Il cimitero è normalmente un posto grigio, tranquillo e silenzioso dove la morte e il rispetto la fanno da padrone. Fu lì che trovarono Atropo in fasce, all’ombra di un cipresso, sotto una lapide senza nome vicino a un vaso di rose color bianco cadaverico. Sembrava aver esalato l’ultimo respiro visto il pallore del suo viso: formiche e scarafaggi dovevano essere stati la sua unica compagnia. Tutti pensarono che fosse là da parecchi giorni visto che ormai era cadavere. Ad un tratto però un gemito provenne dalla sua bocca: una falena ne uscì, e così quella creatura riprese colore, cosa che lasciò di stucco tutti gli astanti. Molti ipotizzarono che gli insetti ne avessero avuto cura in attesa che qualcuno si prendesse la briga di spalancare le porte del suo cuore e quelle della sua casa, destino che toccò ai Van Dort. Gli anni passarono ma più Atropo cresceva e più la famiglia si pentiva della scelta fatta: nonostante la rigida educazione Van Dort, mostrava solo un atteggiamento inopportuno e un'atavica volgarità. Una balia aveva raccontato, anni dopo, che la prima parola che disse fu “CULO”. La famiglia era talmente disgustata dalla sua presenza che l’unico soprannome possibile che riuscì a trovare per quella specie di essere umano fu Atropo. Crescendo le voci sul suo conto si moltiplicarono: c’era addirittura chi credeva mangiasse insetti! Il suo comportamento poteva mettere in imbarazzo persino Pietranviso! Nessuno capiva che la sua era semplicemente una passione che aveva dalla nascita per quegli esserini che ne avevano avuto cura, sacrificando loro stessi perché la vita vincesse sulla morte. La sua attenzione era sempre rivolta a loro prima che agli umanoidi, tant’è che occorreva pronunciare il suo nome tre volte per richiamare il suo interesse. La sua unica e gradevole compagnia sembrava essere un barattolo colmo di insetti che portava sempre con sé e con il quale dialogava. Chissà, forse a quegli esseri mancava il giudizio, lasciando ad Atropo la possibilità di esprimersi come più voleva: con le sue stranezze, i suoi modi grotteschi e le sue volgarità.
“Ogni insetto ha un luogo che chiama nido e un ruolo importante nella società in cui vive: dal ragno alla formica, dall’ape alla farfalla”. È una frase che ripeteva spesso, forse per farsi coraggio, o per superare il fatto di vivere ai margini della famiglia, o addirittura per consolarsi del fatto di non sapere quale fosse la sua origine. Mi domando se Atropo abbia mai trovato il suo angolino di mondo da poter chiamare nido.
Mi auguro proprio di sì, visto che, molti anni dopo la sua morte, trovai un plico di lettere sotto il suo materasso: ognuna di queste riportava il disegno di un insetto diverso e sotto ogni disegno la medesima frase, “IO SO CHI SEI VERAMENTE ♡”
[Personaggio ispirato a Beetlejuice, dal film “Beetlejuice - Spiritello porcello” del 1988]
Più antica di Swinton è solo la famiglia Van Dort, una vera e propria istituzione. Si dice, nei racconti perduti nel tempo, che abbiano origini austroungariche e che discendano proprio da quel famoso ramo cadetto di quella tal famiglia nobiliare. Altri racconti invece vorrebbero che la Famiglia Van Dort discenda proprio dal famoso compositore Franz Schubert. Se siano solo leggende non ci è dato saperlo, ma tali voci sono sempre motivo di grande vanto all’interno della famiglia.
Della storia recente sappiamo che l’antico fondatore di questa casa, tale V. Van Dort, era un povero ma ambizioso pastore, attento alle opportunità che la vita gli poneva davanti. Un giorno, mentre stava portando al pascolo le sue pecore, si imbatté in un appezzamento di terreno che reputò fin da subito eccezionale, situato poco distante dal piccolo villaggio di Swinton. Questo terreno, un tempo di proprietà della famiglia Collins, era stato lasciato a se stesso ed era considerato inutile dalla gente del posto. Tuttavia, V. Van Dort vide il potenziale nascosto sotto l’aspetto cadente e inselvatichito, e se ne innamorò, acquisendo il terreno per pochi spiccioli. Una transazione che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia della famiglia Van Dort, il cui fondatore non sapeva che il pozzo che di lì a poco sorse su quella terra sarebbe diventato una fonte importante per la ricchezza e la prosperità di tutta Swinton.
Certo, l’affare così importante per questa famiglia non ha di certo lasciato solo strascichi positivi. Il rapporto tra i Collins e i Van Dort si incrinò terribilmente: da allora i membri di una e dell’altra famiglia faticano a guardarsi addirittura in faccia per un semplice saluto, ed è evidente che i Collins preferiscono guardarsi le scarpe pur di non vedere negli occhi un Van Dort.
Con il passare del tempo, la famiglia Van Dort fiorì grazie all’acume dei suoi componenti. Il loro nome divenne sinonimo di ricchezza, opulenza… e di doti molto particolari. L'essenza magica emanata dalla terra e dal pozzo stesso, infatti, conferì ai Van Dort incredibili capacità. Ogni generazione che nasceva era dotata di talenti straordinari, che gli enigmatici personaggi di questa famiglia sfruttavano per esercitare la propria influenza sul mondo circostante, per preservare i segreti e mantenere la propria posizione di potere in città.
Questo è ben risaputo in casa Davis, i cui membri non perdono mai occasione per omaggiare e ringraziare i Van Dort. I Davis sono sempre pronti a riceverli in casa con salamelecchi e inchini. “Gentili e ben educati” direbbero tutti all’inizio. “Leccaculo!” sarebbe invece l’epiteto che alla fine spontaneamente verrebbe da gridare.
Non venerati, non temuti, ma ammirati dalle altre famiglie del villaggio, nel corso degli anni i membri della famiglia Van Dort rimasero saldamente custodi della terra e del pozzo. Tuttavia, con il passare del tempo divennero sempre più solitari e riservati, avventurandosi raramente al di fuori delle mura della loro dimora.
E pare che anche le loro grandi doti si siano affievolite sempre di più. Una prova di questo pare sia stata la vendita di quella strana bussola ai Pirelli, per un nonnulla poi! Si dice che quella bussola punti verso un luogo magico, eppure fu venduta dai Van Dort senza neanche pensarci troppo… e forse alcuni di loro, proprio per questo scambio, ora si stanno mangiando le mani.
Che cos’è l’acume? Non esiste una definizione univoca, tuttavia in questa contrada si trovano tutti coloro che con l’intelligenza hanno a che fare. Ci sono quelli vivaci nel capire la soluzione di un indovinello e quelli abbastanza svegli da escogitarne di nuovi. C’è anche chi di intelletto ne ha poco e per questo si affida alla fortuna, e chi ancora usa il fine pensiero per intessere un inganno.
Sì, qui ci sono i furbi, ma anche i pigri che astutamente risolvono i propri affari confidando sull’altruismo di chi farà le cose per loro.
I colori che sfoggiano con fierezza nei giorni di festa sono il verde e il nero. Sono due tinte che insieme funzionano bene, e quindi possiamo dire senza remore che hanno fatto una bella scelta intelligente.