Borja ha bene in testa, da che ne ha memoria, che l'unico modo per emergere in questo mondo è imparare il più possibile. ""Il sapere in tutte le sue forme aiuta in moltissime circostanze"" con queste parole esprime il suo personale motto, dando ancora più valore alla sua insaziabile fame di conoscenza.
Si dice in giro che il suo rifugiarsi nei libri e l'aver studiato altrove fossero mezzi per scappare dal suo paese e dalla sua famiglia.
Si dice anche che il ritorno di Borja a Dijevici e il suo successivo impiego da insegnante di inglese fossero dimostrazioni pubbliche della sua superiorità.
Chissà quale molla spinge una persona a dover dimostrare con caparbietà il proprio valore. Arroganza direbbero in molti e insicurezza asserirebbero i più acuti.
[Nota: Per interpretare questo personaggio è necessaria la conoscenza della lingua inglese]
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.