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“Quando partecipai al concorso “Poesie a vanvera”, i miei versi che riflettevano sulla natura del cosmo vennero apprezzati da tutti, ma quell’anno i gatti andavano per la maggiore e il primo premio andò alla poesia composta da un solo verso “Miao, Miaoooooooooooo”.
Me ne andai esclamando “Morirete tutti!”. L’avevo presa bene.
Quando partecipai al concorso “Ritratti a vanvera”, il mio quadro che ritraeva tutti i 453 abitanti dell’intera vallata ricevette menzioni d’onore, ma l'autoritratto “Un po’ di me” - un barattolo pieno di lanugine raccolto nel tempo dall’artista - meritò il favore di tutti i critici.
Salutai la giuria con un falso e abbondante sorriso, promettendo che l’anno successivo avrei portato un vaso colmo di merda!
Quando partecipai al concorso “Sculture a Vanvera", la mia scacchiera composta da accurate e fedeli riproduzioni in miniatura delle statue di Michelangelo, Canova e Bernini meritò uno scrosciante applauso, ma quell’anno vinse un sasso che l’artista usava lanciare al suo cane Rock. Che umiliazione! Presi quel sasso e lo lanciai giù per la scarpata del monte. Il cane lo rincorse e il padrone dietro di lui. Solo Rock fece ritorno. E giustizia fu!
Così decisi di non partecipare più a concorsi a vanvera, che di fatto divenne il mio soprannome. Vanvera.”
Questa è l’unica pagina del diario del mio Avo che ancora conservo.
Si capisce che doveva essere un peperino irritabile e con molta inventiva. Insomma, chi crederebbe mai nell'esistenza di quei concorsi e di quelle "opere"?
Eppure sapere di discendere da un’anima d'artista mi riempie di orgoglio, e apprendere quanto il suo talento fosse incompreso rende la sua figura più umana, più simile a me.
Lo dico perché le poche volte in cui la mia famiglia ha intavolato discorsi su Swinton e su Vanvera gli aneddoti narrati erano confusi, persino gonfiati, tanto che sembravano favole assurde, e Vanvera ne usciva come una sorta di leggenda.
Ad esempio mia madre disse che la sua arte non fu un dono di Dio, ma del Diavolo che incontrò nel bosco.
“Siglarono un accordo che si rivelò essere un inganno dal quale Vanvera cercò di liberarsi in tutti i modi: “Promettimi che non smetterai mai di parlare attraverso questi talenti che ti concedo, e io ti prometto che saprai creare opere che soltanto i santi sapranno comprendere” fu la frase del Diavolo con la quale sancì il patto, e la applicò alla lettera. A quanto pare non sono mai esisti santi a Swinton. Vanvera deve averli cercati tra le varie giurie, ma senza esito positivo perché non vinse mai un premio. E le sue opere dove sono ora? Di loro non è rimasta traccia.
Forse - ritenendoli manufatti diabolici - qualcuno li ha distrutti. Oppure sono stati nascosti, magari proprio dalla sua strana combriccola. La Banda del Piedone! Così si facevano chiamare.
Nessuno sa che cosa facessero durante i loro incontri segreti, ma questo gruppo di amici era temuto da alcuni e invidiato da altri.
Forse inneggiavano a Satana e Vanvera presiedeva l’altare… ahahah! Ti ho messo paura?!”
Mia madre è sempre stata teatrale, e ora che so qualcosa in più del mio Avo capisco da chi abbia preso, e forse anche io.
E una domanda mi assilla... Vanvera avrà trovato il suo Santo?
[Personaggio ispirato ad Enid Sinclair, della serie tv “Mercoledì” del 2022]
Famiglia Everglot
Hai presente la delusione che si prova quando la persona amata sceglie proprio te, ma per una solida amicizia? Oppure quando l’erba del vicino è sempre più verde?
Ecco, gli Everglot conoscono bene quel senso di amarezza, perché sono campioni - e su questo titolo per una volta possiamo essere tutti d’accordo - nell’arrivare sempre secondi.
E’ risaputo che persino al Palio degli Inganni nessun Everglot è mai salito sul carro dei vittoriosi: un infortunio, una squalifica o un qualsiasi imprevisto erano sempre dietro l’angolo.
Secondi padri fondatori di Swinton, secondo parto plurigemellare più noto della storia della città, secondo posto per la trisnonna al famigerato concorso “Bruttezze in campagna”.
E dall’altra parte, a sfidarli ogni volta, sempre e solo loro: i Davis. La rivalità fra Davis ed Everglot è antica come le pietre del pozzo, e vede ripetersi un copione incessante: nella pesca, nel tiro al piattello, nell’uncinetto… Davis primi, Everglot secondi. In realtà gli Everglot non sono secondi solo ai Davis, sia ben chiaro. Loro sono secondi, e basta. E odiano quelli che arrivano primi. Ma non odiano i secondi. E’ per questo che, fra di loro, gli Everglot non si odiano affatto: sono con grande probabilità la famiglia più unita di tutta Swinton, da sempre.
E’ forse questa la forza misteriosa che li spinge ad affrontare a testa alta il loro malaugurato e ineluttabile destino? Loro si impegnano a fondo in quello che fanno, perché forse basterebbe vincere solo una volta per spezzare la maledizione degli eterni secondi. “Maledizione”. Molti nella famiglia pensano che su di loro gravi proprio una fattura.
Proprio per questo è abbastanza noto che gli Everglot guardino con sospetto i Maitland, la casata alla quale molti anni prima hanno sottratto qualcosa di speciale. Ma questo è un segreto che solo di notte sono soliti raccontare.
La sola famiglia con cui gli Everglot non si sono mai scontrati è quella dei Pirelli. Non solo: i Pirelli si sono dimostrati dei veri e propri mentori, addestrandoli per generazioni intere ad affrontare quella che sarà la loro partita vincente… anche se questa partita (di cosa non si sa) a quanto pare non si è ancora disputata.
Anche i Collins hanno da sempre apprezzato il grande impegno degli Everglot, facendo sempre il tifo per loro, anche in quelle occasioni in cui la vittoria era oltre ogni aspettativa.
Alcune malelingue, riferendosi alla ferrea tenacia e allo spirito combattivo di questa famiglia, dicono che gli Everglot siano secondi - ancora una volta - soltanto al tasso del miele.
Sestiere dei Fiori di Zucca
Ci sono poi quelle menti creative ed estrose che passano il tempo a riflettere su cosa inventare e come farlo. C’è chi declama una poesia, e chi disegna con il carbone. Che siano bravi e talentuosi per davvero, questa è tutt’altra storia.
Loro ci credono, e questo è quel che basta per appartenere a questo gruppo, capace di prendere i propri rischi. Che poi sappiano superarli senza danni, beh, anche questa è tutt’altra storia.
Giallo e arancione sono le sfumature che amano sfoggiare per distinguersi dagli altri durante il Palio annuale, perché sono i colori più appariscenti e quindi, per loro, i più importanti.