Ricordo il disagio del silenzio che ci aveva imposto la madre superiora in convento. Nessuno parlava, a volte era bello, non confondeva, a volte mi sentivo sola. Diceva che solo tacendo avremmo sentito i sussurri della voce di nostro Signore. Il silenzio era Dio. Ma nel suo animo mutevole il silenzio cambió quel giorno. Ricordo la disperazione, le lacrime che scavavano un volto scarno. Il dolore, gli stupri, gli scempi. Il silenzio di chi credevamo amico. Io li imploravo di aiutarci. Loro muti con quei caschi blu come il cielo infinito. Il loro silenzio era la nostra morte.
La chiamarono “cospirazione del silenzio”.
Dio perdonali perché non sapevano il male del silenzio.
[Nota: Per interpretare questo personaggio è necessaria la conoscenza anche non fluente della lingua inglese]
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.