La mente di Egeria non ha mai trovato pace. Non quando, da ragazzina, trascorreva le giornate sui libri, quando ancora i Marlowe si potevano permettere di mandare le loro figlie a scuola. Non ora che, forte del suo sapere, degli insegnamenti che ha ricevuto e di un'intelligenza che in troppi sottovalutano è riuscita a guadagnare la fiducia delle persone che contano e, dentro Itaca, prendono le decisioni importanti.
Ha occhi attenti, lingua affilata e la determinazione di chi non ha bisogno di farsi insegnare nulla. Ascolta, valuta, soppesa e poi demolisce. Non è il tipo che crede a quello che sente, anzi; è più quella che cerca prove, raccoglie informazioni e poi sceglie attentamente quali condividere e quali tenersi per sé, magari per usarle per un tornaconto personale.
E ha la testa dura, lei, di quelle che se decide di fare una cosa nessuno la può fermare e se si fissa su una questione non si dà pace finché non arriva in fondo.
Come quella storia della sfortuna dei Williams. Continua a ripetere che secondo lei c'è qualcos'altro sotto; qualcosa che non riguarda la sorte, ma le persone di Itaca, quelle che ogni giorno si incontrano per strada e si salutano, quelle che si conoscono da sempre ma poi nascondono chissà quali segreti.
Che poi, parlando di segreti, prima o poi qualcuno glielo chiederà a quell'allocco dello Sceriffo, Egisto
Egisto - Il Mangiatore di SpadeFactions: L'Acropoli di Itaca, PerezTeaser: Si alzarono risate sguaiate, grasse, cariche di disprezzo. Davvero qualcuno pensava di chiamare lo sceriffo? E cosa avrebbe mai potuto fare Egisto? Sgridarli? Minacciarli con un dito alzato? O, ancora (...), come ha fatto a conquistare una donna così.
Non ci credeva nessuno, a questa storia che Penelope sarebbe riuscita a tenere in piedi una cittadina dimenticata dagli Dèi come Itaca per così tanto tempo. Quando il buon Laerte ha tirato le cuoia - e c'ha messo un sacco a morire, sperava così tanto di veder tornare il figlio dalla guerra che a un certo punto ha fottuto le forbici alle Moire, ma sai com'è, prima o poi in una bara ci finiamo tutti e alla fine ci è finito pure lui - dicevo, quando il vecchio ha finalmente deciso di crepare, l'uomo di famiglia, Telemaco, era troppo piccolo. Quindi hanno preso sta poveraccia e le hanno detto: "Senti Penny, finché non torna tuo marito prenderai il suo posto e ti gestirai tu le beghe di Itaca". E lei? Beh, lei ha detto sì senza avere la minima idea di cosa la aspettasse. "Lo farò per Itaca e per mio marito", ripeteva la disgraziata.
Sapessi quante scommesse, al saloon: i più magnanimi le davano al massimo una settimana, poi sarebbe corsa a chiedere aiuto in lacrime, dicevano, o sarebbe impazzita o sarebbe scappata dalla città. Qualcuno la immaginava già ubriaca in mezzo alla polvere della piazza o impiccata in camera sua. E diciamocelo, probabilmente sarebbe davvero finita così se non fosse stato per il suo piccolo gruppetto di sostenitori.
Ma c'hanno visto lungo, quelli del Simposio: hanno puntato sul cavallo ferito, quello ha vinto e ora guardalo lì, il circolo felice della donna al potere, con i suoi incontri e i suoi intrighi. Dicono che vogliono scrivere - o riscrivere, nessuno l'ha capito bene - la storia di Itaca, che la vera ricchezza è il progresso e che la rivoluzione parte dagli ideali. Ma ormai lo sanno tutti, in città, che non sono solo il gruppo di strilloni che sembrano: qualcuno dice che siano loro i veri pezzi grossi, quelli che contano sul serio e prendono le decisioni.
Una volta Penelope si è ammalata e non si è vista in giro per due settimane. Due fottute settimane, capisci? Secondo me si è solo presa una pausa perché non ce la faceva più, ma insomma, sta di fatto che è sparita. Ecco, non passava ora del giorno o della notte senza che qualcuno del Simposio passasse da casa sua. Dicevano di riunirsi in privato con lei, poi tenevano discorsi all'Agorà, davano ordini qua e là, prendevano decisioni, cose così. Non potevi alzare un dito che gli stronzi erano lì a fissarti e minacciarti di fare la spia alla loro Penny. Che poi secondo me facevano tutto loro e a lei non l'hanno nemmeno vista in faccia, quelle due settimane. Pare anche che per chiedere un favore a Penelope convenga ingraziarsi qualcuno del Simposio e poi quello farà il lavoro sporco per te.
Una cosa è certa: se ti sentono parlar male di lei, quelli sono in grado di venire a cercarti a casa, prenderti per i capelli e lasciarti qualche regalino tipo, che so, un occhio nero o qualche dente in meno. Non è che sono così protettivi solo perché sanno che la poveretta, senza di loro, sarebbe stata destinata a soccombere tanto, tanto tempo fa?
Motto: "Siamo marmo, non polvere"
Volete che vi parli dei Marlowe? Beh, una volta a Itaca il nome Marlowe significava qualcosa.
Per generazioni avevano tenuto i conti di Itaca, firmato trattati, concesso prestiti a imprese che avevano costruito ponti, strade, sogni. Senza di loro, Itaca non avrebbe avuto né un’economia né un futuro. Tutti lo sapevano. Tutti lo ricordano. Il marmo di Itaca, così erano soprannominati.
Poi arrivò la Guerra di Secessione e le monete smisero di pesare più del piombo. Il declino dei Marlowe fu lento, ma inarrestabile. Gli affari si fecero più incerti, i crediti molto più difficili da riscuotere. E quando il denaro iniziò a scarseggiare, gli amici si dileguarono come polvere al vento. Itaca, la città che avevano nutrito con la loro ricchezza, li ripagò con ingratitudine e derisione. Li chiamarono stolti, irresponsabili, incapaci di gestire ciò che avevano ereditato, meritevoli di essere caduti così in basso. Ma che colpa avevano i Marlowe, se avevano scelto di investire nella loro terra anziché fuggire altrove con l’oro nelle tasche?
Quando si pensava che avessero toccato il fondo, i Marlowe subirono il colpo di grazia: la loro strada incontrò quella dei Williams. Un affare che sembrava la loro salvezza si rivelò il loro disastro. Da un giorno all'altro i Marlowe si ritrovarono senza nulla in mano. Nessuno seppe dire con precisione cos'era successo, ma ciò che sapevano era che i Williams portavano sventura, e chiunque avesse avuto a che fare con loro ne sarebbe uscito in rovina.
E come se non bastasse arrivò anche il fuoco. La loro grande casa, il simbolo della loro potenza, andò in fiamme in una notte maledetta dagli Dèi. Chiunque in città ricordava il bagliore delle fiamme che illuminava il cielo, il fumo nero che si alzava come un oscuro presagio. Oggi di quella casa non rimane che il porcilaio costruito con mattoni di fortuna e una terra arida e infertile. Le voci dicono che gli ultimi a far loro visita erano stati i Williams, e dopo qualche giorno, tutto ciò che restava della loro magnificente dimora era cenere. Coincidenza? Forse. Ma i Marlowe iniziarono a non credere più alle coincidenze.
Alcuni di loro entrarono, a fatica, nell'oligarchica cerchia dei Propilei. Certo i Propilei contavano ormai meno di niente, ma fu per loro sempre una sorte migliore di quelli costretti a diventare peoni per ripagare i debiti di famiglia. Spinti dalla necessità di sopravvivere, si erano abbassati a lavorare la terra, ripagando con il sudore il prezzo della loro disfatta. Due donne Marlowe, con i denti stretti e la schiena dritta, avevano trovato posto nel Simposio di Penelope Grant, non certo per servire chi ora comandava, piuttosto per ricordare a tutti che un Marlowe si piega, ma non si spezza. Mai.
"Se ci hanno ridotti in cenere, significa che bruciavamo troppo forte". Così rispondono ai commenti sprezzanti sul loro disgraziato destino.
Dentro di loro, i Marlowe sanno di essere stati delle vittime del fato più di chiunque altro. E non avrebbero perdonato.
Un Marlowe non dimentica. E chi ha strappato loro il futuro, un giorno o l’altro, la pagherà molto cara.