fare l'ambasciatorə in quel buco di Paese, in mezzo a politici pretenziosi che pensavano di contare qualcosa, mentre valevano meno del due di picche. Sole, mare e buon cibo, come nel più stupido degli stereotipi. Nulla più. Sembrava quasi una punizione, e comunque non avrebbe aggiunto prestigio al suo curriculum di diplomaticə americanə. Fino a quell'estate, quando era caduto quel DC9 e si era capito subito che si trattava una cosa grossa. Stavolta, se se la fosse giocata bene, avrebbe fatto il gran salto. In alto, naturalmente e a corpo libero, perché le persone come ləi ignoravano cosa fosse il paracadute.
"Allora, Anders, sei sicurə che quell'arnese riuscirà a volare?"
"Non dire cazzate! Ho lavorato per anni e anni a questo progetto, sarà la svolta nella guerra aerea!"
"Beh, almeno stai ben attento a non fartelo rubare! O a non farcelo cadere in testa, eh!"
Andassero a quel paese, primi fra tutti i suoi amici al campus, al MIT, che ai tempi dell'università non avrebbero scommesso un dollaro sulle sue capacità. Adesso Anders avrebbe fatto vedere i sorci verdi a quegli sbruffoni, presentando il suo prototipo di caccia ai vertici della NATO, nientemeno che come consulente dell'Aeronautica USA. Al Pentagono sapevano già e glielo avevano ribadito: li avrebbero stracciati, quei maledetti Sovietici, e, se avessero voluto, sarebbero potuti pure atterrare sulla Piazza Rossa con il nuovo velivolo con il nome del suo creatore scritto sul culo. In questi tempi difficili e tormentati, di una cosa sola Anders era certə: se il suo grande Paese avrebbe potuto continuare ad esportare libertà, democrazia e civiltà in tutto il mondo, sarebbe stato un po' anche per merito suo. Anzi, non solo un po', ma molto di più.
"Tu, diventerai qualcunə. Qualcunə che potrà dire di no a tutti, che non avrà bisogno di parlare forbito, per essere ascoltatə... e il mondo sarà la tua vetrina!" la vecchia aveva sussurrato questo, nell'orecchio di Bassetti, in quel vicolo, all'ombra dei lampioni, mentre scrutava sommessamente il palmo della sua mano. Nel suo futuro c'erano grandi cose, possibilità!
Qualcosa, però, doveva essere andato storto, perché il tempo era trascorso, gli anni passati, e nulla era accaduto. Il grigio lavoro di addettə alla Segreteria al Ministero degli Esteri si trascinava stancamente, una famiglia ordinaria, una vita ordinaria, fatta di gesti e rituali ripetitivi e noiosi. Dov'era il brivido che era stato promesso? La notorietà, le ricompense che gli spettavano? Il Destino volta le spalle, anzi, probabilmente, ride, alle sue spalle. I giorni, diversi sul calendario, ma uguali nella storia, iniziano ad andare stretti, rispetto alle smanie della vita luccicante che ha sempre desiderato.
Bisogna fare qualcosa. Cosa, Bassetti non lo sa. E forse non lo immagina nemmeno. Ma sogna, sogna in grande. E i sogni, quelli, nessuno li può predire.
"Hanno nominato una commissione d’inchiesta: alla buon’ora! Ne ho già le palle piene di questa storia. L’aereo è caduto, che ci pensino le assicurazioni. Invece no! Tocca a noi fare gli straordinari, ma ti pare?"
"Hahaha, il perfetto dipendente statale, eccolo!”
"Pff, da che pulpito!? Proprio tu, Vale, che sei appena arrivatə e approfitti di ogni occasione per non fare un benemerito cazzo e andare a zonzo? Chi ti credi di essere?"
"Hahahaha!"
"Via, andiamo a prendere un caffè, che sono già le 10!"
La scrivania, solitamente ordinata, è piena di fogli, dati stampati, dichiarazioni, note, cifre e il cielo solo sa cos’altro: una montagna di burocrazia di nessun conto che, prima o poi, in qualche modo dovrà essere smaltita. Non esattamente una prospettiva interessante agli occhi di Bernardini. La crisi aperta dall’incidente occorso al DC9 dell’Itavia ha sconquassato il Ministero dei Trasporti. Proprio lì, dove è il suo ufficio di funzionario.
Ma ləi sa benissimo che le informazioni importanti non stanno ad ammuffire sulla carta, ma sono là fuori e girano continuamente e vorticosamente da uno sguardo all’altro, lungo linee tratteggiate dalle mani della gente, tra le labbra e sulle punte delle lingue, in mille lingue diverse. Delle scartoffie se ne potrà occupare anche domani: ora è tempo di uscire.
"...e questo è l'ultimo fascicolo. I tecnici del laboratorio hanno fatto un buon lavoro, considerata la situazione di partenza. Hanno stilato anche una serie di considerazioni, alcune molto interessanti, soprattutto perché... ah... mi spiace, stavo dimenticando... non volevo essere inopportunə. Mi scuso, se non l'ho fatta sentire a suo agio."
Bonfanti sorride, amaramente. Non è mai stato un problema conciliare testa e cuore, nella sua professione. D'altronde, ha scelto la medicina per la sua sete di sapere, per la voglia di concretezza che la caratterizza, ma stavolta... beh, stavolta mentirebbe, se dicesse che è come tutte le altre volte. Le altre volte non c'era il suo ricordo, non c'era il suo volto a stagliarglisi davanti, le sue parole a rimbombare tra i suoi pensieri. Lei non c'è più, era su quel maledetto volo, ma questo, rimane. Se le avesse detto quanto le voleva bene una volta di più, forse non proverebbe questo malessere che ora l'attanaglia. Una sorella, in fondo, ce l'hanno in molti, ma nessuna, nessuna era come lei. Ce ne si rende conto sempre troppo tardi.
Ora però bisogna fare i conti con l'incedere della realtà: quella, non aspetta. Bonfanti sospira, mentre la sua mano afferra il primo plico di documenti sulla scrivania. Del resto, è ə responsabile medico del Summit: non può venir meno ai suoi doveri.
"Voi non potete capire, il corpo di vostro fratello non giace a brandelli in fondo al mare senza un perché!"
"Si calmi, Bonomi, come è stato più volte detto, l'istituenda commissione di inchies-"
"-cazzate! Sapete dire solo cazzate! Nessuno di voi alti papaveri vuole fare nulla per scoprire le vere cause della caduta dell'aereo!"
"Signorə, se non modera i toni, prenderemo i dovuti provvedimenti nei suoi confronti presso l'Autorità Giudiziaria."
Bonomi, dal suo posto tranquillo alla segreteria del Ministero degli Interni, aveva pensato spesso che suo fratello Andrea fosse un po' pazzo, con tutti quei discorsi sull'impegno politico: lə annoiava a morte quando lo sentiva perorare per ore la causa operaia, scrivere pagine su pagine di articoli per Lotta Continua che nessuno mai avrebbe letto fino in fondo. Poi, quella sera maledetta, suo fratello se ne era andato per sempre, con tutti i suoi sogni e le sue ingenuità. E su quella tragedia si era levata una nebbia impenetrabile, fatta di misteri, bugie e omertà. Una nebbia che poteva essere dissipata solo con la forza dell'impegno civile, con il dare tuttə se stessə per un futuro di verità e di certezza. Andrea ne sarebbe stato fiero e ə avrebbe dedicato uno dei suoi enormi sorrisi.
"In qualità di Nunzio Apostolico, non posso che ribadire la posizione della Chiesa a sostegno della NATO nella salvaguardia della anime dalla dittatura del materialismo ateo."
"Cardinale, vuole dunque dire che la sua missione è solo spirituale e non politica?"
"lo dico e lo ribadisco: prima che un uomo della diplomazia pontificia sono un semplice e umile pastore alla ricerca delle sue pecorelle smarrite."
Non si era mai vantato di avere un papa della levatura di Pio IX tra i suoi avi, nonostante quel cognome importante; anzi, quando la vocazione era arrivata, tanti anni prima, aveva pensato di entrare nell'Ordine Francescano. Ma alla fine la Divina Provvidenza aveva spazzato via le velleità di quel giovane prete, facendogli scegliere l'Opus Dei. E sempre la Divina Provvidenza aveva messo proprio lui in prima linea a combattere Satana incarnatosi nell'Impero del Male e a tenere alti i vessilli della Chiesa contro l'ateismo istituzionalizzato. Se una nuova Crociata doveva essere, il Nunzio Apostolico era pronto, anzi, aveva aspettato da una vita intera questo momento.
"Wow, Enzi'! Che bomba!"
"Ferrari 400 Automatic I - la I sta per 'iniezione' - 310 cavalli, 4823 cm cubici. Arriva a 240 km orari. L’hai detto: una bomba! Ti ci porto a fare un giro, sabato, se ti va!"
In quanto punto di riferimento, tu sei il sole e loro non possono far altro che ballarti attorno, accecati dal tuo splendore. Castelli ne prendeva coscienza ogni venerdì sera, quando arrivava al bar e offriva un giro ai presenti. Non lo faceva per vantarsi di una ricchezza guadagnata grazie alle sue speciali abilità imprenditoriali, ma per dare a tutti un piccolo posto al sole, frutto anch’esso del suo lavoro. Ləi, in fondo, era sempre stato bravə a rimanere “unə di loro”. E lo faceva con stile, come quando i romani offrivano pane e giochi ai plebei.
Anche quella sera, dopo essere uscitə dall’ufficio e aver concluso l’ennesimo affare coi libici, andrà a spendere i loro soldi come meglio gli pare. C’è chi lə chiamerebbe avvoltoio per questo, specie dopo quello che è successo all’aereo e a quei poveracci che ci stavano sopra - almeno a quanto stanno a dire alcuni sapientoni in tv. Sia come sia, quelli ormai sono morti e comunque si tratta di normalissimo commercio. Entro i termini di legge. Se è buono per ləi, è buono per tutti. E non fa male a nessuno.
"Presidente Davanzali, una dichiarazione per la stampa. Come ci si sente ad essere responsabili della morte di 81 persone? Che spiegazione ha per il cedimento strutturale del velivolo?"
"Lo dico e lo ripeto: gli aerei dell'Itavia sono sottoposti a rigorosissimi controlli periodici, il DC9 non si è disintegrato da solo!"
"Lei si ostina dunque a negare l'evidenza per salvare la sua Compagnia ed il suo profitto? Non pensa alle vittime?"
Acquisire la compagnia aerea Itavia era stata una scalata faticosa ed entusiasmante per Davanzali: ricordava le nottate di bilanci, sogni e progetti, quando ancora il futuro si presentava davanti a ləi pieno di mille promesse. Ora quelle notti erano popolate dai volti di quelle ottantuno persone, dai loro occhi bui che dal fondo del mare sembravano accusarlə di aver messo le loro vite in balia del destino, incurante della loro sicurezza. Riuscirà Davanzali a convivere con il senso di colpa? E riuscirà a trasformare l’amarezza che sente dentro in desiderio di risposte? O sarà sopraffatto dalla paura proprio di quelle certezze che tanto brama?
"Dai, Elli, basta con quelle scartoffie, prendiamoci una pausa!"
"No, ragazzi, andate pure, devo finire con questi documenti prima di sera."
"Eh che palle, sempre ə solitə stakanovista!. Dai, andiamo, lasciatelə al suo lavoro, vuol farsi bellə con gli yankee..."
Nulla come l'ambizione muoveva il mondo di Elli. Un mondo fatto di piccole cose: il lavoro come impiegato al Consolato Americano, la famiglia, le domeniche sulla spiaggia vicino a casa. Una vita tranquilla, che da troppo tempo ormai ə andava stretta. A cominciare da quel lavoro, grigio e anonimo, sempre uguale a se stesso. Finché, un bel giorno, la presenza americana sull'Isola era diventata una questione di vitale importanza e Elli aveva capito che era giunto il momento di fare il grande salto e di abbandonare i panni del borghese piccolo piccolo, per diventare finalmente qualcosa di più. Che cosa ancora non lo sapeva, ma l'Occasione era lì, e bastava solo allungare la mano.
"Dobbiamo essere forti, Cla', pensiamo alla mamma."
"Non è facile accettare la scomparsa di papà, lo sai benissimo, è accaduto in un modo così assurdo."
"Dobbiamo aver fiducia nella magistratura, ne verranno a capo, vedrai."
Era arrivatə presto all'aeroporto, quella sera: voleva essere ə primə ad abbracciare papà. Aveva atteso con pazienza anche quando sul tabellone degli arrivi era apparsa la scritta DELAYED. E aveva atteso ancora, quando, senza una ragione, era apparsa quella parola, CANCELLED, e papà era già in fondo al mare. Non avevano saputo dargli nessuna spiegazione, e tutto era apparso così assurdo, quasi comico. Da allora tutto gli appariva lontano, sfocato, sia il suo stage al Ministero della Difesa per cui aveva lottato con le unghie e con i denti, gli amici, la famiglia. Gli restava solo l'impegno. Combattere, a testa bassa, malgrado tutto. Finché avesse avuto una ragione per andare avanti, non sarebbe mai davvero mortə e le fredde onde del mare non lə avrebbero mai lambitə, nemmeno in sogno.
"Dipende tutto da voi, ora, dalla vostra freddezza, dalla vostra competenza. A terra, anche se fra i vostri pari, siete soli, nelle decisioni e nelle azioni. L'unica ancora che vi unisce al mondo esterno sono le voci da lassù, lontane centinaia di chilometri."
Le parole di Antonio Africano, defunto pioniere dell'aviazione, suo mentore, risuonavano alte nella sala di controllo, mentre passava in rassegna i nuovi assunti al primo giorno di lavoro.
Greco sapeva da sempre quanto quelle voci possono essere impalpabili, ma concrete. Fin da subito era chiaro nella sua mente cosa fare, e come farlo. La sua non era una professione, ma qualcosa di mistico, una missione, una causa. E quando si abbraccia una causa del genere, non sono ammesse sbavature. Si può solo eccellere, silenziosamente.
Al Ministero della Difesa lo sanno bene, per questo scelgono solo ə migliori. Per questo, il suo nome era finito anche sulla loro lista, senza troppe sorprese: giusto il tempo di una rapida gavetta, ed era diventato unə deə più importanti e competenti addettə civili al traffico aereo aeroportuale.
"Please Acknowledge”. Rispetta gli ordini.
"Cleared for takeoff". Preparazione, rapidità, precisione.
"Abeam..." Brivido, imprevisto.
Silenzio.
(livin' easy, livin' free, season ticket on a way ride)
"Signori, forse in questa sala non é compreso a pieno il rilievo del mio ruolo di rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finan-"
"Senta, Incardona, lo sappiamo, i soldi contano, ma qui ci é scoppiata tra le mani una bomba, abbiamo gli alleati che ci spingono a-"
"-signor Ministro, deve cambiare tono e atteggiamento con me. La avverto."
Sbraitassero pure di equilibri Est-Ovest, di missili e sottomarini nucleari, di capitalismo e comunismo. Alla fine ciò che muoveva il mondo era la moneta sonante e solo ləi, Incardona, altə dirigente del Ministero delle Finanze, possedeva le chiavi che aprivano le porte dei forzieri del suo Paese e, con un pò di buona volontà e le amicizie giuste, avrebbe saputo sfruttare le sue potenzialità.
In quel momento, con il caos del DC9 caduto in mare, avevano tutti la testa da un'altra parte, ed era diventata una questione politica, come sempre, su quell'Isola.
Se ci avesse pensato bene, avrebbe potuto sfruttare anche quella contingenza.
Doveva solo agire, con coraggio e risolutezza, come diceva quella canzone che gli ronzava in testa.
(look at me, I'm on the way to the promised land.... I'm on the highway to hell)
"If the aircraft crashed, it would be 81 persons dead, so I think it’s important enough to call somebody."
"Ok, just a moment, please…"
"Pronto! Hello?"
"What airport is it?"
"We’re calling from Rome control, this is Ciampino Airport…”
Poi il silenzio.
Nessuna risposta dalla Nazione più illustre al Mondo mentre il mare, nel punto in cui il radar aveva smesso di segnalarli, già si agitava, urlando con la voce infranta dei dispersi. In quel momento anche qualcosa nel cuore di Larini ha cominciato ad inabissarsi.
Dopo aver inutilmente provato a fare sua la carriera militare, ə giovanə Larini, con dedizione marziale, ha concentrato ogni suo sforzo sul diventare la persona integerrima che è oggi. Unə controllorə di volo civile, ligiə, precisə e competente nel lavoro, così come nella vita privata. Nulla è mai lasciato al caso, perché tutto rimanga sempre al sicuro sotto il suo vigile sguardo.
Incarnare i nobili ideali militari in un ambito civile è sempre stato motivo di fierezza per Federicə. Per questo ogni giorno, in ogni attimo, dà tuttə se stessə. Così come nel momento del disastro non ha perso la calma, e ha seguito con rigore il protocollo, così oggi si erge sicurə di fronte alla cacofonia di voci e al turbinare di domande a cui viene sottoposto dai giornalisti, dalla gente per strada e anche dai militari, quelli veri.
Larini è unə che non si spezza, sì, ma la sera del disastro qualcosa dentro si è piegato. Quando i militari stessi, simbolo di protezione e integrità, non hanno risposto al suo semplice quesito, il mondo intero per ləi è cambiato.
"Luzzati, quali saranno le prime mosse della Commissione di inchiesta sulla Strage del volo IH870?"
"Come Presidentə della Commissione, farò in modo di avvalermi dei più insigni esperti in materia, al fine di fornire al più presto le risposte che tutti cercano."
"Un impegno piuttosto gravoso, non trova?"
"Senza dubbio, ma il mio gruppo ne sarà più che all'altezza, su questo ha la mia parola."
Dalla finestra del suo ufficio di funzionario di direzione dell'Aviazione Civile vedeva le onde del mare che si alzavano e si abbassavano, instancabili, senza un punto fermo. E pensava che pure ləi era in balia di quelle onde, e da quel moto si lasciava cullare, in attesa, forse, di uno spunto, una chiave di lettura. Che mai arrivava. Perché era da ləi che tutti si aspettavano non una ma dieci, cento, mille risposte. Se chiudeva gli occhi poteva quasi sentirne le voci: i familiari che imploravano, i politici con il loro eloquio forbito e poi quelle altre voci, quei sussurri rauchi e grevi al telefono, quei bigliettini anonimi che trovava ogni tanto sul parabrezza la mattina.
Poteva sentirlo, l'odore della paura.
La sua, prima di tuttə.
"È emersa l’ipotesi di un cedimento strutturale per il DC9 Itavia inabissatosi pochi giorni fa nei mari dell'Isola. Il nostro corrispondente in loco."
"Sì, è notizia di oggi che stiano affiorando in superficie i primi detriti del velivolo. E di questo parlano le prime indiscrezioni. Ma dovremo aspettare il vaglio degli esperti per conoscere la verità sul disastro."
Interessante. È davvero molto interessante poter arrivare a toccare la catastrofe, poterla analizzare nella minuzia di quello che per tutti gli altri è invisibile. Il primo pensiero di ogni ricercatore è alla materia che va sondando. Tutto il resto è cornice o deve esserlo, perché i presupposti del suo lavoro siano salvaguardati. E lo siano, quindi, anche i risultati. Pochi altri impieghi necessitano di tanta fermezza quanta delicatezza come questo.
La posizione di spicco nel mondo accademico come docente di chimica ed espertə in materiali e ordigni esplosivi da anni ormai promuove ə Malaman come la prima scelta in incarichi di consulenza di rilievo internazionale. Questa volta, la chiamata è arrivata addirittura dalla NATO. Un velivolo precipitato in mare, mille dicerie che scatenano reazioni su vari fronti internazionali.
E solo la chimica conosce a fondo gli incendi.
"I giornalisti son peggio delle mosche. Darebbero voce a qualsiasi merda pur di farsi sentire."
"Parli dell’aereo?"
"Eh, e di tutto il caos che c’è intorno. Questo posto sta diventando ingestibile."
"Lasciali blaterare. Si parlano tutti addosso senza dire niente: sprecano solo energie. Credimi, il silenzio è il vero scrigno, amico mio."
Le stelle si allineano proprio quando lo vuoi tu. Ma solo se lo desideri veramente. Le devi osservare in silenzio, con calma, avendo chiaro in testa quel che cerchi, altrimenti ti sembrerà di aver davanti solo buio. Anche questa cosa dell’aereo caduto potrebbe, toccando il giusto ferro, rivelarsi una leva su cui spingere per salire al posto che ə spetta. Come è giusto che sia, del resto.
Non tutte le disgrazie vengono per nuocere, basta saper fare di necessità virtù. Sicuramente Mazzara, affermatə imprenditorə, molto rispettato sull'Isola, e qualche volta, forse, temuto, non è lə unicə a pensarla così.
Sa anche che nella vita ciò che conta è dire solo poche parole alle persone giuste. A quelli per cui le si pensano: le sole che, in fondo, le possano capire. Chissà che non ne venga fuori qualcosa di fruttuoso per ambo le parti.
"Signorə Nesterenko, come ci si sente a passare dalle carceri sovietiche ai più influenti salotti intellettuali del nostro paese?"
"É indubbiamente un grande onore essere qui, in Occidente, ad assaporare il gusto pieno della libertà!"
"E ci dica, salverebbe nulla dell' URSS, il suo Paese natale?"
"La tenacia di mia madre nel tenermi vivo."
Era venutə al mondo in una gelida mattina di febbraio, durante l'assedio di Leningrado e sua madre lə aveva avvoltə nella stessa coperta con cui tentava di tenere al caldo suo fratellino Dimitri, tremante di fame e di paura, nel buio di un incubo senza fine.
E poi quell'incubo era passato, per ripresentarsi anni dopo, sostituito dapprima dall'ostracismo dei suoi compagni di partito e poi dal buio freddo delle prigioni di un regime che non tollerava il dissenso.
E dopo, era arrivata la fuga in Occidente con il suo amato fratello, verso la terra promessa e la libertà, incontro ad un futuro pieno di speranza.
La pubblicazione di libri, i saggi sulle riviste, la fama ed il prestigio, l'allettante richiamo della politica, da destra e sinistra.
Se solo Dimitri, in una sera qualsiasi, non fosse salito su quel maledetto aereo.
"E' come essere nel paese dei balocchi: pensa a divertirti, qui c'è tutto quello che vuoi e che ti serve. Non hai bisogno di altro" la persona sorrise, mentre sorseggiava il suo calice di vino e pronunciava queste parole con enfasi, schioccando le labbra con soddisfazione.
"Hai ottenuto il monopolio sull'Isola, sei rispettatə, stimatə. Chissà quali affari ti capiteranno tra le mani, prossimamente: sei ə capolista del mercato energetico e le richieste di appalto ti pioveranno addosso. Non ti devi preoccupare: i miei amici sono anche i tuoi. Qui, sei sotto la mia ala" concluse, sornionə.
Era stato proprio un colpaccio, ottenere la distribuzione di quella fornitura di gas. L'affare di una vita, quello che ti sistema per sempre. Ə Boss era una persona di parola, e di ləi ci si poteva fidare, Pasquali lo sapeva bene.
Con una persona così dalla tua parte, è tutta discesa: le porte sono aperte, i sentieri spianati.
Se solo avesse altrettanto potere sul destino, una persona così... ma la sua ala protettrice non arriva fino in cielo.
In cielo è rimasto Dio, a dettare le sorti del creato. Le stesse sorti che straziano l'animo di Pasquali, la perdita di unə compagnə, di una figlia.
A volte, essere capolista, non serve poi a granché.
"Quale titolare dell'indagine sull'incidente accaduto al DC9 Itavia, non mi fermerò di fronte a nulla e a nessuno per arrivare alla verità!"
"Vede, Priore, ci sono delle situazioni in cui anche unə magistratə del suo livello deve sapere quando arretrare."
"Si rende conto che sta minacciando direttamente un membro del Potere Giudiziario?"
"Non tanto lei personalmente. Lei è genitorə, se non sbaglio..."
Cedimento strutturale. Si era disintegrato da solo, quel DC9, e tutti sembravano volere che, dopo le indagini di rito, ləi archiviasse in fretta il fascicolo. C'erano situazioni ben più importanti a cui pensare che non una vecchia carretta del cielo priva di manutenzione. Pazienza per quegli ottantuno sfortunati.
E invece no.
Perché la vita, il lavoro, l'impegno civile vanno presi sul serio. E non importa se alla fine sarà pur vero, magari si è inabissato da solo, ma non c'è verità senza giustizia, non c'è pace senza certezza, né per chi se ne è andato né per chi rimane.
Ad ogni costo.
Anche se a volte il prezzo da pagare può essere inimmaginabile.
“Scempiaggini!" sentenziò Saccarini, battendo il pugno sul tavolo. "Ecco cosa sostengono: scempiaggini! Creazione di una riserva, protezione della fauna... Questi manifestanti ecologisti hanno superato il limite! Non se ne può più dei loro slogan, ma soprattutto dei loro picchetti all'ingresso dell'aeroporto! Cosa vogliono dimostrare, che sono migliori di noi, perché pensano all'ambiente? Che massa di ipocriti! Al denaro, pensano, ecco a cosa! Come tutti!"
Bisogna essere pratici, quando si hanno delle responsabilità, soprattutto come quelle di Saccarini.
Quello di responsabile degli scali di una compagnia come l'Itavia è un ruolo cruciale, un punto di riferimento per tutti: addetti, passeggeri, enti aeroportuali.
Ci vuole determinazione, sangue freddo, professionalità, studio.
E' un lavoro che non dorme mai e che non concede momenti di stallo. Bisogna farlo bene, e Saccarini, modestamente, lo fa egregiamente.
Tutto deve passare sotto il suo occhio vigile e attento: a unə capo scalo non sfugge nulla, nel bene e nel male.
Chissà se quel 27 giugno ha visto qualcosa...
"...e ora passami la Questura, che sta arrivando un rifornimento di carburante e quei manifestanti devono sparire, prima che arrivino le autocisterne."
"Professorə Semerari, anche l'alleato americano le consiglia di abbandonare posizioni così estreme, almeno in pubblico."
"Vuole dirmi che non vi è più spazio per il libero pensiero in questo Paese, allora?"
"Nessuno mette in discussione la sua prestigiosa figura di intellettuale, ma semplicemente, in questo momento delicato, vorremmo tenere un più basso profilo."
Se fosse statə un film, sarebbe statə Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini; se fosse statə un filosofo, sarebbe statə Nietzsche; se fosse statə un poeta, sarebbe statə D'Annunzio. Di ləi elogiavano la mente eclettica ed acutissima, lə apprezzavano sia come psichiatra che come criminologə forense. Semerari frequentava con la stessa ineffabile classe tanto i salotti intellettuali che i reparti psichiatrici, le stanze del potere quanto le sale autoptiche. Politici, economisti ed investigatori si erano spesso avvalsi della sua preziosa consulenza nonché delle sue importanti conoscenze nel mondo dell'economia, della finanza della medicina e della psichiatria. Lə avevano spesso sentitə paragonare se stesso a un diamante prezioso, poliedrico e sfaccettato. Però, a differenza dei diamanti, Semerari non rifletteva alcuna luce, ma solo cupe e sinistre ombre oscure.
"Non mi interessa quali siano i rapporti ufficiali tra i nostri paesi, io sono qui unicamente per fare affari!"
"Senti, Shaibi, cerca di capire la nostra posizione, gli USA non amano che i pezzi grossi di qui si circondino di amici di Gheddafi-"
"-ora ascoltami bene: Gheddafi non è mio amico, io non ho amici, ho solo interessi economici. E non guardo in faccia nessuno."
Non aveva mai capito perché, in tutti i paesi del mondo, la gente si azzuffasse per idee così astratte come quelle politiche. Ləi, che da bambinə aveva imparato a far di conto prima ancora che a leggere e scrivere. Perché alla fine le parole, le voci, le idee se ne volano via, mentre le cifre, i soldi rimangono. E Shaibi già ne possedeva parecchi prima di partire dalla Libia per venire a fare affari sull'Isola come imprenditorə, ma si sa, il denaro non è mai troppo, come la felicità. E per fare fortuna nel mondo degli affari bisogna andare oltre le schermaglie politiche, i principi e la morale. Contano i legami con le persone giuste, l'astuzia e la capacità di vendersi al miglior offerente, gettando alle ortiche ogni scrupolo di coscienza.
Ammesso che Shaibi ne avesse mai avuto una.
"Pronto, Angy? Ma che sta succedendo lì da voi? Ho sentito di quell'aereo..."
"Non preoccuparti, mamma, io sto bene, e per fortuna nessuno dei miei amici o conoscenti era tra i passeggeri."
"Ma dimmi, quel DC9 si è veramente disintegrato in volo a causa di un difetto di costruzione?"
"Mi spiace, mamma, devo andare, ne parleremo di persona alla prima occasione, sono molto impegnatə, ciao!"
Non era stato facile convincere i suoi genitori a pagargli gli studi universitari in un altro paese, lontano da casa, proprio loro che avevano lavorato sodo una vita intera per guadagnarsi un pezzo di pane, senza alcuna velleità, testa china e schiena curva. Ma ce l'aveva fatta. Ora, studiava diritto internazionale in una delle migliori università dell'Isola e, grazie alla sua mente brillante, era riuscitə a farsi notare dalle persone che contano: politici, intellettuali, redattori.
Doveva solo fare il suo dovere, quello per cui aveva tanto studiato, drittə per la sua strada, senza guardarsi indietro.
Nonostante quelle nuvole scure che a volte sembravano correre più veloce di ləi, fino ad inghiottirlə nella nebbia.
A volte pensava fosse solo un sogno, ma si svegliava, e quelle nuvole rimanevano lì.
"Santoro, qui è tutto da rifare, ti pare che mandiamo in onda con questo rumore di fondo? Ma dove li hai posizionati i microfoni, nelle mutande della gente? Io me ne vado ora, ma tu rimani a sistemare tutto, finché non questo schifo non diventa accettabile! E vedi di tagliare a modo anche le riprese, che mancava ancora tutto il finale..."
E si ricomincia, da capo. Finirà questa gavetta, prima o poi... oppure no? Certe volte malediceva se stessə e la sua passione per le riprese ed i suoni, quella passione che lo aveva portatə a lavorare per la stampa…. o per meglio dire, a fare il galoppino dei giornalisti, a seguire le loro istruzioni, montare e montare lo stesso video decine di volte, seguire istruzioni di persone a volte arroganti e incompetenti.
Ma Santoro non era certo prontə a mollare: intuiva, o per meglio dire SAPEVA con assoluta certezza che il futuro gli avrebbe riservato qualcosa di grande.
E ləi sarebbe stato lì, prontə a cogliere l’attimo.
“Ben ritrovati con l’appuntamento meteo per la giornata. Cominciamo dai mari e dai venti, che tanto sono al centro dell’attenzione in questi giorni per la triste vicenda del DC9. Dunque, al largo della costa a nord è attiva un’intensa circolazione depressionaria che sta determinando forti temporali che andranno però a dissolversi nel giro di qua-“
"Smettila con questa TV! Non serve a niente!”
Anche la matematica, nella migliore delle ipotesi, è un’opinione. Ottenere un determinato risultato dai numeri è piuttosto facile. Il problema si pone quando il risultato lo si ha non per volontà, ma per sbaglio. Così l’errore di qualcuno, poche sere fa, ha spezzato ottantuno vite e il cuore di Zennaro.
Non è stato un errore umano. Non può esserlo. Probabilmente anche questo era un calcolo ben programmato. Zennaro ne è persuasə fin nel midollo.
Conosceva bene ə pilota. Era ə suə pilota. Unə mentore preziosə e, soprattutto, la ragione che per cui ogni giorno era un buon giorno per Zennaro. Perché guardavano al cielo assieme, Zennaro, allievə pilota, e ə suə pilota.
Anni di studio e di calcoli. Anni di duro lavoro, e improvvisamente il cielo non è più un’aspirazione, ma un vuoto da cui essere risucchiatə.
"Signor Presidente, mi appresto a partire per l'Isola: la aggiornerò sulla situazione in loco al mio arrivo. So che diversi diplomatici sono già atterrati in mattinata: le manderò la lista dei partecipanti entro 24 ore, dovrebbero esserci diversi ospiti non annunciati."
Brown saluta con voce vellutata e lascia la stanza ovale. Il suo jet privato lə attende per la traversata oltre oceano: è tempo di partire, sarà osservatorə del Ministero della Difesa americano in uno dei più importanti vertici NATO degli ultimi anni.
Presenziare a questi impegni internazionali è sempre croce e delizia: l'Europa è così decadente, ma anche imprevedibile, multiforme. Gli Isolani, poi, sono chiassosi ed estroversi, non troppo diversi dagli abitanti della Florida, il suo stato d'origine.
E poi, amano l'America, il suo immaginario da film, i suoi attori, le sue storie. Decisamente, sarà una permanenza interessante, ne è sicurə.
"Ehilà, Euge'! Buon giorno!"
"'giorno...*
"Il solito cappuccio e brioche alla marmellata di albicocche, vero? Cosa mi racconti di bello oggi?"
"Sì, grazie. Ah, ne avrei da raccontare, ma non vorrai mica non lavorare tutto il giorno? Via, che hai il locale pieno!"
"Hahahaha! Ecco la colazione, carə!"
Chissà com’è che gli esseri umani sono sempre pronti a parlare alle spalle degli altri, sempre pieni di indignazione nei confronti di ciò che non corrisponde alle loro idee. Eppure non disdegnano mai di confessarsi con il primo sorriso che incontrano per strada, ogni giorno. Sarà che i sorrisi sono cosa rara, specie di questi tempi - ma non mancano certo mai sul viso di Del Santo.
Del Santo conosce tutti sull’Isola e tutti conoscono Del Santo. E' ə perfettə tuttofare: portierə, fattorinə, commessə nelle sedi istituzionali del governo centrale dell'Isola... accoglie tutti, Del Santo, e questo ə permette di assistere ognuno nei propri piccoli bisogni. Così lə cercano, si fidano, parlano e, se capita, si fanno fare anche qualche piacere. Ma ləì mantiene il segreto, sempre.