Teaser
Se voleste ascoltare i discorsi che si fanno dall’altra parte del mondo, non dovreste fare altro che poggiare un orecchio ad un albero (quercia, sambuco o melo, in base alle vostre esigenze, chiaramente) e iniziare a stringerlo finchè le vibrazioni della pianta e le vostre non diventino una cosa sola.
A questo punto, se vi capita di sentire delle voci farsi eco dentro di voi, state pur certi che siete riusciti ad entrare in contatto con qualcuno da qualche parte del mondo.
Se non mi avete capito potete prendere come esempio la famiglia Davis.
Se voleste vedere il vostro futuro, non dovreste fare altro che trovare un grosso portone antico e di legno spesso, prendere una lanterna ad olio accesa almeno un quarto d’ora prima del tramonto, illuminare per tre volte il foro della serratura e poi sbirciare dentro, canticchiando la filastrocca della “notte che sogna”.
Non la conoscete? I Davis la intoneranno volentieri per voi.
Se, invece, aveste il timore che la ragazza che vi piace si invaghisca di Brad (si, quel Brad: moro, bello, occhi verdi…), non dovreste far altro che raccogliere una mela dalla buccia dorata, una farfalla rossa e due ciuffi di erba del mattino, andare al fiume e fare un infuso con gli ingredienti presi, offrirlo a Brad… e poi prendergli la testa e sbattergliela ripetutamente contro i sassi del fiume. Quella ragazza non si invaghirà mai di Brad.
Ecco, forse questo i Davis non lo farebbero mai, ma costoro sono imprevedibili come le onde in tempesta ed è bene non sottovalutarli mai.
Ogni Davis ha il suo modo di vedere il mondo, e state pur tranquilli che non è sicuramente il modo in cui lo vedete voi. Sono tanto affascinanti quanto inquietanti. Ma se ti avvicini a loro con rispetto ti racconteranno le loro fantastiche storie, che dicono di aver collezionato da ogni parte del mondo.
A Swinton tutti hanno contemporaneamente rispetto e timore dei Davis. Tutti, tranne i Gomes. L’amicizia tra le loro famiglie è più che solida da diverse generazioni: è risaputo che l’ottimismo dei Gomes esiste grazie a ciò che i Davis hanno fatto per loro.
Questa famiglia ricca di personalità eccentriche vive la vita un quarto di realtà alla volta, e ognuna di loro è persa nei propri assoluti. Ma anche i Davis sono fatti di carne, di interessi e di divertimenti, e a farne le spese sono sempre e solo i Collins. Quando i Davis si ritrovano tutti assieme pensano sempre un modo diverso e originale per portare scompiglio nella vita di questi malcapitati, che sia tramite la lettura delle rune, un giro di tarocchi sbagliato oppure con un sussurro nei loro sogni. Piccole scaramucce, niente di grave per il momento. Perché lo fanno? Beh, sono i tarocchi di casa a suggerire queste dispettose attenzioni verso i Collins. Così si mormora in giro e così si aggiunge mistero su una casa già bizzarra di suo.
Se c’è un sentimento che nemmeno i loro oracoli sanno decifrare, invece, è quello nascosto nelle occhiatacce che gli Everglot riservano a tutti i Davis.
Sono imperscrutabili. Quando vengono girate le sibille per gettare un occhio sul loro conto, la prima non dà mai nessuna risposta e la lettura diviene distorta. E questa cosa ai Davis non va proprio giù.
Chi pensa che siano soltanto fuori di testa sbaglia di grosso. Lo sanno di essere i più “strani” di tutta Swinton, ma ciò non impedisce loro di essere validi alleati quando gli alterchi tra famiglie si accendono come improvvisi fuochi d’estate.
I Van Dort, la famiglia più potente della vallata, è quella che più di tutte gode del favore dei Davis, pronti a riceverli in casa con salamelecchi e inchini.
“Gentili e ben educati” direbbero tutti all’inizio. “Leccaculo!” sarebbe invece l’epiteto che alla fine spontaneamente verrebbe da gridare.
Personaggi
Teaser: Lo sentite questo rumore di tamburi? E questa melodia che risuona nell'aria? Rilassanti, vero? Ipnotici come un bel massaggio, eseguito con arte e amore. No, non è un gruppo di artisti di strada venuto ad esibirsi al Palio. E' una vecchia registrazione di una cerimonia di guarigione eseguita da Merlin. Proprio perché tutti ritenevano che il suo spirito avesse qualcosa di magico, questo nomignolo aveva finito per appiccicarsi al suo essere, tanto che nessuno più ricordava davvero come si chiamasse. Un dolorino alla schiena che non vi faceva dormire da mesi? L’ansia di pagare un debito vi attanagliava? Lo struggimento per il vostro amore che vi aveva lasciato senza addurre motivazioni plausibili vi logorava? Ebbene: per tutti questi malanni del corpo, del portafoglio e del cuore, Merlin avrebbe avuto sicuramente un rimedio. Come un guru dello yoga paramansa iogananda, sapeva rimettervi in sesto la schiena; come il più fine degli strizzacervelli, era in grado far scomparire le vostre paure e insicurezze; come la più infallibile delle poste del cuore, poteva darvi il consiglio giusto per riconquistare la vostra dolce metà oppure per lasciarvi tutto alle spalle e cercare qualcuno che sapesse apprezzarvi davvero. Aveva sempre la soluzione per tutti, e dopo che aveva fatto quella particolare cosa, o che ti aveva bisbigliato nell’orecchio le sue parole magiche, potevi tornare a casa con un gran sorriso sulle labbra. Certo, ogni magia richiede un prezzo. Quello di Merlin era particolare. Non desiderava denaro o favori, tutto ciò che chiedeva era che tu gli donassi un oggetto che rappresentasse un ricordo felice. Ma occorreva stare attenti a ciò che si sceglieva di concedere, perché, una volta effettuato il dono, anche quella particolare memoria ad esso legata scompariva per sempre dalla mente. A suo dire, però, era comunque un buon affare scambiare un ricordo felice del passato, che non potrà tornare mai più, con un benessere tangibile nel presente. Eppure, se all'inizio gli abitanti di Swinton erano ben disposti a rinunciare a un pezzo di sé, con il tempo ci fu chi pretese di avere indietro il proprio “ricordo felice”. Nessuno saprebbe dire chi fosse. Un giorno si udì Merlin litigare con qualcuno in modo furioso e, quando tutti accorsero per vedere cosa fosse successo, trovarono il povero Merlin strozzato con dei lacci per scarpe. Nella sua bocca era stato messo un biglietto su cui era scritto: "La tua è stata solo una grande menzogna". Il colpevole di tale gesto non venne mai trovato, ma questo omicidio gettò un'ombra sinistra sulla città e sulla fama fino ad allora immacolata di Merlin. Che cosa mai avrà voluto dire l'assassino?
[Personaggio ispirato a Babbo Nachele, dal film “Nightmare Before Christmas” del 1993]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere dei Cuori di Coccio
Teaser: “L’ispirazione è come un drago: alcune volte sputa un fuoco rovente, altre invece…”
Non era difficile capire dove si trovasse nel mondo Onoff. Bastava seguire la traccia di fogli appallottolati e matite smangiucchiate che lasciava distrattamente sul suo percorso dalla casa al pozzo. Tutto il giorno. Tutti i giorni. Ci hanno provato a dire di fare attenzione, ma Onoff aveva due modalità: “Accesa” e “Spenta”. In modalità "Accesa” la scrittura rapiva tutta la sua attenzione, tanto che potevi passare con un carro sopra al suo piede che non ci sarebbe stato modo di farsi notare. Bisognava attendere che l’estro passasse, che si spegnesse e che tornasse nel mondo dei comuni mortali in modalità "Spenta". Non c’era Davis che non avesse rispetto della sua arte, anche se tutti provavano una certa compassione perché, sebbene il suo talento fosse innegabile, i suoi momenti di ispirazione duravano così poco che Onoff non riusciva mai a concludere nemmeno un racconto breve. I Pirelli ancora ricordano quando, durante una riunione di famiglia, Onoff entrò in casa loro e si sedette al tavolo senza badare troppo a chi aveva intorno. Aveva il naso incollato sulla pagina del suo taccuino e muoveva la penna con estrema agitazione. Stava scrivendo un racconto breve dal titolo “La sinfonia di Lady Blunt”, e dettava a voce alta alla sua mano ciò che questa avrebbe dovuto scrivere. Era una storia bellissima di intrighi, passioni, e la giusta dose di magia, di quelle che Big Mama adorava, tanto che lasciò tutti i presenti a bocca spalancata e occhi sgranati. E proprio sul finale, quando la protagonista stava per prendere la decisione che avrebbe cambiato la sua vita… Onoff starnutì, e tornò in modalità "Spenta"! Narra la leggenda che mai in un’unica sera si sentirono così tante imprecazioni di insoddisfazione da parte dei Pirelli come quella notte, e i due giorni successivi.
Da lì Onoff capì una cosa: più persone frequentava, più avrebbe vissuto avventure. E più avventure equivalevano a più creatività. Per questo Onoff era la spalla perfetta per compiere qualunque impresa, piccola o grande che fosse. Poteva avere un sacco di insicurezze sul suo stile di scrittura, ma una cosa era certa: se c'era da fare qualcosa, Onoff era lì allerta, pronto a scattare con precisione militare. Ora che ci penso, però, riaprendo il baule con tutte le cose che ho ereditato da Onoff mi viene un dubbio: che fine ha fatto il manoscritto de “La sinfonia di Lady Blunt”?
[Personaggio ispirato a Norther Winslow, dal film “Big Fish - Le storie di una vita incredibile” del 2003]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere dei Cuori di Coccio
Teaser: Paziente numero 342
Età: 64
Diagnosi: Disturbo Psichiatrico Alienante
Quadro morboso: Stato depressivo
Anamnesi: Il padre e la madre sono morti, non manifestarono mai tratti psicopatici; ha alcuni fratelli vivi e sani, anche se il quadro famigliare non è perfettamente chiaro. Nella parentela tanto paterna quanto materna non si riscontrano casi di malattie mentali. Frequentò la scuola con profitto, laureandosi in medicina e psichiatria. Esercitò per molti anni la professione psichiatrica nel paese in cui viveva.
Aspetto e comportamento spontaneo: Arrivò piangendo, non voleva entrare nel reparto, fece a stento il bagno, continuava a gemere e chiamare aiuto, poi si calmò un poco, la notte dormì, mangiò a stento.
All’assunzione siede sul letto, presenta un aspetto ansioso, continua a digrignare i denti, ad invocare con voce monotona aiuto, continua insistentemente nel suo delirio alienante: parla di un pozzo magico capace di esaudire i desideri, parla di una strega che controlla il pozzo nel paese in cui viveva (n.d.a.: nome paese “Swinton”).
Sa il suo nome e cognome, età, patria e condizione, buon orientamento del luogo e del tempo, riconosce di essere qui in manicomio per guarire, ma non sa di che malattia. Ricorda di essere medico psichiatra, pensa di lavorare qui.
La notte vedeva delle ombre che non sa bene descrivere, ed aveva un continuo ronzio nelle orecchie. Ha deliri molto frequenti.
Aggiornamenti:
1/IX. È sempre in stato d’ansia, mangia pochissimo, parla poco, ma invece sottovoce prega continuamente che il “coniglio bianco” conduca tutti noi verso il pozzo.
29/IX. Non presenta alcun miglioramento del suo stato mentale, esce continuamente dal letto, accusa di sentirsi la strega sulla faringe, che impedisce di mangiare, si nutre male, dorme poco. Domanda di continuo di poter eclissarsi dal mondo.
16/III Stesso stato.
29/IV Ripete sempre le stesse frasi, in modo monotono e sempre uguale.
20/V Stesse condizioni.
23/VII Stato di demenza molto peggiorato.
24/VIII Decesso.
Ho conosciuto il mio Avo prima della sua morte, quando i manicomi chiusero e tutti i malati vennero trasferiti in ospedali più moderni. Andammo insieme, io e mio padre: ricordo i deliri, la puzza, la paura in quei piccoli occhi.
Quando viveva a Swinton esercitava la psichiatria. Forse non era una persona molto amata, forse incuteva timore, anche perché il suo soprannome era Dott. Mangiaocchi. Chissà quale cupa storia ci sia dietro questo bizzarro epiteto. Eppure, ora che ho deciso di tornare a Swinton, mi sembra che tutti i deliri sul Pozzo e sulla Strega facciano in qualche modo parte di una grande fiaba...
Chissà cosa troverò in quel posto del mio Avo, e soprattutto cosa scoprirò della sua vita prima del manicomio.
[Personaggio ispirato a Mr. Barron, dal film “Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali” del 2016]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere delle Piccate Lingue
Teaser: Ogni volta che, passeggiando insieme nel bosco, mano nella mano, mi assaliva il dubbio che ci fossimo persi, Cheshire, con un tempismo miracoloso, rispondeva a quella mia muta domanda con la sua solita frase:
“Non esiste una strada giusta o una sbagliata, se non conosciamo la nostra destinazione.
Prima di chiedere indicazioni sulla via da prendere, è sempre meglio avere le idee chiare sulla meta da raggiungere.”
E, immancabilmente, ogni volta raggiungevamo la stessa meta pur percorrendo sentieri differenti.
“Vedi, caro nipote, siamo arrivati anche oggi al lago. Non è magnifico aver visto un diverso panorama venendo qua? La stessa cosa vale nella vita: uno scopo, devi sempre avere in testa uno scopo… il come raggiungerlo starà alla tua fantasia. E’ nell’enigma la soluzione stessa dell’enigma!”
Era come se riuscisse a leggere nella mia mente. Forse potrà sembrarvi che questa sia solo una casualità, posso comprendere, certo. Allora vi sfido a trovare un raziocinio alle mille altre cose che io pensavo o desideravo e che Cheshire puntualmente riusciva a prevedere e soddisfare.
Una mattina mi alzai con una gran voglia di dolce alle fragole e tè al bergamotto con una spruzzata di menta piperita, e trovai tutto pronto sul tavolo della cucina! O vogliamo parlare delle giornate di pioggia in cui mi sentivo triste, e nelle quali improvvisamente spuntava il sole?
Forse è proprio per questo che sono entrato nel club del libro, deciso a carpire i suoi segreti. Ma nonostante le mie numerose letture e ricerche non ho mai capito come potesse essere a conoscenza dei desideri e delle domande altrui, tanto da proporre la giusta soluzione per ogni problema.
Nonostante le sue intenzioni fossero delle migliori, suscitava negli altri abitanti un po' di timore, sicuramente per il fatto che aveva il vizio di apparire e scomparire dal nulla: un attimo prima non c’era e poi, nel tempo di uno schiocco di dita, era lì; oppure era lì e, in un battito di ciglia, non c’era più. Alcuni erano arrivati a pensare che fosse un essere magico, alcuni presero a dire che fosse addirittura l’aiutante della Strega del Pozzo. La maggior parte vedeva nella sua follia lo zampino del Demonio. Tutto ciò sembrava non toccare per nulla il suo animo serafico e sornione, e rispondeva a tutto quel ciarlare alle sue spalle con il suo solito ambiguo ghigno.
Portava sempre con sé una scatola chiusa con un lucchetto, e si dice l’aprisse solo in rare occasioni.
Chissà se qualcuno a Swinton abbia mai avuto il privilegio di conoscere il suo contenuto...
[Personaggio ispirato allo Stregatto, dal film “Alice in Wonderland” del 2010]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere delle Piccate Lingue
Teaser: Avete presente quando da piccoli non vedevamo l’ora che arrivasse Natale? Non solo per i regali, ma anche per poter incontrare quel grassoccio anziano signore con quella folta barba bianca, tutto vestito di rosso, sedersi sulle sue gambe e affidargli tutti i nostri segreti e desideri mentre lui ci incantava con le sue parole? Ecco, è esattamente così che mi sentivo quando dovevo andare a Swinton da Forcula. Era una persona estremamente divertente con la battuta pronta, tanto carismatica da farmi credere ad ogni singola sua parola. Avrei fatto qualunque cosa mi chiedesse di fare, persino ballare, cosa che mi sembrava che a Forcula piacesse molto. Ricordo che un giorno mi confessò la sua strana passione per il fuoco e le ossa dicendomi che mi avrebbe insegnato i suoi segreti. “AHAHAHAH! Tesoro, un giorno ti farò fare cose meravigliose!” Queste furono le sue parole, e io ero entusiasta.
Poi sono cresciuto, e la maturità porta con sé nuove consapevolezze. Ho smesso di credere all’esistenza di quel signore con la barba bianca e il vestito rosso e, con mio grande rammarico, scoprii che Forcula non era ciò che io avevo sempre creduto: aveva una personalità complessa e contraddittoria, un carattere edonista con una vena di follia che aleggiava nei suoi occhi; non desiderava altro bene se non il suo. La sua ironia, i suoi scherzi... ora riesco a vederli con un occhio diverso, e so che c’era della malizia e della cattiveria dietro di essi. Quelle “cose meravigliose” che mi aveva promesso tramite la lettura delle viscere nel fuoco servivano soltanto per esaudire i suoi desideri: con l’arte dell’Aruspicina e della Piromanzia aveva ottenuto Droghe, Alcool, Favori, Piaceri sessuali. “Ti è mai capitato di danzare con le fiamme nel pallido plenilunio? È una sensazione da provare almeno una volta nella vita: un turbinio di calore e musica si fondono con i banchetti e i desideri carnali”. Piuttosto inquietante come formula, non trovate? A molti piaceva, e infatti aveva parecchi affiliati, ma a chiunque osasse mancargli rispetto rispondeva con un silenzio glaciale, e state sicuri che prima o poi qualcuno avrebbe conosciuto la sua vendetta. Come accadde a Merlin, ad esempio, che dopo una serie di sventure dovute a dei macabri scherzi, finì per ritrovarsi cadavere per mano di qualcuno... e tutto questo per non aver ceduto il suo posto in chiesa a Forcula! Le voci a Swinton hanno iniziato a sussurrare: “Si tratta sicuramente di Forcula!” “Il fuoco ha bruciato tutti i suoi neuroni!” ed altre “Ma no, impossibile, non può aver fatto tutto questo per un posto in chiesa, sarebbe una reazione troppo folle!”. A dissipare ogni dubbio sulla sua posizione arrivò Mezza Giustizia: “Secondo la legge che rappresento, Forcula non c’entra niente con tutto questo!” “Non avrei saputo dirlo meglio” disse il mio Avo con un grosso ghigno stampato in faccia.
Il suono del suo nomignolo era ciò che a Forcula più piaceva: gli ricordava continuamente che la vita è fatta solo di desideri, da assecondare o da creare. Tutta Swinton al suo cospetto avrebbe dovuto sempre sentirsi come ad un bivio: tra la paura di ritorsioni e la devozione per il suo operato.
La conosco bene questa sensazione perché anch’io al suo cospetto mi sentivo così. Mi ricordo che stavo dormendo nel suo letto e, aprendo un occhio, vidi Forcula davanti allo specchio mentre si lisciava i capelli e si truccava per la serata. Era un’immagine meravigliosa. Poi iniziò a parlare al suo riflesso “Ehi Forcula, cosa manca per la perfezione?" “Niente di niente Forcula!” “Forse desideri qualcosa, guarda meglio...” “OHOHOH Proprio no Forcula, ho tutto quello che voglio!” “Che ne dici di una Corona e di uno Scettro eh? Non sarebbe divertente averli?” “E cosa te ne faresti mai, scusa?” “Forcula, sono gli oggetti che dovrebbe avere la persona più amata e rispettata di Swinton, giusto?” “AHAHAH GIUSTO! CE LI AVRO’ PRESTO!” “Mezza Giustizia sarà fatta… è Una Promessa!” “Sarà veramente divertente prenderli, fOrcULa!”
[Personaggio ispirato a Joker, dal film “Batman” del 1989]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere dei Quadri Acuti
Teaser: Se c’era una cosa su cui tutti a Swinton concordavano era la natura eccentrica di Dente di Corvo.
Spesso parlava con gli alberi sostenendo che questi fossero portatori di grande saggezza e che quindi nessuno doveva mai permettere che fossero tristi; oppure riteneva che una pietra fosse magica e nessuno dovesse spostarla. Sembrava guardare le cose attraverso un filtro tutto suo, ma talmente potente da indurre Dente di Corvo a difendere a spada tratta ogni sua convinzione. Di quello che dicevano gli altri poco si curava, rimanendo sempre fedele al suo motto: “Non si vive per accontentare gli altri, l’importante è essere sereni con se stessi”. Perseguiva a tal punto la felicità che, quando si rendeva conto delle prese per il naso dei più crudeli, faceva di quella presa in giro una fantastica storia e la legava a qualche inutile carabattola che trovava in tasca.
La prima volta che incontrai Dente di Corvo ero già adolescente. Ricordo che aveva lo sguardo fisso verso il cielo, e con voce sognante, mi disse: “Ciao tesoro, sai dirmi il tuo segno zodiacale e il tuo ascendente? Bastano queste piccole informazioni per conoscere a fondo una persona”. Fece poi tre giri intorno a me e infine mi pose dolcemente nelle mani delle piccole pietre con delle strane incisioni sopra: “Portale sempre con te, ti proteggeranno da tutti i malanni. Sono delle pietre runiche… Aspetta, però: forse sono quattro i giri che dovevo fare!” E, senza attendere risposta, se ne andò rimuginando tra sé e sé qualcosa che non riuscii ad udire.
Invece sentii distintamente dietro di me gli sghignazzi di alcuni Pirelli: “Ah! oggi sono le rune cura-malanni; domani Dente di Corvo quale pratica e cianfrusaglia proverà?”. Tutto ciò mi fece provare un'enorme compassione, talmente tanta da farmi sorgere il desiderio di saperne di più sul suo passato. Così scoprii l’origine del suo strambo nomignolo.
Un giorno si presentò a Swinton un omino che aveva degli strani oggetti in vendita: maschere della verità, pesci portafortuna, una mappa stellare cambia-umore, un Golem dei desideri, e in tutto questo ben di Dio si racconta che Dente di Corvo pose la sua attenzione su dei bottoni color verderosa. “Questi bottoni sono ricavati dai Denti di un Corvo gigante del Madagascar, incantati dagli sciamani locali per portare ricchezze a chi li indossa giorno e notte”. Si fece così abbindolare dalle parole del mercante da investire tutti i suoi risparmi in quell’acquisto. Si racconta che con somma felicità li mostrò a tutta Swinton, raccontando dei loro poteri. In realtà non accadde niente di ciò che il mercante aveva promesso finché Mezza Giustizia non aprì i suoi occhi. Analizzando la mercanzia si accorse che erano semplicemente dei sassi levigati e colorati. Da quel giorno tutti si dimenticarono il suo nome e per Swinton diventò Dente Di Corvo.
Le risate alle sue spalle da quel giorno si moltiplicarono, smisero solo quando iniziò la moria di animali. Alcuni credono ancora che la piaga sia stata causata dai suoi gingilli. Fu Mezza Giustizia a rendere appunto giustizia al suo nome, facendo crollare ogni accusa a suo carico.
Ogni tanto mi domando se Dente Di corvo abbia mai smesso di essere felice o di credere nella magia. Mi domando anche se l’abbia realmente trovata grazie ai suoi ninnoli.
[Personaggio ispirato alla Regina Bianca, dal film “Alice in Wonderland” del 2010]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere dei Quadri Acuti
Teaser: Quando penso al mio Avo mi viene in mente il primo e unico ricordo di me a sei anni a Swinton. Dovevamo essere in visita a casa Davis. Aleggiava nell’aria un profumo di incenso e di tempere. Matite, carboncini e pennelli spuntavano da ogni dove nella stanza: da una tazza laggiù, da un vaso di là, da un barattolo vicino alla finestra. C’era poi un cavalletto che reggeva un foglio. Era enorme, ma forse così mi pareva per via della mia piccola statura. Un disegno in bianco e nero ritraeva una bambola di pezza, aggraziata nelle fattezze, vestita da sposa.
“Ti piace? L’ha disegnata Pseudo. Il tuo Avo! Il suo talento è riconosciuto in tutta Swinton. E oltre confine.”
Ricordo questa frase, ma non chi la pronunciò. Ed è un vero peccato perché vorrei ringraziare colui o colei che seppe farmi scoprire cosa fosse l’orgoglio! Il mio petto si gonfiò e una vampata di calore invase il mio volto.
Compresi che discendevo da sangue colmo di talento. E questo in qualche modo mi segnò.
Quel che conosco oggi del mio Avo è un collage di tracce, di indizi e di memorie che nel tempo ho collezionato qua e là, ma lontano da Swinton, perché lì non tornai più.
Scriveva e disegnava. Sulle opere finite si firmava Pseudo. Lo stesso nomignolo con cui lo appellavano i suoi concittadini. E di questo soffriva, perché quel soprannome era come non averlo. Ma andiamo in ordine.
I suoi racconti e le sue illustrazioni inebriavano tutti perché sapevano narrare storie sognanti, magiche e affascinanti.
Pare che l’ispirazione la trovasse negli occhi delle persone che incontrava. Fissava le scarpe di chi attirava la sua curiosità, e poi passava agli specchi dell’anima. E lì stava con lo sguardo incollato, senza curarsi se la sua insistenza causava disagio. Arrivata la folgorazione, abbracciava la sua momentanea musa e tornava a casa con quel bottino invisibile che solo chi possiede l’arte sa stimare. Si metteva a dormire e attraverso i sogni impastava tutti gli ingredienti raccolti in giornata. Al risveglio si catapultava tra i suoi strumenti. Che fosse una penna, un carboncino o un pennello si metteva all’opera riconsegnando al mondo ciò che aveva rubato il dì precedente.
E in giro per il mondo in effetti spediva le sue opere. Erano richieste da molti editori, e grazie a ciò viveva agiatamente. Tuttavia non c’era mai piena soddisfazione, perché in cuor suo sapeva che il suo successo dipendeva dagli altri. Inoltre, le sue pubblicazioni avvennero sotto moltissimi nomi differenti, perché Pseudo non convinceva mai nessuno.
“La mia fama esiste perché racconto le storie di altri sotto altrettanti altri nomi. Dove sono io? Chi sono io?”
Questa è la frase scritta sul retro di un vecchio libro che mia madre conserva gelosamente come uno dei pochi cimeli presi a Swinton.
Apparteneva sicuramente a Pseudo.
Qualcuno mi raccontò che Ottobre era il mese più complicato dell’anno perché piovevano in casa Davis continue richieste di stampatori di diverse città che reclamavano nuove tavole e nuovi racconti del mio Avo. E Pseudo andava in crisi perché la fretta non era mai buona consigliera.
Doveva scegliere con cura cosa inviare, a chi e sotto quale nome, perché Pseudo voleva una svolta decisiva, anche a costo di andare via da Swinton.
Se ce l’abbia fatta, davvero non ne ho la più pallida idea. Quando sarò a Swinton spero di scoprirne di più.
[Ispirato a Tim Burton]
Gruppi:
Famiglia Davis
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Sestiere dei Fiori di Zucca