Pronome: Lei
Informazioni pubbliche: Elena lavora come project manager per un'azienda locale... ma odia il suo lavoro, mica le voleva tutte queste responsabilità! Gliel'ha affibbiato il suo capo, un giorno di Novembre, solo perché il posto era vacante e una volta ha mostrato di avere una buona capacità di problem solving sviluppata grazie al suo passato da gamer. In realtà il suo sogno è avere il posto fisso al Comune: mezza giornata, uno stipendio decente, pochissime mansioni... ma è troppo pigra per studiare con costanza per superare i concorsi: infatti non li vince mai. Nemmeno con le raccomandazioni. Nemmeno con i foglietti, i trucchi, i suggerimenti, gli "appoggi". Niente.
Nella campagna di D&D dei Chiba Nerds, Elena ha interpretato il bardo Geenx, appassionato di sventure il cui sogno nella vita è scrivere il suo libro di poemi "Una serie di sfortunati eventi". Ha scelto il bardo come "classe facile" (tanto doveva solo cantare!) e ha partecipato alla campagna di D&D solo perché il suo amico di infanzia, Riku, ha insistito tanto. "Dai Ele, sarà divertente e stimolante, prova a fare qualcosa di diverso e fantasioso, magari ti farà bene!". Beh, lei ci ha provato. Non avrebbe mai immaginato che, a causa del suo scarso impegno, i suoi Chiba Nerds avrebbero dovuto affrontare una frattura importante nel loro rapporto. Elena, purtroppo, non si è mai impegnata ad imparare le regole del gioco, nonostante gli fossero state spiegate tante volte, anche dal vivo. A causa del suo lassismo, il personaggio storico di uno dei Nerds, Domenico, è morto. E questo non le è stato ancora perdonato. Per evitare ulteriori disagi, Elena ha smesso di presentarsi alle successive sessioni e ha smesso di sentire tutti i suoi amici. E poi, un giorno, ecco la lettera da Swinton, dove sicuramente ci saranno anche loro. Tante volte ha sentito storie sul suo folle Avo Senzavolto, che ne commetteva una più del diavolo: viaggi, avventure, storie incredibili. Eppure lei si sente così distante da lui, dal suo estro. Forse a Swinton troverà qualcosa che le riaccenderà lo spirito e quella scintilla di follia che le è sempre mancata. O forse no? Vabbè, ormai quel viaggio fino a quel borghetto di montagna lo deve fare per forza, è stato pagato dai suoi genitori per recuperare gli oggetti del suo Avo. Che fatica però..!
Della mia infanzia ricordo prevalentemente suoni e profumi. Non ho molti ricordi del periodo fra i sei e gli otto anni, ma se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire l’odore della braciola al sugo che sobbolle, il dolce scrocchio del pane appena sfornato e l’aroma del pollo allo spiedo che pervade lentamente la cucina.
Nelle fredde mattine d’inverno, era proprio questo che mi rendeva impaziente di scendere dal letto: avrei sonnecchiato volentieri ancora a lungo, sotto il tepore delle coperte, ma non potevo resistere all’idea di correre giù in cucina a vedere cosa stava combinando Nellia.
La sua passione era talmente forte che iniziava a cucinare all’alba, imbastendo - fra erbe e farine - le prelibatezze che avrebbero fatto bella mostra di sé nei bancali della rosticceria più rinomata di Swinton. Quasi tutte le famiglie, almeno una volta alla settimana, a turno ordinavano un intero pasto presso il suo negozio. Persino i Collins avevano difficoltà a resistervi, sebbene vi comprassero molto meno spesso di altri avventori.
Del resto, come tutti i membri della prestigiosa famiglia Van Dort, anche Nellia era una persona attenta a cogliere l'opportunità giusta al momento giusto: e così, un'ala inutilizzata della casa divenne il punto perfetto per la creazione di un negozio che affacciava sulla strada, pronto a stuzzicare ogni passante con il profumo di mille ghiottonerie appena sfornate.
Si destreggiava fra mestoli e taglieri con l'eleganza di una leggiadra farfalla, riconoscendo ad occhi chiusi tutti gli ingredienti che le passavo: spesse volte, ho giocato a fare l’aiuto in cucina. Quasi noncurante della fila che iniziava a formarsi già dalle dieci del mattino, allestiva la vetrina appannata dal freddo con calma innaturale. Era quasi come se, lì dentro, il tempo stesso si fosse fermato ad ascoltare il suo canticchiare.
Di certo non avevo l’età per capire certe cose, ma oggi giurerei che il suo aspetto dipendesse dagli avventori che avrebbe incontrato durante il corso della giornata: talvolta seducenti e sensuali, altre paffute e trasandate, le sue tenute erano mutevoli; ma certamente era una persona con degli intenti molto precisi, che non avrebbe lasciato mai nulla al caso.
D'altro canto, non si può dire che non avesse un gran cuore: talvolta regalava i pasticci di carne più abbondanti alle famiglie numerose e, amorevole com’era, non mancava di tagliarne una fetta più grande per i bambini più golosi che giocavano nel vicino cortile.
Tutti amavano i suoi manicaretti. Molti li acquistavano a cuor leggero, ben contenti di godersi un pasto delizioso senza la fatica di dover cucinare. Altri, mossi forse dall'invidia, li masticavano invece lentamente e con maniacale attenzione, cercando di capire cosa li rendesse così sensibilmente migliori di qualsiasi tentativo di emulazione da parte loro.
Tuttavia, per quanto si sforzassero, percepivano sempre un dettaglio sfuggente, un ingrediente indefinibile e sconosciuto che rendeva le pietanze della rosticceria le più buone di tutta Swinton.
Ricordo che un giorno, nella morsa di una massaia brontolona che chiedeva di svelare il suo segreto con toni un po' troppo burberi, si limitò a rispondere con un sorriso e una risatina, tale era la sua calma. "Ma no… non c'è davvero nulla di particolare" disse. "Nei miei manicaretti, c'è solo un pezzetto di Swinton". Che cosa volesse dire con quella frase, è per me tutt'oggi un mistero.
Nemmeno la famiglia Davis che, dal canto suo, non mancava mai di rifornire Nellia di qualsiasi ingrediente avesse bisogno per le sue incredibili ricette, era a conoscenza di quale fosse davvero il suo segreto.
Eppure, con il passare del tempo, qualcosa cambiò. Non saprei dire cosa successe, ma il negozio venne chiuso e nessuno ritrovò più il suo ricettario. Qualcuno bisbiglia che sia ancora nascosto da qualche parte nella casa dei Van Dort e che, in esso, ci sia il mistero ultimo delle sue ricette, quell’ingrediente sconosciuto che dava un sapore impossibile a tutte le sue creazioni e che non era mai stato rivelato a nessuno.
[Personaggio ispirato a Mrs. Lovett, dal film “Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street” del 2007]
Più antica di Swinton è solo la famiglia Van Dort, una vera e propria istituzione. Si dice, nei racconti perduti nel tempo, che abbiano origini austroungariche e che discendano proprio da quel famoso ramo cadetto di quella tal famiglia nobiliare. Altri racconti invece vorrebbero che la Famiglia Van Dort discenda proprio dal famoso compositore Franz Schubert. Se siano solo leggende non ci è dato saperlo, ma tali voci sono sempre motivo di grande vanto all’interno della famiglia.
Della storia recente sappiamo che l’antico fondatore di questa casa, tale V. Van Dort, era un povero ma ambizioso pastore, attento alle opportunità che la vita gli poneva davanti. Un giorno, mentre stava portando al pascolo le sue pecore, si imbatté in un appezzamento di terreno che reputò fin da subito eccezionale, situato poco distante dal piccolo villaggio di Swinton. Questo terreno, un tempo di proprietà della famiglia Collins, era stato lasciato a se stesso ed era considerato inutile dalla gente del posto. Tuttavia, V. Van Dort vide il potenziale nascosto sotto l’aspetto cadente e inselvatichito, e se ne innamorò, acquisendo il terreno per pochi spiccioli. Una transazione che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia della famiglia Van Dort, il cui fondatore non sapeva che il pozzo che di lì a poco sorse su quella terra sarebbe diventato una fonte importante per la ricchezza e la prosperità di tutta Swinton.
Certo, l’affare così importante per questa famiglia non ha di certo lasciato solo strascichi positivi. Il rapporto tra i Collins e i Van Dort si incrinò terribilmente: da allora i membri di una e dell’altra famiglia faticano a guardarsi addirittura in faccia per un semplice saluto, ed è evidente che i Collins preferiscono guardarsi le scarpe pur di non vedere negli occhi un Van Dort.
Con il passare del tempo, la famiglia Van Dort fiorì grazie all’acume dei suoi componenti. Il loro nome divenne sinonimo di ricchezza, opulenza… e di doti molto particolari. L'essenza magica emanata dalla terra e dal pozzo stesso, infatti, conferì ai Van Dort incredibili capacità. Ogni generazione che nasceva era dotata di talenti straordinari, che gli enigmatici personaggi di questa famiglia sfruttavano per esercitare la propria influenza sul mondo circostante, per preservare i segreti e mantenere la propria posizione di potere in città.
Questo è ben risaputo in casa Davis, i cui membri non perdono mai occasione per omaggiare e ringraziare i Van Dort. I Davis sono sempre pronti a riceverli in casa con salamelecchi e inchini. “Gentili e ben educati” direbbero tutti all’inizio. “Leccaculo!” sarebbe invece l’epiteto che alla fine spontaneamente verrebbe da gridare.
Non venerati, non temuti, ma ammirati dalle altre famiglie del villaggio, nel corso degli anni i membri della famiglia Van Dort rimasero saldamente custodi della terra e del pozzo. Tuttavia, con il passare del tempo divennero sempre più solitari e riservati, avventurandosi raramente al di fuori delle mura della loro dimora.
E pare che anche le loro grandi doti si siano affievolite sempre di più. Una prova di questo pare sia stata la vendita di quella strana bussola ai Pirelli, per un nonnulla poi! Si dice che quella bussola punti verso un luogo magico, eppure fu venduta dai Van Dort senza neanche pensarci troppo… e forse alcuni di loro, proprio per questo scambio, ora si stanno mangiando le mani.
In questa contrada trovano ricetto tutti coloro che mettono al primo posto l’amore, con le sue declinazioni e implicazioni. Generosità, coraggio e lealtà sono le principali virtù; ma queste, quando vengono gonfiate e portate all’estremo, si tramutano in difetti. Pertanto possiamo trovare in questo Sestiere sia un contadino che con bontà aiuta il prossimo offrendo un lauto pranzo, e sia una poveraccia in canna che ha sperperato tutti i suoi averi nell’organizzazione di feste dispendiose.
I colori in cui si riconoscono sono il vermiglio e il castano. Che poi, in fin dei conti, sono la stessa cosa: tutti i marroni sono diverse sfumature del rosso, il colore del cuore per l’appunto.