Si alzarono risate sguaiate, grasse, cariche di disprezzo. Davvero qualcuno pensava di chiamare lo sceriffo? E cosa avrebbe mai potuto fare Egisto? Sgridarli? Minacciarli con un dito alzato? O, ancora meglio, sculacciarli come bambini troppo vivaci?
Le battute si rincorrevano, mentre qualcuno scuoteva la testa con divertimento. Egisto, un tutore della legge? Ma se era più mansueto di un cucciolo d’asino! Nessuno lo aveva mai visto sparare un colpo, nessuno poteva dire con certezza se avesse mai nemmeno impugnato una pistola con convinzione. E poi, a ben vedere, cos’era davvero Egisto? Uno straniero. Un Perez. Uno che aveva scalato la gerarchia di Itaca non per meriti suoi, ma solo perché aveva avuto la fortuna – o l’abilità – di conquistare il cuore di Egeria Marlowe. E qui le risate si fecero più rumorose, più velenose. Perché quella era la vera domanda: come diavolo aveva fatto un buono a nulla come lui a ingannare perfino una donna come Egeria
Egeria - L'Ametista d'OmbraFactions: Il Simposio di Penelope, MarloweTeaser: La mente di Egeria non ha mai trovato pace. Non quando, da ragazzina, trascorreva le giornate sui libri, quando ancora i Marlowe si potevano permettere di mandare le loro figlie a scuola. Non ora che, (...)?
Si scambiarono sguardi complici, tra chi alzava il bicchiere e chi si abbandonava a una smorfia di scherno. Fatto sta che Egisto non era benvoluto da nessuno. I Marlowe lo tolleravano a stento, i Perez neppure si degnavano di rivolgergli uno sguardo. E quanto a lui… aveva la personalità di un coyote impagliato. Poteva davvero essere l’uomo giusto, nel momento giusto, se la città avesse avuto davvero bisogno di uno sceriffo capace?
La risposta la diede un altro, con un mezzo sorriso e un cenno teatrale: "Ehi, rimane pur sempre lo sceriffo! Un po’ di rispetto per il nostro caro sceriffo mangiatore di spade!"
Un’esplosione di risate, ancora più forti, ancora più sguaiate.
Qualcuno aggrottò la fronte. Mangiatore di spade? Da dove veniva quel nomignolo?
E la risposta arrivò con la leggerezza crudele di chi conosce bene la verità: perché Egisto era capace di ingoiare umiliazioni tanto affilate da uccidere un uomo. E lo faceva senza mai smettere di sorridere.
Polvere e miseria.
Questo sarebbe Itaca se non fosse per quelli dell'Acropoli. Un luogo per cani randagi e morti di fame, un paese fantasma condannato all'oblio eterno. Certo che la gente si lamenta per come vanno le cose, ma così è la gente. Ha la memoria di un tacchino... troppo facilmente ci si dimentica di come si stava prima e si pensa ai bei tempi andati come se fossero esenti da problemi. Usurpatori, li chiamano. Quei pendagli da forca buoni a nulla si sono dimenticati della miseria a cui ci avevano ridotto i Propilei della Vecchia Guardia, quando erano loro a gestire l'affare pubblico da queste parti. Si sono dimenticati di quando Laerte Grant si rimboccò le maniche e decise che era venuto il momento di cambiare le cose.
Grand'uomo Laerte, lui sì che ci sapeva fare. Scalzò dal loro posto al sole quei vecchi bacucchi dei Propilei, buoni solo a parlare, prese nelle sue mani il gravoso compito di Sindaco di Itaca e istituì l'Acropoli. Un circolo di cittadini virtuosi che, sotto la saggia guida del Sindaco Grant stesso, sapesse far girare le cose come si doveva.
Quando venne il momento per Laerte di godersi un meritato riposo, fu allora la volta del figlio Ulisse a prendere su la carica di Sindaco. E, con lui al comando, Itaca divenne prospera come non mai... se solo fosse durata. Mi chiedo quanto lui e la sua Acropoli avrebbero potuto fare di noi tra i più grandi Stati dell'Ellade.
Ma scoppiò la Guerra e il nostro buon Sindaco fece quello che qualsiasi uomo d'onore come lui avrebbe fatto: imbracciò il fucile, raccolse i suoi uomini più fidati e partì a combattere per tutti noi, andò al fronte a servire il nostro stimato Presidente McFarlan. Le malelingue dicono che se non gli avessero minacciato il figlio Telemaco mica sarebbe partito, ma sicuramente sono solo voci messe in giro dall'invidia di chi non potrebbe neanche lucidare gli stivali di un uomo come il Generale Ulisse Grant.
Come che andarono le cose, fatto sta che partì e ora ci ritroviamo la giovane moglie di Ulisse, Penelope, a gestire affari troppo grandi per le sue dolci mani. Affidarle la carica di Sindaco fu un'idea di Laerte, ormai troppo vicino alle soglie dell'Ade per continuare le opere del figlio e, probabilmente, anche per pensare lucidamente. Avrebbe dovuto essere una soluzione temporanea certo, ma intanto sono passati venti stramaledetti anni. E hai voglia a dire male a quelli dell'Acropoli, ma se non fosse stato per loro che in tutti questi anni hanno supportato e sopportato il lavoro di quella povera donna, te lo dico che Itaca adesso sarebbe solo polvere e miseria. Certo le brave genti dell'Acropoli non fanno mistero di quanto pensano che le cose andrebbero meglio se un uomo forte tornasse nuovamente al timone della baracca, ma si tratta di persone di saldi princìpi morali che hanno dato la loro parola. E, come tali, non si permetterebbero mai di infangare l'onore di Itaca con astuzie meschine, né, meno che mai, di gettare ombre sulla famiglia Grant. A ogni modo, c'è da dire che tra le conseguenze della Guerra e il dover schivare tutte le pallottole di malignità che quotidianamente vengono rivolte a loro e a Penelope, l'Acropoli continua, nonostante tutto, a far girare le cose per il meglio qui.
Quanto meno, grazie a loro, il cibo in tavola e il whiskey al saloon non ci sono mai mancati e certo non è cosa da niente.
Motto: "La ruota gira, il sentiero chiama"
Xeînoi. Gli stranieri. Gli altri. Quelli che non appartengono. È così che li chiamano a Itaca. Ah, e credimi, figliolo, non c’è veleno più sottile di una parola sputata con il sorriso. Xeînoi. Sempre con quel tono, sempre con quella distanza che non si colma mai. Perché i Perez sono qui da anni, ne hanno di storie da raccontare su Itaca, ma per i suoi paesani restano sempre e solo quello: una famiglia di estranei. Xeînoi.
Che poi "famiglia" è un parolone: "Perez" non è nemmeno il vero cognome di tutti loro, considerato che non sono imparentati, ma a un certo punto hanno deciso che lo sarebbe stato. Forse per sembrare più solidi, forse per illudersi di poter essere una cosa sola agli occhi degli altri. Eppure, quando un Perez cammina per strada, le porte si chiudono, le dita si stringono sulle borse e gli sguardi si abbassano.
Pare che abbiano girato a lungo prima di raggiungere Itaca, ormai molti anni prima, ben prima della partenza di Ulisse. Si parla di quando i Fox erano i sindaci di questo posto dimenticato dagli Dèi. Ognuno con la sua storia e i propri fantasmi, perché non tutti provengono dagli stessi ambienti. Eppure, per qualche ragione a noi misteriosa, si sono tutti uniti nel vagare alla ricerca di un posto dove mettere radici: la nostra bella Itaca, piena di ulivi secolari e antiche mura di pietra che ne hanno di storie da raccontare. Un paradiso in terra, questo credevano di aver raggiunto. E invece al loro arrivo hanno trovato l'inferno ad attenderli. Non c’erano né abbracci né parole di benvenuto, solo il disprezzo freddo dei Fox e l’ombra lunga della violenza. Non li volevano qui. Non li vogliono ancora.
Eppure sono divertenti, questi Perez. Pare che nella loro famiglia, per guadagnarsi qualche tozzo di pane in più, qualcuno di loro abbia insegnato a tutti a far vaudevilles e spettacoli itineranti. Si sono adattati. Con il sorriso stampato in faccia, con la battuta pronta, con le performance di tiro, le bevande miracolate, i canti e i giochi di prestigio. Perché se non puoi farti rispettare, puoi almeno farli ridere. Di certo una festa senza di loro è molto meno divertente. Puoi vederli alla fine del loro spettacolo mentre girano con il loro sgangherato e deformato cappello in mano per raccogliere le monete dal pubblico.
Sembra che vogliano farsi accettare a tutti i costi. Alcuni sono riusciti a entrare nell’Acropoli, altri servono fedelmente i loro padroni, ma per quanti anni debba passare un Perez a Itaca, per quanti inchini debba fare, per quanti servizi debba rendere, il marchio dello straniero non sbiadisce mai. Può un uomo essere nato qui e sentirsi comunque un ospite indesiderato? Può una donna camminare per le stesse strade ogni giorno e sentire di non appartenervi mai? I Perez conoscono bene la risposta. La vivono sulla pelle.
Non voglio dire che siano cattivi, per carità, ma ricorda bene: xeînoi erano e xeînoi rimarranno, sempre.