Malachite
Giocatore: Tabatha Pocapaglia
Il cimitero è normalmente un posto grigio, tranquillo e silenzioso dove la morte e il rispetto la fanno da padrone. Fu lì che trovarono Atropo in fasce, all’ombra di un cipresso, sotto una lapide senza nome vicino a un vaso di rose color bianco cadaverico. Sembrava aver esalato l’ultimo respiro visto il pallore del suo viso: formiche e scarafaggi dovevano essere stati la sua unica compagnia. Tutti pensarono che fosse là da parecchi giorni visto che ormai era cadavere. Ad un tratto però un gemito provenne dalla sua bocca: una falena ne uscì, e così quella creatura riprese colore, cosa che lasciò di stucco tutti gli astanti. Molti ipotizzarono che gli insetti ne avessero avuto cura in attesa che qualcuno si prendesse la briga di spalancare le porte del suo cuore e quelle della sua casa, destino che toccò ai Van Dort. Gli anni passarono ma più Atropo cresceva e più la famiglia si pentiva della scelta fatta: nonostante la rigida educazione Van Dort, mostrava solo un atteggiamento inopportuno e un'atavica volgarità. Una balia aveva raccontato, anni dopo, che la prima parola che disse fu “CULO”. La famiglia era talmente disgustata dalla sua presenza che l’unico soprannome possibile che riuscì a trovare per quella specie di essere umano fu Atropo. Crescendo le voci sul suo conto si moltiplicarono: c’era addirittura chi credeva mangiasse insetti! Il suo comportamento poteva mettere in imbarazzo persino Pietranviso! Nessuno capiva che la sua era semplicemente una passione che aveva dalla nascita per quegli esserini che ne avevano avuto cura, sacrificando loro stessi perché la vita vincesse sulla morte. La sua attenzione era sempre rivolta a loro prima che agli umanoidi, tant’è che occorreva pronunciare il suo nome tre volte per richiamare il suo interesse. La sua unica e gradevole compagnia sembrava essere un barattolo colmo di insetti che portava sempre con sé e con il quale dialogava. Chissà, forse a quegli esseri mancava il giudizio, lasciando ad Atropo la possibilità di esprimersi come più voleva: con le sue stranezze, i suoi modi grotteschi e le sue volgarità.
“Ogni insetto ha un luogo che chiama nido e un ruolo importante nella società in cui vive: dal ragno alla formica, dall’ape alla farfalla”. È una frase che ripeteva spesso, forse per farsi coraggio, o per superare il fatto di vivere ai margini della famiglia, o addirittura per consolarsi del fatto di non sapere quale fosse la sua origine. Mi domando se Atropo abbia mai trovato il suo angolino di mondo da poter chiamare nido.
Mi auguro proprio di sì, visto che, molti anni dopo la sua morte, trovai un plico di lettere sotto il suo materasso: ognuna di queste riportava il disegno di un insetto diverso e sotto ogni disegno la medesima frase, “IO SO CHI SEI VERAMENTE ♡”
[Personaggio ispirato a Beetlejuice, dal film “Beetlejuice - Spiritello porcello” del 1988]