Cantami, Musa, di Efesto il forgiatore,
colui che doma il fuoco e plasma il metallo,
che nei profondi abissi del vulcano possente
batte il martello sul ferro incandescente.
Figlio di Era, gettato dal cielo,
non spezzato, non domo, non vinto,
ché dalle ceneri dell’oltraggio materno
sorse più grande, maestro d’ingegno.
A lui si inchinano dèi e mortali,
ché senza la sua arte nessuno combatte,
ché senza le sue mani non esiste difesa,
ché senza il suo fuoco il mondo è inerte.
È sua la lancia che trafigge i titani,
sua è l’armatura che nessuna lama spezza,
suo è l’incudine dove il destino risuona,
suo è il sapere che lega la carne al bronzo.
Ma non solo guerra crea il divino artefice,
ché dalle sue mani nascono meraviglie,
troni dorati, coppe scolpite,
meccaniche vive che danzano eterne.
Efesto zoppo, Efesto ingegnoso,
tu che insegni all’uomo a piegare la terra,
tu che domi la fiamma e la fai tua schiava,
accogli il nostro canto, e donaci la tua arte!
Il vento solleva spire di polvere rossa e calda mentre il sole tramonta su Itaca, un villaggio abbandonato ai confini del nulla, intriso di promesse sbiadite e ombre più antiche dei cactus che lo circondano. Qui, nascosti dietro maschere di vecchi cappelli, occhi scuri e camicie sgualcite, si nascondono i Dodici.
Non sono abitanti qualsiasi: i loro passi sfiorano il suolo e risuonano come un qualsiasi passo umano; il tempo li sfiora, ma non li ferisce. Adesso sono cowboy, baristi, ladri, ubriaconi o signori locali. La loro immortalità è avvolta nel silenzio e nell’alcool. C'è chi si aggira, indisturbato, con il cappello nero e una pistola sempre carica; c'è chi suona malinconico la sua chitarra sotto la luce di una luna eternamente levata. C'è chi, con gli occhi più acuti di un’aquila, osserva i bizzarri comportamenti degli Umani dal Saloon; chi si aggira per gli aridi campi come un predatore in attesa della pioggia. I Dodici sono qui, mischiati tra le genti di Itaca, accanto ai mortali che tentano di negare la loro esistenza mentre il deserto canta una ballata di polvere e magia antica. Marinai di un mare di sogni divini.
Afrodite, Apollo, Artemide, Ares, Demetra, Ermes, Efesto, Morfeo, Atena, Dioniso e i due gemelli Eros ed Eris: sono più che uomini, eppure nessuno li conosce davvero. Dodici Dèi nascosti sotto polvere e cappelli, con fattezze umane e nomi umani, con gli sguardi persi in un tempo che il deserto stesso ha dimenticato. Ogni giorno, Itaca li accoglie in una ballata di passioni e poteri.
Itaca è il loro nascondiglio, la selvaggia Ellade il loro palcoscenico e i mortali – quelli che osano avvicinarsi – per loro non sono altro che spettatori di una tragedia senza fine. Poiché se l'Uomo dovesse mai smettere di temerli, i Dodici cesserebbero di esistere. Se l'Uomo, forte di questa nemesi chiamata Progresso, dovesse smettere di pregarli, i Dodici verrebbero dimenticati.
E ciò non può accadere. Poiché chiunque, anche gli Dèi stessi, morirebbero per davvero se venissero dimenticati.
Ma nulla è davvero morto a Itaca.
E il selvaggio West dell'Ellade non ha mai saputo nascondere i propri fantasmi.
[Nota degli Autori: i giocatori che desiderano interpretare uno dei Dodici possono selezionarli nel form delle preferenze. Se otterranno il ruolo, riceveranno il teaser pubblico di un personaggio comune e le specifiche del loro ruolo nella loro Area Privata]