Albeggia. Una figura solitaria si desta, si incammina verso i campi.
Il sole sale, svetta alto nel cielo, ma l'uomo resta lì: chino sulla terra, mani callose affondate nella polvere, camicia incollata alla schiena dal sudore. Il calore cresce impietoso sulla terra di Itaca, eppure lui non sembra vacillare neanche per un istante.
Eirenaios Williams non è un uomo che si lascia sopraffare dalla fatica, anzi, sembra trovarvi conforto. C’è chi dice che, pur potendo permettersi una vita agiata grazie alle ricchezze della sua famiglia, lui preferisca la compagnia della terra alla freddezza dell’oro. Tra tutti i membri della famiglia, Eirenaios è quello che sembra più fedele alle radici da cui provengono: "La terra non dimentica chi la lavora, né il sudore che la bagna", ripete spesso... e chiunque lo conosca sa che non è un uomo che intende riempirsi la bocca di parole in cui non crede.
Il crepuscolo si avvicina. Il cielo si tinge di rosso, e il vento porta con sé l’odore del fieno tagliato... ma anche ora, Eirenaios non riposa. Anche quando la giornata volge al termine, allontanatosi dai campi, l'uomo ha ancora molto da fare.
Si chiude con un sorriso nel suo laboratorio, dove il Beverone Williams prende vita: un liquore forte e speziato, tramandato da generazioni, un segreto che si dice sia stato un dono degli Dei stessi. Alcuni giurano che porti fortuna, altri che sia solo una scusa per ubriacarsi.
Ma qualunque sia la verità, una cosa è certa: Eirenaios custodisce quella ricetta con più cura di quanto non custodisca il suo stesso cuore. Perché per quanto si ostini ad apparire positivo e gioviale, dietro ai suoi occhi si nasconde una malcelata tristezza, che sembra andar via solo nei momenti in cui aiuta i bisognosi, dona senza chiedere nulla in cambio, tende la mano dove può.
Cosa ti affligge, Eirenaios? Cosa attanaglia il tuo cuore? Qual è il peso che neppure la fatica del duro lavoro riesce a farti dimenticare?
Polvere e miseria.
Questo sarebbe Itaca se non fosse per quelli dell'Acropoli. Un luogo per cani randagi e morti di fame, un paese fantasma condannato all'oblio eterno. Certo che la gente si lamenta per come vanno le cose, ma così è la gente. Ha la memoria di un tacchino... troppo facilmente ci si dimentica di come si stava prima e si pensa ai bei tempi andati come se fossero esenti da problemi. Usurpatori, li chiamano. Quei pendagli da forca buoni a nulla si sono dimenticati della miseria a cui ci avevano ridotto i Propilei della Vecchia Guardia, quando erano loro a gestire l'affare pubblico da queste parti. Si sono dimenticati di quando Laerte Grant si rimboccò le maniche e decise che era venuto il momento di cambiare le cose.
Grand'uomo Laerte, lui sì che ci sapeva fare. Scalzò dal loro posto al sole quei vecchi bacucchi dei Propilei, buoni solo a parlare, prese nelle sue mani il gravoso compito di Sindaco di Itaca e istituì l'Acropoli. Un circolo di cittadini virtuosi che, sotto la saggia guida del Sindaco Grant stesso, sapesse far girare le cose come si doveva.
Quando venne il momento per Laerte di godersi un meritato riposo, fu allora la volta del figlio Ulisse a prendere su la carica di Sindaco. E, con lui al comando, Itaca divenne prospera come non mai... se solo fosse durata. Mi chiedo quanto lui e la sua Acropoli avrebbero potuto fare di noi tra i più grandi Stati dell'Ellade.
Ma scoppiò la Guerra e il nostro buon Sindaco fece quello che qualsiasi uomo d'onore come lui avrebbe fatto: imbracciò il fucile, raccolse i suoi uomini più fidati e partì a combattere per tutti noi, andò al fronte a servire il nostro stimato Presidente McFarlan. Le malelingue dicono che se non gli avessero minacciato il figlio Telemaco mica sarebbe partito, ma sicuramente sono solo voci messe in giro dall'invidia di chi non potrebbe neanche lucidare gli stivali di un uomo come il Generale Ulisse Grant.
Come che andarono le cose, fatto sta che partì e ora ci ritroviamo la giovane moglie di Ulisse, Penelope, a gestire affari troppo grandi per le sue dolci mani. Affidarle la carica di Sindaco fu un'idea di Laerte, ormai troppo vicino alle soglie dell'Ade per continuare le opere del figlio e, probabilmente, anche per pensare lucidamente. Avrebbe dovuto essere una soluzione temporanea certo, ma intanto sono passati venti stramaledetti anni. E hai voglia a dire male a quelli dell'Acropoli, ma se non fosse stato per loro che in tutti questi anni hanno supportato e sopportato il lavoro di quella povera donna, te lo dico che Itaca adesso sarebbe solo polvere e miseria. Certo le brave genti dell'Acropoli non fanno mistero di quanto pensano che le cose andrebbero meglio se un uomo forte tornasse nuovamente al timone della baracca, ma si tratta di persone di saldi princìpi morali che hanno dato la loro parola. E, come tali, non si permetterebbero mai di infangare l'onore di Itaca con astuzie meschine, né, meno che mai, di gettare ombre sulla famiglia Grant. A ogni modo, c'è da dire che tra le conseguenze della Guerra e il dover schivare tutte le pallottole di malignità che quotidianamente vengono rivolte a loro e a Penelope, l'Acropoli continua, nonostante tutto, a far girare le cose per il meglio qui.
Quanto meno, grazie a loro, il cibo in tavola e il whiskey al saloon non ci sono mai mancati e certo non è cosa da niente.
Motto: "L'ambizione apre le porte, l'astuzia le spalanca"
I Williams? I Williams non si sono mai accontentati. Non della terra arida, non delle briciole lasciate dagli altri, non di una vita vissuta all’ombra di chi è arrivato alla ricchezza prima di loro. Hanno scalato la vetta con le unghie e con i denti, partendo dal nulla e prendendo a morsi ogni opportunità, sputando via la paura e costruendosi un futuro in cui potessero essere in cima alla catena alimentare. Nessuno gli ha regalato niente. E questo li ha resi più forti, più affamati. Inarrestabili.
C’era chi si struggeva nella polvere, chi piangeva sfortune e ingiustizie. I Williams no. Hanno preso il destino per la gola e lo hanno piegato alla loro volontà. Che fosse per fato, fortuna o abilità, i Williams sono riusciti a raggiungere ciò che tanto desideravano: la ricchezza. A nessuno è effettivamente chiaro quale sia stata l'opportunità che li ha definitivamente tirati fuori dal fango, ma sta di fatto che i Williams non si sono mai fermati: c’è chi ha sfruttato il mercato del ferro, chi ha aperto un' impresa di successo, o chi semplicemente ha rischiato tutto al tavolo da gioco pur di farsi strada nel mondo. Qualcuno mormora di vecchi affari, di giochi truccati, di scommesse perse e di chi si è ritrovato con un pugno di mosche mentre qualcun altro raccoglieva l’oro. Ma sono solo chiacchiere. La storia la scrivono i vincitori, e i Williams vincono sempre.
Come ripetono fino alla nausea, il fine giustifica i mezzi: ammesso e non concesso che abbiano calpestato qualcuno pur di arrivare al loro obiettivo, non è colpa loro se la gente non ha abbastanza sale in zucca per spostarsi dal loro inarrestabile sentiero di conquista!
E come i Williams schiacciano chiunque si metta in mezzo senza mai voltarsi a chiedere scusa, allo stesso modo rispettano solo chi ha fame, chi ha spietata ambizione. Se sei disposto a tutto, allora forse meriti di stare al loro tavolo. Altrimenti, sei solo un altro nome nella lunga lista di chi è stato calpestato nella scalata.
Ora hanno soldi, ma i soldi sono solo il primo passo. La ricchezza è apprezzabile quando l'unica cosa che conosci è la povertà, ma non basta. Non è mai abbastanza.
Il denaro compra tutto, ma non l’influenza. E i Williams non vogliono solo riempirsi le tasche, vogliono decidere chi merita di riempirsele. Vogliono parlare, e vogliono che il mondo ascolti. La politica è il prossimo passo.
Il palcoscenico è pronto, i pezzi sono in movimento. E se c’è qualcuno che deve essere spinto giù per fare spazio, che sia.