Quali sono gli ingredienti per essere in grado di guidare un gregge di anime verso la perfezione? Sicuramente rispetto, amorevolezza, un cuore limpido e onesto, la gentilezza e la prontezza di assistere chiunque abbia bisogno di aiuto. Ma non trovate che tutto questo sia riassumibile con una sola parola? NOIA. Sì, perché è solo quello che mi ricordo del mio avo durante i miei soggiorni a Swinton. Ogni mattina, durante la Messa, mi obbligava a fare d’assistente; come se non bastasse mi delegava le cose più insopportabili come fare la spesa, o segnare dei numeri su di un registro, scrivere lettere che mi dettava a voce, dare da mangiare alle galline, rammendare i suoi abiti clericali o, ancor peggio, i suoi calzini. Una volta domandai perché facesse fare tutte queste cose a me, ma anche chi fosse lo sfortunato che vestiva i miei panni quando io non c’ero. Mi rispose “Lo fanno altri, mia piccola pecorella, ma tu non preoccuparti che, come dice il Mio amico Sofocle, Il tempo svela tutto e lo porta alla luce. Quindi non stare lì a lamentarti e vai avanti a trascrivere quei numeri là". Aveva una frase del “suo amico Sofocle” per ogni situazione si presentasse e non sempre riuscivo a comprenderne bene il significato.
Oggi ripenso a quel periodo con malinconia, domandandomi se operasse così per proteggermi o per insegnarmi le durezze della vita. Mi sono sempre chiesto se ci fosse una qualche lezione dietro il suo atteggiamento.
Avrei comunque voluto conoscere maggiormente il suo animo, che sembrava nascondere molto più rispetto a ciò che traspariva. Avevo la netta sensazione che non si fidasse nel mostrarmi tutti i lati del suo carattere, cosa che invece non mancava di fare con i suoi concittadini. Di Santo di Ferro si diceva che avesse l’abitudine di discutere con il crocifisso, come se fosse lì a chiedere consigli a Cristo in persona, che ascoltasse volentieri le confessioni davanti ad un bel bicchiere di vino in Taverna, che avesse una dedizione per gli ultimi e che mal tollerasse i soprusi di briganti e prepotenti. A tal proposto mi torna alla mente un fatto che mi fu raccontato da una signora che aveva assistito di persona alla faccenda: era un sabato sera quando alcuni mascalzoni - chi dice siano stati tre e chi dice siano stati quattro - furono ritrovati gonfi di lividi fuori dallo studio medico, piagnucolanti e terrorizzati perché qualcuno li aveva aggrediti. “E’ successo tutto velocemente, troppo velocemente!” “Erano in mille e ci hanno picchiato!”
"-Gesù, tenetevi forte che qui sono legnate- avrebbe detto qualcuno!” “Eravamo solamente in chiesa a pregare”
“PREGARE! E poi la mano di Dio è calata pesantemente su di noi”. La signora ammiccante lasciò intendere che quei furfanti fossero entrati nella casa di Dio con intenzioni diverse dal Lodarlo. Il giorno dopo, Domenica, Santo di Ferro sfoggiava alla messa mattutina un bell’occhio livido e gonfio. E fu così che per i fedeli, pur non chiedendo niente, da quel giorno divenne Santo di Ferro e ciò fece sentire tutti un po' più protetti.
[Personaggio ispirato a Max Medici, dal film “Dumbo” del 2019]
Più antica di Swinton è solo la famiglia Van Dort, una vera e propria istituzione. Si dice, nei racconti perduti nel tempo, che abbiano origini austroungariche e che discendano proprio da quel famoso ramo cadetto di quella tal famiglia nobiliare. Altri racconti invece vorrebbero che la Famiglia Van Dort discenda proprio dal famoso compositore Franz Schubert. Se siano solo leggende non ci è dato saperlo, ma tali voci sono sempre motivo di grande vanto all’interno della famiglia.
Della storia recente sappiamo che l’antico fondatore di questa casa, tale V. Van Dort, era un povero ma ambizioso pastore, attento alle opportunità che la vita gli poneva davanti. Un giorno, mentre stava portando al pascolo le sue pecore, si imbatté in un appezzamento di terreno che reputò fin da subito eccezionale, situato poco distante dal piccolo villaggio di Swinton. Questo terreno, un tempo di proprietà della famiglia Collins, era stato lasciato a se stesso ed era considerato inutile dalla gente del posto. Tuttavia, V. Van Dort vide il potenziale nascosto sotto l’aspetto cadente e inselvatichito, e se ne innamorò, acquisendo il terreno per pochi spiccioli. Una transazione che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia della famiglia Van Dort, il cui fondatore non sapeva che il pozzo che di lì a poco sorse su quella terra sarebbe diventato una fonte importante per la ricchezza e la prosperità di tutta Swinton.
Certo, l’affare così importante per questa famiglia non ha di certo lasciato solo strascichi positivi. Il rapporto tra i Collins e i Van Dort si incrinò terribilmente: da allora i membri di una e dell’altra famiglia faticano a guardarsi addirittura in faccia per un semplice saluto, ed è evidente che i Collins preferiscono guardarsi le scarpe pur di non vedere negli occhi un Van Dort.
Con il passare del tempo, la famiglia Van Dort fiorì grazie all’acume dei suoi componenti. Il loro nome divenne sinonimo di ricchezza, opulenza… e di doti molto particolari. L'essenza magica emanata dalla terra e dal pozzo stesso, infatti, conferì ai Van Dort incredibili capacità. Ogni generazione che nasceva era dotata di talenti straordinari, che gli enigmatici personaggi di questa famiglia sfruttavano per esercitare la propria influenza sul mondo circostante, per preservare i segreti e mantenere la propria posizione di potere in città.
Questo è ben risaputo in casa Davis, i cui membri non perdono mai occasione per omaggiare e ringraziare i Van Dort. I Davis sono sempre pronti a riceverli in casa con salamelecchi e inchini. “Gentili e ben educati” direbbero tutti all’inizio. “Leccaculo!” sarebbe invece l’epiteto che alla fine spontaneamente verrebbe da gridare.
Non venerati, non temuti, ma ammirati dalle altre famiglie del villaggio, nel corso degli anni i membri della famiglia Van Dort rimasero saldamente custodi della terra e del pozzo. Tuttavia, con il passare del tempo divennero sempre più solitari e riservati, avventurandosi raramente al di fuori delle mura della loro dimora.
E pare che anche le loro grandi doti si siano affievolite sempre di più. Una prova di questo pare sia stata la vendita di quella strana bussola ai Pirelli, per un nonnulla poi! Si dice che quella bussola punti verso un luogo magico, eppure fu venduta dai Van Dort senza neanche pensarci troppo… e forse alcuni di loro, proprio per questo scambio, ora si stanno mangiando le mani.
Ci sono poi quelle menti creative ed estrose che passano il tempo a riflettere su cosa inventare e come farlo. C’è chi declama una poesia, e chi disegna con il carbone. Che siano bravi e talentuosi per davvero, questa è tutt’altra storia.
Loro ci credono, e questo è quel che basta per appartenere a questo gruppo, capace di prendere i propri rischi. Che poi sappiano superarli senza danni, beh, anche questa è tutt’altra storia.
Giallo e arancione sono le sfumature che amano sfoggiare per distinguersi dagli altri durante il Palio annuale, perché sono i colori più appariscenti e quindi, per loro, i più importanti.