Appartengono a questo gruppo tutti coloro che a vario titolo hanno il compito di raccogliere, elaborare e diffondere le notizie relative ai fatti di politica, economia, cronaca che si verificheranno. Alcuni lavorano per testate più o meno politicamente schierate, mentre altri sono portavoce di determinati specifici gruppi o addetti agli uffici stampa di determinati eventi, altri ancora sono dei cani sciolti che non appartengono a nessuno specifico schieramento.
Essere un membro della stampa comporta una particolare responsabilità: quella di fare da filtro tra i fatti, la loro interpretazione e l’opinione pubblica, influenzandone le future decisioni. Si tratta di un enorme potere che va usato con grande consapevolezza.
E tu, sarai in grado di gestirlo?
Characters
Presentazione: "Stai attentə, carə. Quell’angolo di mondo non mi sembra più molto sicuro."
"Nessun angolo di mondo lo è, mon cher. Ma non temere per me, sono solo unə giornalista, un semplice osservatore."
Ecco l’occasione di una vita intera: un aereo caduto, forse per un banale cedimento strutturale. Detta così, sembrerebbe assai poco. Ma se così non fosse? Già le voci si stanno moltiplicando… Se si trattasse, mettiamo, di un possibile intrigo internazionale condito da interessi economici e politici senza precedenti, con molti soggetti implicati e altrettanti segreti da svelare? Le sale del vertice NATO sull’Isola sono piene di questa gente e le cose non accadono mai per caso.
‘Finalmente un po’ di materiale degno di una vera copertura giornalistica!’ Questo l’eccitante pensiero, all’indomani dell’incidente, di Vic Antan, addettə stampa NATO cui era capitata in sorte la noiosa narrazione del summit. Inaspettatamente, nottetempo il suo impegno è evoluto in qualcosa di più: raccontare la storia! Una storia come quella che leggiamo sui libri, mai del tutto obiettiva, eppure generalmente presa per vera. Del resto, sono le storie meglio raccontate a risultare le più reali. E Vic Antan è cosciente di saper scrivere molto bene.
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Presentazione: "Welcome to the land of freedom, M. Antonov, enjoy your time... Oh, sorry, you don't know the meaning of freedom."
"What...What are you saying? I'm a journalist, I can choose what and how to write!"
"Do not lie, you're only a Soviet puppet."
Del suo primo viaggio al di qua della Cortina di Ferro come corrispondente dall'estero de La Pravda, Antonov ricordava la vividezza dei colori, lo sfavillare delle insegne luminose, quelle luci così esageratamente sfacciate da sembrare quasi violente. Qui, a Ovest, in territorio nemico, tutto era ammiccante e accogliente, in netto contrasto con il grigio rigore della sua patria. Eppure, andando un po' più a fondo, articolo dopo articolo, aveva capito che raschiando un po’ quella patina dorata, la persona di ogni paese e di ogni credo è sempre uguale a se stessa: ipocrita ed egoista, fredda e calcolatrice, disposta a tutto pur di vincere la propria personale battaglia, qualunque essa sia.
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Media
Presentazione: "Ehi Gae, hai scritto quel cavolo di articolo? Tra un'ora si va in stampa!"
"Non stressarmi, prima o poi lo finisco, tranquillo!"
"Senti, forse non hai ancora capito come funziona, anche se lavori qui perché ti hanno raccomandatə, qualcosa devi pur fare! Muoviti!"
Per Gae la vita era sempre stata uno scherzo: la villa lussuosa, il lavoro di giornalista per un quotidiano locale come passatempo, vacanze in luoghi esotici, conoscenze che contano... Tutto grazie al coniuge, Galvani, un'affarista che in pochi anni aveva trasformato in oro tutto ciò che toccava. Le malelingue dicevano che Gae si era sposatə per convenienza, ma in realtà le cose stavano diversamente: il partner era amicə e mentore, genitore e amante, maestrə e guida. Non avrebbe letteralmente potuto immaginare una vita senza questa persona. Sarebbe stato come dover rinascere una seconda volta.
A quel paese l'articolo, il volo IH 980 stava arrivando e doveva andare a prenderlə all'aeroporto.
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Presentazione: "Signor Ministro, vista la delicatezza della questione, le ho sottoposto in via preventiva la bozza dell’articolo che manderò in stampa stanotte. Il titolo sarà: Il DC9 è esploso in volo per cedimento strutturale."
"Ben fatto, De Munari, un giornale che si rispetti non deve lasciare spazio alle speculazioni di chi rema contro il nostro Paese e l’Alleanza Atlantica."
Voleva una vita tranquilla, De Munari, e sapeva come ottenerla: dapprima frequentando le buone scuole, quelle che ti insegnano i valori necessari per vivere in democrazia e votando il partito che governa da decenni, quello che ti apre le porte giuste, proprio come si erano sempre raccomandati i suoi genitori. Voleva un lavoro senza scossoni, sempre dalla parte della ragione, De Munari, quando accettò di lavorare per l’organo di stampa ufficiale del governo. Voleva narrare del solito incidente aereo, quella sera del 27 giugno, quando la traccia del DC9 è sparita dai radar. Ma con quella traccia, forse per la prima volta, se ne erano andate per sempre anche molte sue certezze.
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Presentazione: "La verità, Ammiraglio, deve dirci la verità: perché chi sapeva è stato zitto?"
"Si tolga di mezzo, Purgatori, mi lasci passare!"
"Perché, Ammiraglio? E' così che si vive in uno stato di diritto? Quelle 81 persone meritano ben di più che le vostre menzogne!"
Non aveva mai sognato di fare la rivoluzione, trascinare le folle. Amava scrivere per il suo prestigioso, serio quotidiano, narrare i fatti, aiutare i lettori a capire. Purgatori era sempre stata persona pacata, riflessiva, lontana dall'arrivismo di molti suoi colleghi, indifferente tanto alle lusinghe dei potenti che all'ebbrezza degli slogan urlati nelle piazze. Viveva di domande, con ben poche risposte in tasca, ma andava bene così. E anche dopo la sera del disastro, umilmente, intendeva come sempre fare la sua parte e magari, con la sua penna, contribuire con un piccolo granello alla ricostruzione della montagna dei fatti. Senza accorgersi che proprio il suo granello stava trasformando quella montagna intera in una enorme valanga.
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Presentazione: "Santoro, qui è tutto da rifare, ti pare che mandiamo in onda con questo rumore di fondo? Ma dove li hai posizionati i microfoni, nelle mutande della gente? Io me ne vado ora, ma tu rimani a sistemare tutto, finché non questo schifo non diventa accettabile! E vedi di tagliare a modo anche le riprese, che mancava ancora tutto il finale..."
E si ricomincia, da capo. Finirà questa gavetta, prima o poi... oppure no? Certe volte malediceva se stessə e la sua passione per le riprese ed i suoni, quella passione che lo aveva portatə a lavorare per la stampa…. o per meglio dire, a fare il galoppino dei giornalisti, a seguire le loro istruzioni, montare e montare lo stesso video decine di volte, seguire istruzioni di persone a volte arroganti e incompetenti.
Ma Santoro non era certo prontə a mollare: intuiva, o per meglio dire SAPEVA con assoluta certezza che il futuro gli avrebbe riservato qualcosa di grande.
E ləi sarebbe stato lì, prontə a cogliere l’attimo.
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