Pronome: He/they
Informazioni pubbliche: Quando Garrett entrò nella compagnia, voleva farlo in veste di attore. Sicuramente un certo grado di eccentricità ed estroversione non gli mancavano, nonché un buon timbro vocale. Tutte condizioni che, gli era stato detto, erano necessarie per ricoprire tale ruolo. //
Ricorda di nottate spese a ripassare, aiutato dal suo micione, Bizet, che cadenzava i momenti di silenzio con il suo miagolare, quasi volesse dargli le battute dell’altro personaggio. Eppure, nonostante tutto l’impegno, durante le prove invertiva sempre l'ordine delle frasi, si impappinava, si distraeva… E, con un certo livello di amarezza, si rese conto che forse i ruoli con più di tre battute non erano adatti a lui. //
“Non importa se hai tutti gli strumenti. Se non li sai usare, non servono a niente.” //
Già. Sua madre aveva ragione. //
E così una sera, tornando dal veterinario con Bizet nel trasportino, passò davanti un negozio di tessuti, e guardando la sua immagine riflessa sul vetro e circondata da manichini e stoffe colorate, disse: “Vorrà dire che farò il costumista.” E quello fa attualmente, pur di avere un ruolo nella compagnia. //
Poco male. Garrett ha le dita sottili e buon occhio per i dettagli, e gli piace l’idea di mettere in risalto i suoi compagni come meglio può. Forse, però, non è ancora giunto il momento in cui riuscirà a mettere in risalto sé stesso.
"Prendete un violino e posizionatevelo sotto al mento. Prendete l'archetto e date il primo colpo. Ecco che le corde iniziano a vibrare, e sembreranno toccarsi tra di loro. E a ogni ulteriore sferzata, la speranza che prima o poi arrivi il picco cresce! Per poi accorgersi che le corde tornano sempre l'una parallela all'altra, in una costante assenza di contatto tra due anime simili."
Questo era quello che amava rispondere Melò alla domanda "Ma perché il violino?". Tra una risposta secca e precisa e una tragica storia, Melò sceglieva sempre la seconda. Spesso la gente non finiva neanche di ascoltare i suoi racconti e liquidava la conversazione con un: "Tu hai il melodramma nel sangue". Fu proprio da ME-LO-DRAM-MA, che il mio Avo iniziò a rispondere al nome di Melò.
Non c'era abitante a Swinton che non conoscesse la sua arte. Laddove c'era un funerale, ecco che c'erano anche Melò e il suo violino. Perché ogni funerale Maitland degno di questo nome (e cioè tutti) portava con sé l'esecuzione tragica e magistrale di un "Concerto funebre". Ed era lì, nei funerali, che Melò trovava il suo luogo nel mondo, dove le sue tragedie e il suo amore per il dolore si univano in un'unica sinfonia di consolazione. E tra un funerale e l'altro, a Melò piaceva andare in giro con una mela sempre in tasca a consolare i suoi compaesani. Si fermava a raccontare la storia di qualcuno che stava peggio, così da sollevare a modo suo gli animi degli ascoltatori. E quando passava troppo tempo tra un morto e l'altro, Melò aveva preso per diletto a inscenarne uno finto.
Nel suo diario ho trovato questa storia.
“Una sera senza luna ero particolarmente triste, e iniziai a suonare una melodia così dolce e tragica che i rami di tutti gli alberi nei paraggi si protesero verso di me come a volermi avvolgere in un abbraccio consolatorio. All’improvviso tutto questo fu interrotto da un sommesso singhiozzare. Mi accorsi che due occhi lucidi e riconoscenti mi stavano fissando. Io lo so, erano occhi di chi non aveva mai potuto piangere in pubblico. Poi così come erano apparsi quei due occhi scomparvero e fu di nuovo buio. Ma sapevo con certezza che li avrei rivisti la notte dopo e quella dopo ancora: quegli occhi appartenevano a...”
Il racconto qua si interrompe e il nome del “proprietario di quegli occhi” è stato cancellato così tante volte da una penna dall’inchiostro rosso che non si riesce a leggere nulla. E tutti gli spartiti ritrovati nella custodia del suo strumento erano spariti. Si dice fossero stati scritti non per uno, ma per due violini. Sperava forse di incontrare qualche anima affine con cui condividere la sua passione per la musica, o qualcosa di più?
[Personaggio ispirato al Bonejangles , dal film “La sposa cadavere” del 2005]
“Occhio, malocchio, guardati le spalle! Scappa, sta arrivando il ladro di farfalle!!” così i bambini di Swinton accoglievano i Maitland al loro passaggio, e con la stessa cantilena le anziane comari si allontanavano di fretta facendosi il segno della croce. La vita dei Maitland non è mai stata una passeggiata leggera e spensierata.
Si dice che la prima Maitland fu l’antica erborista del villaggio. Dilettandosi con unguenti e pozioni scoprì di riuscire, con un abile tocco della mano, a scacciare il malocchio dai più sfortunati: tutti si rivolgevano a lei nei momenti bui, per farsi rimuovere la sfortuna che li perseguitava. Ma più scacciava il malocchio altrui, più aumentava il suo: dal latte appena munto che inacidiva senza apparente motivo, ai cardi cresciuti al contrario nel suo giardino. Lo splendore della sua vita pareva offuscarsi sempre di più. L’erborista ebbe la conferma di aver incautamente portato il malocchio nella sua stirpe quando dette alla luce il suo primogenito: durante il difficile travaglio, il medico si slogò una mano, perse due denti, si azzoppò e, in seguito alla nottata difficile, perse anche tutti i capelli.
Da lì ebbe inizio l’ingloriosa storia dei Maitland, menagrami contro il loro volere, isolati e messi in disparte da chi temeva di essere contagiato dalla loro sfortuna. Non tutti i Maitland si sono però persi d’animo. E’ noto, ad esempio, che alcuni utilizzino la propria malasorte come minaccia a loro favore, in barba ai meno svegli.
Inoltre, si dice che il destino di una loro bebè venne riscritto quando divise per una sola notte la culla con un piccolo Gomes. Ogni parola che in gioventù la bambina pronunciava era sempre segno di buon auspicio, tanto da far credere alla famiglia che le due creature potessero essere state scambiate. Per questo motivo la famiglia Gomes, colpevole di aver sottratto loro una figlia, non è vista di buon occhio.
Tuttavia nessuno li infastidisce quanto gli Everglot. Il primo morto di questa famiglia manca all’appello del cimitero da troppo tempo, e senza dubbio qualcuno di costoro ne ha rubato la salma, impedendo ai Maitland di svolgere il loro lavoro.
Le farfalle durano un giorno e una notte, e i Maitland leggono in questo brevissimo ciclo di vita profondi significati legati alla morte. Sarà forse per questa macabra fascinazione che vantano una lunga tradizione di abilissimi cacciatori di farfalle, nonché la più vasta collezione esistente a Swinton delle medesime. Si dice le abbiano perfino catturate tutte, aiutati dai Collins, che parlando con il vento loro amico riuscivano sempre a sospingerle nelle loro reti al momento opportuno. A Swinton, infatti, ora non ci sono più farfalle, e fra i Maitland si vocifera che - avendole catturate tutte - forse anche la loro metamorfosi stia finalmente per arrivare. Magari, grazie al bacio gentile e avventuroso di uno dei tanto amati Bloom.
Becchini, prefiche, tassidermisti, carbonai… I Maitland hanno sempre avuto un'inclinazione per le professioni affini ai riti funebri, cercando di ricavarsi la loro nicchia nonostante Swinton li tenga in disparte.
Che cos’è l’acume? Non esiste una definizione univoca, tuttavia in questa contrada si trovano tutti coloro che con l’intelligenza hanno a che fare. Ci sono quelli vivaci nel capire la soluzione di un indovinello e quelli abbastanza svegli da escogitarne di nuovi. C’è anche chi di intelletto ne ha poco e per questo si affida alla fortuna, e chi ancora usa il fine pensiero per intessere un inganno.
Sì, qui ci sono i furbi, ma anche i pigri che astutamente risolvono i propri affari confidando sull’altruismo di chi farà le cose per loro.
I colori che sfoggiano con fierezza nei giorni di festa sono il verde e il nero. Sono due tinte che insieme funzionano bene, e quindi possiamo dire senza remore che hanno fatto una bella scelta intelligente.