Quando Lasota fece ritorno in Paese, lasciando in città il sogno di diventare ingegnere, ai suoi genitori piacque pensare che quella scelta fu fatta per la nostalgia che aveva della famiglia. Ma in Paese si mormorò che il suo ritorno fosse da imputare principalmente alla sua personalità scontrosa che non ne aveva permesso la piena integrazione. "E' scoppiata una rissa ieri sera al bar"?...Lasota! "Si è allagata la scuola?"...Lasota! "Hanno rubato dalla cassetta dell'elemosina"?...Lasota! Nemmeno quella famiglia che tanto l'adorava era riuscita a raddrizzare la sua schiena, che ci avessero pensato in città?. Vero è che da quando ha fatto ritorno sembra essere cambiato qualcosa. Passa le sue giornate conversando amichevolmente con tutti, sembra che nei suoi occhi si sia spento l'odio e si sia accesa una luce nuova.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.