Narravano sul suo conto cugini, zie e vari parenti (insomma, la famiglia Collins) che un giorno trovarono un grande fagotto fuori dalla porta, proprio in una giornata ventosa. Nessuno sapeva da dove venisse o chi lo avesse portato. Quello su cui tutti erano concordi era che quel fagotto entrò in famiglia proprio come una folata che spalanca l'uscio. La forte ventata li aveva sorpresi proprio mentre stavano cenando, e dopo aver gridato "ATTENZIONE, FOLATA!" ed essersi nascosti sotto al tavolo per la paura, i Collins non ebbero altra scelta se non quella di accogliere quella creatura nella loro famiglia, proprio come fosse sangue del loro sangue. Nessuno di loro si fece poi tante domande, convinti che il vento avesse già dato la sua risposta: Folata era ciò che a loro serviva per essere completi. Forse è proprio da qua che deriva il suo singolare nomignolo, che poi a pensarci bene tanto strano non è, almeno per un Collins. Diventò un Collins di diritto, ma Folata un Collins non era.
Forse proprio per questo non fu mai abile come gli altri nell'interpretare Monsoni e Libeccio.
Nonostante anni e anni di studi, di applicazioni pratiche e di esperienze dirette, sembrava che Folata non avesse imparato nulla. Così si affidava completamente per le sue decisioni a ciò che suggerivano gli altri, ma non proprio tutti gli altri, solo quelli che aveva a genio, quelli che erano riusciti ad afferrare le redini del suo cuore innocente, ai quali si affidava ciecamente senza mai rimbeccare nulla. Eppure con costante costanza (passatemi il gioco di parole), Folata provava ogni giorno a chiedere al vento, ma sembra che l'unica risposta che riceveva fosse una scompigliata di capelli in estate, un turbinio di foglie sul selciato in autunno, un valzer di fiocchi di neve in inverno o l'elegante agitazione del ciclamino in primavera... e nient'altro. Ed ogni volta Folata immobile osservava quello spettacolo, rimanendo lì a bocca aperta, con il naso all'insù e le sue affusolate mani lungo i fianchi. Ricordo che un giorno ero al suo fianco quando si fermò ad osservare un animato cespuglio e mi disse “Guarda e ascolta… lo vedi? Lo senti?" Ero perplesso. Sapevo quelle storie sui Collins, ma non ho mai creduto che fossero veramente vere (anche qua passatemi il gioco di parole). “Lo senti? Sta dicendo che qualcuno che mi ama mi sta pensando! E’ una vita che continua a ripetermelo, sempre, ogni giorno e a ogni ora. Questa è l’unica cosa che mi rivela… un giorno ti racconterò la mia storia”.
Quel giorno non giunse mai.
Lo ricordo ancora, come fosse ieri: una folata di vento spalancò l’uscio e quel fagotto, esattamente come era arrivato, se ne andò.
[Personaggio ispirato a Edward, dal film "Edward mani di forbice" del 1990]
Se camminando per le strade di Swinton incappate in una colorata girandola a vento, o in un ricamato fazzoletto appeso con un nastro ad un ramo, state pur certi che quelle cose appartengono ai Collins. Infatti non succede mai che questi prendano una decisione che sia una senza prima aver consultato il vento. Eh già, proprio così… il vento gelido che proviene dal nord, dissipando le nebbie, sarà foriero di buone notizie; invece i venti impetuosi dell’est non possono che essere premonitori di sventura. E i venti del sud? E quelli dell’ovest? Chiederete voi… Beh, non tutti i segreti di questa famiglia sono conosciuti, ed è giusto così: loro e solo loro sono in grado di cotanto infallibile intuito, fosse anche ammirando le fronde accarezzate dal vento o la danza di un ricciolo di fumo. E’ proprio come se avessero fatto un occulto patto con brezze e folate. Quasi tutta Swinton ride di loro e di questa loro bizzarra consuetudine: “Son come banderuole, quelli, incapaci di prendere una decisione senza aver consultato prima il gallo sul tetto del loro fienile”, questo si mormora.
O, per meglio dire, tutti mormorano tranne i Maitland. Sembra che solo per loro i Collins siano venuti meno all’antica promessa, suggerendo il luogo dove avrebbero raccolto cadaveri di farfalle ancora integri. Ed è proprio grazie ai Collins se quella famiglia ha smesso di uccidere le colorate creature, ingrassando così la propria collezione. E questo dovrebbe essere d’insegnamento per tutti, perché una cosa è certa: quando si tratta di comprendere i segni del vento i Collins non cadono mai in errore, fiduciosi che quello non sbagli mai.
Accadde però un fatto molto ambiguo. Tantissimi anni fa, quando il paese di Swinton contava solo pochissime anime, uno dei loro antenati - del quale per scaramanzia nessuno osa pronunciare il nome - invece che seguire il vento prese una decisione di testa propria. Fu così che cedette la terra sulla quale oggi è costruito il pozzo alla famiglia Van Dort. Questo si rivelò presto essere un errore fatale, che in seguito portò la famiglia verso il baratro della povertà.
L’ Innominabile fu esiliato, tacciato di presunzione ed orgoglio, e di lui non si seppe più nulla. Fatto sta che ciò incrinò i rapporti tra i Collins e i Van Dort. Ancora oggi questa famiglia che governa Swinton non è vista di buon occhio, e i Collins credono che guardarli in faccia sia cagione di sventura, come se i loro occhi avessero il potere di intaccare e corrompere la loro anima. Proprio per questo ogni volta che un Collins deve, per un motivo o per l’altro, interloquire con un Van Dort, è solito fissare la punta delle sue scarpe e stringere i pugni affinché la sua anima non venga catturata.
Ma che sia stata proprio la famiglia Davis ad aver dato loro questo potere? Qualcuno ne è convinto, altri pensano che siano solo “futili chiacchiere intorno al camino” per riempire le fredde serate invernali. Il vento sulla questione non si è ancora espresso.
Quelli che si sono espressi a riguardo, invece, sono gli Everglot, che di cose da dire sulla famiglia Davis ne hanno a bizzeffe: ne hanno sparlato così tanto che il loro fiato, proprio come fosse un vento amico, con il tempo è riuscito ad alimentare la fiamma di questo sospetto nel cuore dei Collins. Se seguiranno questo nuovo vento privo di punti cardinali non è dato sapere. Forse la solita riunione domenicale tra le due famiglie sarà decisiva perché l’incendio divampi.
Ci sono poi quelle menti creative ed estrose che passano il tempo a riflettere su cosa inventare e come farlo. C’è chi declama una poesia, e chi disegna con il carbone. Che siano bravi e talentuosi per davvero, questa è tutt’altra storia.
Loro ci credono, e questo è quel che basta per appartenere a questo gruppo, capace di prendere i propri rischi. Che poi sappiano superarli senza danni, beh, anche questa è tutt’altra storia.
Giallo e arancione sono le sfumature che amano sfoggiare per distinguersi dagli altri durante il Palio annuale, perché sono i colori più appariscenti e quindi, per loro, i più importanti.