Teaser
Più antica di Swinton è solo la famiglia Van Dort, una vera e propria istituzione. Si dice, nei racconti perduti nel tempo, che abbiano origini austroungariche e che discendano proprio da quel famoso ramo cadetto di quella tal famiglia nobiliare. Altri racconti invece vorrebbero che la Famiglia Van Dort discenda proprio dal famoso compositore Franz Schubert. Se siano solo leggende non ci è dato saperlo, ma tali voci sono sempre motivo di grande vanto all’interno della famiglia.
Della storia recente sappiamo che l’antico fondatore di questa casa, tale V. Van Dort, era un povero ma ambizioso pastore, attento alle opportunità che la vita gli poneva davanti. Un giorno, mentre stava portando al pascolo le sue pecore, si imbatté in un appezzamento di terreno che reputò fin da subito eccezionale, situato poco distante dal piccolo villaggio di Swinton. Questo terreno, un tempo di proprietà della famiglia Collins, era stato lasciato a se stesso ed era considerato inutile dalla gente del posto. Tuttavia, V. Van Dort vide il potenziale nascosto sotto l’aspetto cadente e inselvatichito, e se ne innamorò, acquisendo il terreno per pochi spiccioli. Una transazione che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia della famiglia Van Dort, il cui fondatore non sapeva che il pozzo che di lì a poco sorse su quella terra sarebbe diventato una fonte importante per la ricchezza e la prosperità di tutta Swinton.
Certo, l’affare così importante per questa famiglia non ha di certo lasciato solo strascichi positivi. Il rapporto tra i Collins e i Van Dort si incrinò terribilmente: da allora i membri di una e dell’altra famiglia faticano a guardarsi addirittura in faccia per un semplice saluto, ed è evidente che i Collins preferiscono guardarsi le scarpe pur di non vedere negli occhi un Van Dort.
Con il passare del tempo, la famiglia Van Dort fiorì grazie all’acume dei suoi componenti. Il loro nome divenne sinonimo di ricchezza, opulenza… e di doti molto particolari. L'essenza magica emanata dalla terra e dal pozzo stesso, infatti, conferì ai Van Dort incredibili capacità. Ogni generazione che nasceva era dotata di talenti straordinari, che gli enigmatici personaggi di questa famiglia sfruttavano per esercitare la propria influenza sul mondo circostante, per preservare i segreti e mantenere la propria posizione di potere in città.
Questo è ben risaputo in casa Davis, i cui membri non perdono mai occasione per omaggiare e ringraziare i Van Dort. I Davis sono sempre pronti a riceverli in casa con salamelecchi e inchini. “Gentili e ben educati” direbbero tutti all’inizio. “Leccaculo!” sarebbe invece l’epiteto che alla fine spontaneamente verrebbe da gridare.
Non venerati, non temuti, ma ammirati dalle altre famiglie del villaggio, nel corso degli anni i membri della famiglia Van Dort rimasero saldamente custodi della terra e del pozzo. Tuttavia, con il passare del tempo divennero sempre più solitari e riservati, avventurandosi raramente al di fuori delle mura della loro dimora.
E pare che anche le loro grandi doti si siano affievolite sempre di più. Una prova di questo pare sia stata la vendita di quella strana bussola ai Pirelli, per un nonnulla poi! Si dice che quella bussola punti verso un luogo magico, eppure fu venduta dai Van Dort senza neanche pensarci troppo… e forse alcuni di loro, proprio per questo scambio, ora si stanno mangiando le mani.
Personaggi
Teaser: Il cimitero è normalmente un posto grigio, tranquillo e silenzioso dove la morte e il rispetto la fanno da padrone. Fu lì che trovarono Atropo in fasce, all’ombra di un cipresso, sotto una lapide senza nome vicino a un vaso di rose color bianco cadaverico. Sembrava aver esalato l’ultimo respiro visto il pallore del suo viso: formiche e scarafaggi dovevano essere stati la sua unica compagnia. Tutti pensarono che fosse là da parecchi giorni visto che ormai era cadavere. Ad un tratto però un gemito provenne dalla sua bocca: una falena ne uscì, e così quella creatura riprese colore, cosa che lasciò di stucco tutti gli astanti. Molti ipotizzarono che gli insetti ne avessero avuto cura in attesa che qualcuno si prendesse la briga di spalancare le porte del suo cuore e quelle della sua casa, destino che toccò ai Van Dort. Gli anni passarono ma più Atropo cresceva e più la famiglia si pentiva della scelta fatta: nonostante la rigida educazione Van Dort, mostrava solo un atteggiamento inopportuno e un'atavica volgarità. Una balia aveva raccontato, anni dopo, che la prima parola che disse fu “CULO”. La famiglia era talmente disgustata dalla sua presenza che l’unico soprannome possibile che riuscì a trovare per quella specie di essere umano fu Atropo. Crescendo le voci sul suo conto si moltiplicarono: c’era addirittura chi credeva mangiasse insetti! Il suo comportamento poteva mettere in imbarazzo persino Pietranviso! Nessuno capiva che la sua era semplicemente una passione che aveva dalla nascita per quegli esserini che ne avevano avuto cura, sacrificando loro stessi perché la vita vincesse sulla morte. La sua attenzione era sempre rivolta a loro prima che agli umanoidi, tant’è che occorreva pronunciare il suo nome tre volte per richiamare il suo interesse. La sua unica e gradevole compagnia sembrava essere un barattolo colmo di insetti che portava sempre con sé e con il quale dialogava. Chissà, forse a quegli esseri mancava il giudizio, lasciando ad Atropo la possibilità di esprimersi come più voleva: con le sue stranezze, i suoi modi grotteschi e le sue volgarità.
“Ogni insetto ha un luogo che chiama nido e un ruolo importante nella società in cui vive: dal ragno alla formica, dall’ape alla farfalla”. È una frase che ripeteva spesso, forse per farsi coraggio, o per superare il fatto di vivere ai margini della famiglia, o addirittura per consolarsi del fatto di non sapere quale fosse la sua origine. Mi domando se Atropo abbia mai trovato il suo angolino di mondo da poter chiamare nido.
Mi auguro proprio di sì, visto che, molti anni dopo la sua morte, trovai un plico di lettere sotto il suo materasso: ognuna di queste riportava il disegno di un insetto diverso e sotto ogni disegno la medesima frase, “IO SO CHI SEI VERAMENTE ♡”
[Personaggio ispirato a Beetlejuice, dal film “Beetlejuice - Spiritello porcello” del 1988]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere dei Quadri Acuti
Teaser: Conservo pochi ricordi di quella volta in cui, in tenera età, andai a Swinton per conoscere il mio Avo. Uno di questi sono i suoi occhi curiosi e severi che si posavano su di me intenti a squadrarmi.
Non mi abbracciò, ma tastò il mio polso. “Pressione troppo alta. Un'aspirina!" esclamò. Poi mi diede di nascosto una scatola e facendomi l’occhiolino mi disse: “Una di mattina e una di sera!”.
Dopo quella volta non feci più ritorno a Swinton per un motivo o per un altro.
Sono passati diversi anni e quella scatola l’ho ritrovata pochi giorni fa, subito dopo aver ricevuto la lettera che richiedeva la mia presenza a Swinton. Le coincidenze!
Aspirina - questo era il soprannome del mio Avo - aveva esalato il suo ultimo respiro. Ho sentito dire che fu l’ultima anima a lasciare quel piccolo paese. Aveva una salute di ferro perché il suo talento era quello di saper curare non solo gli altri, ma anche il proprio corpo.
Non avevo mai aperto quella scatola - chissà perché - e quindi l’ho fatto. Tra le piccole pillole c’era un foglio. Era accartocciato così tanto che feci fatica a spiegarlo senza strapparlo. Qualcuno l’aveva nascosto lì dentro. Lo lessi e mi fu subito chiaro che tra le mani avevo una promessa scritta da Aspirina; ma qualcuno l’aveva manomessa, barrando il testo e inserendo frasi assurde, curiose e misteriose.
Di Aspirina non so praticamente niente e questo reperto ha smosso la mia curiosità. Gli ultimi giorni li ho passati a fantasticarci su.
Leggila anche tu e dimmi cosa ne pensi.
«In qualità di genio della scienza medica di Swinton io giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo i miei anni di studi e di pratica, questo giuramento e questo impegno scritto.
Ah, Aspirina! Nessuno sa dove hai imparato le tue diavolerie. Tu dici di aver fatto molte ricerche, ma quella volta in cui cercasti di far passare la febbre a quella povera sfortunata della tua vicina, facendola librare in aria legata ad un aquilone con la speranza di catturare un fulmine salvifico… ecco… quella non è ricerca. E’ follia!
Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati e mi asterrò dal recar danno e offesa.
Questa è proprio bella! Tu non sai capire i tuoi pazienti. Tu li vedi come un ammasso di ingranaggi, come pezzi di un puzzle che devono combaciare perfettamente per arrivare alla salute perfetta! Ma senza considerare l’anima, la salute perfetta non potrà mai esserci. Chissà se tu l’anima ce l’hai ancora.
Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio.
E su questo punto da te giurato anche in pubblico molti hanno diversi dubbi. Sì! Mi riferisco proprio a quel caso lì! Quello che tu ti ostini a negare! “Un’aspirina è più che sufficiente!” avevi detto prima di farla trangugiare a quel nostro compaesano un po’ raffreddato. Il giorno dopo si trovò morto e sepolto nel camposanto. Nemmeno Abra Kadabra avrebbe saputo fare di meglio. Come hai fatto a sfuggire alla rabbia della famiglia? Io lo so che la responsabilità è tutta tua. La tua espressione da innocente può incantare tutta Swinton... tranne me.
Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.
Già, e chiunque potrebbe metterci la mano sul fuoco. Finora hai mantenuto questa promessa. “Nessun vizio e la vita sarà sana” dicevi solitamente. Eppure anche tu devi avere una debolezza… la troverò!
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni atto libidinoso sul corpo delle donne e degli uomini, ricchi e poveri.
Ah, COMUNISTA! Lo sapevo!
Tacerò tutto ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio sulla vita degli uomini, ritenendo tali cose essere segrete.
Si mormora che tu nasconda un memoriale scritto in cui sono racchiusi tutti i gustosi peccatucci della gente di Swinton! Qualcuno potrebbe temere la sua pericolosità…
Di stimare il mio maestro di questa arte come fosse mio padre.»
Tuttavia taci quando ti si chiede di parlare del maestro, e il tuo viso diventa rosso quando si menziona tuo padre.
Queste sono le uniche occasioni in cui ti tradisci. Lo specchio della tua razionalità si crepa e fa intravedere un cuore che pulsa dolente e malinconico. Che cosa ti è successo?
[Personaggio ispirato al Dottor Finkelstein, dal film “Nightmare Before Christmas” del 1993]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere dei Fiori di Zucca
Teaser: Quali sono gli ingredienti per essere in grado di guidare un gregge di anime verso la perfezione? Sicuramente rispetto, amorevolezza, un cuore limpido e onesto, la gentilezza e la prontezza di assistere chiunque abbia bisogno di aiuto. Ma non trovate che tutto questo sia riassumibile con una sola parola? NOIA. Sì, perché è solo quello che mi ricordo del mio avo durante i miei soggiorni a Swinton. Ogni mattina, durante la Messa, mi obbligava a fare d’assistente; come se non bastasse mi delegava le cose più insopportabili come fare la spesa, o segnare dei numeri su di un registro, scrivere lettere che mi dettava a voce, dare da mangiare alle galline, rammendare i suoi abiti clericali o, ancor peggio, i suoi calzini. Una volta domandai perché facesse fare tutte queste cose a me, ma anche chi fosse lo sfortunato che vestiva i miei panni quando io non c’ero. Mi rispose “Lo fanno altri, mia piccola pecorella, ma tu non preoccuparti che, come dice il Mio amico Sofocle, Il tempo svela tutto e lo porta alla luce. Quindi non stare lì a lamentarti e vai avanti a trascrivere quei numeri là". Aveva una frase del “suo amico Sofocle” per ogni situazione si presentasse e non sempre riuscivo a comprenderne bene il significato.
Oggi ripenso a quel periodo con malinconia, domandandomi se operasse così per proteggermi o per insegnarmi le durezze della vita. Mi sono sempre chiesto se ci fosse una qualche lezione dietro il suo atteggiamento.
Avrei comunque voluto conoscere maggiormente il suo animo, che sembrava nascondere molto più rispetto a ciò che traspariva. Avevo la netta sensazione che non si fidasse nel mostrarmi tutti i lati del suo carattere, cosa che invece non mancava di fare con i suoi concittadini. Di Santo di Ferro si diceva che avesse l’abitudine di discutere con il crocifisso, come se fosse lì a chiedere consigli a Cristo in persona, che ascoltasse volentieri le confessioni davanti ad un bel bicchiere di vino in Taverna, che avesse una dedizione per gli ultimi e che mal tollerasse i soprusi di briganti e prepotenti. A tal proposto mi torna alla mente un fatto che mi fu raccontato da una signora che aveva assistito di persona alla faccenda: era un sabato sera quando alcuni mascalzoni - chi dice siano stati tre e chi dice siano stati quattro - furono ritrovati gonfi di lividi fuori dallo studio medico, piagnucolanti e terrorizzati perché qualcuno li aveva aggrediti. “E’ successo tutto velocemente, troppo velocemente!” “Erano in mille e ci hanno picchiato!”
"-Gesù, tenetevi forte che qui sono legnate- avrebbe detto qualcuno!” “Eravamo solamente in chiesa a pregare”
“PREGARE! E poi la mano di Dio è calata pesantemente su di noi”. La signora ammiccante lasciò intendere che quei furfanti fossero entrati nella casa di Dio con intenzioni diverse dal Lodarlo. Il giorno dopo, Domenica, Santo di Ferro sfoggiava alla messa mattutina un bell’occhio livido e gonfio. E fu così che per i fedeli, pur non chiedendo niente, da quel giorno divenne Santo di Ferro e ciò fece sentire tutti un po' più protetti.
[Personaggio ispirato a Max Medici, dal film “Dumbo” del 2019]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere dei Fiori di Zucca
Teaser: Fu una gran sorpresa quando scovai in un cassetto di papà una lettera ingiallita dal tempo, ma perfettamente piegata in quattro parti.
La aprii e nell’aria si librò un leggero profumo di rose.
“Se i miei concittadini pensano di farmi un dispetto chiamandomi Mise en Place, sbagliano di grosso.
Se quei bifolchi ora sanno apparecchiare una tavola con cura ed eleganza è soltanto grazie alle mie lezioni.
Se alcuni di quegli sciamannati, quando è tempo di danzare, muovono i piedi a ritmo di tango invece di sgambettare come fenicotteri ubriachi lo devono innanzitutto a me, e alla mia pazienza nel correggere i loro sgraziati movimenti.
Io sono il Bon Ton di Swinton, l’unica speranza per differenziarci dalle bestie. E di belve questo posto è colmo”.
Quella era una lettera del mio Avo Mise en Place! Che strano nomignolo... Doveva avere un caratterino niente male. Precisione, buone maniere e stile erano leggi da seguire con dedizione in casa e in tutto il paese.
Distinguersi dagli altri per classe e lignaggio era certamente un diktat della famiglia Van Dort, e Mise en Place lo incarnava senza risparmio.
Questo attirò antipatie e invidie, come è facile intuire.
“Di giorno sarà anche la perfezione di Dio scesa in terra, ma di notte corre senza vestiti nei boschi, si accoppia con le bestie e dorme sulle tombe del cimitero” “Io ho sentito dire che negli armadi nasconde gli scheletri dei parenti morti per noia durante le sue lezioni di galateo!”.
Sono certo che queste sarebbero state le maldicenze che avrei udito ai tempi del mio Avo.
Tuttavia il suo talento era ben riconosciuto. Si dice infatti che tutti gli abitanti di Swinton ricercassero i suoi consigli quando bisognava imbandire la tavola per una festa di compleanno o per il Natale.
Ed erano guai se qualcuno osava non seguire i suoi suggerimenti! In quei rari casi, a prescindere dal risultato, Mise en Place non perdeva occasione per sottolineare con eleganza e garbo la mancanza di buongusto, e i presenti, non potendo fare altro, convenivano con sommo dispiacere.
E quando si avvicinava il tempo del Palio degli Inganni, nessun preparativo sfuggiva al suo giudizio puntuale e attento.
Tovaglie abbinate alle tende, bicchieri scintillanti, festoni appesi seguendo geometriche disposizioni erano prove che nulla veniva fatto per caso. Tuttavia la mano di Mise en Place si riconosceva per un piccolo e peculiare dettaglio: l’assenza di rose tra le varie decorazioni.
O meglio, le rose c’erano anche, ma senza il fiore rosso. Nei vasi spiccavano i gambi verdi, recisi in prossimità della corolla assente.
Un vezzo che si dice essere venuto fuori dopo le terze nozze, annullate per lo stesso motivo delle due volte precedenti: il decesso prematuro di chi stava per sposare Mise en Place.
Sì! Tre anime salirono nei cieli del Padre Eterno nel giorno del loro matrimonio, lasciando Mise en Place in attesa all'altare. Che sfiga!
E al posto della marcia nuziale per tre volte l’aria si riempì di un requiem colmo di cordoglio.
Ecco perché aveva preso a recidere le rose, il simbolo dell’amore per eccellenza.
Tuttavia una discendenza ha avuto seguito. Chissà chi fu a interrompere quel ciclo sfortunato... Come capitò?
Io al suo posto avrei tappezzato casa di santini e amuleti contro la jella. Sempre che di jella si possa parlare.
[Personaggio ispirato a Morticia Addams, della serie tv “Mercoledì” del 2022]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere dei Cuori di Coccio
Teaser: Della mia infanzia ricordo prevalentemente suoni e profumi. Non ho molti ricordi del periodo fra i sei e gli otto anni, ma se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire l’odore della braciola al sugo che sobbolle, il dolce scrocchio del pane appena sfornato e l’aroma del pollo allo spiedo che pervade lentamente la cucina.
Nelle fredde mattine d’inverno, era proprio questo che mi rendeva impaziente di scendere dal letto: avrei sonnecchiato volentieri ancora a lungo, sotto il tepore delle coperte, ma non potevo resistere all’idea di correre giù in cucina a vedere cosa stava combinando Nellia.
La sua passione era talmente forte che iniziava a cucinare all’alba, imbastendo - fra erbe e farine - le prelibatezze che avrebbero fatto bella mostra di sé nei bancali della rosticceria più rinomata di Swinton. Quasi tutte le famiglie, almeno una volta alla settimana, a turno ordinavano un intero pasto presso il suo negozio. Persino i Collins avevano difficoltà a resistervi, sebbene vi comprassero molto meno spesso di altri avventori.
Del resto, come tutti i membri della prestigiosa famiglia Van Dort, anche Nellia era una persona attenta a cogliere l'opportunità giusta al momento giusto: e così, un'ala inutilizzata della casa divenne il punto perfetto per la creazione di un negozio che affacciava sulla strada, pronto a stuzzicare ogni passante con il profumo di mille ghiottonerie appena sfornate.
Si destreggiava fra mestoli e taglieri con l'eleganza di una leggiadra farfalla, riconoscendo ad occhi chiusi tutti gli ingredienti che le passavo: spesse volte, ho giocato a fare l’aiuto in cucina. Quasi noncurante della fila che iniziava a formarsi già dalle dieci del mattino, allestiva la vetrina appannata dal freddo con calma innaturale. Era quasi come se, lì dentro, il tempo stesso si fosse fermato ad ascoltare il suo canticchiare.
Di certo non avevo l’età per capire certe cose, ma oggi giurerei che il suo aspetto dipendesse dagli avventori che avrebbe incontrato durante il corso della giornata: talvolta seducenti e sensuali, altre paffute e trasandate, le sue tenute erano mutevoli; ma certamente era una persona con degli intenti molto precisi, che non avrebbe lasciato mai nulla al caso.
D'altro canto, non si può dire che non avesse un gran cuore: talvolta regalava i pasticci di carne più abbondanti alle famiglie numerose e, amorevole com’era, non mancava di tagliarne una fetta più grande per i bambini più golosi che giocavano nel vicino cortile.
Tutti amavano i suoi manicaretti. Molti li acquistavano a cuor leggero, ben contenti di godersi un pasto delizioso senza la fatica di dover cucinare. Altri, mossi forse dall'invidia, li masticavano invece lentamente e con maniacale attenzione, cercando di capire cosa li rendesse così sensibilmente migliori di qualsiasi tentativo di emulazione da parte loro.
Tuttavia, per quanto si sforzassero, percepivano sempre un dettaglio sfuggente, un ingrediente indefinibile e sconosciuto che rendeva le pietanze della rosticceria le più buone di tutta Swinton.
Ricordo che un giorno, nella morsa di una massaia brontolona che chiedeva di svelare il suo segreto con toni un po' troppo burberi, si limitò a rispondere con un sorriso e una risatina, tale era la sua calma. "Ma no… non c'è davvero nulla di particolare" disse. "Nei miei manicaretti, c'è solo un pezzetto di Swinton". Che cosa volesse dire con quella frase, è per me tutt'oggi un mistero.
Nemmeno la famiglia Davis che, dal canto suo, non mancava mai di rifornire Nellia di qualsiasi ingrediente avesse bisogno per le sue incredibili ricette, era a conoscenza di quale fosse davvero il suo segreto.
Eppure, con il passare del tempo, qualcosa cambiò. Non saprei dire cosa successe, ma il negozio venne chiuso e nessuno ritrovò più il suo ricettario. Qualcuno bisbiglia che sia ancora nascosto da qualche parte nella casa dei Van Dort e che, in esso, ci sia il mistero ultimo delle sue ricette, quell’ingrediente sconosciuto che dava un sapore impossibile a tutte le sue creazioni e che non era mai stato rivelato a nessuno.
[Personaggio ispirato a Mrs. Lovett, dal film “Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street” del 2007]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere dei Cuori di Coccio
Teaser: A scuola, quando passava, tutti i bambini sbattevano i piedini e in coro dicevano: "Buongiorno, vostra altezza preside Van Dort!" Quindi, in silenzio, Registro li passava in rassegna uno a uno, con un aspro sorrisino sul volto, e scriveva in modo discreto su quel quadernino che si portava sempre in tasca. Segnava ogni cosa: pulizia, condizione della divisa, faccine inadeguate spesso frutto solo dell'inquietudine, ma chiaramente atte a schernire il suo ruolo, presenza fisica ed estetica. E a ognuna di queste voci attribuiva un punteggio, quasi mai superiore alla sufficienza, sentendosi quindi in dovere di rimproverare e far notare ogni più piccola e insignificante mancanza. Una volta stilata la classifica la decisione era irrevocabile, e Registro, preso in mano il prezioso megafono d'oro che portava sempre agganciato alla cintura, prontamente annunciava a squarciagola chi si era aggiudicato il primato di peggior studente della giornata, spesso suscitando grande approvazione in Mise En Place.
L'approvazione da parte di una personalità così importane a Swinton, unita a quel senso di potere che scaturiva dal ruolo autoattribuitosi di giudice insindacabile, riempivano Registro di soddisfazione. Tanto che quel quadernino aveva iniziato a portarselo appresso anche fuori dalle mura scolastiche, giudicando costantemente i suoi concittadini nelle loro normali attività quotidiane: chi saltava la fila alle poste, chi masticava sbadatamente con la bocca aperta, chi sfoggiava una cravatta stirata al rovescio... nessuno era al sicuro dalla tagliente stilografica di Registro, nemmeno Specchio. Ogni appunto era accompagnato da una smorfietta di soddifazione: ah, com'era bello annotare le imperfezioni del mondo circostante! Così non vi era tempo per pensare alle proprie piccole pecche, sommerse dal mare di inadeguatezza in cui toccava sguazzare.
Non si separava mai dal suo pennino. Si diceva avesse origini avvolte nelle nebbie del tempo, che fosse una penna magica capace di scrivere direttamente i pensieri di chi la impugnava, o di non poter mai stilare il falso, o ancora di far divenire le parole realtà. Quando Registro la sfilava dalla tasca, tutt'attorno calava un silenzio tombale, come se avesse sguainato un fioretto.
Era costantemente, immancabilmente impeccabile. Capelli scolpiti, abiti inamidati, scarpe lucide. Mangiava a un orario preciso, a piccoli bocconi, tagliando le pietanze in dadini di esatto numero pari. Ma io so una cosa...
Un giorno, pensando non vi fosse nessuno, Registro aveva deciso di levarsi scarpe e calzini per calpestare l'erba fresca. Se ne stava in totale beatitudine, in libertà, a godersi quel momento di imperfezione così tanto sospirato, quando si accorse di Luccicanza poco distante che guardava ridendo nella sua direzione. Il suo silenzio sull'accaduto costò a Registro niente popo' di meno che il suo preziosissimo megafono d'oro! Tuttavia non posso fare a meno di pensare a quanto debba essere stato liberatorio, per una volta, poter camminare a piedi nudi sull'erba... quanto debba essere stato bello per Registro potersi abbandonare alla spensierata imperfezione.
E anche a quanto fossero felici gli abitanti di Swinton di non essere più assordati ogni giorno da quell'opulente megafono.
[Personaggio ispirato a Larissa Weems, della serie tv “Mercoledì” del 2022]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere delle Piccate Lingue
Teaser: Non che sul conto di Promessa si conoscesse molto. Tutto ciò che si sa è che, nonostante la giovane età, riuscì a ricoprire un ruolo di spicco e di comando per parecchi anni a Swinton; che avesse un'unica spalla sulla quale appoggiarsi che era quella di Argento; che fosse la più giovane mente a guidare la famiglia Van Dort. Si dice che gli anni in cui fu "capofamiglia" il patrimonio dei Van Dort raddoppiò. I raccolti furono più generosi, nelle miniere di famiglia vennero trovati giacimenti di diamanti. Non aveva l'abitudine di perdersi in tante parole, e sembra che quando prometteva qualcosa riusciva sempre a mantenerlo.
Pareva che tutto sorridesse a Promessa, che finì per essere la figura più invidiata del paese, tanto che le malelingue presero a sparlare alle sue spalle, insinuando la voce che dietro la sua fortuna si nascondesse un oscuro segreto. Si credeva che in cambio dell’oro avesse venduto l’anima di chi amava al Diavolo. Proprio così! Aveva un amore che teneva segreto: sembrava così felice in quel tempo che tutta Swinton aveva creduto che potesse convolare a giuste nozze. Ma per volere del fato (o del Diavolo?) un giorno tutto cambiò. E al posto del suo sguardo innamorato comparve la sua esagerata fortuna, e di quella che doveva essere la sua dolce metà non si seppe più nulla. A chi domandava rispondeva sempre: “Rimarrà dentro il mio cuore per sempre, ma non potrà mai essere al mio fianco”.
Diciamo che io sono stato particolarmente fortunato ad essere un suo discendente.
Non ho mai capito quanto ci fosse di vero o di falso in tutto questo. Un giorno ebbi una risposta da una lettera scritta di suo pugno, trovata in un cassetto della scrivania. Peccato che il tempo e le lacrime l’avessero consumata tanto da renderla quasi illeggibile.
"Mio caro e unico amore perduto, non passa giorno che io non pensi a te e ai pochi momenti felici trascorsi insieme. Li sento ancora presenti, vividi come mai, come nessun giorno della mia vita è stato, è e sarà.
Avrai ciò che vorrai ma giammai dimenticherai, così mi disse.
E io mi domando: ho veramente ciò che voglio? Di te mi resta solo questa co____ nella quale è racchiusa la tua anima. Avrò cura di lei proprio come se fossi tu, e tu abbi cura di quel br_______tto che ti regalai come segno del mio a____ che ___ ine.
Ho peccato di superbia, forse? Ho sacrificato la mia vita e la tua perché il nome Van Dort non venga mai dimenticato. P____ e puoi, amore mio. Ti prometto che non avrò mai nessun altro amore __________ di te.”
L'amore e il potere... c'è chi sceglie l'uno, e chi sceglie l'altro. Promessa sembrava avere scelto il secondo ed aver condannato il primo per sempre, legandolo però a sé con un invisibile ed indissolubile nodo.
[Personaggio ispirato a Barkins Bittern, dal film “La sposa cadavere” del 2005]
Gruppi:
Famiglia Van Dort
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Sestiere delle Piccate Lingue