Gora è nel bosco. Respira flebilmente, con la bocca socchiusa. Sssh. Non parlare. Qui non bisogna far rumore. Passi. Un crepitìo. È il momento di allontanarsi, o si accorgeranno della nostra presenza. Nel bosco non c’è differenza fra prede e cacciatori. Gli alberi sono osservatori silenziosi, imperturbabili davanti allo scorrere delle vite. Fermi all’incedere della morte. E qui, Gora, tu sfoderi la tua arma. Non puoi esitare, non puoi parlare. Hai paura, si vede, ma il caso ti costringe ad agire. Verseranno su di te una macchia indelebile. Sfregerai un taglio nel suo cuore.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.