Teaser
“Occhio, malocchio, guardati le spalle! Scappa, sta arrivando il ladro di farfalle!!” così i bambini di Swinton accoglievano i Maitland al loro passaggio, e con la stessa cantilena le anziane comari si allontanavano di fretta facendosi il segno della croce. La vita dei Maitland non è mai stata una passeggiata leggera e spensierata.
Si dice che la prima Maitland fu l’antica erborista del villaggio. Dilettandosi con unguenti e pozioni scoprì di riuscire, con un abile tocco della mano, a scacciare il malocchio dai più sfortunati: tutti si rivolgevano a lei nei momenti bui, per farsi rimuovere la sfortuna che li perseguitava. Ma più scacciava il malocchio altrui, più aumentava il suo: dal latte appena munto che inacidiva senza apparente motivo, ai cardi cresciuti al contrario nel suo giardino. Lo splendore della sua vita pareva offuscarsi sempre di più. L’erborista ebbe la conferma di aver incautamente portato il malocchio nella sua stirpe quando dette alla luce il suo primogenito: durante il difficile travaglio, il medico si slogò una mano, perse due denti, si azzoppò e, in seguito alla nottata difficile, perse anche tutti i capelli.
Da lì ebbe inizio l’ingloriosa storia dei Maitland, menagrami contro il loro volere, isolati e messi in disparte da chi temeva di essere contagiato dalla loro sfortuna. Non tutti i Maitland si sono però persi d’animo. E’ noto, ad esempio, che alcuni utilizzino la propria malasorte come minaccia a loro favore, in barba ai meno svegli.
Inoltre, si dice che il destino di una loro bebè venne riscritto quando divise per una sola notte la culla con un piccolo Gomes. Ogni parola che in gioventù la bambina pronunciava era sempre segno di buon auspicio, tanto da far credere alla famiglia che le due creature potessero essere state scambiate. Per questo motivo la famiglia Gomes, colpevole di aver sottratto loro una figlia, non è vista di buon occhio.
Tuttavia nessuno li infastidisce quanto gli Everglot. Il primo morto di questa famiglia manca all’appello del cimitero da troppo tempo, e senza dubbio qualcuno di costoro ne ha rubato la salma, impedendo ai Maitland di svolgere il loro lavoro.
Le farfalle durano un giorno e una notte, e i Maitland leggono in questo brevissimo ciclo di vita profondi significati legati alla morte. Sarà forse per questa macabra fascinazione che vantano una lunga tradizione di abilissimi cacciatori di farfalle, nonché la più vasta collezione esistente a Swinton delle medesime. Si dice le abbiano perfino catturate tutte, aiutati dai Collins, che parlando con il vento loro amico riuscivano sempre a sospingerle nelle loro reti al momento opportuno. A Swinton, infatti, ora non ci sono più farfalle, e fra i Maitland si vocifera che - avendole catturate tutte - forse anche la loro metamorfosi stia finalmente per arrivare. Magari, grazie al bacio gentile e avventuroso di uno dei tanto amati Bloom.
Becchini, prefiche, tassidermisti, carbonai… I Maitland hanno sempre avuto un'inclinazione per le professioni affini ai riti funebri, cercando di ricavarsi la loro nicchia nonostante Swinton li tenga in disparte.
Personaggi
Teaser: “Sai perché io e te siamo stonati? Perché discendiamo da Campana! Ahahah!”
“Papà, smettila di scherzare sulle mie discutibili qualità canore e parlami del mio Avo. Ho vaghissimi ricordi e so troppo poco. Tra una manciata di giorni dovrò tornare a Swinton per quella faccenda importante…”
“Le lacrime dei Maitland hanno innaffiato un girasole che sa alzare il capo e sorridere al cielo! Campana… la nota stonata di tutta la famiglia Maitland. Cosa posso aggiungere a questa descrizione… Era sopra le righe, la sua risata risuonava in tutta la casa, interrompendo il lamento di qualche altro familiare, e ai funerali indossava abiti inappropriati. A dir la verità pareva che fosse sempre fuori luogo per le sue azzardate velleità di “alta moda”, come solitamente amava definire i suoi outfit”.
“Papà, quindi Campana sapeva progettare abiti? E li cuciva?”
“Beh, diciamo che credeva molto in quello che faceva. Il suo atteggiamento altezzoso - persino spocchioso - era inconfondibile quando camminava sfoggiando qualche sua nuova creazione, dall’accessorio all'abito intero. Voleva imporre nuove mode, e nessuno rimaneva indifferente davanti a cotanta audacia. Forse Parigi sarebbe stata una culla perfetta per le sue inclinazioni. Swinton era troppo piccola per contenere la sua esuberanza, in fin dei conti.
Chissà se sono solo chiacchiere, ma pare che per una sola edizione del Palio degli Inganni Campana vestì i giudici, e sul loro capo pose un cappello abbellito con frutta e fiori così freschi che api, vespe e altri orribili insetti vennero attirati da quell’abbondanza. Quei malcapitati presero a correre spaventati, lanciando frutti, petali e piccole mostruosità con troppe zampe addosso ai partecipanti. Tutti riportarono almeno una puntura da insetto… tranne Campana. E, come puoi capire, questo costò caro alla sua reputazione.”
“Ah, non cominciare con le tue solite esagerazioni! Avrà fatto uno scherzo, magari innocuo, e il passaparola l’ha trasformato in una leggenda. Forse voleva attirare l’attenzione perché in fin dei conti era la nota stonata della famiglia, ed essere la pecora nera non è mai facile.”
“Sì, hai ragione. Campana era così fuori posto che in casa Maitland si credeva fosse il risultato del famoso scambio in culla, quello che ti ho raccontato la scorsa settimana. Certo, anche quella è una leggenda riferita ai primi che arrivarono a Swinton; tuttavia Campana la conosceva bene, e son certo che non la ritenesse una semplice storiella. Quando sarai a Swinton magari scoprirai di più. Cerca negli armadi o nei cassetti e magari troverai qualche abito che oggi potrebbe essere apprezzato da Lady Gaga… forse."
[Personaggio ispirato ad Otho, dal film “Beetlejuice - Spiritello porcello” del 1988]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere delle Piccate Lingue
Teaser: Gli uomini quando passano a miglior vita sembrano sempre così annoiati... che male c'è quindi a voler ridare loro un'espressione più serena per l'ultima volta? Non è forse un modo per onorare il loro ricordo, per dare dignità alla morte? Certo, non tutti in passato hanno apprezzato il tocco di Mascara. Una volta, ad esempio, quando tolsero il sudario per dare a Mr. Everglot l'ultimo saluto, la vedova svenne alla vista di quel clown pasticciato. Mascara si stupì: avrebbero davvero preferito vedere il grugno incupito di quel vecchiaccio, piuttosto che un rinnovato, ampissimo sorriso? Certo, aveva forse esagerato un po' con i colori, e nel trasporto il suo capolavoro si era discretamente sciolto, ma non c'era nulla di male nella sua opera! A ben ricordare, il suo amore per il trucco iniziò molto, molto indietro nel tempo. Mascara truccava le sue bambole di pezza, per renderle simili ai suoi amichetti. Beh, simili... simili a modo suo. I dettagli che aggiungeva erano sempre molto... particolari. Diceva che le truccava dando loro il volto che immaginava avessero davvero le persone. Lo faceva con gioia, non c'era nulla di male in quel suo hobby. Poi però aveva iniziato a truccare anche le statue che adornavano i giardini dei vicini, causando non poco spavento. Su consiglio di Manetta dovette smettere, per evitare guai, ma non perse mai l'interesse per il maquillage, iniziando a truccare le persone. Si sforzava di sottostare alle richieste che venivano fatte, ma che pizza... tutti volevano sempre la stessa cosa: risultare "canonicamente belli". Mai veramente unici e particolari. Che frustrazione! Ci fu un caso emblematico, quando Mascara accettò un lavoro per un matrimonio: la sposa, quel giorno, chiese specificatamente a Mascara di aiutarla ad apparire al meglio nel giorno delle sue nozze. Era una cittadina mancata da Swinton per lungo tempo, tornata in paese per sposarsi nel suo luogo del cuore, e si fidava così tanto del suo talento che non volle nemmeno osservarsi allo specchio prima di percorrere la navata: le bastava guardare la scintilla di fierezza negli occhi di Mascara per sapere di essere in quel momento assolutamente stupenda. Lo sposo tuttavia non fu dello stesso avviso, visto che scappò a gambe levate, i capelli ritti in testa e bianchi come la neve, pensando di aver condotto all'altare un cadavere. Così Mascara, alla fine, trovò il suo spazio là dove tanti non osavano mettere piede, e si inventò un lavoro assai bizzarro, per quanto necessario: ridare ai morti un'ultima ritoccatina, un tocco di vita in più prima di essere calati nella fossa. D'altronde ormai aveva capito che se la cavava benissimo nel rendere i vivi assai simili ai morti con solo qualche tocco di cipria, e forse con i morti sarebbe successo l’esatto contrario! Sai, a Mascara non è mai importato cosa dicesse la gente... quel lavoro alla fine era diventato tutta la sua vita, la sua più grande fonte d'orgoglio. Si sentiva a suo agio con la morte, tanto da desiderare che questa giungesse più spesso a Swinton, per avere più tele bianche da dipingere. Credeva fortemente nel proprio talento e sapeva che il suo stile un po' inquietante sarebbe stato prima o poi ammirato e ricercato da tutti, come una griffe d'alta moda. Conservo ancora i suoi bozzetti in soffitta, alcuni sono davvero inquietanti... li vuoi vedere?
[Personaggio ispirato a Miss Argentina, dal film "Beetlejuice - Spiritello porcello" del 1988]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Fiori di Zucca
Teaser: "Prendete un violino e posizionatevelo sotto al mento. Prendete l'archetto e date il primo colpo. Ecco che le corde iniziano a vibrare, e sembreranno toccarsi tra di loro. E a ogni ulteriore sferzata, la speranza che prima o poi arrivi il picco cresce! Per poi accorgersi che le corde tornano sempre l'una parallela all'altra, in una costante assenza di contatto tra due anime simili."
Questo era quello che amava rispondere Melò alla domanda "Ma perché il violino?". Tra una risposta secca e precisa e una tragica storia, Melò sceglieva sempre la seconda. Spesso la gente non finiva neanche di ascoltare i suoi racconti e liquidava la conversazione con un: "Tu hai il melodramma nel sangue". Fu proprio da ME-LO-DRAM-MA, che il mio Avo iniziò a rispondere al nome di Melò.
Non c'era abitante a Swinton che non conoscesse la sua arte. Laddove c'era un funerale, ecco che c'erano anche Melò e il suo violino. Perché ogni funerale Maitland degno di questo nome (e cioè tutti) portava con sé l'esecuzione tragica e magistrale di un "Concerto funebre". Ed era lì, nei funerali, che Melò trovava il suo luogo nel mondo, dove le sue tragedie e il suo amore per il dolore si univano in un'unica sinfonia di consolazione. E tra un funerale e l'altro, a Melò piaceva andare in giro con una mela sempre in tasca a consolare i suoi compaesani. Si fermava a raccontare la storia di qualcuno che stava peggio, così da sollevare a modo suo gli animi degli ascoltatori. E quando passava troppo tempo tra un morto e l'altro, Melò aveva preso per diletto a inscenarne uno finto.
Nel suo diario ho trovato questa storia.
“Una sera senza luna ero particolarmente triste, e iniziai a suonare una melodia così dolce e tragica che i rami di tutti gli alberi nei paraggi si protesero verso di me come a volermi avvolgere in un abbraccio consolatorio. All’improvviso tutto questo fu interrotto da un sommesso singhiozzare. Mi accorsi che due occhi lucidi e riconoscenti mi stavano fissando. Io lo so, erano occhi di chi non aveva mai potuto piangere in pubblico. Poi così come erano apparsi quei due occhi scomparvero e fu di nuovo buio. Ma sapevo con certezza che li avrei rivisti la notte dopo e quella dopo ancora: quegli occhi appartenevano a...”
Il racconto qua si interrompe e il nome del “proprietario di quegli occhi” è stato cancellato così tante volte da una penna dall’inchiostro rosso che non si riesce a leggere nulla. E tutti gli spartiti ritrovati nella custodia del suo strumento erano spariti. Si dice fossero stati scritti non per uno, ma per due violini. Sperava forse di incontrare qualche anima affine con cui condividere la sua passione per la musica, o qualcosa di più?
[Personaggio ispirato al Bonejangles , dal film “La sposa cadavere” del 2005]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Quadri Acuti
Teaser: Questa che sto per raccontarvi è una storia un po’ strana, che narra di come un sogno di gloria può trasformarsi nella più grande delle sconfitte. Ero molto piccola quando mi fu raccontata per la prima e l’ultima volta, non per volere altrui ma semplicemente perché ne ebbi così paura da volerla quasi dimenticare. E’ la storia di Malocchio, nella cui casa ero solita passare i caldi mesi estivi, e di come la sua vita sia cambiata dopo un inquietante incontro.
- Piccola mia, quando tutto accadde ero molto giovane, non avevo ancora trovato il mio posto, non solo nel mondo, ma anche quello all’interno della mia famiglia. E così decisi di chiedere per la prima volta al Pozzo per avere la certezza di non ricoprire il secondo posto. Del resto, che male c’è a desiderare il meglio? Volevo vederla in faccia, la Strega che nessuno aveva mai visto. Beh, non ottenni nessuna risposta quel giorno, né nei giorni successivi. Donai tutti i miei risparmi alle sue acque, nella speranza che si palesasse.
Una notte di luna piena, nella quale non riuscivo a prender sonno, sgattaiolai di soppiatto fuori dal mio letto e poi giù in cortile, oltre il cancello, fin nella radura al centro della quale stava lui. Nel buio le sue pietre scintillavano, e io ebbi il netto sentore che mi stesse chiamando. Mi sedetti sul suo bordo, facendo dondolare i piedi oltre il muro di sassi, e domandai alla sua profonda oscurità: “Dimmi, che vuoi in cambio del mio desiderio? Che devo fare?”
Un vento gelido salì dalle viscere del suo fondo, e due pallide mani mi afferrarono per le caviglie trascinandomi a picco. Credevo fosse giunta la mia ora. Scalciavo per rimanere a galla e, proprio quando le forze mi vennero meno, qualcosa dal ventre di quelle acque scure prese a brillare sempre più forte. Fu così che mi apparve, per la prima volta, e anche se quel bagliore accecante mi offuscava la vista, sentii comunque la sua voce.
“Vuoi veramente donarmi la tua vita per un tuo superbo desiderio? Rispondimi, adesso!” ordinò. Io le avrei donato qualsiasi cosa, ma che senso avrebbe avuto vedere il suo volto e non poterlo raccontare?
“No, salvami, ti prego!” la supplicai. E lei replicò: “In cambio della tua vita dovrai portarmi un’anima, ma non una qualsiasi: un'anima pura. Per questo ti farò un dono.”
Non ricordo altro di quella notte, ma mi risvegliai sul prato, quando il sole era già alto, segno evidente che avessi acconsentito a quella macabra richiesta. Qualcosa era cambiato in me... era come se percepissi l’anima altrui. Proprio così: da quel giorno ebbi il potere di leggere dentro ad ognuno proprio come se quello fosse un libro aperto. -
Non so se questa storia fosse vera o falsa, ma a suo dire non si recò più al pozzo. Malocchio, così l’appellavano, perché tutta Swinton sapeva che in cambio di un favore era in grado di scacciare la malasorte. Molti furono quelli che ricorsero ai suoi servigi, e io non ho mai capito se lo facesse per bontà o semplicemente perché, lavando l’altrui anima, cercava di mantener fede al patto che aveva stretto, in una notte di luna piena, con una Strega.
[Personaggio ispirato alla Strega, dal film “Il mistero di Sleepy Hollow” del 1999]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Quadri Acuti
Teaser: Quando si compone un epitaffio lo si fa con il cuore, scrivendo dolci parole per il defunto che ci ha lasciato.
Non è sicuramente il caso di Linguargentina, il mio Avo, che come mestiere stilava epitaffi e discorsi da declamare in onore del morto di turno al suo funerale. Le sue parole al contrario pare fossero sagaci e sferzanti prese in giro, le quali tuttavia rivelavano sempre la verità su un qualche preciso aspetto. Ecco, possiamo dire che i suoi componimenti spiattellavano i difetti del defunto, quando sarebbe stato meglio lasciare ai posteri memorie più pregiate. Tutti desideriamo essere ricordati, dopo il passaggio della Vecchia Signora velata di nero, per la migliore versione di noi stessi.
Linguargentina sapeva spegnere questo afflato di santità. Chissa perché agiva così...
Dovete sapere che fu sua la mano che vergò l'epitaffio funebre per la vecchia Domitilla Davis quando spirò. Recitava, pensate un po': "Riposa in serenità, Domitilla, che puzzavi più da viva di quanto tu non lo faccia ora da morta."
Questo è l'unico reperto scritto che da Swinton è arrivato nelle mie mani. E, comprensibilmente, fu un grande scalpore. Pare che subito dopo scoppiò una lite furibonda e qualcuno della famiglia Davis lanciò per vendetta una maledizione. Quale fosse nessuno la rammenta, e quando indago più a fondo i miei famigliari abbozzano ricordi frammentati; poi, con la scusa di non ricordare, cambiano argomento. Che diavolo successe? La mia curiosità ha raccolto molte strambe informazioni sul mio Avo, ma non ha ancora trovato la risposta su quel fatto.
Una diceria in particolare mi colpisce. Pare che girasse per le strade di Swinton senza mai sorridere. C'era chi cercava di provocare una risata con battute o altri espedienti, ma ciò che da Liguargentina riceveva erano risposte distaccate e fredde come l’argento. Ed ecco il motivo del suo strano soprannome.
Che lo facesse a causa del suo carattere cupo o per un motivo celato nel suo cuore non ci è dato saperlo. O non ancora.
Tra poco tornerò a Swinton, e passeggiare per i luoghi in cui il mio Avo ha vissuto sarà come leggere la sua anima: potrò capire se era davvero nera come la storia dei Maitland insegna.
[Personaggio ispirato a Mercoledì Addams, della serie tv “Mercoledì” del 2022]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Fiori di Zucca
Teaser: Quella tavoletta nera, cosparsa di lettere e numeri, fu il suo primo regalo di compleanno. Fu fatta sparire quando la notte di Natale disse di aver fatto gli auguri a nonno Maitland in persona, e che quest'ultimo avesse chiesto di poter avere un po' di quell'ottimo porridge servito come dessert al cenone. Ouija crescendo non aveva mai smesso di subire il fascino di qualsiasi attrezzo si dicesse avere il potere di indagare l'aldilà. Quegli strani trabiccoli erano diventati una vera e propria passione, e spesso se ne costruiva con le proprie mani di nuovi e mai visti. Anzi, sembrava avere proprio un fiuto nello scovare in comuni oggetti d'uso quotidiano degli strumenti fantastici per poter intravedere cosa stesse accadendo oltre il velo della vita terrena. Nella sua stanza potevi trovare di tutto: macchine fotografiche, microfoni e registratori, vinili su cui diceva di aver inciso la voce dei defunti. "Senti? Hai sentito cosa hanno detto?" urlava con eccitazione quando li riproduceva per amici e parenti, anche se questi ultimi spesso sentivano solo la puntina del giradischi grattare a vuoto. Ouija girovagava per il paese con i suoi grandi occhi stralunati, stringendo al petto quel quaderno dove meticolosamente catalogava i reperti delle sue metavisioni, e nessuno sapeva mai davvero cosa passasse in quella testa piena di fantasmi e di spiriti. E in tutta sincerità a Ouija non importava che la gente capisse davvero ciò che riusciva a vedere oltre la realtà: stava bene lì, nel suo mondo nebbioso, senza nessuno a disturbare i suoi pensieri. D'altronde le case abbandonate e i tetri cimiteri in cui trascorreva le giornate erano diventati una seconda casa, dove gli ospiti venivano fatti entrare con grande moderazione. C'era solo una cosa che turbava il suo animo finemente parascientifico. Nel corso delle proprie perlustrazioni, appostandosi per scovare le mosse di tutti quei fantasmi, non aveva mai fallito: tornava sempre con una prova, grande o piccola che fosse, e il cuore pieno di orgoglio che vibrava per l'emozione. Soltanto il Pozzo non aveva mai svelato i suoi misteri: non c'erano foto, riprese o tracce audio che svelassero cosa accadesse in quel luogo. Questo mistero irrisolto è sempre rimasto una piccola onta sull'operato di Ouija: un'onta da cancellare con determinazione e metodo.
[Personaggio ispirato a Lydia Deetz, dal film “Beetlejuice - Spiritello porcello” del 1988]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Cuori di Coccio
Teaser: "Oh fiammella che ardi luminosa,
sii un faro in questa notte tenebrosa.
Abra Kadabra cammina tra la gente mentre riposa.
Tremate bambini cattivi e nonni insolenti,
Abra porta la morte e i suoi versi dolenti.
per punire tutti gli uomini che sono violenti.
Se dei caduti il sentiero volete illuminare
o la notte dei vivi desiderate rischiarare
Abra Kadabra per tre volte dovete chiamare.
Se da tempo duole il corpo infermo del tuo consorte
e sapienti, medici e dottori ti hanno chiuso le porte,
Abra Kadabra gli saprà donare una dolce e calma morte.
Abra si serra nella stanza affianco al letto del morituro
e in solitudine ascolta le ultime parole del suo animo impuro.
Infine gli chiude gli occhi e con cura lo unisce al sonno imperituro”.
Questa è la macabra filastrocca che a Swinton si canticchiava per deridere il mio Avo.
Google dice che Abra Kadabra in arabo significa “Fa’ che le cose siano distrutte”. Ecco perché questo soprannome! Si dice che come mestiere Abra facesse compagnia a malati e infermi, soprattutto durante i loro ultimi istanti di vita.
Ne ho sentite tante sulla questione. “Abra indossava abiti nuziali perché si sposò con la morte” “Quando Abra passava, la gente buttava il sale per terra affinché la jella non seguisse il suo cammino”.
“Nessuno farebbe il lavoro di Abra, anche perché si dice che fu un castigo per un suo crimine orribile… ma nessuno osa parlarne”.
Tuttavia avrei voluto conoscere bene il mio Avo, perché per stare vicino alle persone morenti bisogna avere un’anima generosa e buona.
Chissà quante storie avrebbe potuto raccontarmi! Abra conservava tutti i segreti che in punto di morte sono stati confessati. E sono dell’idea che tale conoscenza abbia plasmato nel suo animo una invidiabile saggezza.
Ho deciso di aggiungere una strofa a quella filastrocca, sperando che tu, mio caro Avo, possa venire a trovarmi nei miei sogni, ma per parlarmi… non per portarmi via.
“Tu che nelle terre dell’estate gli spirati accompagni,
vieni nella notte d’autunno a ispirare i miei sogni.
Quando a Swinton tornerò con i miei compagni!
ABRA KADABRA. ABRA KADABRA. ABRA KADABRA"
[Personaggio ispirato a Emily, dal film “La sposa cadavere” del 2005]
Gruppi:
Famiglia Maitland,
Sestiere dei Cuori di Coccio