Cantami, Musa, di Estia gentile,
prima e ultima tra gli dèi immortali,
colei che veglia su focolari e case,
colei che mai abbandonò l’Olimpo.
Dove siede, arde la fiamma,
dove respira, vi è pace e ristoro,
ché nessun banchetto inizia senza il suo nome,
ché nessuna casa è sicura senza la sua benedizione.
A lei si rivolgono madri e spose,
ché custodisce le mura e i vincoli,
ché la sua presenza rende il tetto un rifugio,
ché il suo calore spezza il gelo dell’anima.
È sua la fiamma che mai si estingue,
suo il braciere che scalda i giusti,
suo il conforto di chi fa ritorno,
suo il silenzio che tutto comprende.
Ma guai a chi spezza l’armonia sacra,
ché Estia non alza la spada, né l’arco,
ma la sua assenza lascia vuoto e rovina,
ché senza il fuoco, nessuna casa resiste.
Estia eterna, madre invisibile,
tu che proteggi e tu che riscaldi,
tu che sei quiete, tu che sei legame,
accogli il nostro canto, e donaci il tuo fuoco!
Il vento solleva spire di polvere rossa e calda mentre il sole tramonta su Itaca, un villaggio abbandonato ai confini del nulla, intriso di promesse sbiadite e ombre più antiche dei cactus che lo circondano. Qui, nascosti dietro maschere di vecchi cappelli, occhi scuri e camicie sgualcite, si nascondono i Dodici.
Non sono abitanti qualsiasi: i loro passi sfiorano il suolo e risuonano come un qualsiasi passo umano; il tempo li sfiora, ma non li ferisce. Adesso sono cowboy, baristi, ladri, ubriaconi o signori locali. La loro immortalità è avvolta nel silenzio e nell’alcool. C'è chi si aggira, indisturbato, con il cappello nero e una pistola sempre carica; c'è chi suona malinconico la sua chitarra sotto la luce di una luna eternamente levata. C'è chi, con gli occhi più acuti di un’aquila, osserva i bizzarri comportamenti degli Umani dal Saloon; chi si aggira per gli aridi campi come un predatore in attesa della pioggia. I Dodici sono qui, mischiati tra le genti di Itaca, accanto ai mortali che tentano di negare la loro esistenza mentre il deserto canta una ballata di polvere e magia antica. Marinai di un mare di sogni divini.
Afrodite, Apollo, Artemide, Ares, Demetra, Ermes, Efesto, Morfeo, Atena, Dioniso e i due gemelli Eros ed Eris: sono più che uomini, eppure nessuno li conosce davvero. Dodici Dèi nascosti sotto polvere e cappelli, con fattezze umane e nomi umani, con gli sguardi persi in un tempo che il deserto stesso ha dimenticato. Ogni giorno, Itaca li accoglie in una ballata di passioni e poteri.
Itaca è il loro nascondiglio, la selvaggia Ellade il loro palcoscenico e i mortali – quelli che osano avvicinarsi – per loro non sono altro che spettatori di una tragedia senza fine. Poiché se l'Uomo dovesse mai smettere di temerli, i Dodici cesserebbero di esistere. Se l'Uomo, forte di questa nemesi chiamata Progresso, dovesse smettere di pregarli, i Dodici verrebbero dimenticati.
E ciò non può accadere. Poiché chiunque, anche gli Dèi stessi, morirebbero per davvero se venissero dimenticati.
Ma nulla è davvero morto a Itaca.
E il selvaggio West dell'Ellade non ha mai saputo nascondere i propri fantasmi.
[Nota degli Autori: i giocatori che desiderano interpretare uno dei Dodici possono selezionarli nel form delle preferenze. Se otterranno il ruolo, riceveranno il teaser pubblico di un personaggio comune e le specifiche del loro ruolo nella loro Area Privata]