Ci si domandava spesso come potesse una persona non avere né passato né futuro. Alcuni dicevano che un essere simile dovesse essere intoccabile, una persona libera dalla schiavitù del tempo. Forse persino sottratta al giogo degli Dei.
Una vita così appariva, a molti, come l’immagine stessa dell’idillio: niente da perdere, nessun domani da temere. Chi non avrebbe desiderato un’esistenza simile?
Eppure, a ben guardare, la libertà assoluta era solo un’altra forma di assenza. Perché chi vive fuori dal tempo, chi sfugge ai legami, finisce per non esistere davvero.
E Cicala, si diceva, questo lo sapeva. Aveva fatto in modo di diventare l’amante della sorte, danzando con leggerezza sul filo dell’estate eterna, senza mai cedere, senza mai voltarsi. Non aveva vacillato una sola volta.
Ma anche la pietra più solida, si sussurrava, può essere incrinata da una crepa invisibile. Bastava una verità sottile, una notizia sussurrata all’orecchio del cuore, per scendere fino alle fondamenta e riscrivere ogni cosa.
Perché Cicala non aveva avuto una nascita mitologica, ma umana. Era carne, sangue e nome.
Discendente del sole e del vento, dissenso, voce dell’irriverenza… ma, tempo addietro, era stato solo un essere umano. Una persona che, per fuggire dal dolore, aveva cancellato il proprio nome.
La morte del fratello era stata un agonia, portando Cicala
Cicala - La Voce del CanyonFactions: I Peoni, PerezTeaser: Ci si domandava spesso come potesse una persona non avere né passato né futuro. Alcuni dicevano che un essere simile dovesse essere intoccabile, una persona libera dalla schiavitù del tempo. Forse per (...) a maledire gli Dei, a voltare le spalle alla fede, a cercare rifugio nei canti e nella leggerezza, lontano da ogni legame.
Ma il tempo, il tempo non dimentica. Il tempo osserva. E aspetta. E così Cicala
Cicala - La Voce del CanyonFactions: I Peoni, PerezTeaser: Ci si domandava spesso come potesse una persona non avere né passato né futuro. Alcuni dicevano che un essere simile dovesse essere intoccabile, una persona libera dalla schiavitù del tempo. Forse per (...) fece ritorno.
Non più solo per cantare. Ma per reclamare quel nome abbandonato, per guardare in faccia ciò che aveva fuggito per anni: la responsabilità, la scelta, e il ricordo feroce della sua codardia.
Ora che la sabbia della clessidra stava per esaurirsi, ci si chiedeva cosa avrebbe fatto la Voce del Canyon dell’estate infinita.
Avrebbe continuato il suo eterno girovagare, ai margini del libro della storia? Oppure avrebbe scelto di esistere ancora, e, per una volta soltanto, diventare protagonista delle sue stesse ballate?
Guardali figliolo, guarda quelle povere anime come si spaccano la schiena, ma non considerarli solo come delle bestie da soma. Certo lo sono, ma è grazie a quei poveri diavoli che la nostra fottuta società rimane ancora in piedi. Loro coltivano la terra, fanno i lavori che neanche il più disperato accetterebbe e sono i primi ad essere considerati quando il culo di qualcuno deve essere sacrificato. Ovviamente non lo fanno perché sono generosi, probabilmente sotto quegli occhi stanchi e sudati ci odiano profondamente, ma per fortuna non hanno scelta. Loro appartengono allo Stato e devono stare zitti e buoni perché la loro vita vale poco più di quel randagio che vedi guaire per un avanzo.
Perché tocchi a loro questo ruolo ingrato è qualcosa che risale alle radici della nostra cultura. Vedi: un tempo qui ci si faceva la guerra gli uni con gli altri, polis contro polis, isola contro isola. E, come in qualsiasi guerra, ogni volta si facevano prigionieri. Questa gente, che oggi chiamiamo peoni, sono semplicemente i loro discendenti o prigionieri delle recenti guerre contro altre Nazioni. La nostra società si è basata per così tanto tempo su queste pratiche marce e lerce. Oggi sarebbe impossibile fare a meno di queste povere anime. E chi li sa coltivare i campi meglio di loro? Chi altri sarebbe disposto a spaccarsi la schiena per un tozzo di pane?
Se chiedi a me, è solo un puro caso che spetti a loro... e non è che c'è poi tutta questa differenza tra noi e loro. Ma sempre meglio a loro che a noi, dico io.
Certo alcune scelte dei capoccia al riguardo non sono state proprio sveglie. Prendi la decisione di non lasciargli condividere il desco con noi altri per esempio. Allora, a tutti noi fa piacere non vedere quei pezzenti che puzzano di sudore e piscio in giro mentre si mangia, ma questo isolarli li sta facendo diventare troppo uniti e protettivi tra loro.
Che gli Dei non vogliano che a questi inizi a venire in mente di pretendere di poter dire la loro!
E, proprio riguardo a questo, una guerra si sta combattendo per i loro diritti e nessuno sa dire come cambierà il mondo quando finirà. Per fortuna alcuni di loro sono così zotici da non aver ancora capito quale occasione potrebbero avere: forse perché ormai sono troppo abituati al collare, oppure perché non si fidano delle buone intenzioni di chi li ha sempre degradati. Cavolo, li capisco! Quando subisci continuamente botte e insulti, a un certo punto non riesci a vedere la tua vita senza. Ma se invece riuscissero per una dannata volta a mettersi d'accordo tra loro, cosa succederebbe? Magari avranno la tanto agognata libertà, potranno alzare i loro occhi stanchi per illuminarli con un briciolo di dignità.
E allora, figliolo, credo che noi saremo davvero nella merda.
Motto: "La ruota gira, il sentiero chiama"
Xeînoi. Gli stranieri. Gli altri. Quelli che non appartengono. È così che li chiamano a Itaca. Ah, e credimi, figliolo, non c’è veleno più sottile di una parola sputata con il sorriso. Xeînoi. Sempre con quel tono, sempre con quella distanza che non si colma mai. Perché i Perez sono qui da anni, ne hanno di storie da raccontare su Itaca, ma per i suoi paesani restano sempre e solo quello: una famiglia di estranei. Xeînoi.
Che poi "famiglia" è un parolone: "Perez" non è nemmeno il vero cognome di tutti loro, considerato che non sono imparentati, ma a un certo punto hanno deciso che lo sarebbe stato. Forse per sembrare più solidi, forse per illudersi di poter essere una cosa sola agli occhi degli altri. Eppure, quando un Perez cammina per strada, le porte si chiudono, le dita si stringono sulle borse e gli sguardi si abbassano.
Pare che abbiano girato a lungo prima di raggiungere Itaca, ormai molti anni prima, ben prima della partenza di Ulisse. Si parla di quando i Fox erano i sindaci di questo posto dimenticato dagli Dèi. Ognuno con la sua storia e i propri fantasmi, perché non tutti provengono dagli stessi ambienti. Eppure, per qualche ragione a noi misteriosa, si sono tutti uniti nel vagare alla ricerca di un posto dove mettere radici: la nostra bella Itaca, piena di ulivi secolari e antiche mura di pietra che ne hanno di storie da raccontare. Un paradiso in terra, questo credevano di aver raggiunto. E invece al loro arrivo hanno trovato l'inferno ad attenderli. Non c’erano né abbracci né parole di benvenuto, solo il disprezzo freddo dei Fox e l’ombra lunga della violenza. Non li volevano qui. Non li vogliono ancora.
Eppure sono divertenti, questi Perez. Pare che nella loro famiglia, per guadagnarsi qualche tozzo di pane in più, qualcuno di loro abbia insegnato a tutti a far vaudevilles e spettacoli itineranti. Si sono adattati. Con il sorriso stampato in faccia, con la battuta pronta, con le performance di tiro, le bevande miracolate, i canti e i giochi di prestigio. Perché se non puoi farti rispettare, puoi almeno farli ridere. Di certo una festa senza di loro è molto meno divertente. Puoi vederli alla fine del loro spettacolo mentre girano con il loro sgangherato e deformato cappello in mano per raccogliere le monete dal pubblico.
Sembra che vogliano farsi accettare a tutti i costi. Alcuni sono riusciti a entrare nell’Acropoli, altri servono fedelmente i loro padroni, ma per quanti anni debba passare un Perez a Itaca, per quanti inchini debba fare, per quanti servizi debba rendere, il marchio dello straniero non sbiadisce mai. Può un uomo essere nato qui e sentirsi comunque un ospite indesiderato? Può una donna camminare per le stesse strade ogni giorno e sentire di non appartenervi mai? I Perez conoscono bene la risposta. La vivono sulla pelle.
Non voglio dire che siano cattivi, per carità, ma ricorda bene: xeînoi erano e xeînoi rimarranno, sempre.