Quel vecchio spilorcio di Ebenes! Ma guarda se, in un emporio rispettabile, tocca assistere alla scena di qualcuno che chiede lo sconto sul pane. Sul pane, capite? Non su gioielli o cavalli: sul pane. Non ha un briciolo di dignità, quel taccagno incartapecorito.
Fosse per lui, camperebbe con mezza pagnotta a settimana e sarebbe pure pronto a predicare che chi mangia di più è solo un ricco sprecone. Come se lui non lo fosse! Perché, diciamolo: Ebenes Grant è ricco da far vomitare. Probabilmente potrebbe comprarsi Itaca intera, case, campi e perfino il campanile... ma se gli chiedi in prestito un dollaro, ti risponde che non può, che vorrebbe tanto, che sta passando un brutto momento… tutte le solite menzogne ben confezionate, da vero spilorcio.
Lo si vede spesso, il vecchio, con quello sguardo altezzoso, come se si fosse dimenticato che un tempo, quando i Fox regnavano su Itaca, i Grant non erano altro che vaccari da retrovia, sudati e ignorati. Ora, con la fortuna che s'è messo in tasca, vive di rendita ma continua ad atteggiarsi a poveraccio. E ha pure il coraggio di dire che i Fox avrebbero dovuto essere più generosi con gli itacesi. Proprio lui!
Va detto, però: Ebenes è sempre stato coerente. Per lui, i cavalli non valgono nulla: troppi costi, troppa lentezza. Il petrolio, invece, quello sì che rende. Le tradizioni? Non servono a nulla. Gli accordi commerciali con le aziende dell’entroterra, quelli sì che costruiscono un impero. Sa sempre dove mettere il piede. Avido, ossessivo, calcolatore, Ebenes non spende un dollaro se non ha già visto il modo di farne dieci.
Se Itaca deve rinascere, secondo lui non sarà grazie al sudore sulla fronte, ma al suono delle monete in un saccoccio.
E se non fosse per l’attaccamento quasi morboso che mostra verso Telemaco
Telemaco - Il PalafrenoFactions: L'Acropoli di Itaca, GrantTeaser: Cosa fa di un uomo un uomo?Le ombre dei padri ricadono sempre su di noi, come un peso inevitabile e ponderoso e pochi sono coloro che riescono a emergerne vittoriosi. E l'ombra di un uomo come il Gene (...), ci si potrebbe tranquillamente convincere che ha venduto anche il cuore, pur di far soldi. E poi non è manco il suo vero nipote: è solo il cugino minore di Ulisse (che gli Dei lo tengano nel palmo!), eppure sembra l’unico per cui provi davvero qualcosa. Su di lui punta tutto.
Meno male che Penelope ha avuto la furbizia di tenerselo stretto, quel vecchio rospo dorato. E guardatelo un po’ come si muove: potrebbe ancora lavorare, quel ronzino spelacchiato, ma vive alle spalle di una donna. E poi è sempre lì a puntare il dito, a dire che i fannulloni sono gli altri.
Puah!
Polvere e miseria.
Questo sarebbe Itaca se non fosse per quelli dell'Acropoli. Un luogo per cani randagi e morti di fame, un paese fantasma condannato all'oblio eterno. Certo che la gente si lamenta per come vanno le cose, ma così è la gente. Ha la memoria di un tacchino... troppo facilmente ci si dimentica di come si stava prima e si pensa ai bei tempi andati come se fossero esenti da problemi. Usurpatori, li chiamano. Quei pendagli da forca buoni a nulla si sono dimenticati della miseria a cui ci avevano ridotto i Propilei della Vecchia Guardia, quando erano loro a gestire l'affare pubblico da queste parti. Si sono dimenticati di quando Laerte Grant si rimboccò le maniche e decise che era venuto il momento di cambiare le cose.
Grand'uomo Laerte, lui sì che ci sapeva fare. Scalzò dal loro posto al sole quei vecchi bacucchi dei Propilei, buoni solo a parlare, prese nelle sue mani il gravoso compito di Sindaco di Itaca e istituì l'Acropoli. Un circolo di cittadini virtuosi che, sotto la saggia guida del Sindaco Grant stesso, sapesse far girare le cose come si doveva.
Quando venne il momento per Laerte di godersi un meritato riposo, fu allora la volta del figlio Ulisse a prendere su la carica di Sindaco. E, con lui al comando, Itaca divenne prospera come non mai... se solo fosse durata. Mi chiedo quanto lui e la sua Acropoli avrebbero potuto fare di noi tra i più grandi Stati dell'Ellade.
Ma scoppiò la Guerra e il nostro buon Sindaco fece quello che qualsiasi uomo d'onore come lui avrebbe fatto: imbracciò il fucile, raccolse i suoi uomini più fidati e partì a combattere per tutti noi, andò al fronte a servire il nostro stimato Presidente McFarlan. Le malelingue dicono che se non gli avessero minacciato il figlio Telemaco mica sarebbe partito, ma sicuramente sono solo voci messe in giro dall'invidia di chi non potrebbe neanche lucidare gli stivali di un uomo come il Generale Ulisse Grant.
Come che andarono le cose, fatto sta che partì e ora ci ritroviamo la giovane moglie di Ulisse, Penelope, a gestire affari troppo grandi per le sue dolci mani. Affidarle la carica di Sindaco fu un'idea di Laerte, ormai troppo vicino alle soglie dell'Ade per continuare le opere del figlio e, probabilmente, anche per pensare lucidamente. Avrebbe dovuto essere una soluzione temporanea certo, ma intanto sono passati venti stramaledetti anni. E hai voglia a dire male a quelli dell'Acropoli, ma se non fosse stato per loro che in tutti questi anni hanno supportato e sopportato il lavoro di quella povera donna, te lo dico che Itaca adesso sarebbe solo polvere e miseria. Certo le brave genti dell'Acropoli non fanno mistero di quanto pensano che le cose andrebbero meglio se un uomo forte tornasse nuovamente al timone della baracca, ma si tratta di persone di saldi princìpi morali che hanno dato la loro parola. E, come tali, non si permetterebbero mai di infangare l'onore di Itaca con astuzie meschine, né, meno che mai, di gettare ombre sulla famiglia Grant. A ogni modo, c'è da dire che tra le conseguenze della Guerra e il dover schivare tutte le pallottole di malignità che quotidianamente vengono rivolte a loro e a Penelope, l'Acropoli continua, nonostante tutto, a far girare le cose per il meglio qui.
Quanto meno, grazie a loro, il cibo in tavola e il whiskey al saloon non ci sono mai mancati e certo non è cosa da niente.
Motto: "Non esiste cavallo che non possa essere domato"
Cosa si può dire dei Grant? E che diamine ci vuoi dire!? I Grant sono i Grant, la spina dorsale di Itaca. Forse un tempo erano solo dei semplici mandriani, vaccari e allevatori di cavalli, ma, al giorno d’oggi, sfido chiunque a parlare di Itaca senza nominare i Grant.
Tutti sanno di come Laerte e Ulisse, stanchi di vedersi portare via le terre dei pascoli del loro bestiame, decisero di prendere in mano la situazione, di strappare il potere dalle obsolete mani dei Propilei per istituire l’Acropoli. Fu grazie a loro che le terre furono ridistribuite tra le famiglie della Polis. È grazie a loro se oggi possiamo tutti essere partecipi della politica di questa terra dimenticata dagli Dei.
Puoi chiedere a chiunque, la risposta sarà sempre la stessa: i Grant sono Itaca.
E anche ora che Laerte è morto e Ulisse è lontano a combattere per i diritti dei peoni, i Grant, quelli rimasti nella polvere con noi altri, tengono in piedi la baracca. Stimabili cittadini di questa nostra bella Polis che portano avanti il loro impegno, anche ora che i tempi si sono fatti più bui, anche se improperi e insulti si sono sostituiti agli encomi di un tempo.
Puoi sentirli i sussurri maligni alle loro spalle… in molti gli dicono peste e corna, anche quelli che gli devono la loro fortuna, persino quei miserabili dei peoni, che dovrebbero invece solo baciare la terra calpestata dagli stivali dei Grant.
C’è chi dice che non dureranno ancora a lungo, chi sostiene che le loro membra si fanno stanche, ogni anno sempre di più, nell’attesa sfinente che il loro caro Ulisse torni. C’è chi giura di poter vedere nei loro occhi l’ombra di tormenti passati divorargli l’anima, scavare nel fondo dei loro cuori fino a condurli all’Ade eterno.
Lasciate pure che parlino. Miserabili vigliacchi!
Ancora una volta i Grant risponderanno con azioni e fatti alle vuote parole, potete starne sicuri.
Sarà per la loro origine umile, sarà che mai hanno rinnegato di provenire dalla terra come tutti noi, ma i Grant non è certo gente da piangersi addosso, dico io… ancora una volta si rialzeranno. Ancora una volta si rimboccheranno le maniche e asciugheranno il sudore dalle loro fronti madide di onesta fatica.
Ancora una volta faranno di Itaca il gioiello dell'Ellade.