Spari ovunque. Spari sopra di noi. Spari addosso a noi.
Ma io non li sentivo, non sentivo niente altro, ero concentrata su quella ninna nanna.
Quella che mia mamma mi cantava quando eravamo alti poco più di un soldo di cacio.
Poi d’un tratto il silenzio. Lei non c’era più.
“Mamma, dove sei?”
“Corri, o levati.” mi intimò una voce roca.
E io ho corso. In lacrime. Sono fuggita da quell’innocenza che non mi appartiene più.
Sono fuggita da tutto e da tutti. Anche da me stessa.
Eppure sono ancora qui.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.