Ero un umile servo di origine greca e svolgevo attività di tutore per la famiglia patrizia di Maximus Mecio. Le cose non sono andate molto bene a quanto pare. Perché altrimenti mi troverei nell'arena con un gladio in mano che non so usare?
Giungo dalle terre d'Egitto e nessuno conosce la mia storia. La mia bussola morale si sposta in due direzioni: parlare il meno possibile, ed eseguire ciò che mi si chiede. Proximo mi venderà al miglior offerente e non c'è altro da aggiungere.
Con quale sventura più grande gli Dei potevano affliggere un marinaio se non con un naufragio? La risposta è presto detta: essere tratto in salvo e fatto schiavo. Ora sono nelle mani di un venditore senza pietà, pronto a rivendermi come combattente nell'arena.
Oh sventura! Chi per sopravvivere ruba un tozzo di pane come me non dovrebbe finire nell'arena!
Ma chissà che il Fato non mi venga in aiuto: potrà questa inattesa cattura portarmi qualche vantaggio? In fondo sono una persona che sa arrangiarsi...
Mi trovo a grande distanza dalla mia terra natia, nel nord. In molti mi chiedono quali peripezie mi hanno reso combattente in un'arena. Alzo le spalle, non è importante. Chi crede che sia il Fato a condurmi, sta commettendo un madornale errore.
Il mio nome è Samyra e giungo dalla Giudea. Un tradimento mi ha portata a trovarmi qui. Ma non credano i miei nemici di avermi fatto uscire dai giochi. Ho abilità forse non evidenti, ma che possono fare la differenza.
Chi mi conosce sa che quando combatto nell'arena non lascio nessuno indietro e che considero i miei compagni come fratelli e sorelle. Vivi o morti, si finisce insieme, ma anche ciò che sta in mezzo è importante, e sentire la presenza di una figura vicina può dare loro sollievo.
Gli Dei mi stanno mettendo alla prova. Io sono qui per volontà divina, perché, quando tornerò nella mia terra, la Scitia, saprò tenere sul capo il peso della consacrazione che il Fato ha in serbo per me.
La mia terra si trova nella vasta Mauretania, nome che usano gli invasori romani. Eppure la mia Numidia era un loro alleato, non un nemico. Così la disgrazia è entrata anche nella mia regale vita. Con ragione, perché merito tutto di quanto accaduto. E cosa mi rimane ora, se non combattere?
Sono Raulus Niger, una volta ero un legionario, finché non sono stato punito per le mie scelte. Anche se adesso sono obbligato a fare il gladiatore, nel cuore e nell'anima rimango un soldato. E so che avrò il mio riscatto... in questa vita o nell'altra.
Sono stata una combattente di origine Scita nella guerra mitridaica.
Sono stata una schiava nella Casata Invicta e la mia rabbia mi ha quasi portata alla morte.
Mecia mi ha comprata e ora combatto per la Casata Aurelia. Cosa ancora ha in serbo per me, il futuro?
Sono cresciuta nei bassifondi di Capua, tra sicari e meretrici. E sarei finita a fare uno di questi due mestieri se qualcuno non mi avesse dato un'opportunità. Ora sono una gladiatrice della Casata Aurelia e quando l’arena si riempie di urla e sangue, so di aver trovato il mio posto.
L'arena mi ha dato tanto e tolto tutto. Ora che sono al tramonto e guardo alle mie spalle vedo la vita con maggiore chiarezza. So di avere la forza per un'ultima grande battaglia, ma chi sarà il mio avversario?
I Gracchi hanno espropriato le terre della mia famiglia e la Lex Licinia Mucia ha privato mio padre del prestigio che aveva acquisito a Roma. Tutto questo perché non ervamo considerati cittadini romani ma soltanto socii della confederazione romano italica. Non è facile servire chi ti ha tolto tanto.
Non mi perdo in chiacchiere inutili: quando mi viene dato un compito lo porto a compimento, sempre, a qualunque costo. Il mio aiuto è molto prezioso, per questo sono in pochi a poterselo permettere.
Sono Aurelia e posso permettermi tutto ciò che desidero. Ho costruito io il Campo di Addestramento di Capua e sempre io otterrò la vittoria nell'appalto dei giochi. Sono rispettata e temuta, e forse un giorno potrei perfino offuscare Giunone stessa.
Sono il Nipote di Aurelia e credo di dover aver voce in capitolo nella gestione degli affari di famiglia. Non sono uno che se ne sta seduto ad aspettare, preferisco creare con la mie mani le occasioni da cogliere.
Sono un militare di successo ma anche un uomo ambizioso che sfrutta le vittorie sul campo di battaglia per ottenere visibilità e influenza. Presto diventerò un politico di rilievo: Marte mi ha benedetto sul campo, ora Giove mi aprirà le porte del Senato.
Sono la moglie di Maximus Mecio, nonché il centro della vita mondana di Capua. Protettrice degli artisti, i miei simposi sono famosi per raccogliere sotto il mio tetto le più note personalità, poeti, drammaturghi, scultori, musici.
Il Foro è il mio campo di battaglia. Ho appreso da mio padre l'arte oratoria e ora che fama e rispetto mi precedono, ho la fila di persone fuori dalla porta che desiderano essere da me patrocinate.
Si dice di me che viva di rendita sperperi il denaro di famiglia. Ma semplicemente non ho interesse in affari e clientelismi. Io risolvo problemi e porto alla luce segreti.
Sono un uomo solido, fedele e pragmatico che serve gli interessi della sua matrona Aurelia e della famiglia a cui appartiene.
Sono il giocattolo di Aurelia. Qualunque forma questa parola possa prendere. Il più umile e disgraziato tra i servi. Ho una sola gioia, di cui non parlo perché non ne sono degno.
Aurelia è mia sorella e Aulo mio figlio. E io sono Elia, l'unico faro di saggezza in questa famiglia. Il mio compito è tenerla in piedi, evitare che si perda e salvaguardare il suo futuro dalle nubi nere che vedo all'orizzonte.
Dopo anni passati fra i guerrieri celti della Gallia Cisalpina, torno nella mia terra ancora più fervente nel culto del mio patrono Marte. Il sangue versato nell'arena è sacro, così come lo sono gli uomini che si votano alla battaglia: l'ho visto con questi stessi occhi.
Spesso mi si taccia di codardia e opportunismo. La verità è che faccio di tutto per ottenere il massimo profitto con il minor rischio per la mia persona.
Due cose sono note su di me: provengo dall’Illiria e serbo un rancore mortale verso Roma. E noi gente di Illiria non dimentichiamo mai un torto subito, né lo perdoniamo. Soprattutto se infanga il nome di chi ci sta caro.
Ero un uomo libero ma i debiti mi hanno reso schiavo. Ora combatto nell'arena in una nuova famiglia, con nuovi fratelli e sorelle e forse, per la prima volta, sento di avere uno scopo.
Addestrato nella disciplina più feroce, la mia spada non conosce esitazione, il mio scudo non arretra mai. Non ho rivali nell'arena e ho il coraggio di dimostrarlo.
Sono stata catturata come ladra nella provincia di Tripolitania, la mia bellezza mi avrebbe portata certamente in un lupanare, invece mi è toccata l'arena e non davvero dire se questo sia un male minore. Ma anche in queste circostanze, rimango una donna che non accetta passivamente il proprio destino.
Nell'arena ho trovato la mia ragione di esistere. Combatto con due spade, come Spartacus, e spero un giorno di poter combattere anche contro di lui e batterlo. Nel frattempo, farò a pezzi chiunque si frapponga tra me e la gloria!
Mi hanno dato l'opportunità di tradire i miei ideali: non l'ho colta. Non ho ceduto al marciume, né lo farò mai. E ora, solo con la mia forza e il mio lavoro, ricostruirò la mia fortuna, con la coscienza pulita.
Ci pagano per lavorare e per fare cose che forse non faremmo neanche al peggior nemico. Non voglio più pensare a ciò che ho dovuto veder imporre nel mio passato: è appunto passato. Ma le scelte fatte, che io lo voglia o meno, tendono ad avere conseguenze.
Quanto dolore ho inferto agli schiavi nelle miniere in Sardegna: penso di averne ammazzati a decine sotto i miei colpi. E ora mi trovo a Capua, a svolgere il mio lavoro con dedizione e soddisfazione!
Quante responsabilità sulle mie spalle e nessuno a cui poter delegare con serenità. Mi aspettano giorni difficili, di scelte importanti per il futuro della famiglia che rappresento.
Soldi, soldi, soldi! Tutti ossessionati da ricchezza e potere. Ma cosa te ne fai se poi non sai goderti la vita? E io, questo, lo so fare davvero molto bene!
Sono la nipote di Batiato e ho visto con i miei occhi il massacro che Spartacus ha operato sulla mia famiglia. Salvata da un'amica fedele, ora devo trovare un nuovo posto da chiamare casa.
Sono io la colonna portante della famiglia, di certo non Iusto, incapace persino di educare la propria prole. Io, che ancora una volta devo prendermi sulle spalle il peso delle responsabilità della mia Gens.
Dicono io sia una donna forte e indipendente, che tiene alla propria reputazione, ligia alle tradizioni. Ma chi mi conosce sa che io sono anche molto, molto di più.
Sono un medico greco e la mia fama mi precede. Porto nuove idee e cure all'avanguardia per affrontare i mille mali che affliggono l'uomo.
Sono una serva che ha ingenuamente sperato e ora pago le conseguenze di tutta la speranza che non potevo permettermi. Che ne sarà di me e di mia figlia?
Dicono di me fossi una giovane solare e sorridente. Mi pare impossibile che questo sia vero. Non voglio raccontare cosa ho subito, per evitare di rendere più vividi ricordi che vorrei dimenticare.
Mi sono saputo muovere bene, mi sono ritagliato i miei spazi e ho saputo mettere a frutto la mia influenza. Oggi sono finalmente un Liberto, ma ho ancora molti progetti: la mia scalata è solo all'inizio!
Batiato è il mio compianto fratello. Che terribile disgrazia ha colto la mia famiglia! Che gli Dei ci guidino verso una vita serena.
Esule in terra straniera, Minerva mi ha voluto accogliere tra le sue divine braccia. Ora che i miei occhi sono stati aperti dalla fede, Capua è una nuova casa dove rifarsi una vita.
Mi chiamano l'ultimo guerriero di Cartagine ma in realtà sono nato a Capua. Ma fa poi differenza? Appartengo ad una stirpe di combattenti e questo so fare.
Siamo gente pericolosa noi Galli, sia fuori che dentro l'arena. Mio fratello si è conquistato la libertà, massacrando romani. E sento che anche le mie catene iniziano a essere troppo strette...
Mi hanno messo in catene, ma non esiste gabbia che possa contenermi, né frusta che possa domarmi. Da quel momento, una voce urla nella mia testa un'unica frase, costantemente: "Squarcia le loro carni!"
Sono il figlio di Iusto Invicto e il mio posto sarebbe dovuto essere al fianco di mio padre. Invece mi trovo nell'arena, come l'ultimo dei perdenti, a guadagnarmi il riscatto con il sudore della fronte.
Potranno anche mettermi nella sabbia di un'arena a combattere. Ma la voce del mare continua a riecheggiare nelle mie orecchie, sussurrando di orizzonti liberi e tramonti di fuoco.
Selvaggia e feroce come il mare di cui sento troppa nostalgia, inebriata dal sangue dei miei avversari: combatto per il mio puro piacere, ma mai per quello di Roma.
Ho salvato Lentula dalla lama di Spartacus e questo mi ha dato il titolo di "fedelissima". Ma non sono una cagna che lecca il bastone con cui viene colpita. Esistono valori che prescindono la nostra condizione, e che non vanno mai dimenticati.
Frustare, mangiare, possedere una femmina. I piaceri della vita non sono poi tanti. Alcuni possono essere goduti anche in contemporanea. Amo il mio lavoro, sì!
Ogni giorno, all'alba e al tramonto, rivolgo il pensiero ai Lari, perché sono l'unica famiglia che mi è rimasta. Chiedo loro se la mia vita sia una punizione per ciò che ho fatto, o se una strada così ardua sia il percorso che conduce a qualcosa di più grande. E mentre prego, piango e ricordo ciò che è stato, ciò che non potrò mai dimenticare.
Sono Nefertari, figlia del potente Faraone Tolomeo XII Aulete. Legandomi ad un Romano mi sono allontanata dalla mia terra ma non dimentico chi sono, né a cosa sono destinata.
Negli ultimi anni ho viaggiato senza tregua ai confini della Repubblica. Esiliato e umiliato, ho atteso il mio momento. Torno più forte che mai, per me, per mia moglie e per la mia famiglia.
Sono volubile, narcisista ed egocentrica. Ma ho anche dei difetti. E' colpa mia, forse, se amo divertirmi? Se amo gli eccessi e fuggo una vita mediocre? Se non la pensate come me, difficilmente saremo amici.
La mia fama mi precede: le mie vittorie e i miei successi sono stati tanto grandi dal proteggermi dalle liste di proscrizione di Silla. Sono un eroe della Repubblica ed è mio compito essere un esempio per tutti i giovani!
Credo sia giunto il momento, per me e per la mia famiglia, che io trovi un valido marito. La bellezza non mi manca e neanche una ricca dote : la lancia di Baal che Hamilcar usa nell'area, infatti, mi appartiene.
La Famiglia è ora nelle mani di mio figlio Decio e io, vista la mia età, dovrei godermi un po' di riposo. Dovrei. Dovrei anche ricordarmi, talvolta, di tenere ferme la lingua e le mani per evitare di cacciarmi nei guai.
Servire è il mio lavoro e ho studiato per dare il massimo supporto al mio padrone. Grazie al mio lavoro si sono aperte interessanti opportunità e certamente questo servirà a tenermi in grande considerazione!
Ho firmato un contratto di servizio di cinque anni per avere denaro e potermi rifare una vita. Cinque anni di obbedienza per un domani senza padroni: spero ne valga la pena.
Sono figlia di un Farone ma la Dea della Fertilità mi ha chiamato a servizio. Non è facile la vita lontana dalla propria terra, dalla propria cultura e dai propri cari. Ma è qui che si gioca ora il destino di molti.
A lungo ho viaggiato, tanto da poter dire di aver vissuto non una ma cento vite diverse. E ciò nonostante eccomi qui, ancora forte della saggezza di Mitra, ad aiutare gli uomini a seguire il proprio Fato.
Mi chiamano "l'ultimo bacio" perché concedo sempre questo piacere a chi non vedrà l'alba del giorno dopo. Non scelgo chi, né quando: chi mi paga parla, io eseguo.
Avere il potere e non abusarne e ciò che fa di me una persona retta. Svolgo il mio lavoro con impegno ma non godo del dolore che talvolta mi tocca infliggere.
"Non prendetela sul personale" dico sempre sorridendo "sono solo affari". E da me, state pur certi, potrete farne di interessanti e vantaggiosi.
Poeta, filosofo ed epicureo. Qualcuno mi loda, credo, dicendo che sono un "visionario". Ma io sono un mistico della realtà: invece del divino, vedo l'uomo in tutta la sua potenzialità.
Mi occupo di affari, assicuro beni, opero intermediazioni. Il clientelismo è l'anima di Roma ma senza persone come me che lo concretizzano difficilmente avremmo raggiunto una simile complessità!
Sono la moglie del sommo Lucrezio e porto in grembo suo figlio. Amo l'arte e la poesia e sono una donna forte e felice. Perché ogni tanto la notte piango? Incubi credo, dati da una non ottimale digestione, immagino.
Faccio il mestiere più antico del mondo e ciò nonostante vengo considerata una raffinata intellettuale. Ed è così: io sono Volumnia, maestra di poesia e di piacere, e di quelle come me ne esistono veramente poche.
Faccio il mio dovere, con umiltà e devozione. I miei padroni sanno che possono fidarsi di me e io so bene qual è il mio posto in questo mondo. Ma il Fato spesso si diverte a giocare con noi miseri umani.
Tengo i conti di Maximo Mecio, edile di Capua. Ho grosse responsabilità e molto denaro passa fra le mie mani. Sono abile con i conti, ma ciò non implica che io sia infallibile.
La visione del futuro raramente è limpida o facile da interpretare. Eppure in passato ho annunciato fatti che si sono poi avverati. Cosa fa questo di me? Uno strumento nelle mani di un Dio? O un'arma nelle mani degli uomini?
La Dea Vesta veglia su di me, ma non su tutta la mia famiglia. Mia sorella maggiore ha subito un processo sommario e ha pagato con la vita per una colpa che non ha commesso. Tutto questo è ingiusto.