Cantami, Musa, di Ares possente,
flagello degli uomini, rovina dei regni,
colui che si lancia nel mezzo del sangue,
che gioisce del clangore del bronzo spezzato.
Figlio di Zeus e di Era superba,
di te tremano i forti, i saggi, i re,
ché dove passi, la terra si tinge,
ché dove combatti, la morte regna.
Scudo su scudo, lancia su lancia,
Ares avanza, grida di guerra,
e i corpi si schiantano, le ossa si spezzano,
le madri piangono, le città bruciano.
A te innalzano preghiere i folli,
quelli che anelano il fuoco e il ferro,
quelli che danzano tra i corpi caduti,
quelli che amano la guerra più della vita.
Ma a te si rivolgono anche i deboli,
quando le mura tremano e i nemici avanzano,
quando l’unica speranza è la furia,
quando il destino si gioca in un grido.
Ares impetuoso, cavaliere dorato,
tu che non temi, tu che non cedi,
tu che abbracci la guerra e la fai tua sposa,
accogli il nostro canto, e donaci forza!
Il vento solleva spire di polvere rossa e calda mentre il sole tramonta su Itaca, un villaggio abbandonato ai confini del nulla, intriso di promesse sbiadite e ombre più antiche dei cactus che lo circondano. Qui, nascosti dietro maschere di vecchi cappelli, occhi scuri e camicie sgualcite, si nascondono i Dodici.
Non sono abitanti qualsiasi: i loro passi sfiorano il suolo e risuonano come un qualsiasi passo umano; il tempo li sfiora, ma non li ferisce. Adesso sono cowboy, baristi, ladri, ubriaconi o signori locali. La loro immortalità è avvolta nel silenzio e nell’alcool. C'è chi si aggira, indisturbato, con il cappello nero e una pistola sempre carica; c'è chi suona malinconico la sua chitarra sotto la luce di una luna eternamente levata. C'è chi, con gli occhi più acuti di un’aquila, osserva i bizzarri comportamenti degli Umani dal Saloon; chi si aggira per gli aridi campi come un predatore in attesa della pioggia. I Dodici sono qui, mischiati tra le genti di Itaca, accanto ai mortali che tentano di negare la loro esistenza mentre il deserto canta una ballata di polvere e magia antica. Marinai di un mare di sogni divini.
Afrodite, Apollo, Artemide, Ares, Demetra, Ermes, Efesto, Morfeo, Atena, Dioniso e i due gemelli Eros ed Eris: sono più che uomini, eppure nessuno li conosce davvero. Dodici Dèi nascosti sotto polvere e cappelli, con fattezze umane e nomi umani, con gli sguardi persi in un tempo che il deserto stesso ha dimenticato. Ogni giorno, Itaca li accoglie in una ballata di passioni e poteri.
Itaca è il loro nascondiglio, la selvaggia Ellade il loro palcoscenico e i mortali – quelli che osano avvicinarsi – per loro non sono altro che spettatori di una tragedia senza fine. Poiché se l'Uomo dovesse mai smettere di temerli, i Dodici cesserebbero di esistere. Se l'Uomo, forte di questa nemesi chiamata Progresso, dovesse smettere di pregarli, i Dodici verrebbero dimenticati.
E ciò non può accadere. Poiché chiunque, anche gli Dèi stessi, morirebbero per davvero se venissero dimenticati.
Ma nulla è davvero morto a Itaca.
E il selvaggio West dell'Ellade non ha mai saputo nascondere i propri fantasmi.
[Nota degli Autori: i giocatori che desiderano interpretare uno dei Dodici possono selezionarli nel form delle preferenze. Se otterranno il ruolo, riceveranno il teaser pubblico di un personaggio comune e le specifiche del loro ruolo nella loro Area Privata]