Pronome: Scintilla
Informazioni pubbliche: Appena arrivi al College non sei che una matricola, una tra i tanti, poi vedi quelli più grandi e inizi a desiderare di essere loro, o almeno essere considerata più di “quella nuova".
Entrare in un élite non è facile e per molti è una cosa impossibile, una di quelle situazioni che vedi capitare agli altri, e poi la popolarità è un grosso fardello da portare.
Ma per me era tutto, avevo bisogno di esserlo, io ero “la cheerleader” e il mio ruolo di capitano rappresentava più di una carica, era uno status symbol e la squadra di basket sapeva che poteva contare su di me.
Ero brava.
Oh... se lo ero!
E a me serviva saperlo.
Non ho mai mollato e, al di fuori del College, gli Eagle’s Balls mi vollero con loro.
Non ho mai avuto un rapporto così profondo con nessuno.
Non saltavo un allenamento, organizzavo serate, gite, feste, trasferte. Mai un momento di riposo, sempre attiva, sempre a pensare al giorno successivo per sentirmi viva.
Bello direte voi... e invece no!
Mi ero costruita un bel muro intorno a me per tenere fuori la mia infelicità, un infelicità dovuta ad una qualche mancanza, una sorta di maledizione che non mi permette di essere veramente felice.
Perciò ho iniziato prima a costruire questo muro, ma non mi piaceva quello che vedevo e allora ho iniziato ad adornarlo con tutti i quadri che dipingevo per esorcizzare questa infelicità.
Avevo bisogno di dare il massimo sempre, avevo bisogno di essere il meglio del meglio in qualunque cosa per circondarmi di persone che mi elogiavano, per scacciare via questa sensazione di solitudine che mi opprimeva costantemente.
Avevo bisogno di cacciare via quella maledizione che uno dopo l’altro chiamava a sé i membri della mia famiglia conducendoli verso destini orribili e dolorosi.
E io non volevo finire come loro e in particolare come il mio Avo convinto di avere un gemello, forse è da lui che ho ereditato questa convinzione di essere incompleta.
Non andai nemmeno al suo funerale, non volevo vedere, o comunque avere contatti, con quelle persone convinte di essere maledette.
Avevo paura che avrebbero potuto intaccare tutto il lavoro che avevo fatto per colmare quel vuoto che tramandavano da generazioni.
Ora, invece, potrei affrontare questo posto con un un animo differente. Di fatto non c'è più nessuno a cui la maledizione possa far del male.
Potrei addirittura fare un passo verso l'eredità della mia famiglia, verso una redenzione e felicità che mi sono meritata.
Si dice che ognuno di noi abbia un’unica anima gemella. Alcuni la incontrano per caso, in molti la cercano per tutta la vita, altri la trovano e poi per qualche scherzo bizzarro del destino la perdono.
Poi c’è chi ha vissuto tutte e tre le cose, e questo è il caso di Musolungo.
Nonostante appartenesse ai “sempre allegri” Gomes, Musolungo dei Gomes non aveva proprio niente: assomigliava molto, a dire il vero, ad un Maitland, tant’è che le diatribe tra le due famiglie si riaccesero proprio grazie al mio Avo. Era sua consuetudine infatti fuggire dalla sua casa natia per rifugiarsi in casa Maitland, dove poteva dare sfogo alle sue frustrazioni.
Contro la sua sventura aveva provato ogni cosa: sedute da Mangiaocchi, pozioni di Malocchio... ma niente sembrava potesse cambiare il suo umore nero. Eppure alcuni giurano che ci fosse stato un tempo in cui Musolungo aveva sorrisi da orecchio a orecchio ed occhi sognanti. In Paese tutti erano convinti che questo suo cambiamento fosse legato al fatto che avesse trovato l’amore.
La faccenda durò ben poco però, e presto il sorriso scomparve, i suoi occhi si spensero, e sul suo polso comparve uno scintillante braccialetto. Ogni volta che il suo cuore si fermava sopraffatto dalla nostalgia, vuoi per un motivo vuoi per l’altro, sembrava che il solo sfiorarlo riaccendesse la sua luce.
Eran solo chiacchere di paese, ovviamente: non ho mai creduto a tali cose, anche se la storia che tutti raccontavano sul suo conto mi fece riflettere, pur essendo molto piccolo all'epoca.
Si dice che avesse trovato l’anima gemella, fortuna sua! Alcuni giurano di aver visto il suo nome accanto a quello di un Van Dort affisso nelle bacheche delle pubblicazioni matrimoniali in comune (cosa smentita da entrambe le famiglie). Che fosse vero o no, io sono convinto che fu l’amore a donare serenità a Musolungo, e che con quello aveva assaporato il gusto - forse per la prima volta - di una nuova vita tutta sua e non più legata al sangue o alla discendenza. Nessuno sa cosa sia successo poi. Nessuno sa perché la fortuna di Musolungo sia finita, perché abbia dovuto ingoiare il piatto più amaro che un essere umano possa assaggiare. A tutti però fu chiaro che questo amore era andato perduto. E da quel giorno niente più fu come a prima.
Sono convinto che abbia continuato a cercarlo, e mi piace pensare che oggi, in un altro mondo, lo abbia ritrovato.
E che con il suo amore abbia finalmente trovato la pace.
[Personaggio ispirato a Victoria, dal film “La sposa cadavere” del 2005]
Quando il Quadri Bis Nonno Giona Gomes perse l’occhio destro, a causa di un amo da pesca gettato male, non stette a piangerci su con l’occhio sinistro.
“Beh…” disse “ora mangerò del buon pesce!” e infatti usò il suo nuovo occhio di vetro come esca per ipnotizzare carpe e lucci e convincerli a saltare sulla riva. Ne catturò così tanti che dovettero far venire dei pallottolieri dai paesi vicini per riuscire a contarli tutti.
Quando la Bis Prozia Geraldine Gomes perse il marito, fuggito con due gemelle siamesi di un circo di passaggio, non stette a inseguirlo.
“Beh…” disse “Troverò un altro consorte più bello!” e infatti si sposò poco dopo con Johnny Keaton, il regista e attore più affascinante dell’epoca, capitato in paese per mettere in scena una commedia teatrale: un racconto di un padre di famiglia scappato con una coppia di gemelle siamesi.
Quando il Trisavolo Guthrie Gomes perse tutte le galline del suo pollaio, uccise da un Uomo Lupo, non stette a pigolare più di tanto.
“Beh…” disse “Vorrà dire che alleverò galli” e infatti divenne il più grande allenatore di pennuti canterini da combattimento, e si fece ricco affittando il suo campione, SquarciaLupi, agli altri allevatori della cittadina.
Questo è il dono della Famiglia Gomes. Non solo vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, ma mutare la cattiva, in buona sorte.
Certo. Anche i Gomes devono sottostare alla generale Entropia dell’Universo, e non sempre la storia finisce bene per loro.
Come quella volta che la Bis Cugina si trovò a condividere la culla con una neonata della famiglia Maitland. Le due erano nate lo stesso giorno, quello della grande eclissi, e siccome erano nati troppi bambini e non c’erano più fasciatoi vennero adagiate fra le stesse coltri.
Sarà stato l’influsso nefasto del sole coperto dalla luna, sarà stata la stretta vicinanza con un membro di una famiglia così intrisa di malasorte, o saranno state entrambe le cose, fatto sta che la bambina ebbe una vita infelice e sfortunata, proprio perché, a differenza dei suoi familiari, lei non era in grado di vedere il bello nel mondo.
Mentre l’altra infante ebbe un’esistenza gioiosa e felice. Apriva bocca solo per pronunciare frasi beneauguranti che parlavano di successo e fortuna. L’esatto opposto della sua cupa famiglia.
Per questo i Gomes, sebbene cerchino di nasconderlo dietro sorrisi tirati e frasi di circostanza, non vedono di buon occhio i Maitland e se possono gli stanno ben alla larga, convinti che la loro vicinanza possa divorare il loro ottimismo.
Quelli che invece meritano le dovute maniere come graditi ospiti sono i membri della famiglia Bloom. I loro manicaretti accompagnati dai loro racconti carichi di avventure sono le uniche cose in grado di affascinare i Gomes, tanto da tenerli in sospeso fino a mettere a tacere il loro ottimismo.
Ma ci sono altre due famiglie legate ai Gomes dal vincolo magico creato da un antico manufatto.
Pare infatti che l’ottimismo di questa famiglia derivi da una palla di vetro con la neve
che un avo dei Davis regalò loro. Egli disse che quando avessero avuto un problema che non avrebbero saputo risolvere, avrebbero dovuto agitare l’oggetto pronunciando le parole “Beh… vorrà dire che…” e quando la neve si fosse posata all’interno della sfera, il suo usufruitore avrebbe visto al suo interno un'immagine nitida di cosa avrebbe dovuto fare, e completando la frase avrebbe fatto avverare quanto visto e detto.
Questo fino a quando i Pirelli non riuscirono ad impossessarsi con l’inganno del cimelio. Quello fu un periodo davvero nefasto per i Gomes, che per un mese intero persero il loro proverbiale ottimismo e la loro capacità di cambiare sempre in meglio la loro sorte. Poi, nonostante la reliquia non sia mai più tornata nelle loro mani, così non fu per la loro proverbiale capacità di prendere tutto con leggerezza e con la spensierata noncuranza di sempre: tornarono ad essere quelli di prima.
Tutte le anime ambiziose, scaltre, astute e capaci di avere polso hanno scelto la strada di questa contrada. E come biasimarli? L'appartenere a questo gruppo assicurava loro ruoli di spicco nel paese. Come il Sindaco, per l’appunto. Ma anche borgomastro, sceriffo, giudice, tesoriere e persino capotreno, se mai un treno fosse passato da lì.
Questo Sestiere abbonda di autorevolezza e di saggezza, ma anche di scorbutica arroganza.
Le Piccate Lingue nel giorno del Palio degli Inganni vestono di azzurro e di blu per lo più, per ricordare i colori del cielo che sta in alto su tutto e su tutti.