Quante cose si potrebbero dire su Milosz.
"Dijevici ha un buon sindaco ortodosso" i più affermerebbero, pensando al suo continuo interesse per la comunità.
"Egli è proprio un buon marito!" molti direbbero perché Milosz prima di prendere ogni decisione ricerca con lo sguardo l'approvazione di sua moglie.
"Che buon papà" altri ancora aggiungerebbero, indicando i suoi figli che appaiono educati e ben vestiti.
Buono è l'aggettivo che tutti userebbero per Milosz.
Ma da quando nulla ha potuto fare per evitare l'abbandono della sua cittadina, Milosz sente in cuor suo di aver disatteso la prima affermazione. "Sono ancora un buon sindaco?" si domanda mentre scruta negli occhi dei suoi concittadini un cenno di assenso.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.