Non ci sono servizi igienici. Le persone rinchiuse sono costrette a fare i loro bisogni nel capannone. È umiliante.
I miei genitori e mio fratello mi guardano, è circa mezzanotte.
Si sentono degli spari, lì fuori.
Ogni minuto che passa si sentono i colpi sparati a caso, senza un ordine.
Non c’è ritmo nel modo in cui essi usano le armi.
Non è un DaDaDaDa. È più un suono simile a Tak... Tak. Tak.
Anche se non si riescono a sentire grida da fuori, il pensiero più tremendo è che stiano tagliando la gola alla gente.
Li guardo. Sono calmi. Stanno solo facendo finta di non essere spaventati.
E io? Mi uccideranno? Ci uccideranno tutti?
[Nota: Per interpretare questo personaggio è necessaria la conoscenza anche non fluente della lingua inglese]
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.