Il coraggio è vita.
Potete sentire Lucertola ripetere questa frase spesso e potete stare sicuri che non lo dice tanto per dire, che la sua voce è sempre maledettamente seria.
Luce vive la sua vita appieno, mai una volta rifiutò un'occasione di prenderla per le corna e di dimostrare alle Moire il suo sprezzo del pericolo. Non è un caso che, quando si riunisce al resto dei Perez per i loro spettacoli, sia sempre Luce a prestarsi come bersaglio vivente per i numeri di Alcone
Alcone - L'Infallibile Pistolero (Lui)Player: Pao - Pao TigrinoFactions: L'Acropoli di Itaca, PerezQuando Alcone cammina per le strade di Itaca, lo fa con le spalle rivolte verso il basso, la folta barba coperta dalla sua bandana rossa e il cappello a tesa larga sempre chino sul viso. Se lo cala mo (...) e delle sue infallibili pistole. Si dice addirittura che una volta Alcone
Alcone - L'Infallibile Pistolero (Lui)Player: Pao - Pao TigrinoFactions: L'Acropoli di Itaca, PerezQuando Alcone cammina per le strade di Itaca, lo fa con le spalle rivolte verso il basso, la folta barba coperta dalla sua bandana rossa e il cappello a tesa larga sempre chino sul viso. Se lo cala mo (...) era talmente sbronzo da barcollare e che Lucertola quasi ci rimise la pelle. Se non fosse stato per le immediate cure di Tartaruga
Tartaruga - Il Diamante allo Stato GrezzoPlayer: Valentina CostanzoFactions: I Peoni, MarloweLe voci parlano di una donna sempre curva sulla schiena, mescolando intrugli, sussurrando parole.
Lenta, lenta, lenta la goccia, scende nel fuoco e cuoce la roccia. Brucia la carta, brucia il dolore, (...) probabilmente avrebbe preso per dritto la strada per l'Ade. E pare che, ancora oggi, di quando in quando, la ferita ancora bruci e che sia proprio Tartaruga ad alleviarne i dolori con i suoi intrugli malefici.
Ma, nonostante questa storia, Luce Lucertola continua a prestarsi come tiro a segno senza mai tremare una volta.
"Una volta una veggente mi ha detto che la mia linea della vita era troppo corta" racconta sempre agli altri peoni attorno al fuoco, mostrando il palmo della mano aperta "allora presi un rasoio... e zac! Vedete che adesso è bella lunga, più lunga di quella di qualsiasi altro. Perciò non posso morire, non prima di nessuno di voi almeno" conclude poi ridendo.
E quindi continua a vivere la sua vita come se la morte fosse solo un problema per un altro tempo e un altro luogo.
Forse ne ha bisogno, forse giocare a danzare con il vecchio Plutone tra i fili delle Moire è l'unico modo per sentirsi vivi, quando la tua vita è quella di un peone, di uno degli ultimi. Forse non fa molta differenza quando vieni trattato ogni giorno come un oggetto.
E allora tanto vale brindare, calice della caducità in mano, e ricordarsi che non serve avere paura, che paura e speranza sono solo i due lati della stessa maledetta moneta.
Il coraggio è vita.
E quando queste parole affiorano dalle labbra di Luce, potete essere certi che sono più potenti e brucianti di qualsiasi revolver.
Guardali figliolo, guarda quelle povere anime come si spaccano la schiena, ma non considerarli solo come delle bestie da soma. Certo lo sono, ma è grazie a quei poveri diavoli che la nostra fottuta società rimane ancora in piedi. Loro coltivano la terra, fanno i lavori che neanche il più disperato accetterebbe e sono i primi ad essere considerati quando il culo di qualcuno deve essere sacrificato. Ovviamente non lo fanno perché sono generosi, probabilmente sotto quegli occhi stanchi e sudati ci odiano profondamente, ma per fortuna non hanno scelta. Loro appartengono allo Stato e devono stare zitti e buoni perché la loro vita vale poco più di quel randagio che vedi guaire per un avanzo.
Perché tocchi a loro questo ruolo ingrato è qualcosa che risale alle radici della nostra cultura. Vedi: un tempo qui ci si faceva la guerra gli uni con gli altri, polis contro polis, isola contro isola. E, come in qualsiasi guerra, ogni volta si facevano prigionieri. Questa gente, che oggi chiamiamo peoni, sono semplicemente i loro discendenti o prigionieri delle recenti guerre contro altre Nazioni. La nostra società si è basata per così tanto tempo su queste pratiche marce e lerce. Oggi sarebbe impossibile fare a meno di queste povere anime. E chi li sa coltivare i campi meglio di loro? Chi altri sarebbe disposto a spaccarsi la schiena per un tozzo di pane?
Se chiedi a me, è solo un puro caso che spetti a loro... e non è che c'è poi tutta questa differenza tra noi e loro. Ma sempre meglio a loro che a noi, dico io.
Certo alcune scelte dei capoccia al riguardo non sono state proprio sveglie. Prendi la decisione di non lasciargli condividere il desco con noi altri per esempio. Allora, a tutti noi fa piacere non vedere quei pezzenti che puzzano di sudore e piscio in giro mentre si mangia, ma questo isolarli li sta facendo diventare troppo uniti e protettivi tra loro.
Che gli Dei non vogliano che a questi inizi a venire in mente di pretendere di poter dire la loro!
E, proprio riguardo a questo, una guerra si sta combattendo per i loro diritti e nessuno sa dire come cambierà il mondo quando finirà. Per fortuna alcuni di loro sono così zotici da non aver ancora capito quale occasione potrebbero avere: forse perché ormai sono troppo abituati al collare, oppure perché non si fidano delle buone intenzioni di chi li ha sempre degradati. Cavolo, li capisco! Quando subisci continuamente botte e insulti, a un certo punto non riesci a vedere la tua vita senza. Ma se invece riuscissero per una dannata volta a mettersi d'accordo tra loro, cosa succederebbe? Magari avranno la tanto agognata libertà, potranno alzare i loro occhi stanchi per illuminarli con un briciolo di dignità.
E allora, figliolo, credo che noi saremo davvero nella merda.
Motto: "La ruota gira, il sentiero chiama"
Xeînoi. Gli stranieri. Gli altri. Quelli che non appartengono. È così che li chiamano a Itaca. Ah, e credimi, figliolo, non c’è veleno più sottile di una parola sputata con il sorriso. Xeînoi. Sempre con quel tono, sempre con quella distanza che non si colma mai. Perché i Perez sono qui da anni, ne hanno di storie da raccontare su Itaca, ma per i suoi paesani restano sempre e solo quello: una famiglia di estranei. Xeînoi.
Che poi "famiglia" è un parolone: "Perez" non è nemmeno il vero cognome di tutti loro, considerato che non sono imparentati, ma a un certo punto hanno deciso che lo sarebbe stato. Forse per sembrare più solidi, forse per illudersi di poter essere una cosa sola agli occhi degli altri. Eppure, quando un Perez cammina per strada, le porte si chiudono, le dita si stringono sulle borse e gli sguardi si abbassano.
Pare che abbiano girato a lungo prima di raggiungere Itaca, ormai molti anni prima, ben prima della partenza di Ulisse. Si parla di quando i Fox erano i sindaci di questo posto dimenticato dagli Dèi. Ognuno con la sua storia e i propri fantasmi, perché non tutti provengono dagli stessi ambienti. Eppure, per qualche ragione a noi misteriosa, si sono tutti uniti nel vagare alla ricerca di un posto dove mettere radici: la nostra bella Itaca, piena di ulivi secolari e antiche mura di pietra che ne hanno di storie da raccontare. Un paradiso in terra, questo credevano di aver raggiunto. E invece al loro arrivo hanno trovato l'inferno ad attenderli. Non c’erano né abbracci né parole di benvenuto, solo il disprezzo freddo dei Fox e l’ombra lunga della violenza. Non li volevano qui. Non li vogliono ancora.
Eppure sono divertenti, questi Perez. Pare che nella loro famiglia, per guadagnarsi qualche tozzo di pane in più, qualcuno di loro abbia insegnato a tutti a far vaudevilles e spettacoli itineranti. Si sono adattati. Con il sorriso stampato in faccia, con la battuta pronta, con le performance di tiro, le bevande miracolate, i canti e i giochi di prestigio. Perché se non puoi farti rispettare, puoi almeno farli ridere. Di certo una festa senza di loro è molto meno divertente. Puoi vederli alla fine del loro spettacolo mentre girano con il loro sgangherato e deformato cappello in mano per raccogliere le monete dal pubblico.
Sembra che vogliano farsi accettare a tutti i costi. Alcuni sono riusciti a entrare nell’Acropoli, altri servono fedelmente i loro padroni, ma per quanti anni debba passare un Perez a Itaca, per quanti inchini debba fare, per quanti servizi debba rendere, il marchio dello straniero non sbiadisce mai. Può un uomo essere nato qui e sentirsi comunque un ospite indesiderato? Può una donna camminare per le stesse strade ogni giorno e sentire di non appartenervi mai? I Perez conoscono bene la risposta. La vivono sulla pelle.
Non voglio dire che siano cattivi, per carità, ma ricorda bene: xeînoi erano e xeînoi rimarranno, sempre.