Osserva il suo sguardo, guarda i suoi modi fieri e autentici: non li trovi travolgenti? Quel sorriso spudorato e dolcissimo fa battere i cuori di molti, e sono convinta che, cercando accuratamente, potresti ritrovarlo descritto nei poemi che parlano di indomiti eroismi. Si dice che la persona che noi soprannominiamo "Cantastorie di Itaca" stia aiutando la Signora Grant a trovare la giusta intensità per redigere le memorie di Laerte Grant, e non riesco a pensare a nessun’altro di migliore per un simile compito. Per questo puoi vedere la sua figura aggirarsi spavalda in ogni occasione mondana, perché, come afferma spesso: “Il favore degli Dei ci ha permesso di far parte di questa storia, e io, con lo stesso favore, scriverò di ognuno di voi”.
Oh, hai visto come Orestia/Oreste
Orestia/Oreste - L'Arco InfallibileFactions: La Banda O'Donnel-Ripley, O'DonnelTeaser: Hai mai sentito odore di zolfo passando vicino all'Officina di Orestia/Oreste, l'Arco Infallibile? È uno di quei momenti in cui faresti bene a girare alla larga dal carrozzone della Banda, perché sign (...) segue sempre con lo sguardo ogni sua mossa? Sembra voglia farne il suo pasto! Ma ciò che ammiro maggiormente, è quel modo indomito di approcciarsi alla vita. Non serve avere nessuno al proprio fianco, quando si è mossi da un simile fuoco! A quel punto, tutti gli altri attorno diventano necessari, ma non fondamentali, e questo fa sì che la sua voce sia sempre cristallina, e le sue parole ardenti. Quando arriva, sembra illuminare le stanze più buie con la sua semplice presenza. Ma ciò che mi stupisce sempre più, è come sembri sempre sopra ogni cosa giusta o sbagliata: a tal punto crede nelle proprie capacità, da sembrare intoccabile, nessuna beffa del destino pare aver potere sulle sue azioni! Il suo passo è sicuro e leggero.
Che dici? Mi sto innamorando? Ma dai, che sciocchezza: la mia è solo sincera ammirazione.
Non ci credeva nessuno, a questa storia che Penelope sarebbe riuscita a tenere in piedi una cittadina dimenticata dagli Dèi come Itaca per così tanto tempo. Quando il buon Laerte ha tirato le cuoia - e c'ha messo un sacco a morire, sperava così tanto di veder tornare il figlio dalla guerra che a un certo punto ha fottuto le forbici alle Moire, ma sai com'è, prima o poi in una bara ci finiamo tutti e alla fine ci è finito pure lui - dicevo, quando il vecchio ha finalmente deciso di crepare, l'uomo di famiglia, Telemaco, era troppo piccolo. Quindi hanno preso sta poveraccia e le hanno detto: "Senti Penny, finché non torna tuo marito prenderai il suo posto e ti gestirai tu le beghe di Itaca". E lei? Beh, lei ha detto sì senza avere la minima idea di cosa la aspettasse. "Lo farò per Itaca e per mio marito", ripeteva la disgraziata.
Sapessi quante scommesse, al saloon: i più magnanimi le davano al massimo una settimana, poi sarebbe corsa a chiedere aiuto in lacrime, dicevano, o sarebbe impazzita o sarebbe scappata dalla città. Qualcuno la immaginava già ubriaca in mezzo alla polvere della piazza o impiccata in camera sua. E diciamocelo, probabilmente sarebbe davvero finita così se non fosse stato per il suo piccolo gruppetto di sostenitori.
Ma c'hanno visto lungo, quelli del Simposio: hanno puntato sul cavallo ferito, quello ha vinto e ora guardalo lì, il circolo felice della donna al potere, con i suoi incontri e i suoi intrighi. Dicono che vogliono scrivere - o riscrivere, nessuno l'ha capito bene - la storia di Itaca, che la vera ricchezza è il progresso e che la rivoluzione parte dagli ideali. Ma ormai lo sanno tutti, in città, che non sono solo il gruppo di strilloni che sembrano: qualcuno dice che siano loro i veri pezzi grossi, quelli che contano sul serio e prendono le decisioni.
Una volta Penelope si è ammalata e non si è vista in giro per due settimane. Due fottute settimane, capisci? Secondo me si è solo presa una pausa perché non ce la faceva più, ma insomma, sta di fatto che è sparita. Ecco, non passava ora del giorno o della notte senza che qualcuno del Simposio passasse da casa sua. Dicevano di riunirsi in privato con lei, poi tenevano discorsi all'Agorà, davano ordini qua e là, prendevano decisioni, cose così. Non potevi alzare un dito che gli stronzi erano lì a fissarti e minacciarti di fare la spia alla loro Penny. Che poi secondo me facevano tutto loro e a lei non l'hanno nemmeno vista in faccia, quelle due settimane. Pare anche che per chiedere un favore a Penelope convenga ingraziarsi qualcuno del Simposio e poi quello farà il lavoro sporco per te.
Una cosa è certa: se ti sentono parlar male di lei, quelli sono in grado di venire a cercarti a casa, prenderti per i capelli e lasciarti qualche regalino tipo, che so, un occhio nero o qualche dente in meno. Non è che sono così protettivi solo perché sanno che la poveretta, senza di loro, sarebbe stata destinata a soccombere tanto, tanto tempo fa?
Motto: "La ruota gira, il sentiero chiama"
Xeînoi. Gli stranieri. Gli altri. Quelli che non appartengono. È così che li chiamano a Itaca. Ah, e credimi, figliolo, non c’è veleno più sottile di una parola sputata con il sorriso. Xeînoi. Sempre con quel tono, sempre con quella distanza che non si colma mai. Perché i Perez sono qui da anni, ne hanno di storie da raccontare su Itaca, ma per i suoi paesani restano sempre e solo quello: una famiglia di estranei. Xeînoi.
Che poi "famiglia" è un parolone: "Perez" non è nemmeno il vero cognome di tutti loro, considerato che non sono imparentati, ma a un certo punto hanno deciso che lo sarebbe stato. Forse per sembrare più solidi, forse per illudersi di poter essere una cosa sola agli occhi degli altri. Eppure, quando un Perez cammina per strada, le porte si chiudono, le dita si stringono sulle borse e gli sguardi si abbassano.
Pare che abbiano girato a lungo prima di raggiungere Itaca, ormai molti anni prima, ben prima della partenza di Ulisse. Si parla di quando i Fox erano i sindaci di questo posto dimenticato dagli Dèi. Ognuno con la sua storia e i propri fantasmi, perché non tutti provengono dagli stessi ambienti. Eppure, per qualche ragione a noi misteriosa, si sono tutti uniti nel vagare alla ricerca di un posto dove mettere radici: la nostra bella Itaca, piena di ulivi secolari e antiche mura di pietra che ne hanno di storie da raccontare. Un paradiso in terra, questo credevano di aver raggiunto. E invece al loro arrivo hanno trovato l'inferno ad attenderli. Non c’erano né abbracci né parole di benvenuto, solo il disprezzo freddo dei Fox e l’ombra lunga della violenza. Non li volevano qui. Non li vogliono ancora.
Eppure sono divertenti, questi Perez. Pare che nella loro famiglia, per guadagnarsi qualche tozzo di pane in più, qualcuno di loro abbia insegnato a tutti a far vaudevilles e spettacoli itineranti. Si sono adattati. Con il sorriso stampato in faccia, con la battuta pronta, con le performance di tiro, le bevande miracolate, i canti e i giochi di prestigio. Perché se non puoi farti rispettare, puoi almeno farli ridere. Di certo una festa senza di loro è molto meno divertente. Puoi vederli alla fine del loro spettacolo mentre girano con il loro sgangherato e deformato cappello in mano per raccogliere le monete dal pubblico.
Sembra che vogliano farsi accettare a tutti i costi. Alcuni sono riusciti a entrare nell’Acropoli, altri servono fedelmente i loro padroni, ma per quanti anni debba passare un Perez a Itaca, per quanti inchini debba fare, per quanti servizi debba rendere, il marchio dello straniero non sbiadisce mai. Può un uomo essere nato qui e sentirsi comunque un ospite indesiderato? Può una donna camminare per le stesse strade ogni giorno e sentire di non appartenervi mai? I Perez conoscono bene la risposta. La vivono sulla pelle.
Non voglio dire che siano cattivi, per carità, ma ricorda bene: xeînoi erano e xeînoi rimarranno, sempre.