“No, lasciatelo, vi prego, farò tutto quello che volete, ma prendete me…”
Scherzano, ridono, per loro è solo un gioco.
Siamo pupazzi di un macabro teatrino di cui loro tendono i fili. Inesorabili.
Ma io li sento, il battito del cuore di mio figlio, l’odore acre del suo piscio, il suo muto grido di aiuto.
Mentre loro ridono, roteano il coltello davanti alla sua gola, già sporco del suo sangue. E tirano quel filo.
E io ho fatto quello che mi hanno chiesto, tutto, fino all’ultima goccia di sangue... fino all'ultima goccia di sangue.
Il più corposo gruppo di civili è quello degli SFOLLATI. Si tratta degli abitanti adulti del vicino villaggio di Dijevici, per lo più di religione ortodossa, che si sono allontanati dal loro villaggio per sfuggire agli scontri della guerra civile, riparando nelle vecchie colonie estive di montagna dove erano soliti portare i loro bambini. Gli sfollati non sono mai stati coinvolti direttamente nella guerra, e sono un gruppo pacifico e organizzato che non ha interesse a spostarsi dal proprio rifugio fino alla fine dei disordini.
I PROFUGHI invece vengono dalla principale grande città del fondovalle, città che è stata sconvolta da eventi tragici. Molti di loro sono state vittime di soprusi e abusi, hanno perduto tutto, a volte persino la loro umanità, e fuggiti per boschi e rupi, nascondendosi nelle fratte, hanno finalmente raggiunto le montagne. Fra loro ci sono molte donne e pochi uomini, perché i loro mariti e i loro figli sono rimasti indietro o sono morti. Per lo più sono di religione musulmana o cattolica, con una terribile storia personale da raccontare, in quanto testimoni dei peggiori orrori possibili della guerra civile.