Titolo: La madre musulmana
Genere:
Parole chiave: Figlia smarrita, fede, amicizia profonda, paura
Quando Fatima legge i versi preferiti del Corano dalle sue labbra sbocciano parole profumate di fiori orietali. La poesia di quelle pagine si intreccia con il dolce suono della sua voce e insieme disegnano motivi arabeschi immaginari nei quali gli uditori si perdono ammaliati.
La fede in questa donna appare lucente e accogliente come un morbido cuscino ristoratore, e chiunque sia al suo cospetto viene rapito da tale delicatezza, a dispetto del credo di appartenenza.
Sarà per questo che tra i viottoli di Dijevici, quando si parla di Fatima, si sentono giudizi colmi di rispetto, e descrivono il marito Adonis come un uomo dalla grande fortuna.
Tuttavia la guerra sa fare a pezzi ogni felicità, e quella di Fatima e della sua famiglia non fanno eccezione.
"Che stia bene e al sicuro" così si chiude la preghiera che ogni sera Fatima rivolge al tramonto, dedicata a sua figlia spedita via da qualche parte nel mondo, lontana dall'orrore delle ostilità.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.