Un cappello a sonagli, una camicia bianca con pizzi e merletti e calzebraghe rosse e gialle.
Parla sempre ad alta voce e ha movenze esagerate, come se stesse recitando a teatro, di fronte ad un pubblico.
Si muove danzanzo e saltando e apostrofando tutti con motti e battute.
L'impressione è quella di un esibizionista, non troppo intelligente, un folle giullare che abbia bevuto troppo.
Ha con sé un taccuino. Prima di lasciare ogni luogo, scrive sempre qualcosa, l'incipit di una Storia, e la dona ad uno di quelli che è con lui in quel momento.
Quelli un po’ troppo seri, li chiamano da sempre: per quanto un racconto possa essere anche burlesco e paradossale, loro hanno sempre cercato da fare da sorelle e fratelli maggiori dell’intero popolo fatato. Custodiscono la memoria e il racconto di tutto quello che è importante, e anche quello che non lo è.
Avevano la fama di essere piuttosto controllanti: insomma, quelli che sapevano sempre come una storia doveva andare…
Non che siano per forza tutti rigidi e timidi, anzi non sono solo quelli che raccontano le storie, ma spesso vivono al centro di esse, spingendo con coraggio ed eroismo perché ogni storia arrivi alla sua naturale fine, godendosi pure il viaggio: ma tra le stirpi sentono sicuramente tanto il senso del dovere e della responsabilità. Da quando è accaduto il Cataclisma, sono più sulle loro; si dice che siano raccolti a scrivere a Padre Tempo.
Ogni creatura delle storie e dei racconti ha con sé legno e carta in qualche modo, ma anche penne piume ed un qualche tipo di taccuino. Fate attenzione a quel che dite in loro presenza, potrebbe venire segnato per sempre.