Mentre la notte avvolge Itaca con il suo manto stellato, disturbato solo dai pochi lumi tremolanti nelle strade polverose, dall’alto della collina, Celèno Williams osserva la città stendersi sotto di lei, un ammasso di case, ambizioni e fallimenti. Il vento notturno le solleva il bordo del soprabito, ma il freddo non la sfiora. Lì sotto, alcuni si spezzano la schiena per costruirsi un futuro, mentre altri annegano nella loro stessa miseria, aspettando che qualcuno li salvi. La sua espressione disgustata è palese: li disprezza. Non c’è spazio per i deboli in questo mondo. Chi non si rialza, chi si lascia schiacciare… non si merita nulla, nemmeno l’aria che respira. Ma chi lotta, chi è disposto a sacrificare tutto pur di emergere, otterrà cento, mille volte quanto investito, e sarà tra i pochi a meritare il suo rispetto.
Stringe le mani dietro la schiena e fissa l’orizzonte, oltre la città addormentata. I primi raggi del sole iniziano a rischiarare il cielo, e il vento si agita, fresco e frizzante. Celèno arriccia il naso, si bagna un polpastrello con la saliva e lo alza dinanzi a sé. L'aria di Itaca all'alba offre sempre consiglio, ma questa mattina porta anche con sé profumo di cambiamento, l'odore di opportunità ancora inesplorate. E Celèno non si lascia sfuggire occasioni. Conosce il valore di ogni grammo di minerale estratto, di ogni contratto firmato con le sue dita sottili, ma inesorabili. La vita è una porta spalancata verso la grandezza che solo lei ha il coraggio di immaginare, e in questo momento lo percepisce chiaramente: qualcosa di grande sta per accadere. Tutto sta per cambiare, e sta a lei assicurarsi il seggio migliore per poter sfruttare la situazione al meglio. La città dorme ancora sotto di lei, ignara di ciò che presto accadrà. Ma Celèno no. Lei non dorme mai.
Non ci credeva nessuno, a questa storia che Penelope sarebbe riuscita a tenere in piedi una cittadina dimenticata dagli Dèi come Itaca per così tanto tempo. Quando il buon Laerte ha tirato le cuoia - e c'ha messo un sacco a morire, sperava così tanto di veder tornare il figlio dalla guerra che a un certo punto ha fottuto le forbici alle Moire, ma sai com'è, prima o poi in una bara ci finiamo tutti e alla fine ci è finito pure lui - dicevo, quando il vecchio ha finalmente deciso di crepare, l'uomo di famiglia, Telemaco, era troppo piccolo. Quindi hanno preso sta poveraccia e le hanno detto: "Senti Penny, finché non torna tuo marito prenderai il suo posto e ti gestirai tu le beghe di Itaca". E lei? Beh, lei ha detto sì senza avere la minima idea di cosa la aspettasse. "Lo farò per Itaca e per mio marito", ripeteva la disgraziata.
Sapessi quante scommesse, al saloon: i più magnanimi le davano al massimo una settimana, poi sarebbe corsa a chiedere aiuto in lacrime, dicevano, o sarebbe impazzita o sarebbe scappata dalla città. Qualcuno la immaginava già ubriaca in mezzo alla polvere della piazza o impiccata in camera sua. E diciamocelo, probabilmente sarebbe davvero finita così se non fosse stato per il suo piccolo gruppetto di sostenitori.
Ma c'hanno visto lungo, quelli del Simposio: hanno puntato sul cavallo ferito, quello ha vinto e ora guardalo lì, il circolo felice della donna al potere, con i suoi incontri e i suoi intrighi. Dicono che vogliono scrivere - o riscrivere, nessuno l'ha capito bene - la storia di Itaca, che la vera ricchezza è il progresso e che la rivoluzione parte dagli ideali. Ma ormai lo sanno tutti, in città, che non sono solo il gruppo di strilloni che sembrano: qualcuno dice che siano loro i veri pezzi grossi, quelli che contano sul serio e prendono le decisioni.
Una volta Penelope si è ammalata e non si è vista in giro per due settimane. Due fottute settimane, capisci? Secondo me si è solo presa una pausa perché non ce la faceva più, ma insomma, sta di fatto che è sparita. Ecco, non passava ora del giorno o della notte senza che qualcuno del Simposio passasse da casa sua. Dicevano di riunirsi in privato con lei, poi tenevano discorsi all'Agorà, davano ordini qua e là, prendevano decisioni, cose così. Non potevi alzare un dito che gli stronzi erano lì a fissarti e minacciarti di fare la spia alla loro Penny. Che poi secondo me facevano tutto loro e a lei non l'hanno nemmeno vista in faccia, quelle due settimane. Pare anche che per chiedere un favore a Penelope convenga ingraziarsi qualcuno del Simposio e poi quello farà il lavoro sporco per te.
Una cosa è certa: se ti sentono parlar male di lei, quelli sono in grado di venire a cercarti a casa, prenderti per i capelli e lasciarti qualche regalino tipo, che so, un occhio nero o qualche dente in meno. Non è che sono così protettivi solo perché sanno che la poveretta, senza di loro, sarebbe stata destinata a soccombere tanto, tanto tempo fa?
Motto: "L'ambizione apre le porte, l'astuzia le spalanca"
I Williams? I Williams non si sono mai accontentati. Non della terra arida, non delle briciole lasciate dagli altri, non di una vita vissuta all’ombra di chi è arrivato alla ricchezza prima di loro. Hanno scalato la vetta con le unghie e con i denti, partendo dal nulla e prendendo a morsi ogni opportunità, sputando via la paura e costruendosi un futuro in cui potessero essere in cima alla catena alimentare. Nessuno gli ha regalato niente. E questo li ha resi più forti, più affamati. Inarrestabili.
C’era chi si struggeva nella polvere, chi piangeva sfortune e ingiustizie. I Williams no. Hanno preso il destino per la gola e lo hanno piegato alla loro volontà. Che fosse per fato, fortuna o abilità, i Williams sono riusciti a raggiungere ciò che tanto desideravano: la ricchezza. A nessuno è effettivamente chiaro quale sia stata l'opportunità che li ha definitivamente tirati fuori dal fango, ma sta di fatto che i Williams non si sono mai fermati: c’è chi ha sfruttato il mercato del ferro, chi ha aperto un' impresa di successo, o chi semplicemente ha rischiato tutto al tavolo da gioco pur di farsi strada nel mondo. Qualcuno mormora di vecchi affari, di giochi truccati, di scommesse perse e di chi si è ritrovato con un pugno di mosche mentre qualcun altro raccoglieva l’oro. Ma sono solo chiacchiere. La storia la scrivono i vincitori, e i Williams vincono sempre.
Come ripetono fino alla nausea, il fine giustifica i mezzi: ammesso e non concesso che abbiano calpestato qualcuno pur di arrivare al loro obiettivo, non è colpa loro se la gente non ha abbastanza sale in zucca per spostarsi dal loro inarrestabile sentiero di conquista!
E come i Williams schiacciano chiunque si metta in mezzo senza mai voltarsi a chiedere scusa, allo stesso modo rispettano solo chi ha fame, chi ha spietata ambizione. Se sei disposto a tutto, allora forse meriti di stare al loro tavolo. Altrimenti, sei solo un altro nome nella lunga lista di chi è stato calpestato nella scalata.
Ora hanno soldi, ma i soldi sono solo il primo passo. La ricchezza è apprezzabile quando l'unica cosa che conosci è la povertà, ma non basta. Non è mai abbastanza.
Il denaro compra tutto, ma non l’influenza. E i Williams non vogliono solo riempirsi le tasche, vogliono decidere chi merita di riempirsele. Vogliono parlare, e vogliono che il mondo ascolti. La politica è il prossimo passo.
Il palcoscenico è pronto, i pezzi sono in movimento. E se c’è qualcuno che deve essere spinto giù per fare spazio, che sia.